Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Nella stessa direzione - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:31

501

Stampa

Nella stessa direzione

La sincerità si esprime in un comportamento attento e premuroso che infonde fiducia e sicurezza negli altri. Tsune Oyama era una donna forte e non confidava i suoi problemi agli altri, ma i modi gentili di quel giovane la spinsero a parlare. Quando il giovane Yamamoto le chiese: «Vogliamo diventare felici insieme?», le sue parole la toccarono profondamente

Dimensione del testo AA

La sincerità si esprime in un comportamento attento e premuroso che infonde fiducia e sicurezza negli altri. Tsune Oyama era una donna forte e non confidava i suoi problemi agli altri, ma i modi gentili di quel giovane la spinsero a parlare. Quando il giovane Yamamoto le chiese: «Vogliamo diventare felici insieme?», le sue parole la toccarono profondamente

Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun.
Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

Dopo la cerimonia di Gongyo per l’inaugurazione del Centro culturale di Yamaguchi, Shin’ichi partecipò a una riunione con un gruppo proveniente dall’Università di Yamaguchi, e poi si recò in auto a un evento serale.
I responsabili di Yamaguchi volevano portarlo da Sakotei, un famoso ristorante che esisteva da più di un secolo, sin dall’era Meiji (1868-1912). […] Uno dei cuochi del ristorante era un membro della Soka Gakkai e Shin’ichi voleva sfruttare questa occasione per incoraggiarlo. Inoltre, voleva ringraziare le persone che avevano lavorato dietro le quinte e i custodi dei Centri culturali della zona, invitandoli a pranzo da Sakotei. […]
Osservando la vegetazione del giardino del ristorante, Shin’ichi si ricordò che a maggio cadeva il centesimo anniversario della morte di Kido Takayoshi. Kido aveva studiato sotto la guida dell’educatore e riformatore giapponese Yoshida Shoin (1830-1859) e, portando avanti gli ideali del suo maestro, aveva svolto un ruolo importante nella Restaurazione Meiji.
Shin’ichi ricordò con affetto di aver parlato di Yoshida Shoin con il suo maestro Toda, che spesso gli diceva: «Con la sua morte, il singolo individuo Yoshida Shoin creò numerosi altri Yoshida Shoin».
Nella lettera che Yoshida Shoin scrisse ai suoi allievi, poco prima di essere giustiziato, egli disse loro di non piangere per la sua morte: «Se conoscete i miei sentimenti, terrete alte le mie aspirazioni e le farete diventare realtà». E i suoi discepoli non lo delusero.
Anche la Soka Gakkai era cresciuta così tanto grazie ai discepoli di Toda che, a cominciare da Shin’ichi, avevano ereditato la sua missione di realizzare kosen-rufu, facendola diventare realtà.

[• • •]

