La strada della pace aperta dal presidente della SGI raccoglie consensi in un circolo didattico della capitale
Dal 24 al 29 maggio scorso si è svolta presso il 159° circolo didattico Magliana la mostra “I semi del cambiamento”. Aperta tutti i giorni alle classi del circolo, l’ultimo giorno era disponibile al pubblico. In questa cornice si è tenuta la cerimonia di consegna da parte di Fabrizio Grossi, assessore alla cultura del XV Municipio, di una targa al presidente Ikeda sulla quale è inciso: «Municipio XV – Arvalia Portuense “A Daisaku Ikeda per il suo nobile impegno per la pace e i diritti umani”».
Il riconoscimento è stato ritirato da Asa Nakajima, vicedirettore e responsabile nazionale della Divisione donne dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai (nella foto insieme all’assessore Grossi). Gli interventi degli organizzatori della mostra hanno messo in evidenza il clima di costruttiva armonia che si è creato all’interno della comunità scolastica e in particolare fra i bambini. Anche la dirigente scolastica Clara Simeone ha rilevato che «questa mostra corrisponde all’idea ispiratrice della scuola» e si è congratulata con tutte le persone che hanno lavorato alla sua preparazione, per la pazienza che hanno avuto soprattutto con i bambini.
Asa Nakajima ha ricordato che «come buddisti ci stiamo impegnando ancora di più sulla strada della pace seguendo l’esempio del presidente Ikeda. Abbiamo messo al primo posto della nostra attività il dialogo e l’educazione come strumenti fondamentali per creare una cultura di pace specialmente nel cuore delle nuove generazioni. Ringraziamo tutti i presenti confermando la nostra volontà di impegnarci sempre di più sulla strada della pace».
Nina Tamaro
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Il vestito del Budda
Dialogo sul Buddismo con le ragazze e i ragazzi dell’istituto Grazia Deledda di Modena
I membri modenesi dell’Istituto Buddista il 15 maggio hanno incontrato le dieci classi dell’Istituto professionale per i servizi sociali Grazia Deledda. Quella che doveva essere un’occasione per parlare del Buddismo giapponese ha assunto lo stile delle riunioni di discussione. La capacità che sviluppiamo allo zadankai di dialogare con qualunque essere umano è un arricchimento che poi ci rende capaci di aprirci nella società con le persone più diverse. Come con le studentesse e gli studenti dai quattordici ai diciannove anni i quali, dopo l’inevitabile diffidenza iniziale, hanno cominciato a fare domande sulla vita, la morte e la rinascita, sulle differenze tra il Buddismo e il Cristianesimo, sul funzionamento della Legge di causa ed effetto, sulla pratica e finendo per parlare dei loro desideri e difficoltà.
È stata questa un’esperienza nata dal desiderio di due donne allo scopo di far conoscere alla città di Modena, e soprattutto ai giovani, la figura di Daisaku Ikeda e il Buddismo di Nichiren. Un desiderio sostenuto da una forte e costante preghiera che per due anni ha coinvolto sempre più persone e che si è concretizzato con un’apertura da parte delle istituzioni scolastiche della città.
L’Istituto Buddista è stato invitato a prendere parte al progetto sul Giappone della scuola Grazia Deledda, intitolato “Il vestito dell’altro”, che mirava a far conoscere altre religioni come fattore determinante per conciliare le differenze culturali e di costume. Molta emozione, un coinvolgimento attivo dei membri modenesi che si sono preparati con tanto Daimoku e studio. Ognuno ha superato le proprie difficoltà, ma alla fine, l’effetto è stato una dilagante felicità e la voglia di proporre altri incontri per aprirsi sempre di più alla città.
Anastasia Brandi
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Dalla Mostra all’albero un viaggio lungo un anno
Nel maggio di un anno fa, i membri dell’Istituto Buddista Italiano di Trastevere avevano tenuto la mostra “I semi del cambiamento” nella scuola Regina Margherita del quartiere, prima scuola pubblica costruita a Roma dopo l’Unità d’Italia. L’allestimento e la presentazione della mostra erano stati l’occasione per creare relazioni intense con le insegnanti e il dirigente scolastico Lidia Cangemi. La I circoscrizione aveva donato in quell’occasione una targa a Daisaku Ikeda come riconoscimento del suo impegno per la pace nel mondo.
