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"Segni" di rivoluzione umana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:56

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“Segni” di rivoluzione umana

Nono appuntamento nazionale per il gruppo che raccoglie sordi, interpreti e udenti e che si propone un obiettivo audace: utilizzare la differenza come valore

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Nono appuntamento nazionale per il gruppo che raccoglie sordi, interpreti e udenti e che si propone un obiettivo audace: utilizzare la differenza come valore

Il Centro culturale di Firenze ha ospitato il primo maggio il meeting nazionale del gruppo “I segni del cuore”; costituito da sordi, interpreti e udenti che vivono la diversità come una ricchezza nella loro vita. A presentare l’evento è stata Alessandra, sorda, che ha divertito con la sua ironia. L’emozionante coro Auricolar Band che ha aperto l’incontro non canta in modo tradizionale ma nella lingua dei segni (LIS che significa Lingua Italiana dei Segni) e ha rappresentato perfettamente il principio buddista dell’”unità nella diversità”. Novità “tecnica” di quest’anno è stata la presenza dei sottotitoli, resa possibile dalla collaborazione tra lo staff audio-video di Firenze e di Milano.
La rivoluzione umana e la creazione di valore attraverso la pratica buddista erano il tema centrale. «Molti sutra iniziano con la frase: “Questo è ciò che io ho udito”. “Questo è ciò” non si riferisce solo al testo della scrittura, ma al cuore che li ha ispirati, al desiderio profondo del Budda, mosso dal desiderio di rendere felici tutti gli esseri umani. “Io ho udito”, vuol dire sforzarsi di ereditare questo spirito. Bisogna ascoltare col cuore del Budda e ciò è possibile attraverso la fede», ha sottolineato Micaela durante il suo intervento. «Il valore appare nel momento in cui si prende consapevolezza di un limite – ha aggiunto Angela – e si traduce in opportunità. Una debolezza o un difetto, possono essere l’occasione per creare valore, proprio dal momento in cui si riconosce la Buddità dentro di noi».
Il meeting ha avuto anche un tocco internazionale grazie alla presenza di Naoko, una donna sorda giapponese che ha raccontato la sua esperienza e ha parlato del forte legame con sensei. Della relazione tra maestro e discepolo e del principio di unità ha parlato anche Vittorio Sakaki, vice direttore dell’Istituto Buddista.

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La scuola di gestione dei conflitti
Dal 3 al 5 maggio il Centro culturale di Firenze ha aperto le porte a un seminario sulla gestione dei conflitti interculturali e interreligiosi organizzato dall’università di Pisa

Quest’anno il seminario del master “Gestione dei conflitti interculturali e interreligiosi” della facoltà pisana di Scienze per la pace si è tenuto fra le mura del Centro culturale di Firenze.
Ogni anno ospitato da un istituto religioso diverso, il corso offre agli studenti l’opportunità di conoscere il pensiero di differenti confessioni religiose attraverso il contatto diretto con le realtà. Arrivato alla sesta edizione ha visto la partecipazione di trenta studenti. Un rapporto che si è consolidato negli anni, quello tra l’Università di Pisa e l’Istituto Buddista, attraverso la rea­lizzazione di numerosi eventi, dalle mostre su diritti umani, pace e ambiente ospitate nelle città di Pisa e Livorno alle lezioni nell’ambito del master per illustrare i fondamenti del Buddismo del Daishonin.
“Il conflitto interiore e interpersonale” è il seminario tenuto da Andrew McDowell. L’obiettivo era aumentare la consapevolezza sulle dimensioni interiori del conflitto e fornire strumenti e modelli per assistere gli operatori professionisti a lavorare con i propri conflitti interiori senza fornire risposte preconfezionate, ma insegnando gli strumenti per conoscere le proprie reazioni in situazioni di conflitto. Un lavoro utile e interessante realizzato alternando sessioni teoriche e pratiche esperienziali. Ognuno ha scoperto e dato un nome a quella moltitudine di caratteristiche e aspetti diversi che lo compongono, a volte anche in contrasto tra di loro. Molto spesso infatti la prima dimensione del conflitto è quella interiore. È proprio nel sé che inizia la lotta e spesso si arriva al confronto con l’altro senza aver prima affrontato e trasformato il conflitto dentro di noi. Ognuno possiede un grande potenziale, sta a noi scegliere se attingere al potenziale distruttivo o a quello creativo.
L’ultima parte del seminario ha riguardato la visione del futuro e quanto possa influire la consapevolezza individuale.
Il corso si è quindi concluso con una notizia cattiva e una buona. La brutta notizia è: «Sta a te!». La buona notizia è: «Sta a te!».
Pamela Alocci e Valeria Gambino

