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A Parigi, capitale della cultura - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:25

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A Parigi, capitale della cultura

Nel 1975 Shin’ichi parte alla volta dell’Europa: prima tappa la capitale francese, dove ad accoglierlo trova Eiji Kawasaki, giunto a Parigi quindici anni prima. Incontrerà nuovamente anche Dupront, pedagogo di fama mondiale, per condividere le idee sulla pace e sull’educazione

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Nel 1975 Shin’ichi parte alla volta dell’Europa: prima tappa la capitale francese, dove ad accoglierlo trova Eiji Kawasaki, giunto a Parigi quindici anni prima. Incontrerà nuovamente anche Dupront, pedagogo di fama mondiale, per condividere le idee sulla pace e sull’educazione

Fino al completamento del ventunesimo volume, pubblichiamo degli estratti dalla Nuova rivoluzione umana. Il testo integrale dei capitoli è disponibile nelle pagine web dei giovani, all’indirizzo www.ilvolocontinuo.it

Il viaggio, di diciotto giorni, l’avrebbe portato in Unione Sovietica per la seconda volta, dopo la sua prima visita nel settembre del 1974. Giunto a Parigi alle diciotto, Shin’ichi [pseudonimo di Daisaku Ikeda, n.d.r.] venne accolto dai volti gioiosi dei membri e del presidente della conferenza europea della Soka Gakkai Eiji Kawasaki, che lo avrebbe accompagnato in Unione Sovietica.
«Grazie di essere venuto a darci il benvenuto, signor Kawasaki – disse Shin’ichi -. Voglio che sappia che durante questo viaggio intendo scrivere un pezzo di storia. Mi impegnerò molto più di prima, mi impegnerò con sincerità ogni giorno di più».
Il sorriso di Kawasaki scomparve e il suo volto si fece improvvisamente teso. Avendo già accompagnato Shin’ichi in giro per l’Europa in passato, sapeva che faceva sempre sul serio e dava in ogni occasione tutto se stesso. Eppure ora Shin’ichi diceva che si sarebbe impegnato infinitamente di più durante questo viaggio. Kawasaki esitò per un istante, come per digerire l’importanza della frase e infine disse: «Capisco».
Shin’ichi continuò: «Spero che lavorando al mio fianco riuscirà a innalzare il suo stato vitale. Quando i responsabili con cui lavoro di più in Giappone cominciano a sembrare stanchi, cerco subito di spronarli. Ma i responsabili che vivono all’estero non hanno nessuno che li incoraggi o li guidi. Può sembrare bello avere una sorta di libertà, ma in queste situazioni è facile rilassarsi e perdere il desiderio di lanciarsi in nuove sfide. Ed è anche facile diventare egoisti e caparbi e addirittura deviare dal sentiero della fede. La pigrizia è tremenda: può sopraffarci senza che neanche ce ne accorgiamo. Ad esempio, se iniziamo a rilassarci e smettiamo di porci sempre nuove sfide, usando solo il settanta per cento delle nostre forze, queste di fatto diminuiranno al settanta per cento; se usiamo soltanto il trenta, avremo alla fine solamente quel trenta per cento di forze».
Kawasaki comprese che questo concetto riguardava anche lui. Ascoltò attentamente Shin’ichi che continuava a parlare: «Se non interagiamo costruttivamente con gli altri la nostra tendenza come esseri umani è scegliere la strada più facile, scivolare verso una direzione negativa smettendo di sfidarci. Per invertire questa tendenza, dobbiamo mantenere vivo lo spirito di ricerca e imparare dal nostro mentore. I maestri ci danno l’ispirazione di cui abbiamo bisogno per riuscire a vincere la pigrizia e per migliorarci. Nulla sarebbe più triste del non avere questo tipo di ispirazione».
Lo scrittore cinese Lu Xun (1881-1936) ammoniva: «Un cuore chiuso all’ispirazione si inaridisce o si atrofizza».
Già dall’arrivo in aeroporto, Shin’ichi si dedicava anima e corpo a incoraggiare i membri. Lui e il gruppo vennero subito accompagnati al Centro culturale della Soka Gakkai alla periferia di Parigi, dove circa centocinquanta membri che li stavano aspettando lo accolsero con un caloroso applauso. Il gruppo comprendeva svedesi, spagnoli e danesi giunti in Francia per prender parte al Festival europeo dell’amicizia della Soka Gakkai, in programma per il 16 maggio. Dopo aver fatto Gongyo con alcuni membri al Centro, Shin’ichi salutò tutti i presenti e disse amichevolmente: «Anche se sono già passati due anni dalla mia ultima visita a Parigi, mi sento unito a voi da un legame sincero. Siamo compagni che condividono l’impegno di portare felicità a tutta l’umanità e costruire un mondo pacifico. Nessun legame spirituale è così bello e degno di ammirazione; può essere anche descritto come il principio di “diversi corpi, stessa mente”».
Shin’ichi poi pregò i membri di essere attivi cittadini nei propri paesi. Il Buddismo ha bisogno di essere messo in pratica nella società e lo scopo della pratica buddista è di trionfare in quel mondo con cui ci troviamo a contatto ogni giorno. Shin’ichi continuò: «Spero che tutti voi diventiate individui saggi e coscienziosi che godono della fiducia e del rispetto di chi vi sta intorno. Tale è la forza di kosen-rufu. Perché ciò accada, dovete recitare Daimoku in abbondanza e lucidare la vostra vita. Impadronitevi degli insegnamenti buddisti e coltivate una prospettiva di vita che vi permetta di superare ogni difficoltà».

