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La promessa dell’Europa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:53

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La promessa dell’Europa

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In queste pagine gli ultimi eventi in ordine cronologico: la riunione generale europea a Madrid in occasione dell’apertura del Centro culturale spagnolo e a Roma dove si sono riuniti in quattromilacinquecento da tutto il continente. Sul prossimo numero ulteriori resoconti

La realizzazione di questo numero speciale sul cinquantesimo anniversario è stata possibile grazie a:
Alessandra Fornasiero, Giusi Norcia, Monica Piccini, Matteo Pisani (per i testi)
Marco Barozzi, Raffaela Conti, Carola Giordano, Mara Gulizia, Andrea Sabatello, Alessandra Tinozzi (per le immagini)

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A passo di flamenco

L’apertura del nuovo Centro culturale a Madrid è la dimostrazione che anche la situazione più drammatica può trasformarsi in positivo. I difficili anni della scissione col clero sono ormai lontani e la SGI spagnola è arrivata a contare oggi quattromila membri

È stata piena di gioia, di significato e di spirito poetico la riunione generale europea tenutasi a Madrid il 16 ottobre 2011, con cui il nuovo Centro culturale della capitale spagnola (foto sotto), inauguratosi il giorno precedente, ha da subito aperto le sue porte all’Europa. «Questo Centro è anche vostro, sentitevi come a casa vostra, comodi e benvenuti», ha dichiarato Luisa Gonzales, responsabile della Divisione donne SGI spagnola, accogliendo i duecentocinquanta partecipanti alla riunione provenienti da tutti i paesi europei. Questo Centro culturale è stato costruito ex novo con una architettura moderna e rispettosa dell’ambiente. Le sale sono a vetri, piene di luce come il butsuma principale a piano terra che può accogliere duecentocinquanta persone e cento quello più piccolo; ma anche gli uffici ai piani superiori, il negozio, la stanza maestro-discepolo in via di allestimento. Corredato da un ampio terreno circostante che diverrà un parco, il Centro di Madrid rappresenta soprattutto «il bastione e il simbolo di una immensa vittoria», ha sottolineato Kayoko Asano, responsabile Divisioni donne e giovani donne della SGI.
Gli interventi di Enrique Caputo, direttore generale della SGI spagnola, Luisa Gonzales, Hideaki Takahashi, responsabile della SGI europea, Yoshitaka Oba, direttore generale della SGI e Kayoko Asano hanno anche fatto riferimento agli anni difficili della scissione dalla Nichiren Shoshu, dove rimasero a lottare fianco a fianco al maestro solo poco più di cento membri in tutto il paese. In particolare, Enrique Caputo e Luisa Gonzales hanno testimoniato il costante incoraggiamento, l’amore, la profonda compassione del maestro Ikeda e della signora Kaneko in quel momento così cruciale. Non solo. Durante quella fase di ricostruzione abbiamo visto la solidarietà di tanti compagni di fede che da tutto il mondo non hanno mai smesso di sostenere i membri spagnoli. «Ma la gratitudine – continua Caputo – non deve limitarsi ai sentimenti, deve concretizzarsi nelle nostre azioni, nella nostra vita, perché sia possibile “interpretare una sinfonia di gioia” con il nostro maestro».
«Portare avanti kosen-rufu è come coltivare una terra che è stata abbandonata», ha sottolineato Oba, condividendo con i partecipanti gli incoraggiamenti di sensei. Ricostruire non significa riportare le cose a una situazione precedente, ma grazie al potere della Legge mistica possiamo trasformare una grande disperazione in una grande felicità. E questa gioia di emergere danzando, testimoniata dalla grande vittoria della SGI spagnola che oggi conta più di quattromila membri, è stato il leitmotiv dello spettacolo che ha ripercorso gli anni della semina, durante la prima visita di Ikeda in Europa, quelli della lotta, sulle note del Flauto magico, e quelli in cui i discepoli fanno un grande voto, emergendo dalla terra al passo di flamenco. La riunione si è conclusa con le esperienze dei responsabili della Divisione giovani e con un coro gioioso che ha coinvolto i partecipanti, dando voce alla determinazione dei discepoli di realizzare il sogno del maestro, il secondo atto di kosen-rufu in Europa. “One Europe with Sensei”.

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Amsterdam e Lisbona aprono le porte alla pace nel mondo

Il 10 e il 18 ottobre sono stati inaugurati nelle città di Amsterdam e Lisbona il secondo Centro culturale olandese e il primo del Portogallo

Nel 1991 fu aperto il Centro culturale di Zeist non lontano da Utrecht, nel cuore di una foresta. L’inaugurazione, vent’anni dopo, del Centro di Amsterdam rappresenta una tappa importante per lo sviluppo di kosen-rufu nei Paesi Bassi.
Nel 1961, l’Olanda fu la terza tappa del viaggio del presidente Ikeda. «I leader devono studiare e sperimentare le cose per primi. Se dimenticano di fare questo, sono già colpevoli di negligenza: non sono più veri leader, ma solo individui attratti dall’illusione dell’autorità. […] Come futuri leader dovete mantenere lo spirito di studiare e sperimentare in prima persona. […] Se volete contribuire a un pae­se, dovete prima impararne la lingua. […] Ma non ci fermiamo alle lingue, cerchiamo di avere una portata internazionale e di studiare tante cose. La saggezza è qualcosa che acquisiamo con il Buddismo, la conoscenza invece la dobbiamo cercare nel mondo» (NRU, 5, 16). E con questo desiderio di apertura ha inizio quindi un’altra fase nella terra dei tulipani.

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Anche i membri portoghesi hanno la loro “casa” per kosen-rufu, che è stata inaugurata il 18 ottobre a Lisbona. La realizzazione di questo sogno parte da un report sulle attività della Divisione giovani inviato al presidente Ikeda in occasione del suo compleanno nel 2010. Ikeda, informato del fatto che i giovani facevano base a casa di uno dei responsabili, mandò loro un messaggio inatteso: «È arrivato il momento di cercare un Centro culturale». Dopo tredici mesi l’edificio adatto è stato trovato e ristrutturato come sede per kosen-rufu.
Questo è accaduto in una fase in cui anche il Portogallo sta vivendo una crisi economica senza precedenti. È quindi un segnale di positività che sta a significare: è arrivato il momento di trasformare il veleno in medicina.
Sensei visitò Lisbona per la prima volta nel 1965 e all’epoca non c’era nemmeno un membro. Nella Nuova rivoluzione umana si legge: «Il tempo è arrivato. Il tempo è ora. Cominciamo il nostro viaggio! Imbarchiamoci nel grande viaggio di kosen-rufu che aprirà una nuova rotta verso la pace» (NRU, 10, 205). Questa è la decisione di Shin’ichi davanti al monumento del principe Enrico il Navigatore.

