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Le parole della rivoluzione umana - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:49

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Le parole della rivoluzione umana

Dal 6 agosto 1993 ogni giorno il Seikyo Shimbun pubblica una puntata della Nuova rivoluzione umana. Ikeda racconta le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere oltre quattromilacinquecento puntate, con le parole del maestro Toda sempre nel cuore

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Dal 6 agosto 1993 ogni giorno il Seikyo Shimbun pubblica una puntata della Nuova rivoluzione umana. Ikeda racconta le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere oltre quattromilacinquecento puntate, con le parole del maestro Toda sempre nel cuore

Con la penna in mano
ho trascritto con passione
la storia eterna
di
kosen-rufu.

A settembre avevo annunciato che il ventiquattresimo volume del romanzo La nuova rivoluzione umana sarebbe iniziato ad apparire a puntate sul Seikyo Shimbun dal primo ottobre 2010. A tal proposito molti membri mi hanno scritto esprimendo le loro opinioni, cosa che mi ha riempito di gioia. Ricevere simili pareri dai miei lettori è ciò che mi ha permesso di continuare a scrivere giorno dopo giorno e mese dopo mese.
Il mio precedente romanzo, La rivoluzione umana, è arrivato a compimento dopo 1509 puntate raccolte in dodici volumi. Il 6 agosto 1993 – anniversario del bombardamento atomico di Hiroshima avvenuto nel 1945 – ho iniziato a scrivere La nuova rivoluzione umana nella prefettura di Nagano, un luogo colmo di ricordi del mio maestro Josei Toda. Mi sono dedicato a questa attività animato da una preghiera sincera e dall’impegno per la pace.
Grazie all’entusiasmo e al sostegno di tutti voi sono state pubblicate finora oltre 4450 puntate de La nuova rivoluzione umana e il 18 novembre 2010 il numero totale delle puntate de La rivoluzione umana e La nuova rivoluzione umana ha raggiunto quota seimila. Come discepolo di Toda sono stato veramente contento di poter celebrare l’ottantesimo anniversario della Soka Gakkai con questo record letterario che ho dedicato al mio maestro. Vorrei anche cogliere questa opportunità per esprimere ancora una volta la mia gratitudine a tutti coloro che leggono e sostengono il Seikyo Shimbun.

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Anche voi
siete come il monte Fuji
quando mostrate un impegno incrollabile
.

Traboccanti di vitalità, duecentocinquanta giovani leader di kosen-rufu hanno partecipato al corso giovani della SGI, tenutosi dal 2 al 7 settembre 2010. Dopo aver partecipato con entusiasmo alle attività organizzate in occasione della loro visita, sono tornati nei rispettivi paesi con un più ricco bagaglio di esperienze. Ho già ricevuto da loro lettere e fax in cui mi raccontano come hanno già tradotto in pratica nell’attività quotidiana gli stimoli ricevuti.
Molti di loro mi hanno parlato del caloroso benvenuto ricevuto dai membri del Kansai, sottolineando l’ispirazione avuta dall’impatto con lo spirito puro della Soka Gakkai. Hanno anche espresso la loro gratitudine per gli interpreti e per tutti coloro che li hanno seguiti durante la permanenza in Giappone. Uno di loro, per esempio, ha descritto la propria gioia nel vedere il monte Fuji in lontananza, mentre si recava in autobus al Makiguchi Memorial Hall a Hachioji, Tokyo.
Il monte Fuji è una montagna meravigliosa, di enorme suggestione, e il suo nome si può scrivere anche in caratteri cinesi che stanno a indicare “montagna incomparabile” [letteralmente “non due” o “unica e rara”]. Un saggio una volta disse che la vita di ognuno è preziosa e ineguagliabile come il monte Fuji, e noi dobbiamo elevarci facendo leva sulle salde fondamenta interiori che abbiamo forgiato.
Ognuno di noi è un’entità infinitamente nobile della Legge mistica, preziose torri della vita. Ognuno di noi è unico e insostituibile. Come tali, innalziamoci come il monte Fuji, vivendo la nostra esistenza con incrollabile convinzione. Viviamo fedeli al nostro voto dal tempo senza inizio.
Io prego costantemente che i nostri giovani responsabili dall’animo nobile sviluppino di fronte a qualunque tempesta un cuore imperturbabile come il monte Fuji, adornando le loro vite con la vittoria e la fiducia.
«Sii come il monte Fuji!» fu una delle linee guida che mi diede il mio maestro, il secondo presidente Josei Toda per la mia rivoluzione umana.

