Da più di un anno il Volo Continuo, la pubblicazione italiana della Divisione giovani, è fruibile esclusivamente online. In questa intervista due redattori raccontano come hanno vissuto questo passaggio, le loro sfide e le prospettive future
Serena Colongo: Quando c’era il cartaceo, con i ragazzi della redazione, eravamo suddivisi fra chi si occupava degli articoli e chi delle foto o illustrazioni. Ci incontravamo il lunedì sera, facevamo il punto della situazione e se c’erano degli articoli da rivedere creavamo una squadra che correggeva le bozze. Ogni volta era un allenamento: confrontarsi, decidere gli argomenti. All’epoca la sfida era quella di creare un numero ogni settimana, per cui era necessario incontrarsi per correggere il materiale e spedire tutto a Milano dove avveniva l’impaginazione e la pubblicazione. Con il cartaceo esisteva l’attesa, come quando devi scartare un regalo: anche se magari sai già cos’è, sei comunque curioso di vederlo. Così era per il giornale. Anche se eri a conoscenza di tutti i contenuti, delle immagini, dei titoli, quando usciva era comunque una sorpresa vedere l’effetto finale di quel materiale assemblato insieme.
Luigi Di Iorio: Quello del web è stato un passaggio necessario. Superate alcune resistenze iniziali, abbiamo sentito come i giovani avessero l’esigenza di sperimentare questo nuovo canale, percorrendo questa strada inesplorata. Lo sentivamo quasi come un nostro diritto assumerci sia il rischio che la libertà di sbagliare. Tutto ciò poi ha fatto i conti con la fede e con il fatto di poter contare su persone il cui impegno è stato magnifico. È stata un po’ una scommessa, ma col tempo, viste le potenzialità del web, abbiamo capito che questa era una tappa obbligata.
Serena: Quando Il Volo Continuo è diventato un portale web, per certi aspetti ho vissuto il passaggio come la perdita di qualcosa di prezioso. L’unica maniera per mantenere la memoria di come si fa una cosa è continuare a farla in prima persona, quindi avevo paura che si sarebbe perso qualcosa. Non sapevamo a cosa saremmo andati incontro. Questo cambiamento mi ha fatto riflettere su quanto siamo fortunati ad avere un maestro che ci insegna a non attaccarci a un’idea, a una creazione già consolidata, ma ci sprona ad accogliere i cambiamenti che si adattano alle esigenze dell’uomo e non viceversa. Ikeda insegna a non essere schiavi delle nostre stesse creazioni, a liberarci dagli attaccamenti. La Soka Gakkai è un movimento umanista per la creazione di valore e il valore si crea anche prendendo decisioni in base alle esigenze del momento.
Luigi: Col passaggio al web abbiamo guadagnato in termini di freschezza, attualità, flessibilità. Freschezza perché ciò che arriva è un’immagine viva, divertente, leggera. Attualità perché possiamo dare in tempo reale le notizie, pubblicare i report. Flessibilità perché, pensando al domani, il nostro sito potrebbe diventare una sorta di web channel o web radio.
Certo, in assoluto manca ancora una vera e propria “formazione” sul linguaggio del digitale. Abbiamo pubblicato e pubblichiamo gli articoli come se stessimo ancora scrivendo sul giornale cartaceo, non pensando alle dinamiche di fruizione del web, che sono molto diverse.
Di fatto poi non esiste più una redazione. Prima magari si trascorrevano interi weekend dentro una stanza del Centro culturale. Ora questa cosa non avviene più. Il pregio è che siamo maggiormente vicini ai lettori e meno autoreferenziali: con il web è come se fossimo usciti dalla redazione e vivessimo accanto a loro.
Serena: Il web è stato una rivoluzione in tutti i sensi. Per quanto mi riguarda è tutto molto virtuale. Spesso gli scambi avvengono tramite e-mail e di solito sei solo davanti a un computer mentre stai lavorando per la rivista. Per fortuna ci sono le videoconferenze, che facciamo almeno due volte al mese per fare il punto della situazione; così possiamo vederci anche se abitiamo in città diverse.
Luigi: Nonostante il giornale sia online da poco, l’attività è piuttosto rodata. Diciamo che “la palestra del cartaceo” ha contribuito in maniera determinante alla formazione di molti giovani. La difficoltà più grande forse sta nel riuscire a rispettare i tempi della programmazione, tempi che noi stessi ci siamo dati. Personalmente mi occupo di alcune attività interne alla redazione come l’organizzazione delle videoconferenze, la lettura degli articoli e il loro editing.
Serena: Cartaceo o meno, la cosa più importante è che il giornale sia al servizio dei giovani, che trasmetta il pensiero del maestro e incoraggi le persone a vincere nella propria vita. Fare attività di protezione nei Centri culturali mi ha insegnato il prezioso significato di offrire il proprio tempo e le proprie attenzioni. Ogni volta che metto online un articolo è come se offrissi l’acqua al Gohonzon per migliaia di utenti web. Ogni volta che inserisco una foto è come se accendessi un bastoncino di incenso nel rispetto di questi potenziali lettori. L’attività è un allenamento per aprire il proprio cuore agli altri e prendersi cura personalmente della creazione di valore nell’ambiente.
Luigi: Attraverso il web abbiamo stabilito rapporti più diretti. Se da una parte ci dispiace non vedere più il giornale alle riunioni, dall’altra riceviamo feedback dalla rete, dai social network. Prima il rapporto era: Il Volo scrive, il lettore si fa un’idea. Ora il rapporto è: Il Volo scrive, il lettore commenta e Il Volo può eventualmente rispondere. In questo senso si esce dalla dinamica monodirezionale e si crea un rapporto di scambio. Questo scambio è anche alla base di quello che viene definito citizen journalism e cioè un giornalismo costruito dalla gente, fatto di notizie che arrivano di prima mano. Sono sicuro che questa democrazia del web sia molto apprezzata dal presidente Ikeda. Noi vogliamo portare a tutti lo spirito del maestro e desideriamo creare un dialogo costante coi lettori.
Serena: Certo, rimane una differenza sostanziale, cioè la perdita della fisicità: il cartaceo lo portavi in borsa, lo sottolineavi. Ma il digitale è un mezzo dinamico, può arrivare ovunque e si possono fare ricerche in un lampo. Insomma, è un giornale dei nostri tempi, un giornale a portata di click.