Una giovane olandese descrive il suo incontro col Buddismo e col presidente Ikeda. Tappe fondamentali per un grande cambiamento pieno di gratitudine
Quando hai iniziato a praticare il Buddismo e perché?
Ho ricevuto il Gohonzon nel 2003. Quando mia madre ha iniziato a praticare avevo quattordici anni e in quel periodo la mia famiglia stava attraversando una grande crisi. Ho visto un enorme cambiamento nella sua vita, lei mi ha mostrato veramente la prova concreta, diventando una donna forte e indipendente.
Quando sono andata al mio primo zadankai ad Amsterdam, sono stata toccata profondamente dal suono del Daimoku, ma anche dalle persone che erano lì, così calorose e gioiose, tanto che provai invidia: anch’io volevo sperimentare come loro la felicità.
Qual è la caratteristica delle attività della SGI nella tua nazione? Potresti parlarci di un’attività importante svolta in passato o che farai in futuro nel tuo paese?
La SGI olandese è il sesto paese in Europa per numero di praticanti. Abbiamo le quattro Divisioni, la Divisione futuro e gli staff di protezione soka-han e byakuren. Dalla fine del 2009 ci siamo concentrati sulla crescita dei settori attraverso le riunioni di discussione e quest’anno c’è stata una crescita dei membri davvero fenomenale.
Per il futuro ci piacerebbe organizzare più gruppi di studio e più gruppi culturali e vogliamo approfondire sempre di più il legame con il nostro maestro, anche attraverso queste attività.
Potresti raccontarci qualche aneddoto degli incontri con il presidente Ikeda?
Quando sensei ha visitato i Paesi Bassi per l’ultima volta era il 1983. Una delle pioniere giovani donne mi ha raccontato che per il Festival culturale si era fatta cucire un bellissimo vestito per fare bella figura con sensei. Lei era seduta nella sala da pranzo, con molti altri membri. Quando il presidente Ikeda entrò nella stanza, non la degnò di uno sguardo. Quando poi i loro sguardi si incontrarono, lui la guardò con disapprovazione. Lei si sentì veramente confusa e all’inizio non capì, ma subito realizzò di come fosse stata superficiale. Sensei aveva intuito le sue vere motivazioni: mettere in mostra la sua bellezza.
In realtà, in quel modo, le aveva dato anche una guida, tra l’altro cogliendo nel segno perché questo lato rappresentava per lei il punto debole nella sua vita.
Questa giovane credeva che essere graziosa fosse la cosa più importante per dare il benvenuto a sensei, e capì invece quanto fosse stata superficiale a fermarsi all’aspetto esteriore. Cambiò atteggiamento e oggi è una delle donne più forti dei Paesi Bassi.
Personalmente ho incontrato il presidente Ikeda due volte, l’ultima volta nel 2008. E ho avuto anche l’occasione di essere “allenata” da lui. Dovevo tenere un discorso a nome di tutti i rappresentanti della SGI presenti, durante la prima parte della riunione dei responsabili di centro e anche un report sullo sviluppo del mio paese.
Sensei non era ancora lì, ma sapevo che stava assistendo in diretta perché avrebbe partecipato alla seconda parte della riunione.
È stato molto emozionante e al tempo stesso per me ha rappresentato una tappa nella mia rivoluzione umana: sono sempre stata molto timida in pubblico e in quella occasione avevo l’obiettivo di incoraggiare duemila compagni di fede. Sono profondamente grata al presidente Ikeda per questa opportunità, per essere riuscita a trasformare qualcosa della mia vita. Non dimenticherò mai quel momento.