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Come le radici di un grande albero

messaggio di Daisaku Ikeda

Congratulazioni vivissime per questo gioioso cinquantesimo anniversario del movimento di kosen-rufu in Europa! Sono immensamente felice di poter celebrare questa pietra miliare insieme a tutti voi, miei amati compagni di fede della SGI europea.
Oggi la grande alleanza della Soka Gakkai Internazionale, fondata sui princìpi umanistici del Buddismo, risplende sempre di più, continuando a espandere il suo raggio di speranza e di amicizia in tutto il continente europeo. Ciò è accaduto grazie alla vostra sincera dedizione in questi lunghi anni. La SGI europea ha trionfato. Tutti voi avete trionfato. Dichiariamo oggi a gran voce le nostre grandiose vittorie.
Nichiren Daishonin afferma: «Più profonde sono le radici, più rigogliosi crescono i rami; più lontana è la sorgente, più lungo è il corso del fiume». Le radici di un grande albero e la sorgente di un fiume possente rimangono per lo più nascosti. Ma laddove crescono radici forti e profonde ed esistono ricche sorgenti di acqua pura, lì si trovano crescita duratura e sviluppo eterno. Questo basilare principio riguarda sia le vite individuali sia i gruppi e le organizzazioni.
La linfa vitale e la sorgente del Buddismo vivono nell’indomito spirito dei maestri e dei discepoli Soka, lo spirito di ereditare correttamente l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin delle persone comuni e vivere in esatto accordo con i suoi princìpi. Finché questo spirito verrà fermamente riconfermato, non c’è dubbio che la vivace corrente di kosen-rufu in Europa continuerà ad accrescere la sua spinta come un fiume imponente, a scorrere vigorosa e senza sosta non solo per i prossimi cinquant’anni ma per tutti i secoli a venire.
Ognuno di voi, che ha vissuto con me durante gli anni pionieristici del movimento di kosen-rufu pregando sinceramente per la felicità degli amici e continuando ad avanzare per la prosperità del proprio pae­se in mezzo a infinite sfide e difficoltà, ha stabilito la preziosa “sorgente fondamentale” della corrente di kosen-rufu in Europa che vediamo oggi. Alla luce degli insegnamenti del Budda non c’è alcun dubbio che la fortuna da voi accumulata continuerà ad accrescersi anno dopo anno, proteggendo e avvolgendo voi, i vostri discendenti e le persone a cui siete legati da una profonda relazione karmica.
Sono deciso a vegliare su di voi e a proteggervi per l’eternità e continuerò a inviarvi le mie più fervide preghiere affinché tutti voi, che siete uniti da profondi legami mistici e condividete una così nobile missione, continuiate ad avanzare in armoniosa unità e possiate tutti, senza eccezioni, accedere a una suprema condizione vitale come vittoriosi campioni di umanità.
È mio profondo desiderio che ognuno di voi faccia di questa riunione generale europea una nuova partenza per avanzare ancora, e vi chiedo di lottare in allegria e con gioia per continuare a diffondere la pace, la felicità e l’amicizia nella società.
Invio a ognuno di voi, miei preziosi compagni di fede della Soka Gakkai europea, le mie sincere preghiere per la vostra salute, per il successo dei vostri sforzi e per la felicità e la prosperità dei vostri familiari. Vi prego di stare bene!

22 ottobre 2011
Daisaku Ikeda

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Stati Uniti d’Europa

Il 21 ottobre, riunione dei rappresentanti di ventotto paesi europei a Roma

È stata un’emozione davvero grande recitare Gongyo e Daimoku insieme a oltre cinquecento rappresentanti appena giunti a Roma da ogni parte d’Europa per celebrare il cinquantesimo anniversario del primo viaggio di sensei nel nostro continente! Cinquecento voci perfettamente all’unisono, dalla Danimarca alla Grecia, dal Portogallo alla Croazia, unite nella gratitudine per sensei e nella determinazione di realizzare adesso una nuova partenza di kosen-rufu in Europa all’insegna dell’unità tra compagni di fede e di una relazione sempre più profonda con il maestro. E proprio di unità ha parlato nel suo intervento il direttore generale della SGI, Yoshitaka Oba: «Se guardiamo alla storia dell’Europa – ha detto – essa è stata caratterizzata da continue divisioni e conflitti. Tuttavia, in tutti questi anni, grazie al continuo incoraggiamento di sensei, la SGI europea ha realizzato magnificamente ciò a cui i nostri predecessori avevano anelato: un’unica Europa, una famiglia unita che ha superato i confini geografici e sta avanzando in armonia». In una guida recente il presidente Ikeda scrive: «Qual è nella Soka Gakkai il requisito numero uno per realizzare l’unità? La base dell’”unità di diversi corpi, stessa mente” è sintonizzarsi col ritmo del maestro e sforzarsi nello spirito della relazione tra maestro e discepolo. Solo quando i cuori sono uniti l’uno con l’altro e gli ingranaggi combaciano, il grande motore di kosen-rufu inizia a muoversi». Per questo, ha detto Oba, sensei ci ricorda quanto è importante non parlare mai alle spalle uno dell’altro cercando l’appoggio di terzi e creando fazioni. Creare unità significa innanzitutto fare la propria rivoluzione umana, poiché senza superare l’egocentrismo e l’egoismo non può esservi unità. «Sensei sta osservando con attenzione se in ogni nazione stanno crescendo persone di valore, se i giovani stanno emergendo uno dopo l’altro, se la forza dei Budda si sta espandendo, se i leader stanno recitando Daimoku con serietà sfidandosi per primi». A questo proposito, Oba ha riportato il messaggio inviato alla riunione dei responsabili di centro di Nagoya, il 9 ottobre: «Porgete i miei più calorosi saluti a tutti i presenti – ha scritto il presidente Ikeda. Io sto benissimo. Il motivo per cui sto guidando il nostro movimento in modo non diretto è per far sì che crescano persone di valore. Perciò non vi preoccupate. Tutti i giorni io sto continuando a guidare il nostro movimento. Sto pregando ancora di più per la vostra salute e vittoria. Perciò mirate a una vittoria completa. Prego per i vostri grandiosi successi. Impegnatevi con tutte le vostre forze». Sono convinto, ha concluso Oba, che sensei e sua moglie stiano vegliando anche su questa riunione. Perciò miriamo al 2030, centesimo anniversario della fondazione della Gakkai e rispondiamo alle aspettative di sensei con uno sviluppo ulteriore nelle nostre organizzazioni. Siete d’accordo? Con la determinazione “One Europe with Sensei”, diamo il via a un nuovo progresso di kosen- rufu colmi di speranza!».

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19 ottobre, “giorno d’Italia”

Il 19 ottobre del 1961 il presidente Ikeda visitò per la prima volta l’Italia. Grazie al richiamo del suo Daimoku sono emersi moltissimi Bodhisattva della Terra e in tutti i Centri si è commemorato questo giorno. Al Centro culturale di Roma, in riconoscimento delle lotte realizzate dai pionieri, sono stati premiati come rappresentanti Toshiko Nakajima e Karl Potter, accolti da uno scroscio di applausi di gratitudine. Per entrambi è stato impossibile trattenere la commozione.

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Adesso sono pronta

di Lisa Cowan

Lisa, in rappresentanza del comitato europeo dei giovani, racconta come le tappe fondamentali della sua crescita siano state scandite dagli incontri con il presidente Ikeda, fino ad arrivare alla consapevolezza che avere un grande maestro è il tesoro più prezioso

