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Lo sguardo libero - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:44

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Lo sguardo libero

Pippo Delbono, autore, attore e regista, è uno dei più interessanti protagonisti del teatro contemporaneo. Fra le sue opere teatrali, Il tempo degli assassini, Il muro, La rabbia, Barboni, Guerra. Il documentario ispirato a quest’ultimo lavoro gli vale il David di Donatello. Seguono l’autobiografico Grido e Io sono l’amore nel quale esordisce come attore cinematografico

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Pippo Delbono, autore, attore e regista, è uno dei più interessanti protagonisti del teatro contemporaneo. Fra le sue opere teatrali, Il tempo degli assassini, Il muro, La rabbia, Barboni, Guerra. Il documentario ispirato a quest’ultimo lavoro gli vale il David di Donatello. Seguono l’autobiografico Grido e Io sono l’amore nel quale esordisce come attore cinematografico

Il teatro è un veicolo di comunicazione per eccellenza. Tu sei una persona di grande sensibilità; praticare il Buddismo e affrontare una grave malattia come ha cambiato il tuo modo di comunicare con gli altri?
Penso che molti concetti della filosofia buddista li sto capendo ora e li capirò più avanti. La vita è lunga. Quando pensi di aver compreso qualcosa, ricominci da capo. Ma ci sono delle esperienze concrete che nella vita ti fanno tirare delle piccole somme e la malattia è stata una di queste. Pratico il Buddismo da ventidue anni, guardando indietro devo dire che mi ha aiutato a “scendere giù nello stomaco”. Nella testa c’è la tua cultura, la tua intelligenza, le tue idee politiche, la tua condizione sociale. Sicuramente l’esperienza della malattia mi ha aiutato ad abbattere in parte le difese della mente. Ho imparato ad affidarmi al cento per cento; sono sceso in profondità in una zona più sacra, una zona dove incontri chi sei davvero, guardando a quelle zone che appartengono non solo a te ma alla categoria dell’essere umano. Credo che questo emerga anche nei miei spettacoli. E poi tante altre cose mi insegnano.
Anche mia madre, cattolica, con una grande fede, apparentemente opposta a me, mi ha trasmesso quella capacità di avere uno sguardo trasversale sul mondo. Il Buddismo mi ha insegnato e mi insegna a prendere il meglio delle cose ed è quello che è successo anche con l’esperienza della malattia. Il Buddismo mi aiuta a trovare uno sguardo libero. Buddismo per me significa libertà.

La filosofia buddista parla dell’importanza di imparare a rispettare se stessi e gli altri, soprattutto chi è diverso. Le tue storie raccontano la diversità. Pensi di aver trasposto questo principio nel tuo lavoro?
Gli attori che lavorano nella mia compagnia come Bobò (sordomuto che è vissuto quarant’anni in manicomio) o Gianluca (ragazzo down) per la società rappresentano emarginazione e diversità. Ma invece proprio loro più che altri quando salgono sul palco riescono a condurre il pubblico in quelle zone sacre dell’inconoscibile dove il dolore, la gioia, la tragedia e la comicità si ricongiungono. E per me il teatro è un viaggio che deve portare a confrontarci con la nostra vita e la nostra morte, un’esperienza mistica che ci può far uscire dal luogo, dal tempo, dallo spazio. Le diversità sono categorie sociali, fisiche, culturali. Nell’affermare – come dice il Buddismo – che chiunque possiede la Buddità, c’è una grande idea di eguaglianza, c’e un grande pensiero rivoluzionario.

Qual è il tuo messaggio per i giovani?
Si trovano in un momento pericoloso. Hanno davanti a loro sentieri già tracciati e si devono adattare a modelli preconfezionati. Hanno una memoria lontana della guerra anche se vivono una finta pace. Per questo a volte sembra che manchino di curiosità, senso di rivolta. Ma è ai giovani che spetta il compito di cambiare le cose. Daisaku Ikeda dice che i politici pensano alle elezioni future, ma che dovrebbero pensare invece alle generazioni future. I giovani possono mettere delle cause per ottenere qualcosa di diverso che forse loro stessi non vedranno. Il viaggio di mille miglia comincia con un passo, recita un proverbio cinese. Partire dal cambiamento del sé per cambiare il fuori dal sé, il mondo, è un atto di rivolta, è un inizio fondamentale per aprire nuove strade.

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