Quattro giovani voci dal Vecchio Continente raccontano come hanno scoperto che cosa avrebbero voluto fare davvero nella vita e quali ostacoli hanno dovuto superare nel loro percorso lavorativo. Quattro storie ancora in evoluzione, ma che possono trasmettere la forza giusta da mettere in campo
Lavorare per kosen-rufu
Till Markus, Germania
Pratico il Buddismo di Nichiren Daishonin da circa due anni.
Laureato in giurisprudenza, inseguivo il lavoro ideale fin dal 1996. La mia vita ruotava intorno al mondo di Avidità, stato vitale che caratterizzava il mio atteggiamento nello studio, nel lavoro e nella vita in generale, dove la nota ricorrente era la paura di non avere mai abbastanza.
Quando fu il momento di sostenere l’esame di stato, mi ritrovai a vivere una competizione incredibile, che in Germania è una situazione molto frequente per gli studenti di giurisprudenza e, ripensandoci, non esagero se affermo che quella fase della mia vita aveva in realtà contaminato anche il mio modo di pensare.
Dopo aver superato l’esame di stato cercai lavoro sia in Olanda che in Germania: avrei voluto un esito dignitoso per il mio percorso di studi. La giusta conclusione appariva sempre più lontana, fino a quando non mi si presentò l’occasione di tornare a Brema, la mia città natale. Mi fu offerto di lavorare come avvocato presso la facoltà di giurisprudenza, nell’ambito di un progetto internazionale sullo sviluppo delle aree marine e della pesca.
Nel frattempo avevo iniziato a praticare il Buddismo e il ritorno a casa coincise con la scoperta del significato di “adoperarsi per kosen-rufu”. Nel 2008 ricevetti il Gohonzon e subito iniziai la lotta con il mio vecchio “amico-nemico”: il senso di sfiducia in me stesso e i relativi desideri basati sul mondo di Avidità. Ricevetti un consiglio sulla fede, di cui confesso aver capito poco lì per lì, ma che si rivelò decisivo perché mi fece intravedere una nuova prospettiva. Mi fece riflettere sulla teoria del valore di Makiguchi per vedere se il lavoro che desideravo fare rispondeva ai tre requisiti di guadagno, bellezza e bene. Anche se afferrai poco di questo concetto cominciai a fare molto Daimoku per metterlo in pratica, e le cose iniziarono a muoversi velocemente. Nell’arco di poco tempo il lavoro presso la facoltà di giurisprudenza di Brema acquistò il sapore di una sfida positiva dandomi tanta gioia e la possibilità di approfondire la mia decisione di lavorare per kosen-rufu. Questa determinazione, unita alla preghiera, mi ha permesso di ottenere collaborazioni in altri progetti, finché, tempo fa, ho ricevuto una telefonata dal Ministero dell’ambiente tedesco che mi ha proposto l’incarico di curare un testo sulle politiche comunitarie della pesca e da questo lavoro sta prendendo corpo un progetto di ricerca sull’argomento, finanziato dall’Unione Europea.
In questi pochi anni di pratica ho scoperto che tenere sempre in mente lo scopo di realizzare la pace nel mondo amplia davvero le prospettive. Non solo, serbando l’obiettivo di kosen-rufu nel cuore, sono riuscito a trasformare la mia mancanza di coraggio in fiducia e speranza e a dare un senso alle mie azioni con le quali contribuisco alla felicità di tutti.
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Sciogliendo le mie illusioni
Zofia Kulicka, Germania
Sono tedesca ma di origine polacca. Anche se il mio primo incontro con il Buddismo risale a quattro anni fa, la mia vera rivoluzione umana è iniziata un anno fa quando ho svolto attività di byakuren in occasione di un evento dedicato alla pace a Berlino. Fino a quel momento posso dire di avere praticato fondamentalmente per me stessa, mentre in quell’occasione ho sperimentato cosa significhi dedicare veramente la propria vita agli altri. Ho sentito per la prima volta cosa vuol dire aprire il cuore e percepire la bellezza di essere legata alle altre persone.
In quel periodo avevo finito i miei studi di architettura e non sapevo che direzione dare alla mia esistenza. Recitavo Daimoku e leggevo spesso una frase di Ikeda il cui senso era: «Per condurre un’esistenza nella quale sentirsi ispirati ed essere di ispirazione agli altri, i nostri cuori devono essere vivi, colmi di passione e di entusiasmo. Per ottenere questo, come diceva anche il presidente Toda, abbiamo bisogno del coraggio di “vivere coerenti a noi stessi”. E per vivere coerenti a noi stessi ci occorre forza per non essere condizionati dall’ambiente o ossessionati dalla vanità e dalle apparenze illusorie. Invece di imitare gli altri, abbiamo bisogno di convinzione per essere in grado di pensare in maniera autonoma e di agire in base al nostro senso di responsabilità».