Il 21 maggio Shin’ichi Yamamoto si era messo a scrivere fin dalla mattina calligrafie su libri e cartoncini decorativi. I suoi sforzi per incoraggiare i membri non avevano mai fine. Sua moglie Mineko raccoglieva via via i libri e i cartoncini che Shin’ichi iscriveva, e li allineava in bell’ordine per fare asciugare l’inchiostro.
Quel pomeriggio Shin’ichi aveva programmato di visitare il Centro culturale di Tokuyama che era stato inaugurato in aprile, e partecipare al Gongyo commemorativo per i vent’anni della campagna di Yamaguchi.
Shin’ichi aveva terminato le varie dediche e stava consumando un veloce pranzo, quando un responsabile locale gli disse: «C’è un’anziana coppia che ha iniziato a praticare questo Buddismo vent’anni fa, dopo averla sentita parlare a una riunione durante la campagna di Yamaguchi. Sono la signora Mitsu Momota e suo marito Kitcharo, e vorrebbero vederla».
«Mi fa piacere incontrarli, li conosco bene».
Shin’ichi poggiò le bacchette e andò incontro alla coppia; mise loro un braccio sulle spalle e insieme passeggiarono nel giardino del Centro culturale.
«Non dimenticherò mai i compagni di fede – disse loro – con i quali ho creato profondi legami lottando insieme. Saremo sempre uniti attraverso le tre esistenze, nel nostro viaggio di kosen-rufu».
I maestri e i discepoli Soka sono figli del Budda, uniti eternamente dal grande voto di realizzare kosen-rufu. È un legame della massima solidità e forza, più di qualsiasi altro.
Shin’ichi si sedette per una fotografia con la coppia e poi li salutò con una forte stretta di mano.
I loro occhi luccicavano di lacrime, come a esprimere la solenne promessa di rimanere fedeli al voto di kosen-rufu attraverso le tre esistenze di passato, presente e futuro.
«È ora!» disse Shin’ichi. «È meglio che andiamo».
Dopo aver incoraggiato l’anziana coppia, Shin’ichi salì subito in macchina per la stazione di Ogori, montò sul treno ad alta velocità e giunse alla stazione di Tokuyama. Era la sua prima visita a Tokuyama dopo vent’anni.
Alla stazione, dove giunse poco prima delle 13.30, c’erano ad accoglierlo una decina di membri, e tutti i loro volti gli erano familiari.
«Che bello rivedervi!», esclamò Shin’ichi.
Il vice presidente responsabile della regione del Chugoku, che viaggiava con lui, gli presentò un membro: «Lui è Toshiro Oyama, figlio della proprietaria della pensione Chitose, dove lei alloggiò e che usò come base a Tokuyama durante la campagna di Yamaguchi. Lui e sua madre sono diventati membri in quel periodo».
«Mi ricordo bene di te – disse Shin’ichi -, allora eri ancora studente, non è vero?».
Durante la campagna di Yamaguchi, nel novembre 1956, Shin’ichi si recò a Tokuyama e si fermò nella pensione Chitose.
La sera in cui rimase alla pensione fu organizzata una riunione di discussione.
Quel pomeriggio, la proprietaria della pensione, Tsune Oyama, mentre era in cucina ricevette la visita di un giovane ben vestito. Era Shin’ichi.
«Grazie per aver accolto questo numeroso gruppo nella vostra pensione. Ho dato attente istruzioni affinché nessuno crei il minimo disturbo ma, se mi fosse sfuggito qualcosa, la prego di non esitare a informarmi. Sono lieto di averla conosciuta. Grazie».
In effetti, inizialmente Tsune Oyama era stata felice di avere così tanti ospiti ma poi, vedendo il continuo andirivieni di persone, era rimasta alquanto perplessa. Tuttavia, fu molto colpita dalla gentilezza di Shin’ichi e si sentì rassicurata pensando che persone così premurose non avrebbero causato alcun problema.
La sincerità si esprime in un comportamento attento e premuroso che infonde fiducia e sicurezza negli altri.
Oyama aveva promesso a un membro della delegazione che avrebbe partecipato alla riunione di discussione. In realtà aveva deciso di affacciarsi solo per un momento, insieme a una sua dipendente, giusto per farsi vedere. Così, quando ebbe terminato il lavoro, si recò alla riunione e fu sorpresa nel vedere che a condurla era proprio quel giovane che si era rivolto a lei con tanta cortesia in cucina. Parlava con tono sicuro e fiducioso ed esprimeva una forte convinzione. Dopo aver spiegato che la via diretta per trasformare il proprio karma si trova nell’insegnamento corretto del Buddismo, si rivolse a Tsune Oyama: «C’è qualcosa che la preoccupa?».
«In effettì sì», rispose lei. «La primavera prossima mio figlio finirà l’università, ma non ha ancora trovato un lavoro. In questo momento è la mia maggiore preoccupazione».
La signora Oyama era una donna forte che di solito non parlava agli altri dei suoi problemi, ma qualcosa la spinse a condividere la sua preoccupazione con Shin’ichi. Tuttavia, appena pronunciate quelle parole, avrebbe voluto rimangiarsele…
«È lui suo figlio?» chiese Shin’ichi indicando il giovane.
«Sì, è il mio unico figlio» rispose lei. «Mio marito è morto, e io l’ho cresciuto da sola».
«Deve essere stato molto difficile. Il Buddismo insegna la via sicura per la felicità e spiega che chi si impegna sarà ricompensato. Il Buddismo è una bussola che guida la nostra vita nel viaggio verso la vera felicità. È un peccato rimanere in balia del destino e perdere la strada. Vogliamo diventare felici insieme praticando assiduamente il Buddismo?».
Oyama disse annuendo: «Lo farò!», e anche la sua dipendente decise di iniziare a praticare con lei.
Tsune Oyama aveva vissuto felice con suo marito, un architetto, in Manciuria, nella parte nordorientale della Cina. Nel 1934 aveva dato alla luce Toshiro e vedeva davanti a sé un futuro luminoso.
Ma, l’anno dopo, il marito fu rapito da un gruppo di banditi conosciuti come “i ladri di cavalli”, che aveva compiuto numerosi furti, e non fu mai più ritrovato.
Nel 1936 Tsune fu costretta a ritornare con il figlioletto a Yamaguchi, la sua città natale, e vissero da soli. Lavorò senza sosta, aprì un piccolo ristorante, accumulò qualche risparmio e infine riuscì ad acquistare una pensione. Ma quel successo ebbe breve durata perché, poco dopo, durante un raid aereo la pensione andò in fiamme.
Dopo la Seconda guerra mondiale, al termine di una serie infinita di dolorose battaglie, riuscì a riaprire la pensione e continuò ad allevare suo figlio da sola: riuscì a mandarlo all’università ma, quando giunse il momento della laurea, egli non aveva ancora trovato un lavoro.
Tsune Oyama era enormemente preoccupata per il suo destino. Come nel caso dell’impiego del figlio, le sembrava che, per quanto strenuamente si impegnasse per costruire una vita felice, i suoi sforzi svanissero come sabbia al vento. Davanti agli altri cercava di assumere un atteggiamento sicuro di sé, ma interiormente temeva l’incertezza della vita. Per questo le parole di Shin’ichi «Vogliamo diventare felici insieme?» toccarono profondamente il suo cuore.
Siamo nati per diventare felici. Tutti hanno diritto alla felicità. Lo scopo del Buddismo è permetterci di realizzarla.
Dopo aver deciso di unirsi alla Soka Gakkai, Tsune Oyama esortò anche il figlio Toshiro a farlo, e così cominciarono a praticare il Buddismo insieme.
Una settimana dopo, a Toshiro fu offerto un lavoro in un’acciaieria. Questo fu il primo beneficio degli Oyama all’inizio della pratica.
Quando Shin’ichi visitò la pensione Chitose per la seconda volta, Toshiro si presentò con la madre a salutarlo nella sua stanza. In quell’occasione Shin’ichi gli raccomandò di studiare sodo e sottolineò l’importanza di avere successo nella società.
Fino alla sua morte, nel 1972, Tsune Oyama, che aveva profondi legami nella sua comunità, fu una colonna portante del movimento di kosen-rufu a Tokuyama.
Suo figlio Toshiro, nel corso di quei vent’anni dal suo primo incontro con Shin’ichi, si era sposato ed era diventato un funzionario del massimo livello nel suo posto di lavoro. Lavorava alla sede centrale dell’azienda a Tokyo, ma, quando seppe che il presidente Yamamoto avrebbe visitato Tokuyama, tornò con la moglie e i figli per accoglierlo ed esprimergli la sua gratitudine.
Ai membri che lo accolsero al Centro culturale di Tokuyama, Shin’ichi disse: «Sono immensamente felice di vedere che le persone che cominciarono a praticare durante la campagna di Yamaguchi stanno ancora impegnandosi intensamente. Vi prego di continuare a essere pionieri di kosen-rufu nelle vostre comunità. La strada di kosen-rufu inizia dal proprio ambiente.
Non potete lasciare a qualcun altro il compito di realizzare kosen-rufu nella vostra comunità; siete voi che dovete alzarvi e realizzarlo.
Quando vivevo in un condominio, iniziai a parlare di Buddismo ai miei vicini e, durante la campagna di Yamaguchi, cominciai a far conoscere questo Buddismo a ogni persona che incontravo e con la quale facevo amicizia. Ho sempre perseverato nel far conoscere agli altri la Legge mistica, spinto dal desiderio che più persone possibili potessero creare un legame con il Buddismo».
Il responsabile di prefettura Yoshimi Umeoka, che era al fianco di Shin’ichi, disse: «Ho sentito raccontare che, in diverse occasioni, molte persone che avevano partecipato a una riunione di discussione con lei hanno deciso quel giorno stesso di entrare a far parte della Gakkai».
Shin’ichi rispose: «Sì, a volte è successo, ma fare shakubuku non è così facile. Ci sono state occasioni in cui le persone si sono opposte a ciò che dicevo e si sono arrabbiate. Ma fintanto che parliamo con sincerità, le nostre parole rimarranno nel cuore anche di coloro che non sono d’accordo con noi».

