Unità, partecipazione, condivisione e dialogo. L’attività delle Divisioni uomini e donne deve poggiare su questi punti cardine, rispettando le differenze reciproche e le opinioni di ognuno
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
Shin’ichi Yamamoto parlò dell’importanza dell’unità fra la Divisione uomini e la Divisione donne: «La Divisione donne è la maggiore forza trainante che promuove le attività della Soka Gakkai. E anche la maggioranza di coloro che consegnano le nostre riviste sono donne, perciò è importante che i membri della Divisione uomini le rispettino, ne apprezzino gli sforzi e ascoltino le loro opinioni.
«I responsabili della Divisione uomini devono assolutamente evitare di prendere decisioni da soli, senza confrontarsi con gli altri, e poi comunicare il risultato della loro decisione. Non è questo il modo di realizzare una lotta condivisa. Se ci sono attriti fra responsabili delle Divisioni uomini e donne, spesso nell’organizzazione mancherà dialogo e collaborazione.
«Ovviamente ci saranno casi in cui, dopo aver discusso di qualcosa, voi non sarete ancora pienamente d’accordo, ma una decisione andrà comunque presa per portare avanti le attività. In quei casi è importante accettare volentieri la decisione presa alla fine del confronto, anche se voi la pensate diversamente, e lavorare insieme in armonia.
«La cosa peggiore che si possa fare è aspettare fino al momento in cui si deve agire e allora dire: “Beh, io ero contrario fin dall’inizio”. Un comportamento simile erode l’unità dell’organizzazione dall’interno.
«Inoltre gli uomini non dovrebbero mai guardare le donne dall’alto in basso, né trattarle con arroganza o rimproverarle. Se qualche responsabile si comporta in questo modo, vi prego di farmelo sapere. Me ne occuperò io.
«Le donne devono avere fiducia in se stesse, parlare apertamente e senza esitazioni quando vedono qualcosa che non sembra loro giusto, anche se si tratta di una piccola cosa. È così che si impedisce al male di mettere radici e corrodere l’organizzazione pura della Soka Gakkai. È necessario che i membri della Divisione donne proteggano la Soka Gakkai con i loro “sensori” delicati, in grado di individuare simili problemi».
Il movimento della Soka Gakkai per kosen-rufu è stato promosso prima di tutto dalle donne, spesso considerate irrilevanti o secondarie, ma sempre in prima linea nella costruzione di una nuova epoca.
Shin’ichi disse agli uomini: «Mi appello a tutti voi, responsabili della Divisione uomini, affinché abbiate sempre grande rispetto e considerazione per le donne.
«Quando incontrate le donne, siate voi per primi a salutarle con cortesia e a esprimere il vostro apprezzamento per i loro sforzi quotidiani.
«Durante le riunioni e le attività organizzative cercate di concludere prima possibile in modo che tutti, e in particolare le donne, possano tornare a casa senza fare troppo tardi la sera. Inoltre gli uomini devono essere comprensivi quando le donne non possono partecipare a una riunione a causa di qualche impegno familiare.
«Dopo una riunione di uomini e donne, gli uomini dovrebbero offrirsi spontaneamente per le pulizie, in modo che le donne possano tornare a casa prima. Siete d’accordo?».
Tutti alzarono la mano.
Poi Shin’ichi si rivolse ai membri che avevano vissuto l’era pionieristica della “campagna di Yamaguchi”.
«Chi allora aveva quaranta o cinquant’anni adesso ne ha sessanta o settanta; questa è una fase in cui si danno i ritocchi finali alla propria vita, perciò vorrei parlare brevemente del significato di questo.
«Come dicevo, la prima cosa è avere il desiderio di ripagare il nostro debito di gratitudine e dedicarsi fino in fondo a kosen-rufu fintanto che siamo in vita, continuando sempre a “lucidare” la propria fede. Anche se non ricoprite più una responsabilità centrale non dovreste mai pensare di essere andati in pensione o di esservi “laureati” nella fede. State ancora lottando per una giusta causa, è solo il vostro ruolo che è diverso.
«Altrimenti ciò che avete promesso, la decisione portata avanti fino adesso e tutto ciò che avete trasmesso agli altri sarà stato invano. Se i vostri compagni di fede più giovani vedono che voi siete regrediti nella fede, si scoraggeranno e si sentiranno abbandonati. E questo potrebbe anche far perdere loro la fede nel Buddismo. Come scrive il Daishonin: «Accettare è facile, continuare è difficile. Ma la Buddità si trova nel mantenere la fede» (La difficoltà di mantenere la fede, RSND, 1, 417). Assicuriamoci che la fiamma della fede continui ad ardere sempre più luminosa, fino all’ultimo istante della nostra vita».
