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«La forza delle donne è la forza della terra» - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 11:53

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«La forza delle donne è la forza della terra»

Il Centro culturale di Firenze ha ospitato il 22 e il 23 maggio il corso nazionale della Divisione donne. Tra riflessioni, esperienze e domande, tre i temi fondamentali: la relazione tra maestro e discepolo, l’unità e la preghiera

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Il Centro culturale di Firenze ha ospitato il 22 e il 23 maggio il corso nazionale della Divisione donne. Tra riflessioni, esperienze e domande, tre i temi fondamentali: la relazione tra maestro e discepolo, l’unità e la preghiera

Centoquarantatré donne da tutta Italia, responsabili di territorio, di regione e nazionali; un piccolo gruppo e un incontro breve, per non pesare troppo sulle finanze e sulle energie in un anno così difficile e cruciale, tutto concentrato sulle riunioni di discussione. Ma anche un gruppo abbastanza intimo da permettere un intenso scambio umano, di esperienze, riflessioni, dubbi e domande da riprodurre ed estendere con le altre trentamila donne rimaste a casa.
Lo scopo del corso, che è stato anche un’occasione per verificare l’andamento degli scopi dell’anno, si riassume in una frase: «approfondire la relazione maestro discepolo attraverso l’unità e la preghiera».
E la relazione tra maestro e discepolo, l’unità e la preghiera sono stati i tre temi sviluppati nei vari interventi.
Rispetto al grande obiettivo di realizzare centomila membri entro il 18 novembre 2010, i dati al 16 maggio danno una crescita di 1175 nuovi membri, più o meno pari all’anno scorso, ma, come ha puntualizzato Asa Nakajima durante una delle riunioni di discussione che hanno occupato la serata di sabato, anche se la quantità è come l’anno scorso la qualità dell’impegno delle persone per la vittoria totale nel 2010 è del tutto diversa; e questo approfondimento della qualità della fede e dell’impegno individuale farà arrivare naturalmente tanti nuovi amici che si aggiungeranno al movimento di kosen-rufu. «La cosa più importante – ha detto Anna Conti – è cosa decidiamo ora; è continuare con tenacia, rilanciando da oggi, consapevoli dell’enorme potenzialità che abbiamo. La cosa fondamentale è la forza della nostra preghiera».
Nel messaggio che Daisaku e Kaneko Ikeda hanno inviato per questo corso a un certo punto si legge: «Stiamo pregando con tutto il nostro cuore, con una determinazione così intensa, quasi da scuotere il Gohonzon».
È come se il presidente Ikeda ci stesse scuotendo per risvegliarci all’enormità del potere del Gohonzon, spingendoci a recitare un Daimoku ancor più intenso. Per realizzare l’obiettivo che ci siamo preposti, l’obiettivo che il maestro ci ha chiesto di realizzare per dimostrare a noi stessi e agli altri l’incredibile potere della nostra pratica, non dobbiamo fare altro che «incoraggiare, incoraggiare, incoraggiare tutti a credere che con una preghiera così forte si può cambiare qualsiasi tipo di karma».
Poi è stata la volta di Sakae Takahashi, responsabile europea delle Divisioni donne e giovani donne che, in armonia col tono informale dell’incontro, ha raccontato la sua relazione col maestro attraverso un’esperienza personale vissuta da giovane, nella quale il senso di inadeguatezza davanti al compito di tenere la sua prima lezione di Gosho a un corso nazionale la spinsero a concentrare in tre Daimoku la disperata preghiera di riuscire a trasmettere a tutti i costi il cuore del suo maestro. E quella di riuscire a “essere in sintonia con il maestro” è ancora la sua preghiera quotidiana, senza la quale, ha ricordato, anche sforzandosi molto, tutto tende a girare a vuoto.
Poi sempre parlando della qualità della preghiera ha citato un’altra esperienza personale, realizzata in un momento di grande difficoltà nell’attività buddista. Anche in quest’occasione l’incoraggiamento fondamentale le venne da un regalo e da una spiegazione del suo maestro sul principio di ichinen sanzen (tremila mondi in un singolo istante di vita) che suonava pressappoco così: «All’interno dell’ichinen di ognuno è contenuto tutto l’universo, se si trasforma l’ichinen si trasforma tutto l’universo. Riuscire a contenere nel nostro ichinen tutti i problemi: questa è la preghiera in grado di cambiare tutto. Ma forse voi, invece che tremila mondi in un singolo istante di vita, ne usate solo trecento!». Quando pensiamo: «Quel problema è troppo difficile o quella persona non cambierà mai!», invece di espandere il nostro ichinen fino a comprendere tutto, stiamo restringendolo sempre di più. «In quella situazione – ha detto Sakae – mi resi conto che il mio ichinen non abbracciava nemmeno trecento mondi, forse arrivava a malapena a trenta!». Ha concluso dicendo che ogni volta che le viene di indietreggiare davanti a un problema apparentemente troppo grande, cerca anzitutto di inglobarlo nel suo ichinen con una forte preghiera davanti al Gohonzon. Come scrive il presidente Ikeda nel saggio Il mio ottantesimo anniversario: «C’è ancora tanto di quel potere del Budda che ancora non avete fatto emergere. C’è tanta di quella saggezza del Budda che ancora non avete fatto sgorgare».
Dopo il racconto di due splendide prove concrete dalla viva voce delle protagoniste, Asa Nakajima ha invitato a rileggere tutte insieme l’editoriale di Daisaku Ikeda La cultura di pace delle donne (NR, 444, 3). Ha fatto poi notare come sia nel Gosho sia negli scritti di Ikeda venga lodata costantemente la capacità delle donne. Come afferma sensei nel video sulla figura di Kaneko Ikeda, moglie e compagna di fede e di lotte, che aveva aperto la mattinata di domenica: «La forza delle donne è la forza della terra. Quando la terra si muove tutto si muove con essa».
«Ma – ha aggiunto Asa – il secolo delle donne, di cui tanto parla il nostro maestro, non verrà da solo, bisogna costruirlo», e nelle determinazioni finali, a esprimere la rinnovata decisione delle donne presenti, una responsabile campana ha citato le parole di Ikeda: «Dobbiamo smettere di pensare che per realizzare kosen-rufu basti semplicemente dare una mano, cominciamo a prendercene la piena responsabilità».