[• • •]

La voce risonante del moderatore annunciò l’inizio della riunione, aperta dalla cerimonia di Gongyo, per festeggiare i venti anni di kosen-rufu nella prefettura di Yamaguchi.
Dopo Gongyo e i saluti dei responsabili, Shin’ichi si avvicinò al microfono e iniziò a parlare con tono amichevole e familiare.
«Mi ricordo come fosse adesso che, vent’anni fa, durante la campagna di Yamaguchi, faticammo parecchio qui a Tokuyama perché le attività di propagazione non procedevano come avremmo desiderato.
Mi viene in mente che Tokuyama letteralmente significa “montagna di benefici”e mi dispiace che, fin adesso, la “montagna di benefici” abbia avuto dei problemi a causa della mancanza di un centro.
Ma ora, dopo vent’anni da quella campagna pionieristica, grazie al vostro impegno questo meraviglioso Centro culturale di Tokuyama è stato completato. Questo è il vostro castello della Legge. È la prova dell’accumulo di grandi benefici, di una vera “montagna di benefici”. Adesso questo magnifico castello di kosen-rufu è stato ultimato e senza dubbio anche tutti voi, e i vostri familiari, che avete contribuito alla sua costruzione, godrete di altrettanti benefici e buona fortuna.
Dal punto di vista della fede, il fatto che abbiate abbracciato il Gohonzon durante quelle prime attività pionieristiche per kosen-rufu fa di voi dei precursori all’interno della Soka Gakkai, come un “ramo principale” che diventerà la radice e recherà benefici e prosperità alla famiglia e ai discendenti per innumerevoli generazioni future.
Anche se non riusciamo a vedere le radici di un albero, più profondamente queste affondano nella terra, più forte e rigoglioso crescerà l’albero. Spero che voi tutti affondiate profondamente e saldamente le radici della fede buddista nella terra di kosen-rufu, così che le vostre famiglie e le persone vicine a voi possano godere di prosperità per i prossimi cinquanta, cento e diecimila anni».

©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata