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Il nobile spirito di Goethe - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:54

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Il nobile spirito di Goethe

«Non lasciatevi scoraggiare e deprimere da cose banali e insignificanti, allentando la presa o lasciando che la paura vi assalga», scrive il presidente Ikeda prendendo a esempio il grande scrittore tedesco che visse intensamente fino alla fine. Lo spirito indomito del poeta ha molto in comune con il Buddismo del Daishonin che suggerisce di vivere ponendosi grandi sfide

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«Non lasciatevi scoraggiare e deprimere da cose banali e insignificanti, allentando la presa o lasciando che la paura vi assalga», scrive il presidente Ikeda prendendo a esempio il grande scrittore tedesco che visse intensamente fino alla fine. Lo spirito indomito del poeta ha molto in comune con il Buddismo del Daishonin che suggerisce di vivere ponendosi grandi sfide

Permettetemi di iniziare offrendo un caloroso benvenuto agli illustri rappresentanti del mondo culturale tedesco che oggi sono stati così gentili da unirsi a noi: il dottor Manfred Osten, membro del comitato consultivo dell’Associazione Goethe di Weimar e sua moglie, Ute Osten.
L’autore tedesco Johann Wolfgang von Goethe è uno dei più grandi scrittori al mondo. Egli nacque il 28 agosto 1749 a Francoforte; mia moglie e io visitammo la casa dove nacque nel maggio del 1981. Vi passammo molto tempo, assaporando l’atmosfera di un tempo e rimanendo profondamente commossi da quell’esperienza. È uno dei nostri preziosi ricordi. Goethe ha scritto molti classici della letteratura mondiale, come I dolori del giovane Werther e naturalmente il suo dramma immortale, il Faust. Su richiesta del Ducato di Sassonia, di cui Weimar era capitale, egli divenne un membro del consiglio privato e offrì importanti contributi nel campo della politica, dell’educazione, della cultura e dell’arte. Goethe fece anche ricerca nel campo delle scienze naturali, tra cui anatomia, botanica, geologia e ottica, e lasciò numerose opere su questi argomenti. Era una persona di profondo intelletto e spirito, ammirata da molte personalità nel corso dei secoli. Anche la sua amicizia con il poeta tedesco Friedrich von Schiller (1759-1805) è ben nota. I retti frequentano persone altrettanto rette, e i grandi stimano i grandi.

