La pratica di Gongyo è un linguaggio per essere in armonia con l’universo; lo studio è un canale per imparare a vivere meglio e a sviluppare maggiore fede. Fede, pratica e studio sono stati proprio i temi approfonditi durante la riunione della Consulta del 10 e 11 settembre tenuta a Firenze
Tamotsu Nakajima ha aperto la riunione della Consulta di settembre parlando della relazione fra maestro e discepolo. Il valore di questa relazione, ha detto, non può essere testimoniato dalle parole, ma dall’applicazione dell’insegnamento del maestro nella vita quotidiana. Ikeda ci sta trasmettendo tantissime indicazioni per realizzare kosen-rufu. Quello che conta è l’atteggiamento con cui cerchiamo di fare nostro lo spirito, l’intento che anima le azioni e gli scritti di sensei.
Parlando con un gruppo di giovanissimi, Ikeda rispose a una domanda sul perché si debba recitare Gongyo, paragonando la nostra vita a un motore. Con un motore grande ci si può divertire anche in una salita ripida, mentre con uno piccolo si è in difficoltà perfino di fronte a piccole pendenze. Recitare Gongyo e Daimoku ci permette di sviluppare un motore che esprime la sua massima potenza in sintonia con l’universo. Nichiren ha “inventato” la macchina per manifestare da dentro le nostre vite la grande forza vitale che c’è nell’universo. Il Gohonzon è la macchina che mette le persone in condizione di vivere felicemente, rinnovando la propria forza vitale. Per utilizzarla correttamente, Nichiren ci ha lasciato un manuale: la recitazione di Gongyo e Daimoku. Chi recita Daimoku viene indirizzato dal Gohonzon verso la felicità. A volte il risultato si manifesta immediatamente, altre volte i benefici richiedono tempo per diventare visibili, così come la crescita di un albero avviene nel tempo. In ogni caso, che occorra molto o poco tempo, si procede sicuramente verso la felicità. Gli uccelli hanno un loro linguaggio, le persone anche, invece Gongyo e Daimoku sono un linguaggio universale. Anche se non ne comprendiamo il significato, la voce che recita Gongyo e Daimoku raggiunge tutti i Budda e bodhisattva dell’intero universo. Perfino recitando solamente Daimoku si ottiene un enorme beneficio. Il beneficio, però, compare solo se si crede. La decisione, il cuore con cui si recita è di importanza cruciale. Recitare Gongyo e Daimoku porta maggiori benefici del credere soltanto e recitare di più fa aumentare ulteriormente i benefici. Bisogna continuare a recitare Gongyo e Daimoku senza fermarsi, procedendo come l’acqua che scorre. Se si smette di praticare, la macchina si ferma, perde energia. Avere fede significa praticare per tutta la vita e, per riuscirci, è necessario creare una base solida da giovani. Se qualcuno fino a oggi non è riuscito a farlo, l’importante è che inizi da questo momento, così l’intero universo lo sosterrà.
A conclusione della risposta di Ikeda, Nakajima ha ribadito l’importanza della decisione e della perseveranza per praticare con successo. Se c’è un problema non basta fare ricorso alla propria esperienza, bisogna continuare a recitare con energia e convinzione fino all’ultimo momento. In ogni istante possiamo cambiare qualunque situazione, presente e passata, ma per farlo occorre una decisione incrollabile.
Yuji Matsunaga ha poi parlato del Centro culturale milanese, che è stato denominato da sensei “Centro culturale Ikeda di Milano per la pace”. Questo nome rappresenta un grande onore e comporta una enorme responsabilità. Le attività che si svolgono al Centro culturale devono corrispondere al messaggio che Ikeda si prodiga di diffondere, agendo in modo coerente con la promozione della cultura e della pace. Perciò, affinché ogni gruppo possa realizzare gli obiettivi che ci siamo dati quest’anno, è opportuno riflettere sulle nostre priorità e rinnovare la passione e la determinazione di realizzare kosen-rufu nel nostro paese.
