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La casa della famiglia Soka siciliana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:43

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La casa della famiglia Soka siciliana

Nel Mediterraneo apre i battenti il primo Centro culturale siciliano, con una promessa: diventare un sole che scaldi la comunità

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Nel Mediterraneo apre i battenti il primo Centro culturale siciliano, con una promessa: diventare un sole che scaldi la comunità

«Dove c’è casa c’è famiglia» sostengono Luana Iudica e Giacomo Guttadauro, responsabili giovani della Sicilia, in occasione dell’inaugurazione del Centro culturale del 23 luglio a Catania. Un momento magico, difficile descrivere la gioia che si respirava tra i partecipanti.
Un desiderio finalmente realizzato che cominciò a maturare nel cuore dei membri siciliani già nel 1986, e che si è dovuto confrontare con diversi ostacoli, interni ed esterni. Decine e decine di luoghi visitati, un contratto – circa cinque anni fa – già pronto, per una sede a pochi metri da quella attuale, che poi non andò a buon fine. Ma il principio di “trasformare il veleno in medicina” ha fatto superare la delusione e l’obiettivo è stato rilanciato. «Tutti i membri dell’isola sono stati coinvolti nella recitazione di Daimoku, organizzato dalla Divisione donne, per sostenere la ricerca del Centro. Una ricerca difficile perché non c’erano molti luoghi disponibili, con una sala sufficientemente spaziosa e senza colonne o pilastri, facilmente raggiungibili con ogni mezzo, con ingresso autonomo, con l’uscita di sicurezza e alla portata delle nostre tasche» ha ricordato Mati Venuti, responsabile regionale della Divisione donne. E poi, eccolo lì, “materializzato” grazie alla determinazione di tutti. Ancora due anni, dalla contrattazione ai lavori di ristrutturazione che, essendo per lo più di pertinenza della proprietà, “ci hanno fornito l’occasione di creare un bel rapporto umano con i proprietari”, come ha ricordato Francesco Geracitano, direttore finanziario dell’Istituto.
La nuova casa dei buddisti siciliani è al primo piano di una costruzione anni ’60, che non crea difficoltà di vicinato, a pochi passi dal porticciolo di Ognina, luogo simbolo marinaro della città di Catania (vi si svolge dagli anni ’30 la gara di nuoto del 31 dicembre), al confine con Acicastello-Acitrezza, famoso centro della costa jonica di verghiana e viscontiana memoria. La grande sala che ospita il Gohonzon accoglie comodamente cento persone, poi c’è una sala per le riunioni, una stanza adibita agli uffici e un’altra per la segreteria, un terrazzino interno e un grande terrazzo che, con apposita parziale copertura, potrà ospitare altre attività. Un punto di arrivo che è già una nuova partenza. «Quando il comitato si è riunito martedì scorso – ha commentato Roberto Zuccotti, responsabile regionale della Divisione uomini – sembrava un’idea assurda mantenere l’impegno di inaugurare oggi: c’era solo il mobile per accogliere il Gohonzon (butsudan), e per incontrarci ciascuno di noi si è dovuto portare la sedia da casa. È solo grazie all’unità degli staff, dal diamante alla protezione, dalla sicurezza ai volontari tecnici, che possiamo festeggiare tutti insieme». La cerimonia inaugurale si è sviluppata in sei incontri, spalmati in due giorni, per permettere a più persone di ritrovarsi e recitare Daimoku di nuovo insieme, a cui hanno preso parte Asa Nakajima, vice direttore dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, («questa casa dev’essere la fortezza che promuove una vasta crescita»), Giovanni Littera, vice direttore generale («adesso che siamo “visibili” dimostriamo “visibilmente” la grandezza di questo insegnamento») e Francesco Geracitano.
Dagli interventi è emersa l’immagine di questa magnifica terra del sole, bella in maniera straziante, così come straziante è la condizione di tante persone imprigionate in un copione, che da secoli le vuole vittime e simboli nel mondo della logica perversa dell’illegalità, dell’ignoranza e della violazione di ogni dignità umana. Questa casa è e sarà una prova tangibile nella società siciliana, grazie all’impegno che i membri della SGI si assumono nel portare avanti il sogno di kosen-rufu, rendendosi protagonisti del sorgere del sole della Legge mistica. Perché la Sicilia è sì la terra del sole ma ha un bisogno urgentissimo che questo sole esploda all’interno della vita di quante più persone possibili. Per questo Daisaku Ikeda esorta a illuminare le vite degli esseri umani e afferma che il Buddismo di Nichiren Daishonin è il Buddismo del sole che fa svanire l’oscurità. Un nuovo sole deve emergere nelle singole vite, nelle famiglie e nelle comunità. Il sentimento che ha animato questo evento ha visto i partecipanti felici e uniti, e non vuole restare un ricordo ma una ferma determinazione da rinnovare ogni giorno, sostenendo fino in fondo l’unità, la crescita e l’armonia della famiglia Soka siciliana.