Rinnovando il loro voto, i pionieri della zona ascoltavano con attenzione le parole di Shin’ichi: «Tutti i membri della Soka Gakkai osservano da vicino il modo in cui vivono i più anziani nella fede che hanno praticato questo Buddismo per molti anni. Per questo coloro che in passato sono stati responsabili della Soka Gakkai hanno la missione e la responsabilità di continuare a essere per tutta la vita un esempio per gli altri membri, dimostrando la correttezza della Soka Gakkai e del Buddismo. Naturalmente con il passare degli anni potrete perdere un po’ del vostro vigore fisico e forse per qualcuno di voi sarà più difficile camminare, ma questo è il normale corso della vita. Non c’è bisogno di sforzarsi all’eccesso o di sentirsi imbarazzati per questo. In qualunque circostanza, siate semplicemente voi stessi e continuate a incoraggiare i membri, a parlare del Buddismo agli altri e a impegnarvi al meglio per kosen-rufu.
«Anche se vi trovate costretti a letto, potete sempre recitare Daimoku per tutti. L’altro giorno è spirato un membro anziano che aveva iniziato a praticare agli albori del nostro movimento, e che è rimasto attivo fino alla fine. Nei suoi ultimi giorni di vita era immobilizzato a letto e lottava contro il cancro, ma nonostante ciò, quando i membri andavano a trovarlo, egli continuava a trasmettere la gioia di partecipare alle attività della Gakkai, incoraggiandoli con ogni grammo di forza che gli era rimasto.
«Quando alla fine si avvicinò il momento della morte, continuò a muovere le labbra, anche se stava gradualmente perdendo conoscenza. E quando i suoi familiari si avvicinarono per sentire cosa stesse dicendo, lo udirono mormorare: “È il momento… che tu cominci a praticare… questo Buddismo”. Persino nei suoi sogni stava facendo shakubuku a qualcuno! Poco dopo aprì leggermente gli occhi e iniziò nuovamente a muovere le labbra. Questa volta stava recitando Daimoku.
«Mi sono commosso sentendo come egli avesse continuato a parlare del Buddismo e a recitare Daimoku fino all’ultimo istante della sua vita. Mi sembrava di vedere un Budda. Dopo una vita dedicata a kosen-rufu, la sua esistenza si è conclusa come un magnifico sole al tramonto. Ad attenderlo c’era l’inizio di una nuova vita futura, avvolta nella radiosa luce dorata del sole che sorge al mattino. La vita è eterna».
Guardando intensamente i volti dei pionieri, come a voler risvegliare la loro determinazione, Shin’ichi continuò: «Nichiren Daishonin scrive: “Recita Nam-myoho-renge-kyo con un’unica mente ed esorta gli altri a fare la stessa cosa; questo resterà il solo ricordo della tua vita presente in questo mondo umano”(Domande e risposte riguardo all’abbracciare il Sutra del Loto, RSND, 1, 58). In altre parole afferma che dedicarsi con tutto il cuore a recitare Daimoku e propagare questo Buddismo sarà il ricordo più prezioso di questa vita come essere umano. Proprio perché siamo nati come esseri umani, possiamo recitare Daimoku e fare shakubuku alle persone. Ciò significa che abbiamo l’aurea opportunità, estremamente rara, di conseguire la Buddità in questa esistenza, perciò è necessario adempiere alla nostra missione come Bodhisattva della Terra».
Tutti ascoltavano Shin’ichi con espressione seria. La sua voce crebbe d’intensità: «Inoltre, questo periodo in cui date i ritocchi finali alla vostra esistenza, è il tempo di dimostrare la prova concreta della vostra felicità. È mia sincera speranza che tutti voi possiate affermare con piena fiducia e convinzione: “Non avrei potuto essere più felice. Nessuna vita poteva essere più piacevole e meravigliosa di questa”.
«Con ciò non intendo necessariamente una vita in una casa sontuosa in cui si mangiano costose leccornie e si vive immersi nel lusso. La felicità che si basa sul “piacere dell’avidità” e si ottiene appagando desideri del genere è effimera e svanisce presto. È solo una felicità relativa. Poniamo per esempio che siate riusciti a realizzare il vostro desiderio di possedere una casa grande. Se però perseguite solo il “piacere dell’avidità” e siete ossessionati dalla realizzazione dei vostri desideri, ogni volta che vedrete una casa più grande la vorrete avere e, se non potrete acquistarla, vi sentirete insoddisfatti e infelici».
La vera felicità si trova nell’accumulare i tesori del cuore, che non possono essere distrutti dal flusso dinamico degli eventi, né dal passare del tempo.
Nichiren Daishonin dichiara: «Se hai fede in questo sutra [del Loto], tutti i tuoi desideri si realizzeranno nell’esistenza presente e in quella futura» (RSND, 1, 665).