Il ricordo del mio primo incontro con il presidente Ikeda è un po’ annebbiato; fu nel 1989, quando avevo dodici anni. I prati intorno a Taplow Court erano stati allestiti dai membri della SGI-UK per il Festival di maggio, con bancarelle che offrivano ogni sorta di regali e di attività. Nitida invece è la sensazione che provai: indossavo un cappellino di paglia e mi sentivo libera e felice. E cercavo di stare vicino al palco quando lui era lì. Non ricordo che cosa disse o fece, ricordo invece il suo grande sorriso.
Nel ’94 il secondo incontro: avevo sedici anni ed ero orgogliosa di far parte del gruppo Futuro. Ebbi l’occasione di cantare e ballare per il presidente Ikeda e ciò mi elettrizzò. Non capivo ancora bene chi fosse, ma volevo assolutamente far parte dello spettacolo in suo onore. Partecipai seriamente alle prove e diedi il massimo durante la performance e anche quella volta mi sentii libera e felice.
Al termine dello spettacolo ricordo di aver visto il presidente Ikeda e la moglie alzarsi in piedi e applaudirci. Noi gli chiedemmo: «Ha qualche consiglio per noi, sensei?». Sorrise e rispose: «Tenete sempre in gran conto vostra madre».
Negli anni seguenti, la mia pratica ebbe alti e bassi ma quando i miei amici erano in difficoltà, spesso li incoraggiavo a recitare Daimoku. All’università, attraversai una fase difficile e mia madre mi inviò una riflessione di Ikeda: «Scalate la montagna davanti a voi e mentre salite le sue pendici, si apriranno nuovi orizzonti e poco alla volta comprenderete la vostra missione». Appesi questa frase al muro e, a ogni trasloco, la riattaccavo subito. La leggevo continuamente, mi infondeva speranza.
Il successivo incontro lo ebbi nel 2006. Ero stata a New York per un breve e felice periodo, ma quando tornai a casa venni travolta da un’ondata di negatività. Piangevo come una fontana e mia madre con garbo mi incoraggiava a recitare, così mi trascinavo davanti al Gohonzon. Iniziavo Gongyo senza entusiasmo e ripensavo alle parole di sensei per ritrovare un po’ di slancio. Ricominciavo Gongyo e, sebbene non riuscissi a smettere di piangere, pronunciavo ogni parola con la determinazione di vincere.
Una sera, asciugate le lacrime, ricevetti una telefonata: mi veniva offerto di partecipare al mio primo corso in Giappone.
Dal 2006 ho incontrato sensei ogni anno, fino al 2009 e ogni volta ho determinato di far progredire kosen-rufu nel mio paese.
Il gennaio del 2007 fu particolarmente significativo per me. Durante la riunione per i responsabili di Centro ero seduta in prima fila, molto vicino a sensei. Durante la riunione chiese ad alcuni studenti giapponesi se sapevano da dove veniva Florence Nightingale. Vennero date diverse risposte, nessuna corretta e in cuor mio urlai: «Regno Unito!», ma la mia lingua era paralizzata. Esitai e l’attimo passò. Più tardi, durante la riunione disse: «Su chi posso contare?». Il mio cuore gridava di nuovo: «Regno Unito» e questa volta uno dei miei amici britannici gridò: «Regno Unito!» e mi aggregai, ma avevo di nuovo esitato.
Più tardi sensei volle distribuire alcuni regali. I primi due erano già stati assegnati e per consegnare il terzo si guardò attorno. Quando rivolse lo sguardo nella mia direzione sentii un tuffo al cuore e le gambe molli, sentivo che in quel momento il cuore del mio maestro era aperto e rassicurante, ma io ero troppo insicura per rispondere. Ancora una volta persi l’attimo e qualcuno seduto poco più avanti si alzò per ricevere il regalo. Ero arrabbiata con me stessa. Nel momento cruciale avevo chiuso il mio cuore al maestro e avevo esitato. Non riesco a descrivere il dolore che provai. Lasciai la riunione recitando Daimoku nel cuore e cercando di tirare fuori la Buddità. Quella sera ripensando all’incontro con Ikeda, compresi che mi aveva fatto vedere una mia grande debolezza. Decisi che da quel momento mi sarei alzata senza esitazione come discepola di sensei e avrei usato la mia voce con coraggio.
Incontrai Ikeda di persona per l’ultima volta nel 2009. La sera prima della riunione mi dissero che, assieme a un altro giovane, avrei ricevuto in rappresentanza del Regno Unito un regalo dal presidente Ikeda. Ero felicissima, ma anche preoccupata. Pensavo che sensei mi avrebbe guardato negli occhi e avrebbe visto tutto ciò che non stavo facendo, tutte le cose in cui non stavo vincendo. Quella notte recitai ore di Daimoku e ricordai la frase del Gosho: «È mio desiderio che tutti i miei discepoli formulino un grande voto» (RSND, 1, 891).
Mentre recitavo Daimoku, nella mia mente prese forma un’immagine: ero seduta alla riunione; sensei era sul palco e teneva un discorso. Improvvisamente si alzava, si metteva a lato della sedia e diceva: «Chi è pronto a prendere il mio posto?». Questa immagine rimase per un istante. Stavo recitando Daimoku per fare il voto di dedicare la mia vita a kosen-rufu e, finalmente, riuscii a correre mentalmente verso la sedia di sensei. Sentivo un gran peso, ma continuai a promettere che avrei realizzato il sogno del mio maestro. Il giorno seguente, riuscii a incontrare sensei con il cuore libero e felice e a guardarlo dritto negli occhi e, nel breve momento a mia disposizione, lo invitai a venire nel mio paese.
Quando partecipai al corso nel 2010, venne spiegato che il presidente Ikeda non avrebbe partecipato alla riunione generale. Determinai di partecipare a quella riunione e di mostrargli che poteva contare sul Regno Unito per proteggere la Soka Gakkai. In uno dei suoi messaggi aveva detto: «Il palcoscenico adesso è vostro». La sera prima della riunione generale mi venne detto che l’indomani mi sarei seduta sul palco, a rappresentare l’Europa. Era come se la visione avuta davanti al Gohonzon l’anno precedente stesse diventando realtà. Passai tutta la riunione a promettere in cuor mio che mi sarei assunta la responsabilità di kosen-rufu in Europa. Al mio ritorno, grazie agli incoraggiamenti ricevuti, riuscii ad avanzare nella mia rivoluzione umana, ricevendo benefici incredibili, compresa l’opportunità di essere la corrispondente europea per Hazel Henderson, la futurologa e pioniera dello sviluppo sostenibile i cui dialoghi con Daisaku Ikeda sono stati pubblicati con il titolo Cittadini del mondo (Sperling & Kupfer, 2005).
Ho avuto la fortuna di essere stata incoraggiata fin da piccola dai miei genitori e dai membri più anziani nella fede, a cercare un legame con il presidente Ikeda. Da bambina sperimentai grande speranza, felicità e libertà quando feci lo sforzo di stabilire una qualche relazione con sensei. Non avrei mai immaginato quale impatto avrebbe avuto nella mia vita avere un grande maestro, ma adesso posso dire che è il mio tesoro più prezioso.
Mi impegno a fare la mia rivoluzione umana per tracciare un sentiero di speranza per l’umanità. Non lascerò mai la Soka Gakkai. Prometto di passare il resto della vita a ripagare il debito di gratitudine che devo al mio maestro per il modo di vivere che mi ha permesso di sviluppare. Lo farò assumendomi la piena responsabilità di far crescere future generazioni di persone capaci e di creare una famiglia Soka armoniosa in Europa. Proteggerò il mio maestro per sempre. Proteggerò la Soka Gakkai per sempre, qualunque prova io debba affrontare.

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Roma, 22 ottobre

“One Europe with Sensei” è lo slogan che risuonava al termine della riunione che ha raccolto quattromila partecipanti dall’Italia e cinquecento da tutto il continente. Ed è la risposta alla richiesta di assumersi una maggiore responsabilità verso il futuro

