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Gruppo Futuro a Roma - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:18

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Gruppo Futuro a Roma

I giovanissimi della capitale hanno salutato il nuovo anno parlando insieme delle prossime mete da raggiungere

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I giovanissimi della capitale hanno salutato il nuovo anno parlando insieme delle prossime mete da raggiungere

La riunione del gruppo Futuro, tenutasi il 3 gennaio scorso al Centro culturale di Roma, è stata l’occasione per circa quaranta adolescenti, fra i dodici e i diciotto anni, di ritrovarsi e parlare apertamente e con profondità di amicizie, amori e rapporti con i genitori, incoraggiandosi l’un l’altro a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Con l’energia e l’entusiasmo che li contraddistingue, ma anche con lo sguardo rivolto a un futuro pieno di speranza, i partecipanti hanno condiviso alcuni obiettivi: creare in ogni quartiere della città un nucleo di “giovanissimi” con almeno sette partecipanti; allargare le amicizie per far crescere un gruppo Futuro in ogni regione italiana; costruire felicità qualunque cosa accada nella vita; incontrare il presidente Ikeda entro il 2010 per renderlo partecipe delle conquiste personali. Hanno voluto inoltre ricordare cinque punti dati dal presidente Ikeda in occasione di un incontro con ragazzi della scuola media: fare Gongyo pieni di energia; studiare con forza; andare regolarmente a scuola; non dare preoccupazioni ai genitori e vivere ogni giorno con entusiasmo e allegria.
Luca Telloni e Chiara Cefalù

…e in Campania

In molte città stanno nascendo gruppi che riuniscono i giovanissimi. Anche a Salerno lo scorso novembre si è riunito per la prima volta il gruppo Futuro della Campania. I partecipanti hanno detto di non vedere l’ora di incontrarsi di nuovo sicuri che «con il Buddismo si può migliorare sempre, anche in una sola riunione».

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A Teresa Sarti il premio Costruttori di pace

In memoria di Teresa Sarti, cofondatrice e presidente di Emergency, un riconoscimento per il suo contributo alla promozione di una cultura di pace
In occasione del 61° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, il Comune di Castel­nuovo Magra (SP), l’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai e il Centro Interdisciplinare di Scienze per la pace dell’Università di Pisa, hanno organizzato un seminario “Lo scempio della guerra, le responsabilità della pace”, per parlare di responsabilità personali legate alla costruzione della pace. Sono intervenuti alla tavola rotonda Marzio Favini, sindaco di Castelnuovo Magra, Roberta Faggian, rappresentante della Soka Gakkai, e Pierluigi Consorti, direttore del Centro Interdisciplinare di Scienze per la pace. Ha ritirato il premio in memoria di Teresa Sarti Giuseppe Villarusso, rappresentante territoriale dei gruppi di Emergency a livello nazionale.
L’iniziativa si ripete da otto anni, da quando nel 2001 venne assegnato il primo riconoscimento a Daisaku Ikeda, presidente della SGI, per essersi distinto come maestro di pace.
Marta Borsi

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Quando la pace è un lavoro di gruppo
Su iniziativa individuale nasce un ciclo di incontri per chi vuole partecipare alla costruzione del cammino verso la pace esplorando, attraverso il dialogo, luoghi e modi per fare la propria parte

“Esercizi di dialogo per la pace”: il 17 novembre si è tenuto a Roma l’incontro “zero” finalizzato alla condivisione della base metodologica di dialogo e alla presentazione della Proposta di pace 2009 redatta dal presidente della SGI Daisaku Ikeda. Nessuno dei presenti non buddisti conosceva Ikeda e sono rimasti colpiti da un leader religioso “senza barriere” e concretamente attivo nella sua missione di pace.
Il gruppo ha esaminato il significato di pace e dialogo secondo il modello di Johan Galtung, fondatore dell’International Peace Research Institut e della rete Transcend per la risoluzione dei conflitti. Galtung usa l’analogia “definire la pace come assenza di guerra è come definire la salute come assenza di malattia” per esprimere il concetto di pace negativa e pace positiva. Per promuovere una società non violenta e più giusta è necessario che gli esseri umani per primi diventino consapevoli e si impegnino a trasformare, più che risolvere, i conflitti. Un conflitto, infatti, secondo Galtung, difficilmente può essere risolto, ma può essere trasformato, affinché ciò che sembrava incompatibile e bloccato si apra a una nuova prospettiva: allora per “guardare oltre” il solito orizzonte, il concetto chiave è la creatività.
Tra esempi ed esperienze personali siamo arrivati a esaminare il principio della non dualità dell’essere umano e del suo ambiente sul quale avevamo opinioni discordanti… «il vero dialogo può sfociare nel cambiamento degli opposti punti di vista, trasformandoli da solchi che separano gli individui in ponti che li uniscono. Ma è un’arte alla quale occorre esercitarsi ed educarsi», suggerisce Ikeda, ed è quello che siamo decisi a fare anche nei prossimi incontri, dove parleremo dello spirito di astrazione; vincenti e perdenti; eccessi dell’ideologia; competizione umanitaria; universalità interiore; condividere il futuro; disegnare il cambiamento.
Silvia Guglielmi