Shin’ichi Yamamoto proseguì: «Molte persone quando invecchiano finiscono col vivere della loro pensione e sono costrette a condurre una vita più semplice e frugale di quella a cui erano abituati. Ma, anche se aveste così tanto denaro da non sapere come spenderlo e poteste comprarvi tutto ciò che volete, non è detto che ne ricavereste un’autentica gioia. Se tutti i giorni mangiaste in costosi ristoranti, ben presto ne sareste stanchi e, oltretutto, una dieta del genere non farebbe bene alla vostra salute.
«Chi ha veramente bisogno di vivere in una casa enorme? Tutto ciò che ci occorre è un luogo in cui poter riposare la notte. Anche tenere pulita la casa sarà più facile se avete solo poche stanze. Se aveste centinaia di vestiti diversi, sarebbe assai difficile scegliere quale indossare. È molto meglio avere poche scelte a disposizione».
Gli ascoltatori risero di cuore.
«La durata dei tesori del forziere e di quelli del corpo è limitata a una singola vita. Ma i tesori del cuore continuano nel futuro, all’infinito, e sono inesauribili. A differenza delle gioie che derivano dalla soddisfazione dei nostri desideri, i tesori del cuore indicano la gioia che deriva dalla Legge, la gioia che otteniamo ricercando gli insegnamenti che conducono all’Illuminazione. In altre parole, è la gioia che si può ottenere soltanto grazie alla fede.
La gioia della Legge scaturisce dalle profondità del nostro essere come una radiosa primavera; è una condizione di felicità che non può essere distrutta dal mutare delle circostanze. Questo è ciò che Toda chiamava felicità assoluta».
Alla riunione generale di primavera del 3 maggio 1956 Josei Toda disse: «La felicità assoluta è una condizione in cui, qualunque sia la situazione che si sta affrontando, si prova una profonda ragione di vita, e il vivere stesso è una gioia. Anche quando vi arrabbiate per qualcosa, si tratta di una rabbia “divertente”».
In una lettera ai discepoli scritta dall’esilio sull’isola di Sado, dove soffriva a causa del freddo intenso, della scarsità di cibo e vestiario, e la sua vita stessa era in pericolo, Nichiren Daishonin afferma: «Provo una gioia senza limiti anche se adesso sono in esilio» (RSND, 1, 342).
Questo è il vero stato di Buddità, un’espressione di felicità assoluta.
Quando fu imprigionato dalle autorità militari a causa delle sue convinzioni, il presidente fondatore della Soka Gakkai, Tsunesaburo Makiguchi, parlò del Buddismo di Nichiren Daishonin ai suoi carcerieri, durante gli interrogatori spiegò la sua teoria della creazione di valore, e continuò a scrivere e inviare cartoline a casa per incoraggiare e consigliare la sua famiglia.
In una di queste cartoline scrisse: «Non sono minimamente preoccupato». E, in una frase che fu censurata, scrisse: «A seconda del proprio punto di vista, anche l’inferno può essere piacevole».
In definitiva dunque, la nostra felicità non è determinata dalle circostanze esterne.
Dove si trova la felicità? Dentro se stessi, nel proprio cuore, nel palazzo della felicità che esiste dentro la nostra vita. La fede e la pratica buddista sono le chiavi per aprire la porta di quel palazzo.
Shin’ichi continuò: «Nel periodo in cui si danno i ritocchi finali alla propria vita, occorre concentrarsi nello stabilire uno stato di felicità assoluta, considerando i fenomeni impermanenti della vita – nascita, invecchiamento, malattia e morte – per quello che sono, e in accordo con la Legge mistica, il principio immutabile ed eterno che sta alla base di tutte le cose.
«Lo stato di felicità ottenuto accumulando abbondanti tesori del cuore è una condizione interiore, che si manifesta nella nostra espressione, nelle nostre parole e azioni, e nel nostro carattere. Le nostre parole e azioni saranno colme di gratitudine, di gioia e di convinzione.
Saremo premurosi verso gli altri, e non saremo mossi da desideri egoistici, ma dal desiderio compassionevole di essere utili. Saremo accoglienti e calorosi, e avremo un sorriso dolce e amichevole per chiunque, in grado di avvolgere il cuore delle persone.
«Indipendentemente dalla nostra età, saremo sempre animati dal desiderio di migliorare noi stessi e progredire senza limiti, pieni di dinamismo e vitalità. Di conseguenza trasmetteremo uno spirito giovane, come afferma il Daishonin quando scrive: “Diventerai più giovane” (RSND, 1, 410).
«Ci sono delle persone invece che si lamentano sempre, criticano, sono insoddisfatte, non si sentono realizzate, nutrono invidia e risentimento. E questi comportamenti, oltre a essere espressioni della loro infelicità, le rendono ancor più infelici».