Il 22 ottobre dentro il Palalottomatica batteva un unico cuore: quello dell’Europa, unita intorno al desiderio di contribuire alla creazione di un mondo più felice. Per partecipare a questo incontro, nei giorni precedenti, sono arrivati membri da tutta Europa e, nella stessa giornata, da tutte le regioni italiane, viaggiando anche per molte ore.
Il maestro, l’Europa e i discepoli sono stati i temi centrali dell’incontro. Con un occhio di riguardo ai giovani e ai giovanissimi che, fin dall’inizio, hanno scaldato la sala col loro entusiasmo. A distanza di cinquant’anni dalla prima volta in cui Daisaku Ikeda mise piede a Roma, il 19 ottobre 1961, ad accoglierlo oggi ci sarebbe una folla: in questi decenni sono oltre centomila le persone che hanno abbracciato il Buddismo di Nichiren, dal Portogallo alla Russia.
Il direttore generale della SGI Yoshitaka Oba, nel suo discorso, ha rivolto un appello all’impegno individuale per costruire una “nuova Soka Gakkai dei giovani”, un compito che, appunto, riguarda in primo luogo i giovani, che non devono smettere mai di essere umili e di approfondire gli insegnamenti buddisti, ma nel contempo gli adulti, dai quali ci si aspetta un sostegno a tutto tondo.
Il presidente Ikeda, nel messaggio inviato, si è rivolto con parole chiare e piene di apprezzamento a tutti coloro che hanno celebrato questa festa europea: «Ognuno di voi ha stabilito la preziosa “sorgente fondamentale” della corrente di kosen-rufu in Europa che vediamo oggi». Ovviamente, una lode a tutti i membri del Vecchio Continente. Di fatto, era come se Ikeda fosse fra i partecipanti che hanno ascoltato le parole del messaggio, i brani della Nuova rivoluzione umana in cui si ripercorrevano quei giorni ottobrini del 1961, le testimonianze di chi lo ha incontrato e ha deciso di assumere la sua stessa determinazione nel dedicarsi alla pace. Quando sono arrivate le note dell’Intermezzo della Cavalleria Rusticana, si sono “sciolti” in lacrime perfino gli orchestrali. A sorpresa Carmen Consoli è salita sul palco e ha cantato “Guarda l’alba” «che ci insegna a sorridere, quasi sembra che ci inviti a rinascere, tutto inizia, invecchia, cambia forma, l’amore tutto si trasforma, l’umore di un sogno col tempo si dimentica», offrendo il suo omaggio ai Bodhisattva della Terra europea. Un filmato ha ripercorso le tappe del viaggio del maestro e, subito dopo, i passi dei discepoli che si impegnano a mettere in pratica ciò che hanno appreso. La relazione tra maestro e discepolo vive nel realizzarsi di una promessa. «Mi ha commosso vedere sensei che pensava alla promessa fatta a Toda», dice una diciannovenne che da questo momento si impegnerà ancor di più per la felicità altrui. Il palcoscenico è dei giovanissimi: «Offro la voce convinta e fiera / a chi parole non ha più / resto al fianco del tuo progetto / difendo il tuo sogno adesso / cantando i miei versi per la libertà». È il coro dei ragazzi fra gli undici e i venticinque anni che ricordano, a chi ancora avesse qualche dubbio, che il testimone è stato raccolto.
L’Inno alla gioia ha concluso la riunione ma, oltre al coro vero e proprio la direttrice d’orchestra ha diretto quello che si levava dalla platea e dagli spalti. È arrivato il momento di assumersi la responsabilità di proseguire il lavoro compiuto da Ikeda. One-Europe-with-Sensei, un’Europa con sensei, viene scandito con forza come a dire che il messaggio è chiaro per tutti: «Kosen-rufu si può fare, anzi si deve fare!», come commenta una partecipante. L’Europa è pronta a dare il suo contributo. Ora più che mai.

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Costruite una SGI dei giovani

Quali sono i requisiti affinché la SGI possa crescere e prosperare nel futuro? Di questo hanno parlato i responsabili della SGI Yoshitaka Oba e Kayoko Asano spiegando cosa significhi collaborare a una SGI dei giovani

intervento di Yoshitaka Oba, direttore generale della SGI

Voi tutti siete stati richiamati dalla profonda preghiera di sensei e siete apparsi come nobili Bodhisattva della Terra sul palcoscenico della vostra missione. Sono convinto che, avendo ereditato il testimone dei successori, la riunione di oggi sia la “cerimonia di promessa” per portare avanti questa missione.
Sotto la guida del presidente Ikeda e grazie alla lotta che avete intrapreso giorno e notte, in ogni nazione europea, oggi sono state completate salde fondamenta. Per far sì che la corrente dell’umanesimo possa continuare a scorrere, sensei ci sta lasciando importanti guide che affrontano vari temi.
Una di queste indicazioni spiega che è compito della Soka Gakkai continuare a perseguire la costruzione di una “Gakkai dei giovani”. E, a questo proposito, Ikeda ha scritto: «I discepoli prendono l’iniziativa. I discepoli danzano. I discepoli vincono. È giunta l’era in cui le realizzazioni di maestro e discepolo Soka avvolgano la terra. I vostri volti sorridenti, espressioni di vittoria, sono la sorgente della speranza che illumina l’intera umanità. La vostra prova concreta è la felicità che inonda il globo. Finalmente è iniziato un nuovo sviluppo della Soka Gakkai dei giovani. Desidero affidare concretamente il testimone dell’”eterna vittoria” a ognuno di voi, miei amati giovani. Siete voi i successori. Affido tutto a voi. Vi chiedo di lasciare questo tesoro eterno alle generazioni successive. Forza, sta arrivando la vostra occasione! Vincendo ogni singolo giorno, costruiamo insieme una vittoriosa Soka Gakkai dei giovani!».
Questo appello è rivolto principalmente ai giovani, ma dal punto di vista generale sono convinto che sia un appello rivolto a tutti noi discepoli. Questo dovrebbe essere il nostro modo di interpretarlo. Mi auguro che in ogni nazione, tutti si impegnino a incidere nei propri cuori questa importante guida e allo stesso tempo a costruire una “Gakkai dei giovani”.
Recentemente il presidente Ikeda ha scritto il capitolo “Luce della felicità” (La nuova rivoluzione umana). Questo titolo indica la luce della Legge mistica che salva chi soffre conducendolo alla felicità. La pronuncia in giapponese di questa parola sta a significare anche “ricostruzione”, in altre parole l’invito a rialzarsi con vigore dalla tragedia del terremoto. Il che non vuol dire tornare semplicemente alla situazione precedente al terremoto, ma è l’incoraggiamento pieno di compassione di sensei che indica come il potere della Legge mistica ci permetta di “trasformare il veleno in medicina” e ottenere un’incredibile condizione vitale di felicità, neanche paragonabile a quella precedente. In questi brani troviamo delle guide importanti per il futuro della SGI. Per questo desidero studiarne alcune insieme a voi.
Immagino che fra di noi ci siano persone che in questo momento lottano contro il proprio karma e i problemi della vita. Qui Ikeda sottolinea che qualsiasi situazione disperata si può trasformare in speranza, perché questo è il potere della Legge mistica: «Nella vita si presentano molte prove, inoltre, ognuno ha il proprio bagaglio karmico. Impegnandosi nella fede è del tutto normale che insorgano persecuzioni. Ma non esiste una vita dove tutto procede a gonfie vele. Però, anche se ci troviamo nelle tenebre della disperazione profonda, possiamo continuare ad accendere la luce della speranza nei nostri cuori grazie alla fede. È necessario credere nel Gohonzon, continuare a recitare Daimoku e impegnarsi attivamente nella propagazione del Buddismo. In questo modo sicuramente si aprirà una strada. E come esseri umani diventiamo più forti, poiché noi tutti siamo nati con la missione di diventare felici!».
Inoltre, riguardo all’importanza del rispetto e dello stimolo reciproco tra i membri anziani nella fede e le giovani generazioni, il presidente Ikeda scrive: «Il futuro va affidato completamente ai giovani. Incoraggiate i vostri successori e fate sì che si possano impegnare. I giovani allora cresceranno rapidamente. Ci saranno dei casi in cui i giovani supereranno anche i responsabili anziani nella fede. Ma le persone anziane nella fede devono far sì che i giovani possano far emergere sempre di più le loro capacità. Devono fare qualsiasi cosa per i giovani. Non devono assolutamente ostacolarli. Al contrario devono essere i primi a rivolgere ai giovani parole di incoraggiamento».
Allo stesso tempo, sensei si rivolge ai giovani usando parole severe: «Voi, la generazione che è diventata leader quando l’organizzazione era già strutturata, non avete vissuto sulla vostra pelle le difficoltà più dure. Non avete avuto l’esperienza di essere messi da parte, disprezzati o di aver diffuso l’insegnamento buddista anche in mezzo alle prove più dure. Forse per questa ragione il punto debole è che mancate della forza dei pionieri di kosen-rufu. Molti di voi sono perspicaci e intelligenti, ma dal punto di vista più profondo mancate di fede e non avete fatto vostro il vero spirito di shakubuku. A ogni modo, se la crescita dei giovani leader si dovesse fermare, la Soka Gakkai finirà col retrocedere e non avrà futuro. Kosen-rufu è aprire una strada laddove non ne esiste nessuna. Affrontate le sfide, sforzatevi fino in fondo. Non dovete cercare la via più facile. Una grande realizzazione non potrà mai avverarsi con lo spirito di pensare solo a se stessi, essere codardi, ricorrere a mezze misure, essere negligenti o falsi».
Esprimendo grandi speranze per i giovani, sensei offre loro dei consigli importanti: «I giovani sono i successori della Soka Gakkai. In altre parole i successori sono coloro che hanno la missione di sviluppare la Gakkai. I giovani per poter realizzare questa missione prima di tutto dovrebbero sviluppare una convinzione assoluta nella fede. In altri termini significa vivere tante esperienze di fede. Concretamente, vuol dire accumulare esperienze che ci facciano dire: “Io ho trasformato questa sofferenza, pregando e lottando in questo modo” oppure: “Io che ero così, sono cambiato fino a diventare quello che sono oggi”. È fondamentale anche lo studio del Buddismo. In altre parole dovete studiare per ­riuscire a capire “perché il Buddismo del Daishonin è supremo” e imparare come si dovrebbe vivere alla luce della Legge buddista. Inoltre, è importante approfondire il legame maestro e discepolo e rafforzare i legami di amicizia e solidarietà con buoni compagni di fede».
Impegniamoci a incidere queste parole dentro di noi, sia i membri anziani nella fede che i membri della Divisione giovani, continuando a rispettarci reciprocamente, a collaborare gli uni con gli altri in modo da portare avanti un ulteriore sviluppo del nostro movimento in ogni nazione.
Diamo inizio a una nuova ondata di speranza con la decisione di mantenere lo spirito di “One Europe with Sensei”.