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Un racconto a tre voci / Cos’è la giustizia?

Tre donne provenienti da varie regioni d’Italia per un racconto, denso di insegnamenti, episodi ed emozioni della loro esperienza al corso SGI che si è tenuto in Giappone dal 13 al 19 aprile. L’incontro con il maestro e con i compagni di fede giapponesi e, a detta di tutte, la sensazione di ricominciare a praticare dopo tanti anni con una profondità e una consapevolezza nuove. Difficile sintetizzare tutto quello che hanno trasmesso appassionatamente con le parole, il corpo e gli occhi. Qualche frase pescata qua e là dal fiume di incoraggiamenti che hanno regalato nei loro interventi.
Cinzia di Taranto: «La trasmissione della relazione fra maestro e discepolo avviene a livello vitale, non attraverso il pensiero. “Alzarsi da soli” non significa “fare ognuno di testa sua”, ma mantenere costantemente il dialogo interiore con il proprio maestro, come il presidente Ikeda fa ancora quotidianamente con il suo maestro Toda».
Bina di Torino: «
Sensei ci faceva sentire preziose in ogni momento. Anche noi impegniamoci a far sentire preziose le altre persone, non a sottoli­nearne i lati negativi».
Marinella di Genova: «Il Buddismo di Nichiren Daishonin spiega che non bisogna mai rassegnarsi né denigrarsi. L’inverno si trasforma sempre in primavera, ma c’è chi rimane sempre in inverno perché si lamenta e non crede di poter risolvere i propri problemi. Noi però non abbiamo motivo di lamentarci, perché recitiamo Daimoku al Gohonzon e possiamo diventare felici».
Infine una domanda, relativa a un concetto che tante volte troviamo sottolineato con forza nelle parole del presidente Ikeda. Cosa significa “giustizia”? Significa “giustezza”, retta visione della vita. Avere come valore fondamentale la felicità di ogni individuo. Questa è “giustizia”.

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