Imparare dai migliori

Vorrei raccontarvi qualcosa su Manfred Osten. Dopo aver completato il dottorato in legge presso l’Università di Colonia, è entrato nel servizio diplomatico. Dal 1986 al 1992 ha prestato servizio presso l’ambasciata tedesca in Giappone, e da allora ha seguito le mie attività. Sono felice di incontrarlo oggi di persona.
Su suggerimento del padre, Osten ha letto le opere di Goethe sin da quando era giovane. Questa è una meravigliosa forma di educazione. Dovremmo sempre impegnarci a fornire ai bambini e ai giovani delle opportunità di imparare dai migliori, in qualunque campo. Sono sicuro che molti di voi hanno dei figli; rimarrebbero molto colpiti se parlaste loro di Goethe. I bambini non reagiscono bene se ricevono solo ordini e viene loro sempre detto cosa fare; è molto più efficace ispirarli e stimolare il loro interesse in qualche modo positivo. Farli avvicinare a ciò che è nobile e duraturo nel tempo allargherà la loro visione della vita. Il Buddismo è essenzialmente un insegnamento di saggezza universale. Le intuizioni di Goethe sono spesso in armonia con questo percorso che insegna a vivere un’esistenza dal valore ineguagliato.
Il 29 maggio 2005 Osten ha tenuto una conferenza presso Villa Sachsen, il Centro culturale della SGI tedesca. L’Associazione Goethe fu fondata nel 1885 nella città di Weimar, nella Germania centrale, per promuovere gli studi sulla vita e le opere di Goethe. Weimar, dove Goethe visse per molti anni, restò la base per le sue attività sia di statista che di scrittore e nel 1999 la città è stata nominata Capitale europea della cultura. L’Associazione Goethe di Weimar, sotto la guida del presidente Jochen Golz, ha raggiunto circa tremilacinquecento membri in cinquanta paesi e sostiene una rete accademica che si estende non solo in Europa, ma anche in altre parti del mondo.
Nel gelido inverno tedesco del 1777, un uomo di ventotto anni si avventurò a cavallo per compiere un lungo viaggio in mezzo alle montagne. Cavalcando nel gelido vento del nord, raggiunse un giovane sconosciuto che gli aveva scritto della propria sofferenza. Questo giovane cavaliere, motivato dal desiderio di aiutare una persona che si trovava in uno stato d’angoscia, non era altri che Goethe. Le sue azioni somigliavano molto a quelle dei membri della SGI che oggi si impegnano per il benessere degli altri, anche nel mezzo delle proprie difficoltà personali. Chi fa così, svilupperà qualità sublimi. Questa è una lezione che non dobbiamo mai dimenticare. Al contrario, coloro che evitano di impegnarsi e si preoccupano solo della propria condizione, non svilupperanno alcuna grandezza. Coloro che si impegnano duramente e vincono in mezzo alla povertà e alle avversità, lontano dalle luci della ribalta, sono quelli che alla fine diventano esseri umani davvero magnifici.
Goethe dichiarò: «Nobile sia l’uomo». Non lasciatevi scoraggiare e deprimere da cose banali e insignificanti, mollando con facilità, allentando la presa o lasciando che la paura vi assalga. Siate nobili! Ergetevi con orgoglio! Questo era lo spirito di Goethe. Goethe disse anche: «Siate disponibili e giusti». Questo messaggio ha molto in comune con le nostre attività della Soka Gakkai e lo spirito del Buddismo di Nichiren Daishonin. «Create instancabilmente / l’utile, il giusto» continuava Goethe nella stessa poe­sia. Queste parole riecheggiano profondamente le nostre azioni di praticanti del Buddismo del Daishonin. Quando ero giovane il mio maestro, il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, desiderava sempre sapere quale fosse l’ultima opera di Goethe che stavo leggendo, e mi faceva domande sull’argomento. La formazione con lui era davvero intensa. Molto spesso mi stimolava anche a condurre una vita di costanti sfide, proprio come quella di Goethe. Ho letto e studiato le sue opere con tutto me stesso, gli scaffali nell’appartamento in cui vivevo da giovane erano pieni delle sue opere e anche mia moglie aveva una predilezione per lui. Ricordo con affetto le nostre chiacchierate sullo scittore. Molti leggono le sue opere, ma pochi ne colgono davvero lo spirito e riescono a metterlo in pratica; fra questi ultimi ci sono i membri dell’Associazione Goethe di Weimar.
Quando ho ricevuto la notizia che mi era stato assegnata questa onorificenza, mi sono commosso fino alle lacrime, come lo sono ora.
Sul retro della medaglia, che risplende della luce spirituale di Goethe, sono incise le parole: «Prosegui sulle ali di Pegaso, a me caro». Apprezzo profondamente il valore e il significato di questa medaglia, una delle dodici che Goethe commissionò personalmente nel 1816, un vero tesoro tra i tesori. Sono determinato a rispondere a questo grande onore che la vostra organizzazione mi ha accordato innalzandomi sulle ali del coraggio e dell’impegno nello spirito di Goethe, insieme ai giovani di centonovantadue paesi e territori nel mondo.