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intervento di Kayoko Asano, responsabile Donne e Giovani donne della SGI

Al momento della partenza dal Giappone, sensei e sua moglie ci hanno chiesto di salutarvi affettuosamente.
In un recente saggio, Daisaku Ikeda ricorda un episodio della sua visita in Europa trent’anni fa. «Una responsabile chiese: “Come dovremmo sviluppare il nostro movimento in Europa?”. Io risposi immediamente che la base deve essere “fede, pratica e studio”. Fede solida, cioè una fede assoluta nel Gohonzon. Pratica per sé e per gli altri basata sulla recitazione di Daimoku per sé e per gli altri e shakubuku. Studio, dove la vita si impregna dello spirito del Daishonin che ha sopportato varie persecuzioni e continuato a diffondere l’insegnamento per salvare l’umanità. Il fulcro fondamentale per far avanzare il movimento di kosen-rufu sta nel portare avanti senza sosta “fede, pratica e studio”». Sono sicura che ognuno di voi ha portato avanti kosen-rufu in Europa mettendo in pratica questo principio di “fede, pratica e studio”.
Nel messaggio che ha inviato ai partecipanti del corso dei giovani della SGI, il presidente Ikeda scrive: «Veglio su di voi in modo che possiate aprire la vostra strada per poter essere sempre più forti e creare delle fondamenta della Soka Gakkai solide come l’acciaio. Desidero che voi, che siete saggi, comprendiate che sto agendo in questo modo affinché i leader che ho cresciuto prendano l’iniziativa e facciano scaturire dalle loro vite una forza cento, mille, diecimila volte più grande. Sto realizzando un nucleo di persone capaci affinché la Gakkai possa perpetuarsi per l’eterno futuro. Sto pregando con tutte le mie forze affinché voi siate nelle prime file del nostro movimento e solo con le vostre forze realizziate un ulteriore sviluppo e nuovi successi. È mio desiderio che ognuno di voi, che è direttamente legato a me, cresca come essere umano dal grande cuore. Inoltre, mi auguro che rafforziate e allarghiate sempre il movimento di kosen-rufu basandovi sulla “non dualità di maestro e discepolo” e “sull’unità di diversi corpi stessa mente”».
Oggi, prima di tutto, stiamo mirando insieme al 2013, anno in cui verrà completata la costruzione della nuova sede della Soka Gakkai a Tokyo, e al centesimo anniversario della fondazione della Soka Gakkai con l’obiettivo di realizzare una nuova Soka Gakkai dei giovani.
Sensei rivolgendosi ai responsabili nazionali in Giappone ha affermato: «Nel 2013 verrà completata la nuova sede che sarà la base per le vittorie di kosen-rufu nel mondo. Questi due anni che ci separano sono particolarmente importanti. È fondamentale che i leader portino avanti le loro lotte con gioia, poiché questa è la radice della vittoria. Infatti tutti avete delle importanti missioni da realizzare, è per questo che viviamo. Lottate con lo spirito “Per il maestro! Per i compagni di fede! Per la Gakkai!”. Anche io ho fatto mio il motto “Per il mio maestro Toda” e ho lottato insieme ai miei compagni di fede vincendo. Se si lotta con lo spirito di non dualità di maestro e discepolo, riusciamo a far sgorgare dalle nostre vite coraggio e saggezza infiniti».
In particolare, desidero invitare i membri della Divisione donne a mettere in pratica nella vita quotidiana “le cinque linee guida per una vittoria certa della Divisione donne”:
1. Partire sempre dalla preghiera; 2. Costruire una famiglia armoniosa; 3. Far crescere successori di valore; 4. Aver cura dell’ambiente e della società; 5. Raccontare la propria esperienza con allegria.
Oggi desidero soffermarmi sul primo di questi punti “Partire sempre dalla preghiera”.
Ikeda ci incoraggia con queste parole: «Nichiren Daishonin ci promette solennemente: “Che qualcuno riesca a legare i cieli, che le maree cessino di fluire e rifluire o che il sole sorga a ovest, non accadrà mai che la preghiera di un praticante del Sutra del Loto rimanga senza risposta” (RSND, 1, 306). Le nobili donne Soka sono le regine della fede che hanno dato prova concreta della forza dei benefici derivanti dalla non dualità di maestro e discepolo: una forza della vittoria assoluta che riesce a smuovere la terra, il cielo, gli oceani e il sole». E la signora Kaneko ci ha detto inoltre: «Non esiste niente di più forte del “pregare fino alla fine” e del “continuare a pregare nonostante tutto”. Sicuramente, senza alcun dubbio, si manifesta la prova concreta».
Noi membri della Divisione donne, mantenendo alla base un Daimoku vigoroso, diventiamo il sole Soka e illuminiamo le nostre famiglie e i nostri quartieri, facendo sbocciare in tutta Europa fiori di felicità. Mettiamo in pratica queste cinque guide realizzando la prova concreta della nostra rivoluzione umana e quella delle nostre famiglie.