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Il noto autore indonesiano Pramoedya Ananta Toer (1925-2006) scrisse: «Se [una persona] non lascia niente di scritto, scomparirà dalla società e dalla storia», e aggiunse: «Scrivere significa lavorare per l’eternità».
Io diventai discepolo di Toda a diciannove anni e quando mi resi conto della sua sconfinata condizione vitale, decisi che qualcuno avrebbe dovuto scrivere la sua biografia. In particolare, nell’agosto del 1954, quando Toda mi portò nella sua città natale, il villaggio di Atsuta in Hokkaido, sentii che scrivere la storia della sua nobile esistenza sarebbe stato compito mio. E il 14 agosto 1957 – decimo anniversario del primo incontro col mio maestro – promisi dal profondo del cuore di farne una delle missioni della mia vita. Questo avvenne durante una visita a Karuizawa nella prefettura di Nagano, dove Toda trascorse la sua ultima estate.
Il 13 agosto Toda, che si trovava in quella località per rimettersi in salute, mi chiese di partire da Tokyo per andare a trovarlo. Io ero nel pieno delle attività che stavo organizzando per fare del quartiere Arakawa un modello della nostra struttura basata sui gruppi, molto sentita nella comunità locale. Arrivando a Nagano, gli riferii delle mie attività ad Arakawa e concordai con lui il programma di un viaggio in Hokkaido per incoraggiare i membri locali. Questo avveniva subito dopo l’episodio del sindacato dei minatori di carbone di Yubari mentre stavo preparando accuratamente la visita che Toda intendeva fare in quella zona. Ricordo Toda sorridere con un profondo senso di sollievo mentre ascoltava tutti i dettagli del viaggio.
Parlammo anche della recente pubblicazione del suo romanzo La rivoluzione umana, sotto forma di libro, che in precedenza era uscito a puntate sul Seikyo Shimbun con lo pseudonimo di Myo Goku, a partire dal numero di apertura del giornale, avvenuta il 20 aprile 1951. Toda ascoltò con gioia le mie impressioni sul libro, poi sorrise e con tranquillità aggiunse che pur non avendo problemi a scrivere del suo maestro Makiguchi, era di fatto troppo modesto per raccontarne la biografia.
La prima parte del romanzo era di fantasia mentre la seconda era in parte autobiografica: raccontava le sue esperienze personali utilizzando un personaggio modellato su se stesso che chiamò Gan Kutsuo [Gran Kutsuo: un omonimo di Gankutsu-o, il nome giapponese del Conte di Montecristo, n.d.r.]. La storia finisce con Gan, incarcerato per le sue idee, che giura di dedicare la propria vita a kosen-rufu. In realtà, Toda non aveva mai provato a scrivere niente sugli immensi sforzi fatti per ricostruire la Soka Gakkai dopo essere uscito di prigione.
Quella notte, in camera mia, meditai a lungo su ciò che aveva detto Toda. Ciò che mi aveva maggiormente colpito era il fatto che mi stava affidando il compito di trasmettere ai posteri la sua vita e il suo spirito e lasciare una testimonianza della vera storia della Soka Gakkai. Giurai quindi con tutto me stesso di scrivere il seguito de La rivoluzione umana: la consideravo la mia missione, la missione del suo discepolo.
Quando celebrai l’anniversario del 14 agosto, il mio cuore era colmo dello stesso sentimento. Erano passati dieci anni dal mio primo incontro con Toda. Dopo aver recitato Gongyo mattina con i membri locali di Karuizawa e averli incoraggiati con sincerità, tornai a Tokyo. Quella sera scrissi su un ventaglio giapponese le parole: «Tanto maggiore è la resistenza che incontrano le onde, tanto più diventano impetuose» e ne feci omaggio a un rappresentante della Divisione uomini di Arakawa che si stava impegnando al mio fianco con grande coraggio. I membri che hanno condiviso con me sia le sofferenze che le gioie nell’attività per kosen-rufu sono sempre nei miei pensieri. Recito ogni giorno affinché essi e i loro discendenti godano di eterni benefici.
Lo scorso agosto, ad Arakawa, è stato inaugurato un bellissimo Centro della pace della Soka Gakkai. Si stanno aprendo nuovi Centri culturali e ricreativi in tutto il paese: questo rispecchia l’infinita fortuna e gli immensi benefici accumulati dai membri.
È arrivato il tempo dello sviluppo dinamico in cui sbocceranno tanti nuovi Bodhisattva della Terra che danzeranno la danza gioiosa della rivoluzione umana.