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Il baricentro è dentro di noi
Intervista a Andrew McDowell, psicologo e direttore di WISE International, (un’organizzazione non governativa nata in Inghilterra e affiliata alle Nazioni Unite attiva nella realizzazione della pace)

Qual è l’aspetto più importante del suo lavoro?
Mostrare alle persone che non è stupido credere nei sogni e poter dare un contributo alla società. Attraverso occasioni di incontro con persone che vengono da altre parti del mondo, con background politici, religiosi e culturali molto diversi fra loro, nascono fonti di incoraggiamento e la diversità crea un nuovo modo di vedere le cose.

Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato a livello personale?
Imparare ad accettare che anche le altre persone possono essere nel giusto, rimanendo comunque centrato su me stesso e non perdere questo contatto anche quando sto provando delle forti emozioni, o quando intorno a me c’è solo caos o violenza. Mantenere una visione positiva dell’altro. Prestare attenzione alle potenzialità altrui: ciascuno ha la soluzione dentro di sé e bisogna creare lo spazio perché possa farla emergere.

Quale è stato l’impatto con la Soka Gakkai e cosa ne pensa della scelta di realizzare il seminario all’interno di un suo Centro?

Penso che sia un ambiente adatto per pensare ai temi inerenti al conflitto. Ho l’impressione che il lavoro che la Soka Gakkai svolge sia incentrato sulla ricerca dell’armonia e della consapevolezza interiore e ritengo che queste competenze servano a conoscere i nostri “paesaggi” interiori. I professionisti della risoluzione dei conflitti dovrebbero impegnarsi in questo tipo di lavoro e qualsiasi metodo si usi per realizzarlo è positivo; qualsiasi cosa ti metta in contatto con una parte di te stesso che è fissa, immobile ma allo stesso tempo connessa con il tutto, va bene.

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Verso l’ottantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai / 5
Il Buddismo del Daishonin nel mondo
Gli insegnamenti di Nichiren toccano i cinque continenti. Il 26 gennaio 1975 nasce la Soka Gakkai Internazionale. Nel 1983 Ikeda invia all’ONU la sua prima proposta di pace

All’inizio, agli occhi di molti membri giapponesi, l’impresa sembrava impossibile: diffondere il Buddismo in paesi tanto diversi per tradizione e cultura. Eppure Nichiren Daishonin l’aveva scritto chiaramente: kosen-rufu verrà realizzato in tutto il mondo. Così, a partire dal primo anno della sua presidenza, Daisaku Ikeda intraprese viaggi per incoraggiare i membri, a quel tempo pochi e dispersi nel mondo. Visitò l’America del Nord e del Sud, il Sudest Asiatico e l’India, oltre che l’Europa. Nell’arco di quindici anni il Buddismo di Nichiren Daishonin si diffuse in tutti e cinque i continenti. Ikeda si è incontrato con decine e decine di personalità di tutto il mondo e ha contribui­to negli anni Settanta al ristabilirsi delle relazioni diplomatiche tra Giappone e Cina, totalmente interrotte con la Seconda guerra mondiale.
Il 26 gennaio del 1975 sull’isola di Guam, nell’oceano Pacifico, nasceva la Soka Gakkai Internazionale di fronte ai rappresentanti di cinquantuno paesi, Italia compresa. Quel giorno fu pronunciata una Dichiarazione di pace, firmata da tutti i partecipanti, in cui si afferma: «Poiché la felicità degli esseri umani è necessaria per una pace stabile, ci impegneremo al massimo per contribuire alla gioia di vivere, al fine di assicurare la sopravvivenza dell’umanità. E faremo della compassione tra le persone di tutto il mondo il credo della nostra epoca» (NR, 320, 22).
Da allora, in ogni nazione si è andata costituendo un’organizzazione autonoma che aderisce alla Soka Gakkai Internazionale, con sede a Tokyo, con diversa struttura a seconda delle esigenze e delle culture.
Dall’inizio degli anni Ottanta la Soka Gakkai è stata riconosciuta presso le Nazioni Unite come organizzazione non governativa e ha cominciato a impegnarsi in diverse agenzie internazionali, quali l’UNESCO e l’ACNUR.
Ogni anno, dal 1983, il presidente Ikeda invia alle Nazioni Unite una Proposta di pace, che contiene riflessioni sulla pace, i diritti umani, l’educazione ecc., ispirate all’umanesimo buddista.

(tratto da Buddismo e Società, n. 116, pag. 42)

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