Qualche mese prima dell’allestimento della mostra, nel cortile della scuola era improvvisamente seccato un albero di mimosa. Fu deciso di donare un albero ai bambini della scuola che rappresentasse anche il legame tra la Soka Gakkai e la più antica scuola del quartiere, un albero che fosse il simbolo del dialogo. Il 27 maggio l’Istituto Buddista ha donato alla scuola un tiglio, simbolicamente messo a dimora dai bambini della scuola dell’infanzia. L’orchestra dei ragazzi delle medie ha suonato per l’evento.
Giovanna Carrassi
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Verso l’ottantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai / 6
Il distacco dalla Nichiren Shoshu
La scomunica della Soka Gakkai da parte del clero, l’interruzione per alcuni anni della consegna dei Gohonzon, la distruzione del tempio principale. Anni densi di avvenimenti che segnano l’epilogo di una storia travagliata
Il grande sviluppo dell’organizzazione laica a livello internazionale riaccese i contrasti con la Nichiren Shoshu, la scuola religiosa che fin dalla morte di Nichiren Daishonin ha ereditato il compito di conservare il Dai-Gohonzon, l’oggetto di culto iscritto da Nichiren per tutta l’umanità, e di tramandare gli insegnamenti del Daishonin.
Le radici di questo contrasto sono antiche e affondano nello sviluppo storico del Giappone che, almeno fino all’inizio del XX secolo, ha sempre visto la commistione tra potere religioso e potere politico, motivo per cui la Nichiren Shoshu si è spesso allontanata dall’ortodossia e dallo spirito più autentico del Buddismo di Nichiren Daishonin. Prima della fondazione della Soka Gakkai, ad esempio, i preti per non perdere i loro privilegi avevano trascurato totalmente la propagazione.
La nuova ondata di conflitti esplose nel dicembre 1990 e culminò nel novembre del 1991 con la scomunica, da parte di Nikken, dei membri della Soka Gakkai di tutto il mondo, con la sospensione delle consegne dei Gohonzon e con il divieto di visitare il tempio principale. Questo atteggiamento è in contrasto con l’universalità dell’insegnamento di Nichiren Daishonin.
Negli anni successivi la Soka Gakkai ha ricominciato a consegnare i Gohonzon grazie al prete capo di un tempio che, dissociatosi dal tempio principale, nel 1993 ha donato alla Soka Gakkai una matrice per la stampa dei Gohonzon iscritta nel Settecento dal patriarca riformatore Nichikan Shonin, uno dei più illustri patriarchi nella storia della Nichiren Shoshu.
A riprova della degenerazione del patriarca Nikken e del gruppo di monaci radunati intorno a lui, nel 1998 fu decisa la distruzione dello Sho-Hondo, il tempio in cui era custodito il Dai-Gohonzon, edificato grazie alle offerte di otto milioni di membri della Soka Gakkai di tutto il mondo.
Per la Soka Gakkai il distacco dalla Nichiren Shoshu è stata l’occasione per dare un’ulteriore spinta in avanti alla diffusione del Buddismo del Daishonin. Negli anni successivi infatti la SGI ha proseguito la sua espansione a livello mondiale che la vede attualmente presente in 192 paesi del mondo, con enti religiosi e associazioni laiche di ispirazione buddista riconosciuti in 82 nazioni, ed è composta da dodici milioni di persone, di cui otto milioni in Giappone.
Si è incrementato l’impegno verso la pace, la cultura, l’educazione, l’aiuto umanitario, la difesa dell’ambiente, portato avanti sia attraverso l’azione dei singoli individui che attraverso le tante iniziative promosse dalla SGI nel mondo, come ad esempio le mostre sui diritti umani e sull’ambiente, le raccolte di firme contro le armi nucleari e per la moratoria della pena di morte.
Il presidente Ikeda sta moltiplicando i suoi sforzi per incoraggiare i membri di tutto il mondo e per creare una rete di amicizia e dialogo con personalità di paesi diversi, superando ogni differenza culturale o ideologica: accanto a lui sua moglie Kaneko lo sostiene costantemente nei viaggi e nelle attività per la pace.
L’obiettivo della Soka Gakkai è fondamentalmente duplice: aiutare i membri nel loro percorso di rivoluzione umana, facendo in modo che pratichino il Buddismo esattamente come ha insegnato Nichiren Daishonin, e diffondere in ogni campo della società l’umanesimo buddista, basato sul rispetto della dignità della vita, al fine di trasformare pacificamente la nostra epoca.
(tratto da Buddismo e Società, n. 116, pag. 44)