L’importanza della gratitudine

Riferendosi alla convinzione di Goethe sull’importanza della gratitudine, Osten ha dichiarato: «La vita ha senso solo quando la viviamo con una mente grata». Anche il Buddismo pone una grandissima enfasi sulla gratitudine e la sua dichiarazione è in accordo con la Legge fondamentale della vita. Goethe rifiutava severamente l’ingratitudine, considerandola inumana. Seguendo l’esempio di Goethe, che amava e adorava profondamente sua madre, mostriamo anche noi la nostra profonda gratitudine ai membri della Divisione donne: che sia espressione del nostro apprezzamento e rispetto per tutte le nobili madri nel mondo! Non dovete mai dimenticare di trattare vostra madre con gentilezza e considerazione. Questo è qualcosa che desidero particolarmente sottolineare ai giovani presenti qui oggi.
Quando finì la Seconda guerra mondiale in Giappone, il 15 agosto 1945, io avevo diciassette anni. La nostra famiglia aveva sofferto molto durante quel lungo conflitto, proprio come era successo ad altri. I miei quattro fratelli maggiori erano stati tutti arruolati nel servizio militare, e mio padre era invalido a causa di una malattia. Di conseguenza mia madre portava un fardello estremamente pesante. Volevo aiutare la mia famiglia in qualunque modo possibile, così per tre anni distribuii i giornali. Nel 1945 la nostra casa fu demolita per ordine del governo per creare una barriera di terra antincendio. Ci trasferimmo allora in una nuova abitazione che però il giorno stesso venne rasa al suolo durante un bombardamento aereo. Eravamo ridotti in condizioni davvero miserabili, fu terribilmente dura. Ecco perché mi oppongo così fermamente alla guerra e la detesto con tutto il cuore.
Il primo presidente della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, fu arrestato e imprigionato dalle autorità militariste del tempo di guerra per la sua opposizione alla loro corrotta ideologia, e morì in prigione. Il suo discepolo Josei Toda, che in seguito divenne il secondo presidente della Gakkai, lo accompagnò in prigione, dove fu incarcerato per due anni. Quando Toda venne a sapere della morte di Makiguchi, pianse amaramente da solo nella sua cella. In quel momento giurò nel suo cuore che avrebbe riabilitato il suo maestro, e quando fu rilasciato dalla prigione, diede inizio al suo grande impegno per la pace. Da qui ebbe origine l’impegno condiviso di maestro e discepolo nella Soka Gakkai.
Lavorando con passione al fianco del mio maestro Toda per aprire la strada a un secolo di pace, anch’io fui imprigionato dietro false accuse [in quello che è noto come l’incidente di Osaka del 1957, n.d.r.] da forze che desideravano sottomettere il nostro movimento.
La saggezza che Toda aveva sviluppato nella sua lotta per la vita affrontata in prigione era alla base dei suoi discorsi. Spesso diceva che le persone sono esseri umani, per quanto sia grande il loro titolo. Non dovremmo perciò inchinarci né strisciare davanti a nessuno sulla base della loro posizione o condizione nella società. Altre volte ricordava che ciò che conta di più in una persona sono i princìpi e le azioni. È questo il motivo per cui i giovani della Gakkai, che difendono la suprema filosofia mondiale e stanno agendo per la felicità degli altri, dovrebbero avere sempre il coraggio di parlare a chiunque delle proprie idee sentendosi sicuri di sé. Altre ancora, diceva che le persone sono la cosa più importante. La Soka Gakkai è un’organizzazione fatta di persone, e i giovani sono i protagonisti principali. Avanzate sempre con forza e coraggio. Coraggio, il coraggio è la chiave!
Il popolo è sovrano. Voi, miei giovani amici, non avete niente da temere. Dite ciò che credete sia giusto, armati di coraggio, speranza, sicurezza e allegria. Così Goethe visse la sua vita. Vi prego di fare del vostro meglio.

Il rapporto con i genitori

Sono felice di vedere presenti rappresentanti della Divisione futuro. Vi prego di studiare con diligenza e di essere rispettosi verso i vostri genitori. Spero che non causerete loro problemi, né dolore o tristezza. Naturalmente i vostri genitori talvolta potrebbero darvi del filo da torcere, ma sono sicuro che siano sinceramente interessati al vostro benessere poiché siete la cosa più importante della loro vita. Dovete comprendere come si sentono. Vi prego di comportarvi in modo tale da renderli felici; confortateli e rassicurateli. Per fare questo, dovete porre attenzione a come parlate loro. L’unico modo di comunicare i vostri sentimenti è esprimere chiaramente i vostri pensieri; le vostre parole e il vostro atteggiamento sono importanti, valgono più di qualunque altra cosa. Rispondete sempre gioiosamente ai vostri genitori quando questi vi parlano. Questo contraddistingue una persona generosa. Ricordatevi di offrire aiuto a vostra madre. Parlate con gentilezza ai vostri genitori, questo li renderà molto felici. Forse non lo dimostreranno sempre, ma è così.
Goethe fu un vero compagno spirituale della mia giovinezza. Ho letto le sue opere con avidità. Quando penso a lui, mi viene sempre in mente Toda. Il mio maestro era un educatore di prim’ordine e un magnifico leader di vasta conoscenza e abile intuito. Toda, che rifiutò nettamente di compromettere le proprie idee nella sua lotta contro le autorità militari durante la guerra, disse di aver studiato molto durante i due anni che aveva passato in prigione. Egli dimostrò in prima persona che si può studiare in qualunque luogo e ottenere una condizione vitale ampia ed elevata. Fu un insegnante grande e impareggiabile con una misteriosa abilità di intuire le menzogne e l’ipocrisia.
Goethe notò che gli studenti in gamba cercano insegnanti capaci e costruiscono su ciò che apprendono. Lui stesso aveva fatto così. Le parole di Goe­the sottolineano l’importanza di trovare un bravo insegnante e di imparare tutto il possibile da lui. E proprio come suggerisce il saggio Goethe, io ho trovato un grande maestro e ho percorso il sentiero del discepolo coscienzioso per tutta la vita. Ho promosso kosen-rufu e ho diffuso il Buddismo del Daishonin in lungo e in largo. In ogni area del mondo ho compiuto il fondamentale primo passo per lo sviluppo futuro del nostro movimento.

