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I "cinquant'anni" di Ikeda, un nuovo inizio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:14

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    I “cinquant’anni” di Ikeda, un nuovo inizio

    Nella Soka Gakkai gli anniversari non hanno solo un valore formale, ma sono occasioni per riscoprire il legame fra passato, presente e futuro e poter cogliere lo spirito degli eventi. Dal 3 maggio 1960, giorno in cui il giovane Daisaku Ikeda diventa presidente, a oggi sono passati cinquant’anni. Sono pagine di storia, la nostra

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    Nella Soka Gakkai gli anniversari non hanno solo un valore formale, ma sono occasioni per riscoprire il legame fra passato, presente e futuro e poter cogliere lo spirito degli eventi. Dal 3 maggio 1960, giorno in cui il giovane Daisaku Ikeda diventa presidente, a oggi sono passati cinquant’anni. Sono pagine di storia, la nostra

    Cinquant’anni fa Daisaku Ikeda diventava presidente della Soka Gakkai. Era il 3 maggio del 1960. Da quel giorno comincia una grande evoluzione. Una fioritura che era stata anticipata e preparata molti decenni prima dal presidente Tsunesaburo Makiguchi e secoli addietro da Nichiren Daishonin. Il Buddismo di Nichiren avrebbe finalmente superato i confini del Giappone e kosen-rufu avrebbe cominciato a essere l’attività costante dei membri in ogni parte del mondo. Una catena che fino a oggi unisce centonovantadue paesi e oltre dodici milioni di persone. Con Ikeda si sarebbe inoltre avverato il “sogno” del secondo presidente, Josei Toda, che aveva annunciato al suo giovane discepolo: «Io getterò delle solide fondamenta per kosen-rufu in Giappone, ma tu dovrai tracciarne la strada nel resto del mondo. Io stilerò il progetto, tu dovrai trasformarlo in realtà» (NRU, 1, 19). Fu così. Dopo soli cinque mesi dalla sua nomina Ikeda, che allora era un giovane uomo di trentadue anni, si imbarcò su un aereo per un viaggio che avrebbe segnato la nuova era della Soka Gakkai. Ikeda e la piccola delegazione che lo accompagnava, non conosceva l’Occidente. A quel primo viaggio ne seguirono decine, e ognuno segnava un cammino che poi sarebbe stato percorso da molti altri. Le isole Hawaii, primo scalo verso il continente americano, e poi San Francisco, New York, Washington, Toronto, San Paolo del Brasile, furono alcune delle tappe di un lungo viaggio per la diffusione del Buddismo che ancora oggi non è concluso. Ikeda cominciò da pochissimi praticanti, così come aveva fatto Toda molti anni prima. A impegnarlo era la sfida della diffusione del Buddismo. Una sfida che avrebbe portato alla nascita della Soka Gakkai Internazionale il 26 gennaio 1975.

    La prima volta in Italia nel ’61

    Un anno dopo quel suo primo viaggio oltreoceano, Ikeda volò per l’Europa. La prima visita in Italia fu a Roma, dove giunse il 19 ottobre 1961. Una visita di appena due giorni, intensa e desiderata. «Qual è la maggiore impresa per un essere umano? È lasciare dietro di sé altri che condividono gli stessi ideali e convinzioni. Siamo limitati in ciò che possiamo compiere durante la nostra vita, e ancor più in ciò che ognuno di noi può fare in due o tre anni. Ecco perché è così importante crescere gente capace. Questo darà vita a un movimento che continuerà a diffondersi in tutta la società» (NRU, 5, 92). Sensei rivolse queste parole a un responsabile della Divisione uomini che viveva e lavorava a Roma. Una guida che non ha mai smesso di avere forza e significato, in cui è racchiuso il concetto di valore che il Buddismo assegna a ogni singolo individuo e che Ikeda, in ogni occasione, continua a sottolineare oggi come ieri. Una guida, ma anche una forte sollecitazione a fare del proprio meglio, insieme ai compagni di fede. Senza mai delegare o aspettare. Seguendo la strada tracciata dal maestro.
    In Italia il presidente Ikeda tornò nel 1963 e poi altre volte ancora.
    I semi erano piantati e il 14 dicembre del 1970 nacque il capitolo Italia. Quante cose sono accadute da allora! Non c’erano giornali e riviste e la comunicazione non era così agevole come oggi. I pochi praticanti erano sparsi su tutto il territorio e incontrarsi era davvero qualcosa da desiderare fortemente, tante erano le difficoltà da superare. Ma gli incoraggiamenti sulla fede non mancavano.