Verso gli esami di secondo livello
In seguito Roberto Francini, responsabile del Dipartimento di studio, ha introdotto il tema degli esami di secondo livello, che vanno considerati alla luce della fase di cambiamento in corso nella nostra associazione. Per illustrare questo nesso, egli ha letto dei brani della Nuova rivoluzione umana relativi al 1977, designato da Ikeda come “Anno dello studio”. In Giappone nel 1977 c’erano centinaia di migliaia di membri coinvolti in esami di tutti i livelli. Gli esaminatori e i preparatori dei candidati erano sottoposti a loro volta agli esami di livello successivo. Tutti erano molto impegnati, pieni di energia e di gioia nel vedere i membri approfondire la conoscenza dei princìpi buddisti fino a diventare persone più solide nella fede e più felici. La decisione di Ikeda di dedicare tante risorse allo studio nasceva dalla sua convinzione che, per fare un grande passo in avanti e dare inizio a una nuova fase di kosen-rufu, fosse necessario che ogni membro incidesse il Gosho più profondamente nella sua vita.
Il Buddismo è un insegnamento nato per aiutare tutti gli esseri viventi, pertanto lo studio deve essere inciso nella vita quotidiana e usato come una guida in qualunque circostanza ci si trovi. Lo studio diventa un elemento rivitalizzante quando riesce a fornirci la fiducia nel potere che abbiamo di superare qualunque tipo di difficoltà e sofferenza.
Attraverso lo studio, i princìpi buddisti diventano la nostra guida nelle avversità della vita e ci permettono di non vacillare di fronte alle difficoltà. Inoltre, lo studio è il pilastro fondamentale per non farsi intimorire dai “tre ostacoli e quattro demoni”.
Quando il secondo presidente della Soka Gakkai, Josei Toda, uscì dal carcere comprese che i responsabili che avevano abbandonato la fede avevano avuto una conoscenza superficiale, inadeguata del Buddismo, vale a dire solo teorica. Perciò si impegnò con tutte le sue forze per poter dotare ogni membro del libro del Gosho. In sostanza, lo studio è indispensabile per promuovere il movimento della rivoluzione umana e di kosen-rufu. Infine Francini ha invitato tutti ad approfondire l’importanza e il significato dello studio leggendo il saggio di Ikeda pubblicato su Il Nuovo Rinascimento n. 472.
Il progetto del gruppo educatori
Da un capitolo della Nuova rivoluzione umana dedicato all’educazione ha preso l’avvio anche il discorso di Marita Bombardieri, che ha illustrato il nuovo progetto degli educatori. Tale progetto si articola sul doppio versante del rapporto fra educazione e società e di quello fra individuo ed educazione, incentrandosi comunque sulla rivoluzione umana degli educatori impegnati in primo luogo a migliorare se stessi. La Soka Gakkai è nata dalla missione di due educatori, Makiguchi e Toda, perciò occorre sviluppare la consapevolezza di essere eredi di questo flusso. L’attività degli educatori prevede un ricco scambio di esperienze realizzate nel proprio luogo di lavoro. Entro il mese di dicembre ogni zona si organizzerà per dare inizio all’attività del gruppo educatori, che definirà la sua struttura organizzativa in itinere.
Infine, Tamotsu Nakajima ha concluso la riunione ricordando il significato più profondo della responsabilità. Ogni nomina crea un legame diretto, un vincolo che ci lega al presidente Ikeda. Ogni responsabile è stato nominato per realizzare kosen-rufu in Italia. Ciascuno di noi è il quarto presidente della Soka Gakkai, perciò, con questa consapevolezza, occorre realizzare gli obiettivi che ci siamo dati. Per vincere dobbiamo affrontare ogni problema con decisione e determinazione, cercando di migliorare sempre. I giovani sono più flessibili e desiderano realizzare i loro ideali con forza, passione ed entusiasmo. In ogni caso è davvero importante avere cura della propria salute. Infine, la riunione si è conclusa con una raccomandazione basilare: non critichiamo gli altri, mettiamo in pratica gli insegnamenti del maestro guardando esclusivamente noi stessi.