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La saggezza che nasce dallo studio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:36

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La saggezza che nasce dallo studio

«L’apprendimento è una ricerca che dura tutta la vita», scrive Daisaku Ikeda. Duecento studenti da tutta Italia si sono dati appuntamento a Chianciano con l’obiettivo di approfondire cosa significhi dedicare il proprio studio a kosen-rufu

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«L’apprendimento è una ricerca che dura tutta la vita», scrive Daisaku Ikeda. Duecento studenti da tutta Italia si sono dati appuntamento a Chianciano con l’obiettivo di approfondire cosa significhi dedicare il proprio studio a kosen-rufu

«Il mondo intero è un’università e l’apprendimento è una ricerca che dura tutta la vita […] voi splendidi studenti siete davvero le nuove stelle luminose che brilleranno di speranza per i prossimi cinquant’anni. Chiedo a tutti voi di seguire i miei passi. Avanzate con coraggio e allegria lungo questo grande e magnifico sentiero di maestro e discepolo».
Queste sono le parole tratte dal saggio scritto nel 2007 da Daisaku Ikeda in occasione del cinquantesimo anniversario della Divisione studenti. In sintonia con questo messaggio, duecento partecipanti, per la maggior parte giovanissimi, si sono riuniti a Chianciano dal 7 al 9 maggio. Obiettivo: approfondire il significato dello studio nell’ottica di kosen-rufu.
Le origini della Divisione studenti risalgono al 1956 quando il mae­stro Toda e il suo discepolo Daisaku Ikeda decisero di fondare un gruppo di persone che, capaci di infondere speranza agli altri, mettesse la propria conoscenza al servizio della lotta contro le ingiustizie. Sensei credeva fermamente che soltanto il sodalizio di «menti socialmente impegnate e attiviste» potesse realmente aiutare le persone, soprattutto coloro che non avevano potuto continuare gli studi, a comprendere e valutare il bene e il male. La saggezza che deriva dallo studio e lo spirito compassionevole buddista sono le caratteristiche grazie alle quali Ikeda affidò proprio alla Divisione studenti il compito di aprire la strada della giustizia e della verità in difesa delle persone comuni.
Valentina Dughera, responsabile nazionale della Divisione, ha incoraggiato a «diventare studenti eccellenti all’altezza del loro maestro. Così come Daisaku Ikeda si “laureò” all’università Toda, decidendo di crescere attraverso gli insegnamenti del suo mentore, anche per noi oggi è arrivato il momento di diventare membri dell’università Ikeda». E questo è il preciso momento in cui ogni studente può decidere di diventare un discepolo “diretto” traducendo i suoi incoraggiamenti in azioni concrete.
Avere incontrato un maestro in gioventù è una causa che in futuro sboccerà nel suo massimo potenziale decidendo di «vivere come insegna sensei – ha detto Asa Nakajima, vice direttore dell’Istituto, – come quando giungiamo le mani nell’atto della preghiera, ogni studente dovrebbe ricordarsi di tenere nella destra il Daimoku, nella sinistra lo studio e al centro l’unità fra il maestro e il discepolo. Questo è un centro che non si deve mai spostare». Sensei sta lasciando tutto nelle nostre mani; è importante che gli studenti dimostrino di avere la consapevolezza di vivere un momento cruciale. Il direttore Tamotsu Nakajima ha ricordato che «il nostro maestro recita tanto Daimoku per noi, ci considera come suoi figli e si preoccupa per noi». Per ricambiare il debito di gratitudine nei suoi confronti si dovrebbe mettere in pratica quanto lui ci sta chiedendo: dare il massimo nel condividere gli insegnamenti buddisti. Ed è adesso che è determinante che ognuno si risvegli alla propria missione decidendo di propagare il Buddismo, non parlandone in modo superficiale, ma decidendo di consegnare nelle mani delle persone che soffrono uno strumento per diventare felici.
Francesco Vitali, Mattia Duni e Karin Sarnacchiaro hanno approfondito lo studio del trattato Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (conosciuto anche col titolo giapponese Rissho ankoku ron), del 1260, indirizzato all’ex reggente del governo giapponese. Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese significa credere che il Sutra del Loto sia l’insegnamento che permette di schiudere il potere della natura di Budda contenuta in ogni individuo. Solo in questo modo è possibile pensare una società basata sui concetti di sacralità della vita e dignità umana. In particolare Karin ha ricordato che «quando recitiamo Daimoku decisi a vincere sulla nostra oscurità fondamentale stiamo “adottando l’insegnamento corretto”. Il nostro cambiamento nell’atteggiamento si rifletterà, così, nella società permettendoci di lottare per la giustizia con umanesimo attivo e combattivo».
Tra fotografie, scambi di indirizzi, saluti e sorrisi, il corso si è concluso domenica in un’atmosfera di gioia. Adesso gli studenti sono pronti a portare avanti gli obiettivi inviati al presidente Ikeda in occasione di questo corso:

