Shin’ichi Yamamoto si confronta con esponenti politici a diversi livelli. Con l’unico intento di portare il Buddismo e i suoi princìpi alla più ampia conoscenza e diffusione
Ne I miei ricordi, Shin’ichi Yamamoto [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] registrò quel periodo della propria giovinezza in cui aveva lavorato presso la casa editrice di Josei Toda, e narrò gli sforzi compiuti per sostenere il maestro quando l’attività di Toda fallì. Descrisse il suo fidanzamento e il matrimonio con Mineko, e tratteggiò i fatti dell’”incidente di Osaka”, quando nel 1957 venne erroneamente arrestato in seguito all’accusa infondata di aver violato le leggi elettorali. Continuò poi raccontando il suo insediamento come terzo presidente della Soka Gakkai, i viaggi intorno al mondo compiuti in nome della pace e, infine, la prima Conferenza mondiale per la pace, che si tenne a Guam nel gennaio del 1975.
Sperava che il lettore, nel racconto della sua esperienza di vita, potesse trovare anche solo un pizzico in più di comprensione della verità sulla Soka Gakkai e sulla grandezza del suo maestro. Era la prima volta che Shin’ichi scriveva raccontando la propria vita e, dato che quegli articoli apparivano su un giornale importante e molto diffuso, la rubrica suscitò tra il pubblico un notevole interesse. La sede centrale della Soka Gakkai ricevette molte telefonate e lettere di apprezzamentoa sostegno del fatto che gli articoli mostravano come Shin’ichi non fosse una sorta di guru religioso ultraterreno, ma piuttosto una persona molto umana e onesta, e come la Soka Gakkai fosse sinceramente impegnata a favore della pace.
Molti osservarono inoltre che I miei ricordi trasmettevano la stima di Shin’ichi verso il proprio maestro, facendo capire per la prima volta che grande uomo fosse Toda. Questo fu particolarmente gratificante per Shin’ichi, perché lui era convinto del fatto che fosse responsabilità e compito del discepolo comunicare la verità e il senso di giustizia del maestro nel modo più ampio possibile. La lode rivolta al maestro è prova della vittoria del discepolo. Shin’ichi era determinato a scrivere magari all’infinito pur di comunicare al mondo la verità su Toda.
Per quanto la Soka Gakkai possa essere stimata dalla società, se i maestri non sono adeguatamente compresi e apprezzati, essa non avrà ereditato il loro spirito. Lo spirito della Gakkai pulsa nel modo in cui Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda hanno condotto la loro esistenza. In effetti, il Buddismo stesso esiste veramente solo nel modo in cui un buddista vive la propria vita. Ecco perché Nichiren Daishonin dice: «Il vero significato dell’apparizione in questo mondo del Budda Shakyamuni, il signore degli insegnamenti, sta nel suo comportamento da essere umano» (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 756). Non è nella teoria astratta che batte il cuore del Buddismo.
Giunse marzo, e i dialoghi che Shin’ichi teneva non si fermarono. Il 4 marzo incontrò l’autore giapponese Yasushi Inoue (1907-91) nella sede del Seikyo Shimbun a Shinanomachi, Tokyo: tre ore e mezza insieme, passate a discutere di argomenti importanti come l’amicizia cino-giapponese. Due giorni dopo Shin’ichi ebbe un incontro con l’ambasciatore iraniano in Giappone Abdol Hossein Hamzavi, sempre presso la sede del Seikyo Shimbun.
Poi, il 9 marzo, vide il vice primo ministro giapponese Takeo Fukuda (1905-95) nella sede centrale della Soka Gakkai a Shinanomachi. Fukuda voleva che Shin’ichi gli raccontasse dei suoi incontri con i leader politici in Cina, Unione Sovietica e Stati Uniti: perciò quel giorno, lasciando da parte il cerimoniale, si recò di persona alla sede centrale della Soka Gakkai.
Nell’aprile del 1969, sei anni prima, Shin’ichi aveva incontrato Fukuda quando quest’ultimo rivestiva la carica di ministro delle finanze nel governo del primo ministro Eisaku Sato, e aveva avuto di lui l’impressione di una persona piuttosto riservata.
Fukuda era noto per la sua mente molto acuta. Aveva studiato alla scuola media inferiore Takasaki della prefettura di Gumma, passando poi alla prima scuola superiore di Tokyo e all’Università Imperiale di Tokyo, prima di entrare al ministero delle Finanze. Si sapeva che era stato sempre tra i primi del suo corso. Nonostante la sua straordinaria storia accademica non era arrogante né ampolloso, bensì molto aperto e semplice. Sua madre, si diceva, da piccolo lo metteva costantemente in guardia contro la presunzione.
Al loro primo incontro, Fukuda disse che aveva sentito parlare molto di Shin’ichi dal primo ministro Sato.
Costruire una relazione di integrità e fiducia con una persona crea un legame di amicizia che si allargherà fino a includere molti altri. È importante trattare ogni persona con sincerità e rispetto. Come dice il proverbio: «Uno è la madre di diecimila» (RSND, 1, 117).
In quel primo incontro Fukuda si congratulò sorridendo con Shin’ichi per la cerimonia di posa della prima pietra che dava inizio alla costruzione dell’Università Soka.
Molte università giapponesi stavano allora vivendo un periodo di agitazioni studentesche; perciò Shin’ichi aveva sentito necessario accelerare i tempi nella fondazione dell’Università Soka, e aveva anticipato la data della cerimonia al 2 aprile.