Soffrivo anche perché avevo bisogno di un lavoro, senza avere chiaro però cosa volessi fare: non sapevo come contribuire alla società attraverso i miei studi. Mi fu d’aiuto ricevere un consiglio sulla fede da una persona.
Di lì a poco ottenni un lavoro che durò solo quattro giorni, ma furono comunque sufficienti per farmi riflettere. Il mio capo aveva verso i collaboratori lo stesso atteggiamento che avevo io con i miei ex compagni di studio. Era una persona egoista, arrogante, incapace di costruire un dialogo, che imponeva sempre la sua opinione, proprio come facevo io.
Fu come ricevere una pugnalata dritta al cuore. Chiedevo a me stessa di sviluppare un atteggiamento positivo nei suoi confronti, ma ero impaurita e non riuscivo a esprimere le mie opinioni: la mia autostima colava a picco. Alcune settimane dopo la fine di questo breve incarico, non ero ancora stata pagata. Il mio ex capo si negava al telefono, non rispondeva alle e-mail, e io sprofondavo in una spirale sempre più negativa. Riuscii a interrompere questo circolo vizioso quando mi fu suggerito di recitare Daimoku per poter parlare con lui. Quando lo contattai si rivelò molto diverso: non solo mi pagò, mi disse anche di chiamarlo se ne avessi avuto bisogno in futuro.
Avevo vinto su me stessa: il mio ambiente era cambiato perché mi ero liberata dalla paura.
Grazie a questa esperienza, fu più facile recitare con determinazione e poco dopo ottenni un lavoro esattamente come desideravo. Inizialmente provai di nuovo paura ma grazie al Daimoku riuscii a comprendere che la paura aveva origine dalla mia vita. Capii anche che, guidata dall’avidità e dall’egoismo, avevo costruito nella mia mente un obiettivo “ideale” reso però “impossibile” dalla paura. Continuando ad approfondire, compresi che dovevo sviluppare la mia compassione per trasformare questo veleno che contaminava tutta la mia vita. Feci così tanto shakubuku: incoraggiando gli altri riuscivo a sfidare la mia negatività e scioglievo quindi le mie illusioni. Oggi mi sento una persona molto più felice.
Negli ultimi mesi, addirittura, il mio fidanzato ha affettuosamente ribattezzato gli incontri delle giovani donne della nostra zona “centri di shakubuku” visto che non perdo una sola occasione per incoraggiare le altre con tutta me stessa.
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Crisi o non crisi
Kristján Oskarsson, Islanda
Quando ho iniziato a praticare, nove anni fa, ero un diciannovenne pieno di grandi sogni, che riuscivo però a confessare solo a me stesso. Uno di questi, ad esempio, era diventare produttore cinematografico o teatrale, ma per paura di non realizzarlo e di essere deriso dagli altri, tenevo questo sogno per me.
Poi, sono avvenuti alcuni fatti importanti che mi hanno portato a cambiare questo mio atteggiamento e, tramite un percorso non semplice, a realizzare tanti dei miei obiettivi.
Nel 2007 il mio partner ottenne un ottimo incarico a Londra, quindi mi trasferii con lui nella capitale inglese; speravo così di realizzare più facilmente il mio sogno inespresso. Non passò neanche un anno che tornai in Islanda: senza il lavoro che speravo, di nuovo single e senza un centesimo in tasca. Fui costretto a tornare a vivere con mia madre, anche se nemmeno a lei riuscivo a confessare i timori e le speranze che nutrivo, ma recitavo Daimoku comunque per percepire gratitudine. L’unica convinzione che avevo era che rientrando in Islanda non avrei avuto alcuna difficoltà a trovare in breve tempo un’occupazione e a essere indipendente.
Ora, chi segue un po’ le notizie al di là di quelle sportive sa che sul finire del 2008 è scoppiata una crisi economica a livello mondiale, che ha condotto il mio paese alla bancarotta. Le condizioni di vita di moltissime persone sono diventate difficili. Di lì a poco mi fu chiaro che anche le mie sicurezze erano diventate come sabbia nella risacca del mare.
Fortunatamente la filosofia buddista ci permette di risvegliare in noi stessi la consapevolezza che esiste sempre un’alternativa. È inutile considerarsi vittime delle circostanze: possiamo scegliere se vincere o perdere, e io decisi di vincere. Rafforzando la mia fede, iniziai a vedere la situazione come un trampolino di lancio per la mia vita.
Avevo “solo” bisogno di trasformare i miei sogni in determinazione. Cominciai a cercare un lavoro e un appartamento. Nonostante la crisi economica, e io fossi quasi sempre al verde, cercavo di contribuire alle spese di casa, visto che avevo ottenuto un’occupazione part-time. Mi decisi anche a parlare con mia madre a cuore aperto raccontandole i miei desideri. Toccata dalla mia sincerità, mi ascoltò e dimostrò una grande fiducia in me dicendomi che mi avrebbe sostenuto in ogni modo possibile. Era la prima volta che avevo trovato il coraggio di dare voce ai miei sentimenti.
