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Un motivo in più per dire "grazie" - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:44

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Un motivo in più per dire “grazie”

Simone de Santis, Perugia

Ogni mio Daimoku era un grazie, sincero, di cuore. Ero grato per la situazione in cui mi trovavo che mi dava la possibilità di sfidare il mio karma, di diventare un uomo responsabile e felice

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Ogni mio Daimoku era un grazie, sincero, di cuore. Ero grato per la situazione in cui mi trovavo che mi dava la possibilità di sfidare il mio karma, di diventare un uomo responsabile e felice

Ho trentadue anni e pratico da sette. Quando pronunciai il mio primo Nam-myoho-renge-kyo sentii una gioia inspiegabile, non volevo smettere di recitare quella strana frase, assaporavo solamente quella gioia unica che mi invadeva il cuore. Alla fine del 2006 sono riuscito a laurearmi, con grandi sacrifici, in ingegneria informatica a Roma. La mia prima grande esperienza avvenne proprio dopo la laurea, quando decisi di diventare indipendente e crescere interiormente, insomma, diventare un uomo a tutto tondo.
Decisi di trasferirmi a Perugia e studiare altri due anni per specializzarmi in ingegneria informatica e telecomunicazioni. Appena arrivato cominciai a cercare un lavoro come insegnante privato – il mio lavoro di sempre – dato che non potevo certo vivere con i soldi che avevo da parte. I miei genitori, per i quali ho una gratitudine infinita, mi davano una mano, ma vivere da soli richiede una quantità di denaro enorme. L’affitto, le bollette… insomma serviva un’entrata. Non riuscivo però a trovare niente: era l’occasione giusta per verificare il potere del Gohonzon.
Aumentai il Daimoku, cominciai a studiare come non mai gli scritti di Nichiren, i discorsi di Ikeda. Compravo senza sosta i giornali con annunci di lavoro, sostenevo colloqui e inviavo curriculum ma tutti i miei sforzi risultavano vani. Andavo avanti a testa alta e petto in fuori, ma ero preoccupato. Erano passati due mesi e mezzo e le mie riserve economiche calavano vertiginosamente. Non ho mai pensato che la pratica non funzionasse, ma era evidente che qualcosa non andava, che sbagliavo in qualche punto. Un giorno, dopo quasi settanta giorni di lamentela con la mia amica, piagnucolando che non avevo lavoro, che rischiavo di tornare a casa sconfitto e così via, lei sbottò: «Basta con questa lagna!». Aveva ragione! Ecco il primo punto su cui riflettere: la lamentela! Decisi in quel momento di non lamentarmi più e di affrontare le situazioni con forza. Poi, lo stesso giorno, per “caso” lessi un articolo piuttosto lungo che parlava dell’avere gratitudine per le cose successe belle o brutte che fossero. Lessi e rilessi. Capii cosa mancava nel mio Daimoku e nella mia vita: la gratitudine. Cominciai così a pregare in modo diverso. Ogni mio Daimoku era un grazie, sincero, di cuore. Ero grato per la situazione in cui mi trovavo che mi dava la possibilità di sfidare il mio karma, di diventare un uomo responsabile e felice; per il mio futuro lavoro, anche se ancora non c’era, per il mio portafoglio vuoto. Ogni mattina, in Gongyo e Daimoku decidevo fermamente le mie azioni: lottare per trovare un lavoro, avere uno stato d’animo altissimo, studiare il Buddismo e arrivare alla sera soddisfatto per ciò che ero riuscito a fare.