Fukuda era vivamente interessato alle idee educative di Shin’ichi e all’Università Soka, che nasceva in un momento in cui l’educazione universitaria in Giappone stava attraversando un periodo di crisi. Fukuda era profondamente preoccupato per il futuro delle università giapponesi.
Shin’ichi Yamamoto non poteva dimenticare come, al loro primo incontro, il ministro delle finanze avesse deplorato le condizioni in cui versava in quel momento la società giapponese: «Dopo la guerra il Giappone è diventato più ricco, ma la ricchezza materiale ha portato con sé povertà spirituale. Dovremmo vergognarci del fatto che la nostra caccia al benessere ci ha portato a farci conoscere come “animali economici”. In ogni nazione la gente finge di rispettare chi controlla il potere finanziario, ma nel cuore prova per lui solo disprezzo. Io voglio cambiare questa nostra situazione. Sarebbe umiliante se il Giappone non riuscisse a diventare una nazione che tutto il mondo rispetta. Voglio far funzionare il governo in modo da sostenere valori che il denaro non può comprare».
Shin’ichi rimase profondamente colpito da quest’affermazione del ministro delle finanze sui valori che nessuna moneta può comprare; in essa egli percepì tutta l’umanità di Fukuda. È chiaro che il denaro non può comprare ciò che nella vita conta davvero: non può comprare la fiducia tra le persone, né può comprare l’amore sincero. Shin’ichi condivideva le idee di Fukuda.
«Sono d’accordo con lei – disse Shin’ichi. – Come dichiara Nichiren Daishonin, il cui Buddismo noi pratichiamo: “Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore” (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 755). L’espressione “tesori del forziere” si riferisce al denaro e ad altre forme di benessere materiale. “Tesori del corpo” sono le abilità e le capacità, e anche la salute fisica. I “tesori del cuore” sono le ricchezze che costruiamo nella profondità della nostra vita. L’espressione vuole indicare quel tipo di forza interiore che nessuna sofferenza può scalfire, la capacità di vivere la nostra esistenza in maniera creativa, con gioia costante, senso di realizzazione e vitalità: è la fonte di una felicità indistruttibile, che più di ogni altra cosa il denaro non può comprare».
Tamburellando leggermente con le dita sul bracciolo della poltrona, Fukuda ascoltava con attenzione i commenti di Shin’ichi.
Shin’ichi continuò: «La desolazione spirituale che oggi ci circonda è legata al fatto che la società mette in primo piano i “tesori del forziere”, e disprezza il valore dei più essenziali “tesori del cuore”. Questa è anche la ragione per cui oggi prevalgono l’indifferenza per la vita e per la dignità umana. Noi della Soka Gakkai stiamo portando avanti un movimento che cerca di rimettere i “tesori del cuore” al posto che loro compete, e creare una rinascita spirituale».
«Capisco. Questo è molto importante», disse Fukuda.
Durante quella stessa chiacchierata, rivolgendosi a Shin’ichi con sincera ammirazione Fukuda osservò: «Sono impressionato dal numero di giovani animati da passione sincera che ci sono nella Soka Gakkai. Davvero una cosa straordinaria».
Chiese a Shin’ichi quanti anni aveva, e fu sorpreso quando seppe la sua età: «Solo quarantun’anni! Sono sicuro che lei abbia un grande futuro davanti a sé. La prego di fare del suo meglio per il Giappone».
Nel dir questo fece un profondo inchino col capo. Shin’ichi sentì un senso di umiltà a quella dimostrazione di rispetto di Fukuda.
Erano passati sei anni da quell’incontro. Fukuda, ora vice primo ministro, aveva settant’anni. Lui e Shin’ichi parlarono per quasi tre ore presso la sede centrale della Soka Gakkai.
Commentando l’impegno di Shin’ichi nel portare avanti la diplomazia della gente comune, Fukuda disse annuendo: «Attraverso i suoi incontri con leader importanti dell’Unione Sovietica, della Cina e degli Stati Uniti lei ha aperto dei canali di comunicazione. Questo è meraviglioso. Vorrei ringraziarla a nome della nazione».
C’erano alcuni politici e burocrati che, forse invidiosi del fatto che Shin’ichi tentasse di costruire una “diplomazia della gente comune”, sostennero che rischiava di distruggere le relazioni estere del Giappone, e che avrebbe dovuto starne fuori. Ma Fukuda considerava sincere le motivazioni di Shin’ichi e apprezzava moltissimo il suo impegno nell’entrare in contatto con i leader politici in veste di privato cittadino.
Il calibro di una persona si può misurare col grado di interesse che nutre per il benessere del suo paese e della razza umana. Shin’ichi sentiva che Fukuda era una persona di calibro eccezionale.
Raccontò a Fukuda tutto ciò che riusciva a ricordare sui suoi incontri con il primo ministro sovietico Aleksey Kosygin, il primo ministro cinese Zhou Enlai, e il segretario di stato americano Henry Kissinger. Si scambiarono anche idee sulla prospettiva di un trattato di pace e amicizia tra Giappone e Cina, di cui Shin’ichi sosteneva con forza la necessità.
Quando Shin’ichi accennò di aver programmato una terza visita in Cina nell’aprile di quell’anno, Fukuda palesò il suo desiderio di incontrarlo per discutere di quel viaggio al suo ritorno in Giappone. «Ma certo, – convenne Shin’ichi – parliamone, nell’interesse del Giappone, dell’Asia e della pace mondiale nel ventunesimo secolo».
Nel dicembre del 1976, Fukuda divenne presidente del Partito liberal democratico e primo ministro del Giappone. La sua amicizia con Shin’ichi continuò ancora per molti anni.
(14. continua)