Le qualità da coltivare, il sostegno degli adulti e i prossimi obiettivi. Questi, in sintesi, i punti emersi durante l’incontro dedicato a chi si sta forgiando ed è capace di guardare avanti con gioia di vivere
«È una grandissima fortuna recitare Nam-myoho-renge-kyo da giovani. La gioventù è un periodo difficile, ma offre grandi possibilità». Asa Nakajima, responsabile della Divisione donne, nel suo intervento ha paragonato lo sviluppo di un giovane alla crescita di un albero: anche se inizialmente l’espansione delle sue radici non è visibile all’esterno, il processo invisibile che avviene è importante. È per questo che i giovani dovrebbero decidere di non smettere di praticare anche di fronte alle difficoltà. Anzi, sono loro che possono manifestare in ogni occasione quella gioia di vivere propria di chi pratica il Buddismo, e fare tutto al cento per cento.
Al corso, oltre un terzo dei partecipanti erano giovani. Sottolineando questa importante presenza, Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto, ha messo l’accento sull’atteggiamento che essi dovrebbero avere nell’affrontare le sfide: è impossibile diventare persone capaci senza sforzo. È proprio l’impegno che permette di far emergere le qualità umane e di forgiare la personalità. Come i giovani possono essere sostenuti dagli adulti, è stato il secondo punto affrontato dal direttore generale. «Spesso gli adulti non sanno come fare e si limitano a cercare di aiutare i giovani a non sbagliare. Ma sostenere è credere nello sviluppo delle capacità individuali». Allora, ha concluso, dovrebbero essere gli stessi giovani a indicare agli adulti il modo migliore per supportare la loro attività.
Mattia Duni, responsabile nazionale della Divisione giovani, ha proposto tre obiettivi da condividere fino alla fine di questo anno cruciale per ogni membro della SGI, un periodo da vivere fino in fondo, decidendo e decidendo ancora, istante dopo istante.
Primo: nelle riunioni di discussione da qui a dicembre lo scopo è accompagnare ogni volta un amico. Attraverso il Daimoku, ha ricordato Mattia, si possono superare i limiti e cambiare la propria condizione vitale. Recitando per avere il piacere di far conoscere la pratica alle altre persone, sorgeranno tante occasioni per farlo. Questo è un modo per sostenere anche le riunioni di discussione: quando partecipa un ospite l’intero gruppo si rivitalizza. Secondo: organizzare delle recitazioni di Daimoku periodiche a cui tutti i giovani della propria zona possano partecipare. Terzo: “celebrare” il 18 novembre, fondazione della Soka Gakkai, decidendo di accompagnare alla seconda riunione del mese chi non frequenta da tempo e nuovi ospiti.