Primo: il dialogo e l’amicizia

Toda e io in passato parlammo spesso di Goethe. Toda fu un meraviglioso insegnante e mi istruì su ogni genere di argomento. Quando non avevo ancora trent’anni mi trasmise il desiderio profondo e appassionato di cambiare la società e di rendere il mondo un posto migliore. Io promisi a Toda che avrei lottato per la gente e oggi, ricordando con affetto le nostre discussioni, vorrei parlare delle tre lezioni che si possono apprendere da Goethe.
La prima è l’importanza del dialogo e dell’amicizia. Per noi questo significa condividere l’insegnamento del Buddismo del Daishonin sulla base del nostro desiderio sincero di felicità per tutti i nostri amici. In un suo racconto Goethe rappresentò questa conversazione tra un re e un serpente femmina: «”Cosa c’è di più splendido dell’oro?”, chiese il re. “La luce”, rispose il serpente femmina. “Cosa c’è di più piacevole della luce?”, chiese questi. “Una conversazione” rispose lei».
Coloro che si impegnano con coraggio nel dialogo sono responsabili sinceri della Gakkai. Anche offrire una visione del futuro che ispiri e rassicuri profondamente ciascuno fa parte del ruolo di responsabili.
Goethe sperò sempre di ridurre la sofferenza di questo mondo e di portare agli altri gioia e felicità. Questo spirito è coerente con il principio buddista di “eliminare la sofferenza e dare gioia”. Lo strumento di Goethe in questa impresa era il dialogo. Anch’io ho costruito amicizie in tutto il mondo attraverso il dialogo. Oggi abbiamo membri in centonovantadue paesi. Con il dialogo abbiamo raggiunto innumerevoli persone non solo in Giappone, ma in tutto il mondo. Ho anche intrattenuto un dialogo schietto e aperto con i presidenti e i primi ministri di numerose nazioni. Con molti di loro ho mantenuto un’amicizia lunga una vita. L’ex presidente tedesco Richard von Weizsäcker è uno di questi. Abbiamo discusso a lungo di una vasta gamma di argomenti. Il portamento nobile del dottor Osten mi ricorda molto quel saggio e anziano statista.
Oggi siamo onorati anche dalla presenza di cari amici provenienti dall’Università dell’Indonesia: Bambang Wibawarta, preside della facoltà di discipline umanistiche, e I. Ketut Surajaya, segretario dell’università. Un vivo ringraziamento per la vostra partecipazione. L’illustre autore indonesiano Pramoedya Ananta Toer (1925-2006), uomo di alti princìpi, scrisse: «Gli amici al vostro fianco nei momenti difficili sono amici in ogni cosa. Non sminuite mai l’amicizia. La sua magnificenza è più grande del fuoco dell’ostilità». Niente – né il potere, né l’autorità, l’interesse personale o il guadagno – è più forte di un’amicizia costruita sulla sincerità e l’integrità. Esorto in particolare voi, nobili giovani Soka, in quanto persone di giovane creatività, ad assumervi il compito di consolidare ed espandere la nostra ineguagliabile rete di pace e umanesimo. Goethe fu un uomo d’azione. Era intelligente. Era splendido nel pensiero e nell’azione. Questa è la caratteristica di un essere umano davvero grande.