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Credere nell’Europa

I cinquant’anni di storia della SGI europea confermano che realizzare un’Europa unita è possibile

di Matthias Gröninger, vice presidente della SGI-Europa

Nel 1998, mentre partecipavo a un corso SGI in Giappone, ebbi l’opportunità di sedermi piuttosto vicino al presidente Ikeda durante una cena. Egli ci raccontò della sua visita a Berlino nel 1961, e di quando aveva recitato Daimoku a lungo davanti al Muro. Era rimasto profondamente toccato dal racconto di ciò che stava accadendo: persone uccise mentre cercavano di scappare da Berlino Est, o lo strazio di chi avrebbe dovuto vivere diviso da amici e familiari. Di fronte alla Porta di Brandeburgo sensei fece il voto di battersi per vedere la fine di tutto questo. Quando concluse il suo racconto, alzai la mano e gli raccontai la mia storia. In quell’ottobre del 1961, più o meno nello stesso momento in cui lui prometteva solennemente di far crescere persone capaci che si sarebbero unite a lui per diffondere la pace nel mondo, io correvo in bici lungo il Muro di Berlino. Avevo quindici anni. Quel giorno ebbi la netta sensazione di vivere in prigione. Di conseguenza, negli anni ho maturato il desiderio di lasciare la città. Sette anni dopo, andai a studiare a Aix-en-Provence dove nel 1972, nell’ultimo anno dei miei studi, una signora francese mi parlò del Buddismo di Nichiren. Ritornai a Berlino Ovest alla fine dello stesso anno.
Quando ebbi terminato il mio racconto, il presidente Ikeda mi disse che non avrebbe mai scordato la mia storia. Sono convinto che è stato grazie al Daimoku fatto dal presidente Ikeda, quando in taxi costeggiava il perimetro del Muro di Berlino, se dopo ho avuto l’occasione di sentir parlare di Nam-myoho-renge-kyo quando ero in Francia. Ho capito che il primo incontro avuto con il mio maestro in realtà era avvenuto in quell’ottobre del 1961.
Il presidente Ikeda ha costruito il movimento di kosen-rufu in Europa durante quella prima visita. Sono convinto che se non fosse venuto a Berlino cinquanta anni fa, il Muro non sarebbe stato buttato giù ventotto anni dopo, e io non avrei incontrato il Buddismo di Nichiren a Aix-en-Provence.
Quanto più studio la storia di kosen-rufu in Europa, tanto più mi convinco che tutti noi condividiamo lo stesso legame mistico con il nostro mentore, Daisaku Ikeda, e che siamo fratelli e sorelle di un’unica grande famiglia europea. Se ora mi guardo indietro, posso vedere quanto si sia sviluppato il movimento umanistico europeo in perfetto accordo con la visione di Ikeda. Nel capitolo della Nuova rivoluzione umana nel quale sensei descrive la sua prima visita in Europa, avvenuta esattamente cinquant’anni fa, si legge: «Sono convinto che il valore della Soka Gakkai sarà apprezzato fra cento o duecento anni. Sarà la storia a provarlo» (NRU, 4, 219).
Solo pochi anni prima Josei Toda aveva dichiarato che nell’arco di cento o duecento anni tutte le persone avrebbero desiderato il Gohonzon fortemente perché avrebbero capito che, con il Gohonzon, si può fare la propria rivoluzione umana. «Nell’arco di cento anni» significa che in questo momento ci troviamo a metà strada. Da oggi in poi e per i prossimi cinquant’anni la gente arriverà ad apprezzare sempre più la Soka Gakkai e il Gohonzon.
Ora vi racconterò del sogno che ho coltivato a lungo nel cuore.
Sogno un’umanità priva di conflitti dove ciascuno sia in grado di comprendere che tutti sono genitori e figli, fratelli e sorelle appartenenti alla stessa grande famiglia che vive nell’universo infinito, proprio qui, su questo pianeta prezioso chiamato Terra. Ho il sogno di un mondo in cui tutte le persone possano convivere in pace e armonia e diventare felici insieme. Continuerò a lottare finché vivrò, affinché questo sogno possa diventare realtà. Perché il presidente Toda ha detto che tutti, profondamente, desiderano incontrare il Gohonzon. Quindi, continuiamo a espandere in Europa il movimento della Soka Gakkai seguendo il nostro motto: “One Europe with Sensei”.

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Questo è il nostro voto

di Tae Takahashi, vice responsabile del Comitato europeo giovani

La Divisione giovani europea rinnova la promessa di far tesoro delle differenze e di vincere come discepoli

Come rappresentante della Divisione giovani europea, vi ringrazio di poter condividere con voi la mia determinazione in occasione di questo evento storico. A nome di tutta la Divisione, vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine a Daisaku e Kaneko Ikeda per i loro continui sforzi e per aver creato un grande movimento di kosen-rufu in ogni nazione europea negli ultimi cinque decenni. È solo grazie alle loro preghiere e al loro incoraggiamento se oggi possiamo celebrare insieme questa tappa pieni di gioia.
Esprimo anche la mia gratitudine al presidente Ikeda per aver avuto una fiducia illimitata nella mia vita, che mi ha permesso di trasformare la mia esistenza conseguendo vittorie che credevo impossibili. Sensei mi ha insegnato il modo di costruire un io forte e realizzare una vita felice e dignitosa. Nella Nuova rivoluzione umana scrive: «La fonte delle sofferenze della società contemporanea era l’assenza di un fondamentale apprezzamento della santità della vita umana. Senza tale apprezzamento, l’umanità non sarebbe mai tornata a una condizione di vera dignità. Il rispetto della santità della vita significa che il diritto alla vita degli esseri umani, la loro individualità e la loro felicità non sono sacrificabili a niente e a nessuno. Senza la diffusione mondiale di una grande filosofia che sostenga questa verità, l’umanità non godrà mai di vera pace e vera felicità» (NRU, 12, 215).
Basandomi sugli insegnamenti del presidente Ikeda e sul suo incoraggiamento, oggi gli prometto che ogni giorno farò un passo avanti nella mia rivoluzione umana per diventare una persona capace dal cuore immenso che si impegna per la felicità di tutte le persone, senza eccezione. Sensei ci insegna che ciascuno di noi, nella sua diversità, ha una missione unica e insostituibile; e che ognuno è infinitamente prezioso.
Oggi rinnovo la mia promessa di portare a quante più persone possibili la luce dell’umanesimo del Buddismo di Nichiren Daishonin per creare una pace autentica e duratura. Nel suo messaggio per le celebrazioni del cinquantesimo anniversario, che si sono tenute in tutta Europa in ottobre, Ikeda ha scritto: «Sono deciso a vegliare su di voi e a proteggervi per l’eternità e continuerò a inviarvi le mie più fervide preghiere affinché tutti voi, che siete uniti da profondi legami mistici e condividete una così nobile missione, continuiate ad avanzare in armoniosa unità, e che possiate tutti, senza eccezioni, accedere a una suprema condizione vitale, come vittoriosi campioni di umanità».
In risposta al suo appello, oggi prometto al mio maestro che risponderò alle sue aspettative e alla fiducia che ha riposto nei membri europei. Basandomi sul nostro slogan “One Europe with Sensei”, voglio diventare una persona che apprezza le differenze e che ne fa tesoro. Facendo delle nostre differenze la base per una unità indistruttibile nella Soka Gakkai europea, mi sforzerò affinché si possa essere un esempio fulgido per tutto il mondo. Oggi, prometto che avrò una vita piena di vittorie e priva di rimpianti. Se farò affidamento sulla mia fede nel Gohonzon e sul Gosho, non verrò mai sconfitta. Continuerò a vincere sui miei limiti, e, con coraggio, manifesterò il massimo potenziale inerente alla mia vita per aiutare l’umanità a trasformare il proprio stato vitale.
Nel messaggio per il Festival culturale dei giovani che si è svolto a novembre 2010, sensei ha scritto: «Siete nati per vincere. Siete nati per portare a tutti la felicità. Il mio augurio è che tutti voi, senza eccezione, possiate vivere una giovinezza luminosa e appagante, sempre a ritmo con la Legge mistica e la Gakkai, e che continuiate a crescere come persone di valore, persone vincitrici nella vita e nella società».
Giovani di tutta Europa, mirando al 2030, dimostriamo vittorie indiscutibili come discepoli del presidente Ikeda. Siete d’accordo?