Continuai così per una settimana e la mia preghiera assumeva davvero una nuova forza e lo stato vitale era davvero alto, ma le cose non andavano ancora bene. Neanche l’ombra di un lavoro. Sul mio conto avevo solo trecento euro, praticamente solo l’affitto del mese successivo. Non potevo fare la spesa, mettere benzina nello scooter, pagare le bollette. E in tasca avevo cinquanta euro… ero arrivato alla frutta! Tutto si sarebbe deciso nell’arco di pochissimo tempo, ma non mi demoralizzai. Comprai il giornale con i pochissimi soldi rimasti e trovai il mio primo lavoro come insegnante privato. Dovevo fare quasi un’ora di tragitto con lo scooter, guadagnavo venti euro e la sera stessa ne spendevo venticinque per la spesa, ma qualcosa si muoveva. Continuai a praticare con lo stesso atteggiamento e poi, ora, avevo un motivo in più di gratitudine! Non mi lamentai mai, né della distanza, né dei pochi soldi guadagnati, neanche quando trovavo pioggia e tornavo a casa bagnato. Dopo un paio di giorni mi cercò una signora anziana perché voleva imparare a usare il computer. E due! Le cose si muovevano, ma era solo l’inizio. Nel frattempo, con grande energia e ottimismo, seguivo le lezioni universitarie.
La pratica acquistava per me un altro valore. Ormai, provavo davvero gratitudine per tutto, ed ero sinceramente felice! Poi ricevetti una telefonata: una scuola privata era interessata al mio curriculum. A causa dell’università non potevo trovare un lavoro fisso e troppo impegnativo, ma decisi di andare lo stesso al colloquio, con l’obiettivo – sempre quello – di non essere più un bambino, ma un uomo sicuro e deciso a vincere sul mio karma che da molti anni mi faceva soffrire. Risultato? Mi vennero incontro in tutti i modi per l’orario, mentre lo stipendio mi dava possibilità di pagare l’affitto e le bollette. Accettai. Tornai a casa felicissimo. Ora potevo tirare un sospiro di sollievo. Era come se, cambiando atteggiamento nella pratica, di riflesso nella vita, tutto all’improvviso si fosse sbloccato!
I primi giorni di lavoro furono fantastici, mi trovavo in una classe a insegnare, il mio vecchio sogno, e intanto il mio telefono continuava a squillare con altre proposte di lavoro! Questo è il grande potere della pratica! Lavoravo felicemente, incoraggiavo le persone al lavoro e all’università che seguivo avidamente, con tanta voglia di imparare. Stavo facendo la vita che desideravo ma soprattutto stavo cambiando. Un giorno al lavoro, la professoressa più carina della scuola cominciò a parlare con me e fu colpita dalla mia forza d’animo. Poco dopo ci fidanzammo passando un anno stupendo, pieno di amore e gioia. La mia giornata non era però semplice, dovevo andare alle lezioni universitarie, scappare al lavoro e poi studiare. Il tempo scarseggiava ma non mi davo per vinto. Decisi di svegliarmi tutti i giorni alle sei per studiare un po’, prima di andare al lavoro. Recitavo Daimoku ringraziando per tutto quello che avevo e anche per le difficoltà che incontravo. Era incredibile la gratitudine che scaturiva dal mio cuore. Il primo esame andò male, ma sapevo che era un’ulteriore prova e continuai a studiare pensando ai miei futuri successi, come se fossero già avvenuti! Così la pratica assume tutto un altro valore. Il cerchio si chiude e i nostri sforzi assumono un significato profondo, tutto ha un senso. A gennaio sostenni due esami in un giorno, con ottimi risultati. Alla fine dell’anno, tra bocciature e buoni risultati, lavoro e stanchezza, ma sempre sostenuto dallo studio e dal Daimoku, dalla mia ragazza e dai miei amici, non solo ero felice, ma incoraggiavo tutti a dare il massimo.
La mia vittoria era passare un giorno in più in quella città, lavorando e studiando. Risultato? Alla fine dell’anno sostenni nove esami su undici lavorando a pieno ritmo! Grazie a questi esami vinsi una borsa di studio lavorativa all’università e l’esonero dalle tasse! Questa è la mia grande esperienza.
Ringrazio sempre Annica e Mario per avermi fatto conoscere il Buddismo e per avermi sempre incoraggiato, il presidente Ikeda, che si impegna ogni giorno per kosen-rufu e per insegnarci la via per essere felici nella vita; la mia ragazza, i miei amici e i miei genitori che mi hanno sempre sostenuto.
Ma soprattutto ringrazio le difficoltà che mi hanno dato – e continuano a darmi – la grandissima opportunità di cambiare tutti i lati negativi della mia vita.

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