Secondo: avanzare nella rivoluzione umana

La seconda lezione da apprendere da Goethe è il costante progresso nella nostra rivoluzione umana. In un brano di uno dei suoi romanzi sottolinea il potenziale nascosto che le persone possiedono: uno dei personaggi si rivolge a una donna che, anche se a un primo sguardo era sembrata essere “la creatura più inutile del mondo”, in realtà ha un talento unico, che era riuscita a manifestare, sviluppare e mettere splendidamente a disposizione lavorando insieme agli altri. Il personaggio osserva: «Questa è la prova di ciò che le persone possono diventare». Il potenziale per un miglioramento infinito di sé non è altro che il sentiero della rivoluzione umana, il fulcro di interesse sia del Buddismo sia di Goethe.
Portare avanti costantemente la rivoluzione umana è molto importante. Mantenendo sempre vivo il sole nei vostri cuori, vi prego di diffondere la luce della gioia con instancabile capacità di reazione, ottimismo e allegria.
Invito particolarmente i membri della Divisione giovani donne Ikeda Kayo-kai a seguire questo magnifico sentiero di speranza e realizzazione. Avanzate con gioia e buonumore! Ognuna di voi deve diventare felice. È importante avere qualcuno di cui vi fidate, qualcuno a cui rivolgervi per sostegno e consiglio quando vi dibattete con un problema. Siate sagge! Non agitatevi o preoccupatevi inutilmente per cose piccole e prive di importanza. Vivete i giorni della vostra giovinezza con saggezza, e quando occorre, discutete con i vostri genitori, gli amici o chi è più anziano nella fede. Questo è l’augurio sincero che mia moglie e io condividiamo per voi.

Terzo: sviluppare un grande stato vitale

La terza lezione che Goethe ci impartisce è quella di sviluppare un grande stato vitale sempre vittorioso. Dobbiamo costruire delle fondamenta sulle quali poterci elevare alle maggiori altezze con dignità e nel modo più fedele a noi stessi.
Goethe ebbe una grave malattia e soffrì per la morte prematura di persone care. Anche quando agiva nobilmente, fu spesso vittima di ignobili attacchi. Nonostante tutto questo, comunque, continuò senza lasciarsi abbattere, vivendo la sua vita al massimo con coraggio e dignità. Egli dichiarò: «Lavora finché è giorno». E negli ultimi anni, mentre con serenità osservava l’avvicinarsi della morte, Goethe mantenne la convinzione che la vita continua la propria attività per tutta l’eternità. La vita è eterna. La sua visione della vita era vicina a quella del Buddismo del Daishonin.
Esorto tutti i membri della Divisione uomini a emulare Goethe e a lottare da campioni, con spirito giovane ed energico, con un vigore tale che la gente chiederà con stupore se avete vent’anni anche quando ne avrete novanta! Sostenete i membri della Divisione giovani con tutto il cuore. Mostrate estrema gratitudine ai membri delle Divisioni donne e giovani donne. Nessuno rispetta una persona arrogante. Non diventate individui ambigui, egoisti, privi di qualunque spirito gioioso o del desiderio di sfidarsi. È una bella sensazione lavorare per la felicità degli altri. E in più fa anche bene alla vostra salute!
All’età di ottantun’anni, mi sento ancora giovane. Continuo ad andare avanti, compiendo ogni possibile passo per assicurare la vittoria in tutti gli ambiti. Spero che anche voi ascolterete con impegno le voci e le opinioni dei vostri compagni membri che si stanno impegnando nelle prime linee del nostro movimento, e che diventerete responsabili ancora più affidabili e degni di fiducia.

