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Madrid - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:53

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Madrid

Il 15 ottobre 1961 Madrid accolse per la prima volta Daisaku Ikeda e la delegazione giapponese. Il 15 ottobre 2011, a cinquant’anni esatti di distanza, nella capitale verrà inaugurato il nuovo Centro culturale spagnolo

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La nuova rivoluzione umana, vol. 5, pag. 59

Shin’ichi sentiva una forte vicinanza con la vivacità e l’onestà della popolazione spagnola, caratterizzata dal desiderio di combattere fino in fondo per la giustizia.
Ricordava il quadro Guernica, il capolavoro di uno dei più grandi artisti del ventesimo secolo, Pablo Picasso.
[…]
Picasso dipinse Guernica durante la Guerra civile spagnola (1936-39), che vide il conflitto tra l’esercito popolare della repubblica spagnola e le forze fasciste del generale Francisco Franco, appoggiate dall’Italia e dalla Germania. Nell’aprile del 1937, gli alleati nazisti del generale Franco bombardarono la città di Guernica nella regione basca della Spagna del nord. I bombardamenti furono indiscriminati, colpirono bersagli civili e furono effettuati come test dell’efficacia delle armi naziste. Molte vittime innocenti, tra cui donne e bambini, furono sacrificate per questo crudele “esperimento”.
Picasso, che all’epoca si trovava a Parigi, soffrì moltissimo quando ebbe la notizia dell’attacco e immediatamente iniziò a lavorare sul quadro. Aveva avuto da poco l’incarico di dipingere un murale per il padiglione spagnolo dell’Esposizione Universale di Parigi di quell’anno. Picasso utilizzò la sua famosa tecnica cubista per dipingere in nero, bianco e diverse sfumature di grigio l’agonia delle persone e degli animali uccisi nei bombardamenti. La sua tecnica ebbe un gran successo perché riusciva a ricreare nei cuori degli spettatori il terrore, la sofferenza e le grida disperate delle vittime. Il dipinto incarna la rabbia di Picasso per quell’ingiustizia.
Le forze del generale Franco vinsero la Guerra civile spagnola, dando avvio a un lungo periodo di governo dittatoriale.
Picasso odiava Franco e il suo regime autoritario, tanto che rimase a Parigi anche durante l’occupazione nazista della Seconda guerra mondiale. I tedeschi non gli permisero di esporre le sue opere, ma il grande artista rimase comunque nella capitale francese.
Un altro spagnolo che, come Picasso, combatté contro la dittatura fu il grande musicista Pablo Casals (1876-1973). Nato nella città di Vendrell, vicino a Barcellona, Casals rivelò doti di grande violoncellista fin dalla tenera età e raggiunse la fama internazionale quando era ancora giovane. Patriota appassionato e convinto repubblicano si rifiutò di vivere sotto la dittatura di Franco e lasciò la Spagna per vivere in esilio in Francia, scegliendo Parigi come suo punto di appoggio.
Nonostante ciò, l’amore di questo musicista per la sua terra natale non venne mai meno; sebbene vivesse all’estero, scelse di stare nel paese di Prades – ai piedi dei Pirenei – non lontano dal luogo dove era nato. Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, Casals continuò la sua opposizione al governo di Franco e ai fascisti tedeschi e italiani che lo appoggiavano. I nazisti cercarono di corromperlo e arrivarono a minacciarlo. Ma Casals rimase fermo nelle sue convinzioni, aiutando molti a fuggire dalla Spagna franchista. Casals affermò: «Non sono un politico… sono solo un artista. Ma la questione è se l’arte possa essere un passatempo, un gioco con cui gli uomini riescono a distrarsi, oppure se debba avere un profondo significato umano. La politica non appartiene all’artista, ma quando è in gioco la dignità umana, egli ha l’obbligo di prendere una posizione, qualunque sia il sacrificio richiesto».
Quando la guerra terminò, molti musicisti da tutto il mondo andarono a Prades per studiare con Casals, che nel giugno 1959 istituì una manifestazione musicale per sostenere i giovani musicisti. Con gli anni si sarebbe trasformata nel Festival di Prades, famoso a livello mondiale.
[…]
Shin’ichi pregava dentro di sé: «Emergete, Picasso e Casals della Legge mistica!». Si sentiva commosso mentre invocava i membri spagnoli del futuro: «Fate del vostro meglio! Non accettate mai la sconfitta! Aprite la porta al nuovo secolo!».

