«L’inferno è nel cuore di chi interiormente disprezza suo padre e trascura sua madre»
Gosho di Capodanno, tratto dalla Raccolta degli scritti di Nichiren Daishonin, vol. 1, pag. 1008
Quando lessi per la prima volta questa frase, percepii subito quanto fosse vera. Per quanto in quel periodo nella mia vita stessero avvenendo tanti cambiamenti positivi, nel mio intimo sentivo quell’”inferno” di cui parla Nichiren. Infatti disprezzavo mio padre col pensiero, ma a volte anche esplicitamente, ed essendo mia madre defunta, non vedevo come potessi prendermi cura di lei. Eppure il desiderio profondo era proprio quello di trasformare quella sofferenza, anche se non riuscivo a immaginare come, e sciogliere quel nodo karmico. Anche perché mio padre, all’inizio della mia pratica buddista, ne era un acceso oppositore.
Ho deciso quindi di approfondire quale fosse secondo Nichiren la vera devozione filiale e come ripagare il debito di gratitudine nei confronti dei miei genitori. Fondamentale è stato anche il costante incoraggiamento che mi è arrivato attraverso gli scritti del presidente Ikeda.
Ho cominciato così a comprendere che praticare questo Buddismo come insegna Nichiren e fare la mia rivoluzione umana fino in fondo diventando felice era manifestazione di vera devozione filiale, e il modo più profondo per ripagare questo debito di gratitudine.
Decisi quindi di continuare a praticare, nonostante l’opposizione di mio padre, e cominciai a sforzarmi di cambiare atteggiamento nei suoi confronti, giorno dopo giorno. Avanzando lungo il percorso della pratica, facendo esperienze e recitando Daimoku davanti al Gohonzon, sentivo sempre di più gratitudine per la mia vita.
A quel punto sorse naturalmente in me un enorme senso di gratitudine anche per i miei genitori, cioè l’esatto opposto del disprezzo! Sentivo dunque che pian piano quell’”inferno” andava sciogliendosi, ma non solo: si stava trasformando proprio in una grande gioia e capii quanto avessi scelto io i miei genitori e quanto fossero proprio quelli giusti per compiere la mia rivoluzione umana. Come conseguenza di tutto questo, il rapporto con mio padre è migliorato tantissimo, anche se lui non si è certo trasformato in un’altra persona, e ho realizzato quanto questo cambiamento mi abbia reso felice.
Ho anche compreso che non trascurare la mia pratica, la mia vita e la mia rivoluzione umana significa non trascurare mia madre, anche se lei non è qui in vita insieme a me. Grazie al profondo legame karmico che ci unisce, sento che la mia lotta quotidiana per il raggiungimento della Buddità in questa esistenza è strettamente legata anche alla sua felicità.