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Il sociologo tedesco Max Weber (1864-1920) una volta scrisse di una sua zia: «Quando, a più riprese, mi disse che la sua vita era stata difficile, non si stava lamentando: intendeva piuttosto sottolineare che aveva combattuto con tenacia». Queste sono parole che vanno dritte al punto. Sono vincitori coloro che conducono vite di valore impegnandosi per una giusta causa, senza rimpianti e fedeli alle proprie convinzioni.
Il ventiquattresimo volume de La nuova rivoluzione umana si apre con un capitolo intitolato “Ode alle madri”. Nessuno offre un’incarnazione più viva o ispiratrice della filosofia piena di speranza della rivoluzione umana delle nostre “madri di kosen-rufu,” i membri della Divisione donne.
Tra le discepole del Daishonin c’era la monaca laica Myoho. Anche se aveva perso il marito e non aveva familiari su cui poter contare per un sostegno, rimase salda nella sua fede anche in mezzo alle persecuzioni. Il Daishonin le assicura: «Il Budda sul Picco dell’Aquila vede che sei di gran lunga superiore a quella monaca [Mahaprajapati], come le nuvole rispetto al fango» (Risposta alla monaca laica Myoho, RSND, 1, 981). [Mahaprajapati era non solo la principale discepola di Shakyamuni ma anche la zia materna che lo aveva allevato dopo la morte della madre, n.d.r.].
Nessuno è più degno di ammirazione delle donne che si sono dedicate con impegno a kosen-rufu. I nostri membri della Divisione donne recitano per la felicità di coloro che soffrono, continuando a offrire solidarietà, sostegno e incoraggiamento. Esse incarnano il brano del Sutra del Loto: «È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 209). Niente è paragonabile alla loro vita nobile e ispiratrice. Simili donne degne di lode danno prova della “trasformazione del veleno in medicina” anche di fronte alle sfide più scoraggianti. Creano una testimonianza della trasformazione del karma e dimostrano la verità dell’insegnamento secondo cui «l’inverno si trasforma sempre in primavera» (RSND, 1, 477).

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Come osservò una volta lo scrittore Hans Christian Andersen (1805-75): «La vita è una storia affascinante, e io ho imparato a gridare di gioia». La fede nel Buddismo di Nichiren Daishonin consente a tutte le persone di rendere questa vita un canto della «più grande di tutte le gioie» (Raccolta degli insegnamenti orali, BS, 124, 54).
Mentre i fratelli Ikegami, Munenaka e Munenaga, e le loro mogli stavano combattendo con coraggio contro le avversità, il Daishonin li lodò dichiarando: «Potrà mai esserci una storia meravigliosa come la vostra?» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 444). Ugualmente le madri Soka, legate direttamente a Nichiren Daishonin, hanno dato meravigliose prove di felicità e vittoria dedicandosi con tutto il cuore ad aprire il sentiero di kosen-rufu in tutto il Giappone e nel mondo. Le loro sono davvero esperienze pulsanti che saranno raccontate per generazioni a venire, vicende impareggiabili di rivoluzione umana.
Toda mi disse: «Le persone comuni della Divisione donne hanno costruito la Soka Gakkai. Non dimenticarlo mai. I membri della Divisione donne sono i più importanti. Daisaku, loda e proteggi questi nobili membri che rappresentano le nostre fondamenta».
Mentre scrivo il capitolo “Ode alle madri” mi riecheggiano ancora nel cuore queste parole del mio maestro.

Ode alle madri,
possiate essere felici
per tutti i giorni a venire.

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Impegniamoci
con serietà
nella rivoluzione umana
per assicurare
una felicità duratura.