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Avanti, avanti!

«La sfida più grande è stata dare l’attacco della canzone affinché i ragazzi cominciassero a cantare all’unisono». È in quel gesto, tutto da inventare, che si è concentrata la battaglia di Paloma Messina, ventidue anni, contro la propria oscurità: la paura di non essere all’altezza del compito assegnatole. È lei che ha diretto le prove del coro di ragazzi dagli undici ai venticinque anni che al Palalottomatica ha cantato Avanti! Verso una nuova alba accompagnato dall’orchestra. «Quando me l’hanno proposto – dice – mi è sembrata una sfida sproporzionata alle mie capacità, ma poi ho pensato: “Questo è l’anno delle persone capaci”. È stato meraviglioso vedere questi ragazzi che all’inizio erano timidi, cominciare a poco a poco a stringere legami dando prova di una potente unità! Il mio desiderio è che ognuno di loro abbia la prova concreta che questo Buddismo ci fa diventare felici». Abbiamo incontrato Paloma e i ragazzi del coro durante l’ultima prova al Centro culturale di Roma. Ecco come si sentivano alla vigilia del 22 ottobre.

Pronto a partire
Quest’anno rappresenta la spinta per mettere il cuore in tutto ciò che faccio. Frequento una scuola per diventare tecnico audio, e dopo gli esami voglio uscire preparato al massimo, in modo che dopo… spacco il mondo! Magari vado a lavorare a Londra, o a New York. Prima ero triste, un po’ depresso, la scuola… ma praticando ho sentito che il Gohonzon era lo strumento giusto per cambiare, così ho deciso di riceverlo lo scorso maggio. Al Palalottomatica voglio arrivare a manifestare la mia Buddità, per incoraggiare tutte le persone a fare altrettanto. (Nicolò, 18 anni)

Nel mio piccolo…
L’obiettivo che mi sono posto per quest’attività forse è un po’ generico, ma per me molto importante: voglio che la mia vita sia un’ascesa verso la felicità. Il mio beneficio più grande è che praticando è cambiato il mio modo di vedere la realtà. Sono una persona fondamentalmente pessimista, ma sento che questa cosa sta cambiando. È bello contribuire nel mio piccolo. La società ha bisogno di questi cambiamenti. (Giuliomario, 17 anni)

In questo inverno fiorirò
Sono venuta sia alla prima che all’ultima prova e la differenza è che adesso esprimiamo non solo con la voce ma anche con il corpo ciò che vogliamo trasmettere: grinta e coraggio. Mi sento molto incoraggiata da due frasi della canzone, quella del ritornello Avanti! Avanti! È il cuore mio che avanza in questo inverno fiorirò e l’ultima “alzati nella tua città al passo di musica trionfante…“. (Rebecca, 13 anni)

L’intensità di un attimo
Sono molto timida e fino a pochi mesi fa non mi sarei mai immaginata di cantare di fronte a tutte queste persone. Grazie a quest’attività ho cominciato a prendere più sicurezza e a concentrarmi meno sul passato (comprese alcune cattiverie fatte nei miei confronti dai compagni di classe) e più sulla decisione di chi voglio essere nel futuro. Non recito molto Daimoku, ma quel poco che faccio cerco di renderlo ogni minuto più intenso. Il 22 ottobre mi piacerebbe far arrivare la mia voce fino al presidente Ikeda. (Michela, 16 anni)

La forza di essere uniti
Venire alle prove tutti i sabati è stata una cosa che ci ha cambiato tanto. Ho scoperto che in un coro si diventa uniti, e sforzandosi di stare insieme sono convinta che nella vita avremo lo stesso risultato che abbiamo ottenuto con il coro, dove inizialmente non sono mancate delle difficoltà. (Eleonora, 13 anni)

Ce l’ho messa tutta
La scorsa estate ho recitato un pochino di Daimoku con l’obiettivo sia di entrare nella scuola che avevo scelto sia nel coro del gruppo Futuro e cantare al Palalottomatica. Ce l’ho messa tutta e le risposte sono arrivate. Ho cominciato a frequentare la scuola che desideravo, dove mi trovo benissimo. Sono anche riuscito a far parte del coro. Con la risposta alle mie preghiere ho anche aumentato il Daimoku. Non mi sembra vero di cantare nel luogo dove si esibiscono grandi cantanti molto famosi, insieme a cinquemila membri della SGI. (Eduardo, 11 anni)

Una scelta importante
Volevo provare: sono venuto la prima volta al coro, mi è piaciuto e sono tornato. Pratico da due anni. Quest’attività mi ha divertito molto ed emozionato, perché anche il capo del Buddismo ascolterà la nostra canzone. All’inizio non mi avevano aggiunto alle liste del coro. Allora mi sono messo a recitare cinque minuti due volte al giorno, perché volevo esserci. Adesso sono quasi certo di cantare, anche se il 22 ottobre dopo due anni di catechismo è il giorno fissato per la mia cresima. Dovrò decidere cosa fare. (Edoardo, 13 anni)

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Avanti! Verso una nuova alba

In questa notte decido ancora
L’aurora incontrerò
Ho visto un mondo che non migliora
Cammino verso l’orizzonte
M’apre la strada la luna piena
Di luce e di virtù
Offro la voce convinta e fiera
A chi parole non ha più

Resto al fianco del tuo progetto
Difendo il tuo sogno adesso
Cantando i miei versi per la libertà

Avanti! Avanti!
È il cuore mio che avanza
In questo inverno fiorirò
Avanti! Avanti!
Uniti in questa danza
Da questa terra emergerò

Come una nota distinta e sola
Che la sua musica incontrò
Come il tuo istante passato a Roma
Che il mio futuro illuminò
Io non mi posso fermare ancora
Voglio incontrare la gioventù
Perché ho deciso: nella nostra storia
La guerra non esiste più!

Avanti! Avanti!
È il cuore mio che avanza
In questo inverno fiorirò
Avanti! Avanti!
Uniti in questa danza
Da questa terra emergerò

Alzati nella tua città
Al passo di musica trionfante
Una danza di gioia fra la gente
Come onde senza arrenderci
Se cado, mi alzo, ritento ma ora
Porto anche te nella mia vittoria

Avanti! Avanti!
È il cuore mio che avanza
In questo inverno fiorirò
Avanti! Avanti!
Uniti in questa danza
Da questa terra emergerò

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Testimonianze

Matteo P., Roma
Ho visto la bellezza della relazione tra maestro e discepolo nel viso di Francesca che tra le lacrime suonava il violino, nell’umiltà e sincerità di chi offriva la propria voce, nella freschezza dei giovanissimi, in Marta che, all’esterno, cercava i ragazzi, uno a uno, per dare loro il biglietto d’ingresso.

Paolo M., Torino
Come soka-han, non sono stato quasi mai in sala, ma proprio per questo ho promesso ancora più forte al mio maestro che da ora in poi ci penserò io, di non preoccuparsi! Diventerò forte e stabile davanti a qualsiasi circostanza, come uno scoglio di fronte al mare in tempesta.

Martina G., Genova
Quando mi hanno detto che potevo partecipare alla riunione di Roma, ho pensato: «Ah, va bene» ed ero tranquilla. Poi ieri sera all’idea di recitare Gongyo insieme a cinquemila persone mi sono emozionata.

Leoluca C., Castelfranco Veneto (TV)
Essere qui per me è già una grande prova concreta, perché la mia presenza era decisamente in forse. Pratico da tre anni anche se ho il Gohonzon solo dal luglio di quest’anno.