  • Creare delle cittadelle di umanesimo nelle università; recitare affinché sorgano in prossimità degli atenei quanti più luoghi di riunione possibili
  • Sostenere l’obiettivo dei 100.000 membri in Italia, impegnandosi a stringere 100 nuovi rapporti di amicizia ciascuno
  • Impegnarsi per la diffusione dell’ educazione soka nelle scuole italiane
  • Decidere di diventare eccellenti “laureati” all’Università Ikeda
  • Lottare in prima linea per l’abolizione delle armi nucleari, facendo nostro il sogno di Toda e Ikeda

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Io mi racconto / Ho ingranato la marcia giusta

Nell’ottobre 2007 studiavo a Ferrara e lì conobbi il Buddismo del Daishonin. Grazie all’energia che sprigiona la recitazione del Daimoku cominciai a sfidarmi e ad affrontare gli esami con maggiore coraggio e serenità, non temendo più il giudizio degli altri. Mentre proseguivo i miei studi in Scienze dell’educazione ho affrontato anche una difficile esperienza di tirocinio. Recitare Daimoku per i miei colleghi, partecipare alle riunioni di discussione e trovarmi coi compagni di fede mi ha permesso di sorridere e offrire il meglio di me e di lasciare anche un piccolo segno. Sorprendentemente, nonostante il lavoro che a volte diventava anche di dodici ore, anziché le sei accordate, sostenni più esami del previsto, e tutti con ottimi voti. Ricevuto il Gohonzon, ho iniziato a impegnarmi nell’attività per gli altri e di protezione (byakuren) e mia madre, vedendomi diventare ogni giorno più serena e più forte, ha cominciato a praticare il Buddismo.
Carica come non mai, proposi a una docente di seguirmi in una ricerca su un’educazione alla libertà e alla felicità dell’individuo, approfondendo anche la teoria della creazione di valore di Tsunesaburo Makiguchi. Nello stesso periodo richiesi una borsa di studio che mi venne rifiutata. In un primo momento ci rimasi male, poi continuai a recitare Daimoku, cercando di capire cosa volessi fare davvero e coltivando fiducia nella Legge mistica. A marzo è uscito il bando per il progetto Erasmus; sono stata inclusa e ho scoperto che se avessi ricevuto la precedente borsa di studio non avrei potuto prendervi parte.
Restavano due problemi da risolvere: la mia docente era introvabile (i nove mesi da trascorrere all’estero mi avrebbero portato fuori corso e la cosa mi preoccupava); dovevo mettere da parte un po’ di soldi per partire per il viaggio formativo a Berlino che mi ero proposta. Nei due giorni successivi recitai molto Daimoku con la voglia di farcela e sistemare tutto. Non solo riuscii a parlare con la docente, ma fui contattata dalla mia facoltà per un lavoro da svolgere in biblioteca, permettendomi di mettere da parte i soldi per andare a Berlino.
Questo corso della Divisione studenti mi ha avvicinato maggiormente a Daisaku Ikeda. Il principio buddista di non dualità della vita e del suo ambiente spiega che il nostro stato vitale si riflette intorno a noi e per me è stato davvero così: la realtà che mi circonda, ho verificato, non è separata da me.
Giulia Schiavon

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