Di fronte all’auditorium dell’Università Soka a Hachioji, Tokyo, si trovano le statue di due illustri scrittori: Victor Hugo e Lev Tolstoj. Questi giganti della letteratura nutrivano entrambi una nobile visione, la visione della rivoluzione umana.
Nel giugno 1876 Hugo compose un elogio per l’autrice francese George Sand: «Dato che l’uguaglianza fra i sessi è parte essenziale dell’uguaglianza umana, una grande donna era necessaria in questo secolo, in cui era destino che trovasse compimento la rivoluzione francese e inizio la rivoluzione umana». Quasi un secolo dopo la rivoluzione francese, Hugo invocava una rivoluzione umana esprimendo il rispetto più profondo per la Sand, luce indomita di quell’ideale.
Si potrebbe affermare che anche Tolstoj ha aspirato a ciò che noi definiamo rivoluzione umana. Takashi Fujinuma, professore emerito dell’Università Soka e stimato studioso di Tolstoj, evidenziò questo aspetto dell’autore russo in un’autorevole biografia, dove si legge che Tolstoj sapeva bene che era molto più difficile trasformare lo spirito umano che non cambiare le istituzioni della società. Nonostante ciò il grande letterato incoraggiava questa trasformazione interiore.
In un’opera dell’ultimo periodo, Tolstoj scrisse: «Il compito di ogni persona nella vita è diventare un essere umano sempre migliore», di fatto la rivoluzione umana consiste in questo. Senza tale ingrediente qualunque rivoluzione sociale sarebbe incompleta. Secondo Tolstoj: «Se notate che la società è organizzata male e desiderate modificarla, dovreste comprendere che la società può migliorare solo in un modo; ogni persona deve migliorare. E per far sì che tutti migliorino potete fare solo una cosa: dovete diventare voi stessi una persona migliore».
In altre parole, ognuno di noi deve dare inizio alla propria rivoluzione umana. È vitale compiere questo primo passo coraggioso per diventare una persona migliore. Da qui comincerà senza dubbio una trasformazione profonda che vi porterà a una vita nuova.
Non dimenticate mai, neanche per un istante, che il nostro movimento porta avanti gli sforzi dei presidenti della Soka Gakkai Tsunesaburo Makiguchi e Josei Toda, e si trova all’avanguardia nella storia dell’umanità.

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Un maestro,
un discepolo
e
kosen-rufu.

Scrissi queste parole il 3 maggio 1979 sulla copertina del manoscritto della Rivoluzione umana, riconfermando così il mio punto di partenza. Nel 1964 avevo annunciato che iniziavo a scrivere La rivoluzione umana. Cominciai a comporre il primo capitolo, “Alba”, a Okinawa, un luogo che trabocca di impegno sincero per una pace duratura. Sono veramente felice di vedere con quale orgoglio e coraggio i nostri membri di Okinawa abbiano progredito nel corso degli anni.

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La prima puntata del mio romanzo, La rivoluzione umana, che scrissi sotto lo pseudonimo di Ho Goku, apparve nell’edizione del primo gennaio 1965 sul Seikyo Shimbun. Ero deciso a realizzare la mia missione come discepolo scrivendo un romanzo biografico che descrivesse la vita di Toda a partire dal 3 luglio 1945, giorno della sua scarcerazione. D’altro canto, mi rendevo conto che se l’opera fosse finita con la morte del mio maestro non avrebbe comunicato pienamente la sua vera grandezza. È una costante della storia che il valore autentico di una persona e un’accurata valutazione del suo pensiero si possano comprendere pienamente solo in epoche successive, non quando la persona è ancora in vita. Inoltre, l’obiettivo di kosen-rufu, a cui Toda aveva dedicato la propria vita, non è qualcosa che si può ottenere nell’arco di una sola generazione.
È un impegno continuo che viene trasmesso da maestro a discepolo. Alla fine, tutto è determinato dagli sforzi dei discepoli e da ciò che essi realizzano.

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Nichiren Daishonin scrive: «Si dice che se il maestro ha un buon discepolo, tutti e due otterranno il frutto della Buddità, ma se il maestro alleva un cattivo discepolo, entrambi cadranno nell’inferno. Se maestro e discepolo non hanno la stessa mente, non realizzeranno nulla» (Fiori e frutti, RSND, 1, 808).
Quando Toda morì, quasi 800.000 famiglie facevano parte della Soka Gakkai. Mi sono messo alla guida di kosen-rufu e, insieme ai miei compagni membri, ho allargato la rete dei Bodhisattva della Terra raggiungendo un numero dieci volte superiore.
Inoltre, per realizzare il desiderio di Toda di costruire un giorno un’università – desiderio che mi espresse quando si trovava in mezzo alle più grandi difficoltà economiche – ho fondato il sistema scolastico Soka.
Toda affermò: «Kosen-rufu è un movimento culturale. È un movimento che mira a costruire la pace sulla base di princìpi corretti». Per concretizzare le sue parole ho fondato l’Associazione concertistica Min-On, l’Istituto di Filosofia Orientale, il Museo d’Arte Fuji di Tokyo e l’Istituto Toda per la pace globale e lo studio della politica, insieme ad altre istituzioni.
Il mio maestro era solito dirmi: «Tu aprirai la strada per kosen-rufu nel mondo». Ho concretizzato la sua visione spargendo i semi della Legge mistica nel mondo e tanti fiori della felicità sono sbocciati finora in centonovantadue tra aree e nazioni.

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Il discepolo eredita l’impegno del maestro e cerca di realizzarne il sogno. Se non avessi messo per iscritto tutti gli sforzi fatti da discepoli sinceri per far espandere kosen-rufu nel mondo, che è la vera essenza dell’unità di maestro e discepolo, sarebbe stato impossibile far conoscere la grandezza di Toda e di Makiguchi. Dopo aver finito il dodicesimo volume della Rivoluzione umana, nel quale descrivo il periodo della morte di Toda, ho iniziato a scrivere La nuova rivoluzione umana. Con questa seconda opera ho voluto delineare il sentiero corretto di maestro e discepolo e assicurare il flusso eterno di kosen-rufu per il bene della pace e della felicità di tutta l’umanità. E continuo tuttora a scriverla in modo da lasciare una traccia chiara che permetterà alla Soka Gakkai – la forza motrice di kosen-rufu – di avanzare in eterno.

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Cosa ci rende umani? La risposta del filosofo Lou Marinoff, presidente fondatore dell’Associazione americana filosofi professionisti, con il quale ho intrecciato un dialogo ricco e creativo, è chiara: «Per diventare davvero umani, dobbiamo impegnarci a crescere sviluppando il nostro più alto potenziale». Aggiunge: «Dobbiamo avere un buon maestro che ci conduca a realizzare questo obiettivo. Noi sviluppiamo queste condizioni ideali per diventare veramente umani, imparando direttamente dal maestro. Il movimento della rivoluzione umana della Soka Gakkai, grazie alla pratica di maestro e discepolo, è un buon esempio». Apprezzo il pensiero di Marinoff sul nostro movimento.
Il 2 ottobre 1960 ho intrapreso il mio primo viaggio per kosen-rufu, mosso dalla profonda convinzione che la filosofia della rivoluzione umana del mio maestro avrebbe creato pace e felicità in tutto il mondo; o meglio, ero determinato a far sì che ciò accadesse. Ero deciso a partire prendendo l’iniziativa in prima persona, parlando con una persona dopo l’altra e incoraggiandola.
È meraviglioso vedere così tanti nuovi responsabili nominati per l’ottantesimo anniversario della Soka Gakkai. Spero che tutti noi creeremo un’eredità fatta di realizzazioni coraggiose, sicuri che nei nostri paesi kosen-rufu progredirà di pari passo con il Daimoku, lo studio, l’impegno e il percorso della nostra rivoluzione umana.
L’architetto tedesco Bruno Taut (1880-1938) osservò a questo proposito: «Un buon studente è colui che eredita le idee del suo insegnante, le sviluppa, le adatta alla società, al clima dell’epoca e al carattere peculiare del paese, traendone qualcosa di nuovo». Si potrebbe dire altrettanto per la creazione della cittadella eterna di kosen-rufu.

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Spero di scrivere quante più storie possibile di come i nostri nobili membri hanno portato avanti la loro rivoluzione umana: questo sarà il mio vero contributo come scrittore. Come notava l’autore russo Fedor Dostoevskij: «Esempi di coraggio e vite meravigliose sono un contributo cento volte maggiore per la società rispetto a scandali e a episodi spiacevoli». Disse anche: «Storie di vite meravigliose e di azioni coraggiose e oneste, persino in quest’epoca di scetticismo e negatività, sono le armi migliori per combattere le malattie che affliggono la società»; sono pienamente d’accordo.
Da mesi sono ormai impegnato in molteplici dialoghi, pubblicati a puntate sulle riviste della Soka Gakkai. Tutti questi scambi di opinione vengono pubblicati perché credo che arricchiranno l’eredità spirituale dell’umanità e ne illumineranno il futuro.

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Il filosofo Francis Hutcheson (1694-1746), che insegnò all’Università di Glasgow, dichiarò: «Bugie e falsità sono in egual misura palesemente distruttive nella società». Toda assumeva un atteggiamento sempre severo verso i giovani che leggevano giornali pieni di bugie e falsità e li rimproverava duramente. «Leggete buoni libri!», diceva. «Prendete familiarità con la letteratura di alto livello!». Lanciando simili messaggi egli gettava nelle menti ricettive dei giovani i semi del miglioramento personale e della crescita continua.
Il poeta americano Walt Whitman (1819-92) affermò: «La vera domanda da fare su un libro è: ha aiutato l’anima di qualcuno?». La letteratura di qualità ha il potere di elevare lo spirito dell’uomo. Ecco perché penso che sia così importante per i membri della Divisione futuro e della Divisione giovani leggere buoni libri: avranno il futuro sulle loro spalle. Spero che i giovani sceglieranno con cura libri di ottimo livello.
Il 28 novembre 2010 si sono tenuti in Giappone i consueti esami di ammissione al Dipartimento di studio della Soka Gakkai. Vi prego di studiare gli scritti di Nichiren Daishonin: sono insegnamenti che hanno il potere di illuminare l’umanità. Come dichiara il Daishonin: «Il cuore di un coraggioso lascia il superficiale e cerca il profondo» (Sulla profezia del Budda, RSND, 1, 357). Miei giovani amici, non cedete al superficiale: il vostro è un potenziale immenso e, spesso, inutilizzato. Leggete e studiate, scrivete e parlate! Un futuro luminoso vi aspetta mentre avanzate a grandi passi verso i vostri ideali.

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Napoleone Bonaparte dichiarò: «Che romanzo è stata la mia vita!». Le storie dei nostri membri che si sfidano nella rivoluzione umana, le loro vite dedicate alla grandiosa avventura di kosen-rufu strapperebbero sicuramente l’applauso e l’ammirazione di personaggi storici anche più grandi.
Allo stesso tempo, comunque, la rivoluzione umana non è niente di straordinario. Tutto inizia col primo, coraggioso passo, da ciò che riuscite a fare in questo stesso istante. Come sottolinea il Daishonin: «Se uno non è in grado di attraversare un fossato largo dieci piedi, come può attraversarne uno largo cento o duecento?» (Le azioni del devoto del Sutra del Loto, RSND, 1, 680). Non ha importanza quanto possa sembrare piccola o insignificante la sfida o l’ostacolo; la cosa importante è attraversare con coraggio quel “fossato largo dieci piedi” nel vostro quotidiano.
L’essenza della fede è avere lo spirito di continuare a sfidarsi. Per quanto possa essere favorevole o sfavorevole la situazione attuale, seguitate ad avanzare. Il sentiero della rivoluzione umana consiste nell’affrontare costantemente i propri limiti e compiere sforzi costanti.
Il Daishonin ci spinge a parlare agli altri degli insegnamenti del Buddismo al meglio delle nostre capacità, anche solo condividendone una frase o un’espressione (cfr. RSND, 1, 342). Lo sviluppo di kosen-rufu si mette in moto quando iniziamo con coraggio un dialogo aperto e gioioso per la felicità dei nostri amici e di tutte le persone.

Miei discepoli,
successori di Soka
e
di kosen-rufu,
tenete alta la spada ingioiellata della fede
sul palcoscenico della vostra missione individuale.

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