Condurre esistenze gioiose

Goethe donò la sua raccolta di opere all’Università di Harvard, dove io ho parlato in due occasioni: nel 1991 e nel 1993. In uno dei miei discorsi in quella sede ho descritto l’essenza della visione buddista della vita e della morte cioè l’assaporamento della gioia in entrambe le fasi. [Nel suo discorso, Il Buddismo Mahayana e la civiltà del XXI secolo, il presidente Ikeda dichiarò che il punto di partenza di tutte le filosofie e religioni è trovare una risposta alle sofferenze di vita e morte. Egli definì il “grande sé” del Buddismo Mahayana «anche l’apertura e la benevolenza di chi considera le sofferenze di tutte le persone come proprie». Dichiarò inoltre: «Soltanto lo spirito di solidarietà, dote naturale dell’animo nobile, romperà l’isolamento del moderno sé, aprendo nuovi orizzonti di speranza per la civiltà. E la dinamica vitalità del “grande io” permetterà all’individuo di sperimentare vita e morte con la stessa gioia», DU, 43, 14, n.d.r.]
Non dimenticherò mai l’applauso entusiasta che ricevetti alla fine del mio discorso a Harvard. Ricordo anche con affetto i discorsi che tenni all’Istituto di Francia, all’Accademia cinese di scienze sociali dell’Università di Pechino e presso altre istituzioni.
Le esistenze di coloro che vivono a ritmo con la Legge dell’universo, aprendo la strada al nostro nobile movimento, pregando per la felicità degli altri, e cercando di fare del loro meglio, qualunque sia la difficoltà da affrontare, si riempiranno di gioia vibrante che trascende la vita e la morte. Proprio come il sole risplende e illumina il mondo intero, una grande gioia duratura avvolgerà le loro vite. Il Buddismo del Daishonin è la forza motrice di tutto questo.
Al contrario, ci sono quelli che si lasciano abbattere dai problemi e si lamentano costantemente, quelli che rinunciano al loro potenziale personale e si risentono per la felicità altrui, e quelli a cui non pesa danneggiare gli altri se questo serve al loro scopo. Le persone le cui esistenze sono governate da una simile spaventosa negatività in realtà sono infelici e stanno seguendo un cammino sbagliato. Il Buddismo del Daishonin ci permette di condurre vite realizzate in accordo con la nostra natura, mentre miriamo a concretizzare i nostri sogni, facendo di ogni giorno un’esperienza davvero meravigliosa. Mettiamolo in pratica!
Per tutta la sua vita Goethe cercò di promuovere l’educazione, di favorire la cultura e le arti, di sviluppare politiche di governo per il benessere di tutti, e di sostenere la causa della pace e della felicità degli esseri umani. Tutte queste azioni per loro stessa natura richiedono un’appropriata comprensione della condizione umana e del legame tra vita e morte. Questo è un punto di interesse fondamentale per il nostro mondo nel ventunesimo secolo. Molti leader e pensatori che ho incontrato concordano profondamente con me su questo punto. In qualità di praticanti del Buddismo del Daishonin, teniamo alto il vessillo di questa filosofia esistenziale di eternità, felicità, vero io e purezza.
Avanziamo con vigore e spirito giovane! Nel mio cuore riesco a sentire Goethe rivolgersi a noi con queste stesse parole.
Perché siamo vivi? Perché pratichiamo il Buddismo del Daishonin? Vorrei che incideste profondamente queste domande senza tempo nel cuore senza lasciarvi mai sconfiggere. Ricordo ancora con chiarezza quando da giovane recitavo a Toda le poesie di Goethe. Toda mi ha allenato giorno dopo giorno a costruire una società in cui prevalgano verità e giustizia.
Danke! I miei ringraziamenti più sinceri.

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Senza un prima né un dopo

Sono uno dei ragazzi che nel mese di ottobre ha partecipato in Giappone a un corso della Divisione giovani della SGI e lì ho incontrato per la prima volta il presidente Ikeda.
Vedendolo entrare nella sala mi è venuto in mente che, a quasi ottantadue anni, ha ancora la forza di sostenermi e io invece mi appoggiavo ancora a lui. In quel momento ho deciso di alzarmi io per primo. Dopo che
sensei si è tolto la giacca e si è seduto, ci siamo accomodati anche noi e mi sono reso conto che per poterlo guardare bene dovevo stare seduto con la schiena ben diritta: mi è parso molto significativo dover lottare contro la spinta a rilassarmi anche in quel momento. Prima di partecipare al corso in Giappone pensavo che avrei diviso la mia vita in due parti: prima e dopo l’incontro con sensei. Ora so che non è così. C’è stato un momento, quando abbiamo recitato Daimoku insieme a lui, in cui ho sentito di aver scelto questo maestro per le tre esistenze di passato, presente e futuro. Ho capito quindi che si tratta di un legame per sempre, dove non c’è né un prima né un dopo.
Domenico Giannoccaro

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Un legame dal passato al futuro

La mia esperienza dell’incontro con il presidente Ikeda è iniziata quando ho deciso di partecipare al corso in Giappone: avevo capito che era giunto il momento di fare un voto ancora più profondo. Da qui l’inizio di una dura lotta quotidiana per mantenere quello scopo. Finalmente sono partita ed è arrivato il grande giorno del nostro incontro con sensei.
Quando è entrato in sala la mia impressione è stata di percepire la sua vita, che scalda e abbraccia l’umanità con rispetto, compassione e fiducia. È stato davvero commovente. L’emozione e la gioia sono state immense e ho avuto la chiara consapevolezza che il legame col maestro non conosce né tempo né spazio. Era come se fossi stata lì da sempre.
Da quel momento ho determinato più profondamente di lottare ogni giorno per avere un cuore pulito e coraggioso.
Silvia Larese

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