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Dritto al cuore

La religione esiste per la felicità delle persone: questa convinzione di Ikeda ha spronato i membri spagnoli a praticare con forza in mezzo alle difficoltà, ottenendo infine per la SGI-Spagna il riconoscimento della società civile come organizzazione religiosa “modello”

Ripensandoci, il corso della mia vita è stato delineato da una foto vista per caso su un giornale. Ritraeva un giovane davanti al monte Fuji. Mi sentivo magnetizzato da quello sguardo. Mia madre mi disse che l’uomo nella foto era Daisaku Ikeda. Era il 1972, e io avevo appena tredici anni. Mia madre e io eravamo da poco entrati a far parte della SGI in Argentina. Quella foto mi spinse a leggere gli scritti del presidente Ikeda e a conoscere le sue idee sulla pace e i diritti umani e le sue attività in tutto il mondo.
Nel 1990 ci trasferimmo in Spagna. Poco dopo accadde qualcosa di terribile: durante la fase problematica con la Nichiren Shoshu, uno dei principali dirigenti della SGI-Spagna abbandonò l’organizzazione, complottando con il clero nel tentativo di distruggere la SGI nel nostro paese. Cercammo di dialogare con ­coerenza e franchezza coi nostri compagni di fede, ma la maggior parte di loro venne influenzata e ingannata dagli insegnamenti non corretti e dalle strategie manipolative del clero. Molti rifiutarono di ascoltarci e finirono per lasciare la nostra organizzazione. Fu il momento più frustrante e più doloroso.
Venuto a conoscenza della nostra situazione, il presidente Ikeda ci inviò immediatamente parole di incoraggiamento. Nel giugno 1991, partecipai a una ­riunione generale della SGI presso il Centro culturale europeo a Trets assieme ad altri cento membri spagnoli. Questa fu la prima volta che incontrai di persona il presidente Ikeda. Mi colpirono il calore e la gentilezza che emanava e la sua straordinaria presenza. Per un istante ci guardammo negli occhi. Erano gli stessi occhi che avevo visto in quella fotografia del ragazzo ritratto davanti al monte Fuji. In quel momento compresi che il giovane che era stato per me fonte di forza e di ispirazione negli ultimi venti anni, era davvero un grande uomo.
Alla riunione generale il presidente Ikeda disse: «Solo voi state portando avanti la nobile impresa di kosen-rufu». La sua rabbia verso le azioni del clero era davvero forte. Era rabbia contro l’ingiustizia, rabbia verso la sofferenza inflitta ai membri in Spagna, rabbia che scaturiva dalla determinazione compassionevole di proteggere i membri della SGI ovunque nel mondo. Ikeda affermò che la religione non dovrebbe causare dolore, dovrebbe invece aiutare chi sta soffrendo a diventare felice e scolpì nei nostri cuori il significato di giustizia, il vero scopo della religione. Fui profondamente toccato dalle sue appassionate parole. «La religione esiste per fare diventare felici le persone», in questa semplice affermazione – credo – Ikeda ha riassunto l’essenza del Buddismo di Nichiren Daishonin. Solo un ­maestro sincero, conclusi, poteva fare una simile dichiarazione. Quella riunione con Ikeda portò alla trasformazione della SGI-Spagna. Ci unì e ci rivitalizzò: promettemmo di portare avanti il messaggio del Buddismo e del nostro maestro, per il resto della vita. Al ritorno da quella conferenza, ci impegnammo in un dialogo da persona a persona, spiegando con sincerità i motivi della correttezza della Soka Gakkai e della corruzione del clero. Sentivamo che il presidente Ikeda ci era vicino.
L’8 gennaio 1998 partecipai a una riunione di responsabili presso il Makiguchi Memorial Hall a Tokyo. Quando il presidente Ikeda entrò nella sala mi chiamò vicino a sé e disse: «Tre urrà per la vittoria». Guidai il grido di giubilo, poi lui mi strinse la mano. Guardandomi con gli stessi occhi del giovane che vidi nella fotografia anni prima, disse: «Avete vinto!». La SGI-Spagna, che ha continuato a impegnarsi seguendo le linee guida di Ikeda secondo le quali la religione esiste per fare diventare felici le persone, ha aumentato di trentacinque volte il numero dei suoi membri.
Nel 2004, il Parlamento mondiale delle religioni si è tenuto a Barcellona e la SGI-Spagna è stata scelta per presiedere un simposio sul dialogo religioso. Il rapporto stilato dal Parlamento presenta la SGI-Spagna come un’organizzazione religiosa modello. Da allora ha continuato a essere invitata al simposio sul dialogo interreligioso, riscuotendo ampio credito.
Perché la SGI-Spagna è riuscita a conquistare una tale posizione di fiducia nella comunità interreligiosa spagnola? Perché la filosofia e le azioni di Daisaku Ikeda hanno conquistato vasta attenzione e ammirazione.
Il mio legame con il presidente Ikeda iniziò con quella fotografia. Sono grato di poter vivere con un maestro così grande al mio fianco e nel cuore.

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Dedicato al legame fra maestro e discepolo

A ottobre verrà inaugurato il nuovo Centro culturale di Rivas-Vaciamadrid nei pressi di Madrid.
Il 15 ottobre 1961 Daisaku Ikeda visitò per la prima volta la Spagna; i membri della SGI-Spagna sono soliti festeggiare questa data come il “giorno di maestro e discepolo”. Quest’anno tale evento verrà celebrato con l’apertura del nuovo Centro culturale. L’edificio, pur con un’architettura moderna, è stato concepito nel rispetto dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile; è circondato da un ampio parco, luogo deputato al dialogo. In occasione delle celebrazioni per il 3 maggio, giorno della Soka Gakkai, i membri di Madrid vi hanno messo a dimora trecento tra alberi e piante.
Oltre al Centro culturale di Madrid, la Spagna ospita sedi della Soka Gakkai anche a Barcellona, a Tenerife e a Las Palmas.

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