Luigi Z., Milano
In vista di questo meeting avevo un desiderio: sentire il maestro vicino. È successo e ho sentito un’emozione a duemila. Ho anche capito dove lavorare per portare avanti il suo esempio. Dove? Sull’impegno costante, senza mollare mai la determinazione.

Debora C., La Spezia
Desideravo che mia mamma si avvicinasse alla pratica, e ieri mi ha reso felice: al suo primo meeting ha recitato Nam-myoho-renge-kyo. Di solito mi critica, ma credo che abbia visto il grande cambiamento che ho fatto. E questo, se da una parte la motiva, dall’altra un po’ la spaventa.

Giulia T., Finale Ligure (SV)
L’obiettivo era che prima della riunione europea il nostro gruppo diventasse così grande da doversi dividere. Durante l’ultimo meeting eravamo in venti persone. E il bello è che ci sono già i presupposti per dividerlo nuovamente.

Giampaolo B., Salerno
Fino a oggi i miei cambiamenti sono stati di tipo invisibile. Sembro forte, ma in realtà sono una persona insicura: questa consapevolezza mi è balzata agli occhi cominciando a praticare. La sicurezza la vedo ancora lontana come meta, ma almeno la vedo!

Giorgio P., Napoli
Sto realizzando che l’importante non è tanto ottenere le cose materiali bensì realizzare una condizione vitale che ti permette di affrontare quel che succede di volta in volta. Sento di voler lottare per i giovani della mia città, bodhisattva che emergono dalla terra.

Umberto D.M., Milano
Pratico da quattro anni e la mia prova concreta in vista di questo evento è l’essere riuscito a trasformare la mia rabbia in un’azione positiva, riuscendo a risolvere una situazione pericolosa in maniera pacifica. Come giornalista mi piacerebbe usare il mio lavoro per creare valore.

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La giovane Bulgaria

Fra i partecipanti da tutta Europa, a Roma ce n’era anche uno proveniente dalla Bulgaria, dove i pochi giovani pionieri della SGI preparano il futuro. Per Antonella, incontrarli ha rappresentato una svolta nella fede

di Antonella Sinopoli, Fradusto (BO)

Nel 2010 ho trascorso tre mesi in Bulgaria. Durante questo periodo ho frequentato i praticanti del luogo ed è da tale esperienza che sono nate una serie di riflessioni. In Bulgaria, paese di circa 7,6 milioni di abitanti ci sono poco più che una ventina di persone che recitano Nam-myoho-renge-kyo. Di queste solo una decina sono membri con Gohonzon (un paio dei quali non sono bulgari e torneranno nel loro paese), solo quattro o cinque recitano regolarmente, gli altri sono quelli che chiameremmo simpatizzanti. Le riunioni si tengono una volta al mese e tra l’una e l’altra quasi non ci sono attività. Venire a contatto con questa realtà all’inizio è stato per me un po’ frustrante, eppure credo sia stata finora una delle esperienze di fede che mi ha insegnato di più. Dopo un po’ ho cominciato ad apprezzare tutto quello che veniva fatto e non quello che mancava. Ad esempio, che ci fosse comunque un Centro culturale, appartamento preso in affitto da Hiro (giapponese residente a Sofia da molti anni); che Takara, Maya e Radmila mi abbiano supportato nell’idea di organizzare due recitazioni a settimana (alle quali qualche volta non veniva nessuno all’infuori di noi, ma una volta siamo stati in nove!); che ci sono persone come Gaurav (studente indiano a Pleven) e Silvia (italiana a Plovdiv) che recitano da soli e diffondono il Buddismo nelle loro rispettive città e che si spostano anche a Sofia ogni mese per le riunioni di discussione. La Bulgaria ha una storia sociale specifica relativa agli anni del Comunismo e una forte tradizione religiosa; non esistono molti libri di Buddismo tradotti e la comunicazione tra le persone non è sempre facile. Eppure in questo contesto c’è chi si sforza di portare un messaggio nuovo e di far avanzare kosen-rufu. Questa, alla fine, è la cosa più bella.

La prima visita in Bulgaria

Ci sono momenti in cui un’azione, che può sembrare piccola e insignificante, vale un oceano di parole. Come piantare un albero, ad esempio. Agli inizi degli anni Sessanta Daisaku Ikeda intraprese il suo viaggio nel mondo – e in Europa – con il desiderio di avviare un dialogo allargato con i popoli più diversi. Nell’81 sensei visitò la Bulgaria su invito del governo e in quell’occasione gli fu assegnata la laurea ad honorem dall’Università di Sofia (cfr. Un nuovo umanesimo, ed. esperia, 2004, pag. 83). Lì, a Plovidv, una piccola e storica città, Ikeda piantò un albero come simbolo del suo sogno della propagazione. Quell’albero è cresciuto ed è diventato altissimo. C’è voluto molto tempo perché qualcuno cominciasse ad accorgersi di lui e a prendersene cura, ma oggi anche in questo pae­se c’è chi recita Daimoku con determinazione. Chissà quanti altri luoghi al mondo possono raccontarci una storia analoga. Abituati come siamo alla nostra pratica condivisa tra tanti membri, alle nostre attività programmate con tempi e ritmi definiti, ci è difficile immaginare quando non era così. Eppure c’è stato chi con coraggio e fiducia ha spianato questa strada che noi stiamo percorrendo. Con la convinzione che altri sarebbero arrivati. Questo spirito non è mai cessato. Ci sono posti al mondo dove c’è solo un Gohonzon davanti al quale sedersi e recitare. Dove soltanto una, due, tre persone coltivano lo spirito del maestro e avanzano forti nella fede e nelle sue parole. Il senso di solitudine e la tentazione di fermarsi possono avere il sopravvento in certe condizioni, ma se guardiamo alla storia della Soka Gakkai ci accorgiamo di come il coraggio e la pazienza di uno solo può essere determinante.
«Non dobbiamo mai ­dimenticare – si legge nella proposta di pace 2010 del presidente Ikeda – che esiste sempre una strada, un sentiero per raggiungere persino la vetta della montagna più alta e inaccessibile. Se nel corso del nostro cammino ci imbattiamo in una parete a strapiombo, non dobbiamo scoraggiarci ma continuare a cercare con pazienza un varco per proseguire».
In realtà abbiamo sempre tutti una gran fretta di raggiungere la vetta, di vedere i risultati delle nostre azioni. Ma cosa sarebbe accaduto se anche i nostri maestri avessero fatto lo stesso? È impossibile avanzare se nessuno si mette in cammino. Ci sono momenti, più di altri, in cui proprio noi siamo chiamati a prendere l’iniziativa, a cominciare laddove nessuno è mai stato o dove nessuno vuole andare. Il presidente Ikeda sottolinea il valore della decisione personale, autonoma e responsabile. L’esortazione a essere tutti “presidenti” della Soka Gakkai è un invito a svegliarci, a rinnovare l’impegno nelle nostre vite e nella pratica. A essere consapevoli del ruolo di Bodhisattva della Terra, che non appartiene a uno, a dieci, a mille, ma a tutti.
«Per quanto grande possa essere la distanza che separa i nostri ideali dalla realtà, non dobbiamo abbandonare la speranza o rassegnarci. Al contrario, i privati cittadini di tutto il mondo devono unirsi per dare forma a una nuova realtà» ha scritto Ikeda nella stessa proposta di pace.
Qui egli fa riferimento alla lotta per l’abolizione delle armi nucleari, ma non dimenticando, come sempre, di far notare che «nella tradizione buddista, percorrere il sentiero del bodhisattva significa dedicare la vita all’impegno sociale». Il futuro, per quanto assurdo a volte ci possa sembrare, è solo nelle nostre mani. E anche nei nostri piedi. A cominciare dal primo passo.

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