Da allora, mi impegnai a studiare di più e a recitare un Daimoku sincero e molto concentrato. Una cosa mi è stata di grande aiuto: l’importanza della gratitudine nella preghiera. Una profonda gratitudine non solo per le cose verso cui è facile provarla ma anche per le circostanze che ci creano difficoltà.
Iniziai a inviare curriculum per svariati lavori e continuai a cercare un appartamento. In poco tempo trovai una casa, ma la ditta per cui lavoravo annunciò un forte ridimensionamento dovuto alla crisi economica… che per me significò un aumento dell’orario del part-time! Tuttavia i soldi non bastavano ancora per pagare l’affitto e per vivere, per cui continuando a recitare Daimoku si presentò un’altra occasione da uno dei molti contatti avviati in precedenza. Il nuovo lavoro in ambito teatrale si dimostrò proficuo in tutti i sensi, anche perché era accanto all’appartamento che avevo appena preso in affitto.
Sfidandomi fino in fondo, ho dimostrato a me stesso che ogni cosa è possibile anche se le circostanze sono oggettivamente difficili. Tutto dipende dalla determinazione che abbiamo e che manteniamo. La Legge mistica esiste e funziona davvero. Finalmente il mio desiderio di lavorare come produttore cinematografico si sta concretizzando.
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L’impossibile possibile
Polona Celhar, Slovenia
Ho iniziato a praticare sei anni fa e nel 2004 ho ricevuto il Gohonzon. Da quel momento ho cambiato tante cose nella mia vita, man mano che ho approfondito la relazione tra maestro e discepolo.
Ho sempre avuto sfiducia nelle mie capacità sia nello studio universitario che nel lavoro, ma quando iniziai a praticare sentii che avevo il Gohonzon su cui poter sempre contare. Così decisi di cambiare lavoro e anche se all’inizio il nuovo posto sembrava un idillio, si tramutò rapidamente in un incubo. Ogni giorno piangevo, sentendomi un’aliena in un ambiente lavorativo falso e disonesto. Il mio cambiamento però era già in atto: da persona che prediligeva una pratica solitaria e tendeva a evitare l’attività di gruppo, cominciai a fare attività come byakuren e a creare un legame col presidente Ikeda.
Il contratto con il “lavoro-incubo” giunse al termine. Grazie ai molti curriculum spediti tempo prima, accettai una proposta di lavoro che purtroppo, però, non si rivelò un granché. Quando partecipai al corso estivo europeo come byakuren, ero nuovamente disoccupata.
Mi sentivo depressa, incapace di sostenere gli altri, ma in quel momento capii profondamente che la mia realizzazione passava anche dall’accettazione di me stessa e dei miei difetti.
Tornata a casa, continuavo a percepire la mia arroganza: rifiutavo lavori che giudicavo poco creativi. Ma chi ero io per rifiutare un lavoro, qualunque esso fosse, in quella situazione? Inoltre, a parte i miei compagni di fede, nessuno credeva che avrei potuto realizzarmi come libera professionista nel mio settore e per di più con uno stipendio fisso.
Continuai comunque a svolgere attività byakuren fino a che, poco prima del corso nazionale sloveno, ricevetti una serie di incarichi stimolanti come libera professionista, con buone entrate e per un discreto arco di tempo, così come desideravo.
Verso la fine di queste collaborazioni, e quindi di un nuovo “buio economico”, mi fu offerto di partecipare a un corso in Giappone. Decisi di andare a incontrare sensei anche se non avevo la benché minima idea di come risolvere la mia situazione economica e lavorativa. Mi sentivo combattuta fra me e me perché dovevo pagare a settembre anche l’iscrizione a un corso di fotografia oltre al corso in Giappone, ed era una bella cifra. Con la testa mi dicevo di non partire e risparmiare così i soldi ma col cuore sentivo che volevo partecipare al corso: per me, per la Slovenia e per kosen-rufu.
Sono tornata dal Giappone con un profondo senso di gratitudine verso sensei: se non fosse per lui ora non starei praticando il Buddismo. Ho anche approfondito il mio legame con lui e ho deciso di aiutare tutte le persone a scoprire la loro meravigliosa Buddità.
Proprio mentre ero lì ricevetti un messaggio dal proprietario di uno studio con il quale avevo collaborato in precedenza senza successo, che voleva vedermi al mio ritorno. Mi ha offerto un lavoro presso il suo studio grafico e, dopo solo tre mesi di prova, mi ha confermato a tempo indeterminato! Non solo, mi ha regalato anche un iPhone lo scorso Natale. Inoltre un importante progetto di lavoro che ho fatto mesi fa è stato scelto fra molti altri. Ho trasformato il mio impossibile.