Educare alla pace

Shin’ichi era sempre entusiasta all’idea di parlare con un pedagogo. Dal momento che è attraverso l’educazione che si formano le generazioni future, tali dialoghi hanno il potere di contribuire a un futuro migliore.
Rallegrandosi per questo nuovo incontro, il professor Dupront salutò Shin’ichi con un caldo sorriso. Fin dalla prima volta che si erano visti, due anni prima, si era trovato perfettamente in sintonia con le idee di Shin’ichi e aveva continuato a tenersi aggiornato sulle sue attività. Sembrava che stesse aspettando con ansia quel momento per poter conversare con lui e cominciò subito parlando proprio delle finalità dell’istruzione.
«L’istruzione – osservò Dupront – illumina la direzione in cui la società si dovrebbe muovere in futuro. È una sfortuna che la gente al giorno d’oggi sia incline alla guerra. È necessario cambiare direzione allo spirito umano, sia a livello individuale che a livello nazionale, indirizzandolo verso la pace. Per questo, l’educazione alla pace ha una priorità assoluta ed è la più grande responsabilità dei pedagoghi».
Shin’ichi annuì e commentò: «Come ha detto lei, gli educatori devono non solo impegnarsi con fervore ma devono anche nutrire la passione necessaria per costruire la pace. Il punto fondamentale dell’educazione per la pace è che gli educatori ispirino i loro allievi ad avere il desiderio di creare la pace. Credo che il ruolo degli educatori sia non solo quello di impartire conoscenza ma anche di risvegliare le menti dei giovani».

