Perché ogni anno si continua a ricordare un incontro avvenuto in Giappone cinquantadue anni fa? Cosa avevano in comune quei giovani di allora con la gioventù odierna? Probabilmente, in quei giovani come in quelli di oggi, era presente una grande voglia di cambiare la società partendo da se stessi
Il 16 marzo del 1958, in una storica riunione, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda affidò ai giovani il compito di realizzare kosen-rufu. Toda aveva chiaro che i costruttori di un futuro di solidarietà e di pace sono soprattutto i giovani e, per questo, dedicava molto tempo alla loro formazione. La sua determinazione di propagare l’insegnamento del Buddismo per cambiare la società e il mondo divenne il mandato del suo discepolo, l’allora ventenne Daisaku Ikeda. Così come il presidente Ikeda accettò di proseguire l’opera del suo maestro, oggi spetta ai giovani decidere quotidianamente di avvicinarsi, un passo alla volta, verso questa meta.
In occasione della riunione del 1958 al Taiseki-ji, il presidente Toda aveva incaricato Daisaku Ikeda di organizzare la cerimonia insieme ai giovani, con l’orgoglio e la premura di chi vuole dimostrare che kosen-rufu non è un’utopia chiusa nella sfera religiosa, ma un movimento aperto alla gente. Daisaku Ikeda, in armonia con lo spirito di Josei Toda, considerò l’impresa con la stessa profonda importanza dell’affidamento della Legge da parte di Shakyamuni ai suoi discepoli: il raduno del 16 marzo fu un evento all’insegna della relazione fra maestro e discepolo.
Nell’organizzare l’evento bisognava informare tutti i membri e allora non c’erano i mezzi di oggi. Le comunicazioni passavano da persona a persona, attraverso le visite a casa o per via telegrafica. Eppure i messaggi arrivavano alla velocità della luce. Alcuni si misero in viaggio sapendo poco o niente di quello che sarebbe accaduto, ma con grandi aspettative. Quel giorno si radunò una moltitudine di seimila membri, “pari ai granelli di sabbia di sessantamila Gange”, come si legge nel quindicesimo capitolo del Sutra del Loto. «Alle sette del mattino i giovani erano già arrivati e il loro respiro sospeso in nuvolette bianche nell’aria fredda. Tutti condividevano il desiderio di combattere a fianco del loro maestro» (D. Ikeda, Seikyo Shimbun, marzo 2009). Nonostante gli incidenti e gli intoppi che precedettero quella giornata, il giovane Ikeda si era fatto carico di ogni responsabilità. Aveva pregato per la sicurezza dei membri che arrivavano da ogni parte del Giappone. Ai suoi giovani amici era riuscito a trasmettere lo spirito di protezione nei confronti della Soka Gakkai e del loro presidente.
Il cammino di maestro e discepolo è un’avventura che porta a una gioia indistruttibile. Incarnando il desiderio di Toda, Ikeda ha insegnato alle nuove generazioni l’importanza di agire con lo stesso cuore, combattendo fianco a fianco. Grazie a quella riunione, ancora oggi molti ragazzi si stanno sforzando per essere dei veri costruttori di pace battendosi per la felicità dei propri amici, per il benessere della società e per la realizzazione di grandi ideali. Tutto questo è segnato simbolicamente dalla giornata del 16 marzo. Commemorare questo giorno per i giovani praticanti della Soka Gakkai vuol dire rinnovare la promessa di dedicare la propria vita alla Legge, sostenere una filosofia di vita, studiare e mettere in pratica gli insegnamenti di Nichiren, allacciare nuove amicizie e aprire dialoghi basati sugli ideali umanistici dei tre presidenti.
Mantenere la promessa di kosen-rufu nei momenti più difficili è l’atteggiamento di un discepolo di Nichiren Daishonin, e quindi di un devoto del Sutra del Loto. In questa chiave, kosen-rufu consiste nel percorrere il sentiero di condurre tutte le persone all’Illuminazione come discepoli del Budda.