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Religione e ambiente
In provincia di Benevento esponenti di varie fedi hanno discusso del ruolo del singolo nella trasformazione dell’ambiente

Quanto conta l’azione dell’individuo nel benessere o malessere dell’ambiente naturale? E quanto il dialogo con se stessi condiziona queste azioni? Per rispondere a queste domande il 15 novembre a Sant’Agata dei Goti, provincia di Benevento, si è tenuto il convegno sull’emergenza ambiente dal tema “Il dentro e il fuori: il rapporto dell’uomo con la natura e con se stesso”. Organizzato dall’associazione Libra (Libera integrazione per il benessere e per le relazioni armoniche) ha rappresentato un momento di confronto tra sociologi, pedagoghi, psicologi ed esponenti della religione cattolica, islamica e buddista. Occasione di dialogo in cui i vari punti di vista concordavano nel dare importanza e responsabilità al percorso interiore di ogni singolo individuo. Così come concordavano nel ribadire la necessità di sanare la frattura creata tra l’individuo e l’ambiente. «Chi avrà fatto anche solo il peso di un atomo di bene lo vedrà e chi avrà fatto anche solo il peso di un atomo di male lo vedrà» recita il Corano, un concetto che ben sintetizza il nocciolo comune ai diversi credi. All’incontro, erano presenti l’imam Abdul La per la moschea di Napoli, il vescovo della diocesi di Cerreto Sannita monsignor Michele De Rosa, il sociologo Federico D’Agostino, il pedagogista Francesco Fusaro, lo psichiatra e psicoterapeuta Raffaele Sperandeo e, per la Soka Gakkai italiana Giuseppe Palatucci e Anna Bambino.
Ilaria Varriano

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I cannoni di San Marino sparano pace

Anche quest’anno l’organizzazione della riunione di Capodanno nell’hombu Rimini-RSM è stata affidata ai giovani che si erano prefissi lo scopo, ampiamente superato, di cento presenze. Molto incoraggiante è stata l’esperienza di Clara che si è laureata a cinquant’anni, vincendo su tutte le difficoltà che questa impresa comporta. I giovani hanno espresso le loro determinazioni e il coro ha riempito l’aria di energia, culminata nell’esplosione di “cannoni di pace” che hanno avvolto i presenti con coriandoli dorati.

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Verso l’ottantesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai / 2
La guerra e le persecuzioni del governo
Nei primi anni ’40 la Soka Gakkai sembra vacillare sotto i colpi della repressione. Molti dei suoi responsabili l’abbandonano. Makiguchi e Toda, invece, affrontano il carcere

Con l’inizio della Seconda guerra mondiale il governo militarista giapponese cominciò a reprimere ogni forma di libertà nel paese e in nome della sicurezza nazionale obbligò tutti i gruppi religiosi a unificarsi sotto l’egida dello Scintoismo, che divenne religione di stato. La Nichiren Shoshu accettò di fondersi con le altre scuole Nichiren e di esporre i talismani scintoisti accanto al proprio oggetto di culto, mentre Makiguchi e Toda si opposero con fermezza all’ingerenza del governo e in generale alla politica militarista di quegli anni. Da quel momento la persecuzione delle autorità si spostò dalla Nichiren Shoshu alla Soka Kyoiku Gakkai, e Makiguchi fu arrestato il 6 luglio 1943 con l’accusa di aver violato la legge per la preservazione della pace e di non aver rispettato i santuari scintoisti.
Makiguchi, dopo aver subito un interrogatorio senza alcuna garanzia, neanche quella di avere un avvocato, venne rinchiuso in una minuscola cella munita solo di una stuoia, in condizioni di estrema durezza. Consumato dal freddo e dalla denutrizione morì dopo circa un anno e mezzo, il 18 novembre 1944, a settantatré anni. Anche Toda fu arrestato insieme ad altri responsabili, ma fu l’unico a mantenere le sue convinzioni; gli altri per paura si dissociarono e furono rilasciati.
(tratto da Buddismo e Società, n. 116, pag. 42)

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