Guardando ai prossimi venti anni, al 2030, come possiamo migliorare la nostra pratica e comprendere meglio cosa significa essere buddisti?
Continuare a praticare è la cosa più difficile, anche il Daishonin afferma: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede» (RSND, 1, 417).
Ogni giorno pratichiamo, cerchiamo di migliorare, ci impegniamo nell’attività buddista: probabilmente ci sembra di fare tutto correttamente, ma cosa vuol dire “correttamente” e cosa intendiamo per “attività buddista”? Certamente non significa solo partecipare alle riunioni.
Il Buddismo va utilizzato nella situazione in cui ci troviamo, dove viviamo, dove stiamo lavorando: quello è il campo della nostra missione, è lì che bisogna realizzare la vittoria e mostrare la prova concreta e il valore della pratica buddista. La nostra vita riflette la nostra fede, perciò il Buddismo va vissuto nella società, impegnandoci nel lavoro, nello studio, in famiglia, nel nostro ambiente, cercando di fare tutto al meglio, in modo da non avere alcun rimpianto. La cosa più importante è l’azione quotidiana di ogni singola persona che cerca di migliorare se stessa, aiutando allo stesso tempo anche gli altri a diventare felici.
Una pratica corretta non si limita alla sfera individuale, è una forza che guida tutti verso la felicità, non soltanto noi stessi, ma anche la famiglia, gli amici, le persone con le quali entriamo in contatto.
Siamo tutti diversi. C’è chi ha tante difficoltà, chi sta ottenendo dei risultati con grande sforzo, c’è chi ha smarrito la strada, comunque sia, è importante dialogare con sincerità con tutte le persone che ci stanno accanto. Nel Sutra del Loto Shakyamuni dice: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209): in questa frase c’è l’indicazione chiara di come praticare, di come concretizzare ciò che abbiamo ricevuto dal maestro. Per questo è fondamentale trasmettere la Legge. Quando riusciamo a parlare di Buddismo a una persona, sicuramente la nostra voce arriva alla sua Buddità. In questo modo piantiamo nel suo cuore il seme della Legge mistica e un giorno sicuramente germoglierà. Che una persona ascolti o meno, è importante continuare a parlarle con pazienza. Chi persevera in questo modo sta svolgendo l’azione del Budda.
Il presidente Ikeda di recente ha scritto: «Kosen-rufu si realizza attraverso l’unione della forza dei discepoli che fanno proprio il cuore del maestro. Sessant’anni fa, quando il mio maestro Toda venne nominato secondo presidente, gridò il suo voto di realizzare un grande movimento di shakubuku. I membri della Divisione giovani risposero a quel “ruggito del leone” e presero l’iniziativa. Anch’io mi dedicai con tutte le forze e diedi inizio alla lotta per la “propagazione della Legge” a cui il mio maestro aveva deciso di dedicare la sua vita. Anche in quel mese di maggio si svolsero in modo dinamico le riunioni di discussione dove erano stati invitati tanti amici. Ciononostante era difficile che decidessero di abbracciare il Gohonzon. […] Ogni giorno continuo a vivere con lo spirito dei giovani, dialogando con Toda, sempre con una nuova determinazione. Per questo ho vinto. Per questo sono riuscito a realizzare la Soka Gakkai, un grande albero per proteggere tutte le persone. Questo è il grande albero della speranza che regalo al futuro» (Seikyo Shimbun, 26 maggio 2011).
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