Il legame con la Francia

Il 15 maggio si tenne un incontro al Centro culturale di Parigi per festeggiare il quindicesimo anniversario dell’arrivo di Eiji Kawasaki in Europa, avvenuto nel settembre del 1961. Shin’ichi aveva proposto questo evento come ringraziamento a Kawasaki per aver aperto il sentiero di kosen-rufu in Europa. All’incontro parteciparono trecento delegati da undici paesi, tutti presenti a Parigi in occasione del Festival europeo dell’amicizia della Soka Gakkai: era un’opportunità per festeggiare i progressi del movimento di kosen-rufu in Europa negli ultimi quindici anni.
Il pensiero costante di Shin’ichi era come diventare fonte d’ispirazione affinché ciascuno potesse praticare il Buddismo con gioia e coraggio e dare il meglio di sé con uno spirito ottimista e allegro. Il forte desiderio di incoraggiare i membri traspariva dalle sue azioni di ogni giorno e dal suo comportamento.
Incoraggiare vuol dire trasmettere sicurezza, speranza e coraggio. Lo scopo è ispirare la persona a cui ci rivolgiamo, sostenendo e facendo crescere la sua passione, il suo senso di forza e la sua capacità di vincere. Il principio che sta alla base dell’incoraggiamento è il desiderio genuino di coltivare la felicità altrui. Il Bodhisattva Mai Sprezzante, descritto nel Sutra del Loto si inchina sempre sinceramente mostrando rispetto verso tutti quelli che incontra: «Nutro per voi un profondo rispetto; non oserei mai trattarvi con disprezzo o arroganza. Perché? Perché voi tutti state praticando la via del bodhisattva e conseguirete certamente la Buddità» (SDL, 355). In altre parole, il Bodhisattva Mai Sprezzante si augurava che ogni individuo diventasse un campione imbattibile con un carattere forte e vivesse con l’intento di sostenere gli altri.
La reazione della gente era di attaccare il Bodhisattva Mai Sprezzante con bastoni e pietre, ma nonostante questo egli continuava a ripetere che ogni individuo possiede un potenziale infinito. Il suo comportamento è una fonte genuina di incoraggiamento.
La Soka Gakkai si dedica a costruire kosen-rufu, un obiettivo che, da un certo punto di vista, potrebbe essere descritto come il processo di creazione di una società fondata sull’incoraggiamento reciproco.
Nichiren Daishonin scrive che la sottile pervasività «di avidità, collera e stupidità nel cuore degli uomini nel mondo impuro dell’ultima epoca è difficile da controllare per qualsiasi saggio o santo» (Il kalpa della diminuizione, RSND, 1, 994). La società odierna è caratterizzata da una concorrenza spietata e da una svalutazione reciproca dove l’invidia e l’astio prevalgono. Non è un’esagerazione dire che l’egoismo predomina nel nostro mondo e che le persone sono chiuse ed estranee tra loro. La Soka Gakkai promuove un movimento volto ad aprire quei cuori chiusi e illuminarli con speranza e coraggio attraverso il dialogo, costruendo una rete di solidarietà umana.
Durante quell’incontro, Eiji Kawasaki si alzò per parlare, con le guance arrossate per l’emozione: «È difficile credere che siano passati già quindici anni dal mio arrivo in Europa. Sono dispiaciuto di non essere stato in grado di dare un contributo positivo in tutto questo tempo. Nonostante questo, il presidente Yamamoto mi ha sempre lodato e sostenuto. Ma non so dirvi quanto coraggio e speranza lui mi abbia comunicato con il suo incoraggiamento sincero e continuo.
Anche i nostri membri mi hanno protetto e sostenuto continuamente. Voglio cogliere quest’opportunità per esprimere la mia più profonda riconoscenza al presidente Yamamoto e a tutti i nostri membri. Nove anni fa ebbi un incidente stradale a causa del quale ricevetti molte trasfusioni di sangue. Ora il sangue di molti francesi scorre nelle mie vene. La loro offerta altruista mi ha salvato e mi ha permesso di vivere una vita sana e attiva».
Con le lacrime agli occhi Kawasaki proseguì: «Rimango fermamente determinato a lavorare al massimo per ripagare questo debito di gratitudine che ho verso tutti i miei amici in Francia e in Europa. Continuiamo ad avanzare insieme con armonia e gioia, davvero uniti, sfruttando al massimo i nostri talenti, unici e individuali, per la felicità altrui e per la prosperità delle nostre società».
I membri applaudirono. Mosso dallo spirito di riconoscenza e umiltà trasmesso dalle parole di Kawasaki, Shin’ichi si sentì sicuro che il movimento di kosen-rufu in Europa fosse in buone mani.
Se, invece, i responsabili soccombono all’arroganza, l’organizzazione per kosen-rufu è destinata a sgretolarsi.

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