Pina Consoli

Come arrivare
La “casa” siciliana si trova a Catania, in via Messina 625, nella zona di Ognina, lungo la circonvallazione, facilmente raggiungibile dalla statale 114 (Siracusa-Messina), dall’autostrada (A18, uscita Catania-Acireale). È raggiungibile dalla stazione centrale (treni e pullman regionali) con il bus 448 Stazione-Cannizzaro. Altri bus: 101 Ognina-Barriera-San Giovanni Galermo, 241 p.le Sanzio-Ognina, 534 Catania-Acicastello, 935 p.zza della Repubblica-Scogliera. Sarà aperto per l’intera giornata solo nei fine settimana e il venerdì dalle 16,30 alle 20,30 ma l’obiettivo è quello di riuscire al più presto a tenerlo aperto tutti i giorni.

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Cosa significa Nam-myoho-renge-kyo?

Invocazione e nome della Legge, preghiera, titolo del sutra: Nam-myoho-renge-kyo è il “succo” e il “pane” quotidiano della nostra pratica. A Nam-myoho-renge-kyo è dedicato il quinto Tascabile prodotto dalla redazione Esperia.
Si tratta di un testo che riporta le domande più comuni di chi si accosta al Buddismo di Nichiren Daishonin e comprende un breve excursus storico su questa tradizione buddista. È ricco di spunti per chi volesse approfondire il senso della preghiera, con indicazioni bibliografiche e citazioni dal Gosho. Come quella che apre il volume: «Ogni cosa ha il suo punto essenziale e il cuore del Sutra del Loto è il suo titolo, o Daimoku: Nam-myoho-renge-kyo».

Nam-myoho-renge-kyo, Esperia, 56 pagine, 3 euro

Disponibile nei negozi dei Centri culturali e sul sito www.creacommercio.com

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Il libro su Daisaku Ikeda ospite dell’evento sardo “Dialoghi di pace”

Presso il comune di Calasetta (Carbonia-Iglesias), nell’ambito dell’evento “Dialoghi di pace”, il 9 luglio è stato presentato il libro Daisaku Ikeda, maestro di dialogo alla presenza dell’autrice Prisca Giaiero, antropologa ed esperta in cooperazione internazionale. La presentazione è stata curata da Damiano Anedda, storico dell’arte medievale, e da Stefania Fusco, moderatrice della serata. Come introduzione sono stati letti alcuni brani sulla pace di Giovanni Paolo II, Gandhi, Maometto, Mandela e Ikeda.
Prisca Giaiero ha parlato della sua esperienza: «Essendo di religione valdese, mi sono dovuta confrontare con le differenze religiose dei miei coetanei e per questa ragione mi sono occupata di dialogo interreligioso. Dopo la laurea in Antropologia e varie esperienze lavorative nel servizio civile internazionale, ho vinto un assegno di ricerca presso il centro Sereno Regis sulla pace e il dialogo. La ricerca, incentrata sul dialogo interreligioso e sulla personalità di Daisaku Ikeda, si è conclusa con la pubblicazione di questo libro».
Giaiero e Anedda sono poi intervenuti sui contenuti. Centrale è il concetto di dialogo proposto da Ikeda, un dialogo attivo che parte dall’interdipendenza di tutti gli esseri viventi e con il quale è possibile realizzare la pace. Questa nasce dal dialogo con le persone vicine che ci circondano, partendo da se stessi e combattendo i propri pregiudizi. Riprendendo il pensiero di Pannikar: «Se desideri la pace, cambia te stesso», la Giaiero, durante il dibattito seguito alla presentazione, ha concluso dicendo: «È necessario allenarsi al dialogo. Nel momento in cui nasciamo, siamo esseri umani solo dal punto di vista biologico. La nostra vera umanità si realizza quando incontriamo l’altro e dialoghiamo con lui».

Ornella Corda

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