    Kosen-rufu, impresa per gente comune

    A partire dalla prima riunione generale italiana che si svolse nell’ottobre del ’76, sensei non ha mai mancato di inviare messaggi di fiducia e sostegno ai membri italiani. «Credo che voi siate le persone di valore che realizzeranno il rinascimento buddista», «mostrate la prova concreta di una vittoriosa rivoluzione umana», «noi portiamo avanti la nostra rivoluzione umana personale sforzandoci con sincerità, pazienza e coraggio di sviluppare ogni singolo individuo». Sono alcuni passi dei messaggi inviati da Ikeda per le prime riunioni generali degli anni ’70. Un filo continuo tra mae­stro e discepoli che ha sostenuto i membri italiani nelle attività per kosen-rufu: sia nelle tradizionali riunioni di discussione, sia nell’allestimento di mostre, conferenze, incontri pubblici sui temi della pace e dei diritti umani.
    Nei lontani anni ’60 i membri italiani si contavano sulle dita delle mani, oggi se ne contano oltre cinquantamila.
    Il presidente Ikeda è tornato varie volte in Italia, dove è stato insignito di riconoscimenti e titoli accademici. Ha incontrato nuovamente i membri italiani e ne ha conosciuti di nuovi. Le visite del ’92 e del ’94 hanno lasciato un segno particolare nel cuore di ognuno. All’epoca stava lavorando a La nuova rivoluzione umana, il seguito della Rivoluzione umana, «scritti entrambi – come Ikeda stesso ha ricordato – viaggiando in tutto il mondo per la causa della pace» (La rivoluzione differente, pag. 287).
    È proprio attraverso quei volumi che il terzo presidente della Soka Gakkai ricostruirà il cammino di kosen-rufu raccontando e il coraggio di Makiguchi e Toda, narrando storie e aneddoti, ma soprattutto gli sforzi della gente comune. Seguendo le orme del suo maestro, il presidente Ikeda ha sempre insistito sull’importanza di ogni singolo individuo. Non ha mai smesso di ricordare che solo la propria rivoluzione umana può dare un contributo durevole e reale allo scopo della Soka Gakkai: la realizzazione della felicità di ogni singolo individuo e la pace nel mondo. Da cinquant’anni il presidente Ikeda guida lo sviluppo della SGI, eppure da leader ha sempre insistito sull’iniziativa personale di ogni membro. Ed è a ogni singola persona che ha affidato un’eredità che può riassumersi in queste parole: «In futuro ogni membro dovrà avere la determinazione di un presidente della Soka Gakkai» (Giorno per giorno, Esperia, 25 marzo). Ogni membro. Quello di sensei appare come una sorta di investitura ufficiale che fa di ogni appartenente alla Soka Gakkai un individuo capace di tirarne le fila. E di sostenerne e garantirne lo sviluppo negli anni a venire. Nei continui incoraggiamenti del presidente Ikeda risuona insomma questo convincimento: la Soka Gakkai è fatta di persone. Voi.

    Un anno fondamentale

    Questo 2010 è davvero un anno importante, fondamentale. Una sorta di giro di boa. Ottant’anni fa – il 18 novembre 1930 – nasceva la Soka Gakkai. In tutto il mondo i membri sono impegnati a organizzare eventi e incontri. Ma soprattutto a rinnovare lo spirito di kosen-rufu. Impegnati a scavare nelle radici profonde di un movimento così giovane ma legato all’esistenza da un tempo infinito. Poiché Nam-myoho-renge-kyo esiste nella vita. È la vita stessa. Nichiren lo ha svelato, alla Soka Gakkai il compito di diffonderlo.
    È un anno dedicato alle celebrazioni, ma soprattutto a cominciare nuove costruzioni. A partire da ognuno di noi, in questo processo di rivoluzione umana che rende possibili cambiamenti insospettati. È l’anno in cui verificare quanta energia ci stiamo mettendo e quanta ne stiamo risparmiando. Ricordando che solo l’impegno totale garantisce il risultato.
    Sì, questo è un anno importante per la Soka Gakkai. Il momento di rileggere la propria storia, di riscoprirla. Ma soprattutto è il momento, come sensei ha sottolineato nel suo messaggio di inizio anno, di mettercela tutta, rideterminando il nostro cammino (cfr. NR, 434, 5). Sia quello personale sia quello comune agli altri membri della Soka Gakkai. Semplicemente attingendo «al potenziale infinito che esiste nelle nostre vite, sviluppandolo e mettendolo al servizio della felicità dell’umanità». Un nuovo inizio per tutti noi.

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