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I soldi fanno la felicità? - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:41

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    I soldi fanno la felicità?

    Purificare la propria vita significa sfidare l’oscurità dentro se stessi realizzando il beneficio massimo che offre la pratica buddista: la purificazione dei sei sensi. Ciò non esclude che una persona possa vivere nell’agio e nel benessere economico anche se non sono certo garanzia di felicità. Questo articolo analizza la relazione fra ricchezza e felicità alla luce della filosofia buddista

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    Purificare la propria vita significa sfidare l’oscurità dentro se stessi realizzando il beneficio massimo che offre la pratica buddista: la purificazione dei sei sensi. Ciò non esclude che una persona possa vivere nell’agio e nel benessere economico anche se non sono certo garanzia di felicità. Questo articolo analizza la relazione fra ricchezza e felicità alla luce della filosofia buddista

    Mi sono appena comprata un biglietto della lotteria che ha in palio decine di milioni di sterline, perché, riprendendo la famosa battuta del comico Spike Milligan: «Tutto quello che chiedo è avere l’occasione di dimostrare che i soldi non fanno la felicità».
    Se guardate gli scaffali di qualunque libreria potete vedere una miriade di libri su come aumentare i propri guadagni e diventare ricchi e io, negli anni, ne ho letti diversi. Non è mia intenzione qui citarne alcuni, vorrei piuttosto cercare di analizzare la relazione che esiste tra la ricchezza e la felicità, alla luce della filosofia buddista e della mia esperienza.
    Il Buddismo insegna che il vero beneficio della pratica è la purificazione dei sei organi di senso (vedi DB, 611), vale a dire: la vista, l’udito, l’odorato, il gusto, il tatto e la mente. Tuttavia, all’inizio della pratica buddista, la purificazione dei sei sensi era molto lontana da quello che io consideravo essere un beneficio. Si trattava certamente di qualcosa di diverso rispetto ai benefici per cui spesso si viene incoraggiati a pregare come il lavoro, la famiglia, le relazioni e altro. Ma questi sono solo “benefici secondari” che riceviamo come effetto della purificazione dei sei sensi, quella che sperimentiamo con la pratica per noi stessi e per gli altri. In altre parole, quando sfidiamo l’oscurità fondamentale stiamo purificando la nostra vita.
    Quindi, la nostra relazione con i desideri si basa sulla percezione karmica, vale a dire su come percepiamo, attraverso i nostri organi di senso, le situazioni quotidiane. Appare chiaro che, se si trasferisce questa riflessione nell’ambito economico e, in particolare, alla preghiera per raggiungere un certo benessere economico, tutto dipende da cosa pensiamo del denaro, da come ne parliamo, da come infine lo percepiamo e usiamo: queste azioni devono essere purificate per mezzo della pratica e della fede prima ancora di poter diventare fonte di gioia e soddisfazione per ciascuno di noi. Così facendo non è detto che si raggiunga la ricchezza ma sicuramente è la strada per diventare felici e per godere pienamente dei soldi e di tutti gli aspetti materiali.
    Una cosa importante che afferma il Buddismo è che nella vita di ogni essere umano non esiste alcuna separazione tra l’aspetto spirituale e quello materiale, concetto questo di non facile comprensione per chi è cresciuto in una cultura giudaico-cristiana.
    Diventa allora fondamentale il percorso che ci porta a scoprire la giusta percezione dei soldi e a trovare l’atteggiamento corretto verso la ricchezza e i beni materiali in generale. È necessario un approccio nel quale non prevalga né l’attaccamento né tantomeno il distacco verso i soldi.
    La questione dell’attaccamento al denaro assume un’importanza cruciale per chi è alle prese con problemi di natura economica. È davvero difficile riconoscere che è un nostro problema perché tutti noi abbiamo ovviamente bisogno di soldi per vivere e vogliamo la sicurezza economica.
    Per quanto mi riguarda, so che fin da piccola ho sempre avuto un po’ paura del denaro. Probabilmente perché i miei genitori mi avevano cresciuto con una percezione dei soldi e della vita molto comune alle persone che nel dopoguerra si erano ritrovate a barcamenarsi tra innumerevoli difficoltà finanziarie. A essere sincera, questa educazione mi procurava costantemente una certa ansia e pensavo che probabilmente non ci sarebbero mai stati abbastanza soldi per soddisfare i miei bisogni. Era una cosa di cui non ero pienamente consapevole, ma che alimentava quest’ansia di fondo.
    Anche se da bambina non ho vissuto negli agi, verso i venti anni ho avuto la grande fortuna di iniziare a recitare Nam-myoho-renge-kyo e quindi di trasformare la mia visione della ricchezza alla luce degli insegnamenti buddisti. Per prima cosa mi fu detto che esistono due tipi di felicità, quella relativa e quella assoluta, poi che gli effetti della pratica si manifestavano sotto forma di benefici visibili e invisibili. Infine sentii parlare di “rivoluzione umana” e gradualmente mi resi conto che usando la bussola della pratica e dello studio avrei potuto trarne degli spunti interessanti. Compresi così che praticare non significa solo pregare per obiettivi materiali ma anche per ciò che volevo diventare e, cosa ancora più importante, in quale modo desideravo contribuire, nel senso più ampio del termine, alla mia vita e a quella degli altri.

    La donazione del tesoro, del coraggio e della Legge

    La rivoluzione umana trasforma la nostra visione negativa del mondo in tutte le sfere della vita. È sorprendente come praticando con sincerità lo spirito dell’offerta sia possibile cambiare la concezione che abbiamo del denaro e non solo; dipende da quanto riusciamo a purificare la nostra mente.
    Ora esaminerò questo approccio, tutto sommato abbastanza insolito, alla luce della pratica. Il Buddismo riconosce tanti tipi di donazione, le principali sono tre: la donazione del tesoro, la donazione della Legge e la donazione del coraggio. Tutte e tre sono legate alla “pratica per gli altri”, e queste azioni altruistiche sono la vera fonte dei benefici perché sfidano il nostro egoismo e autocompiacimento, obbligandoci a sviluppare compassione per le persone.
    Per donazione del tesoro si intende l’offerta del nostro tempo, delle capacità che abbiamo e l’offerta in denaro per sostenere l’organizzazione e tutte le attività volte a condividere con gli altri la filosofia di Nichiren. La donazione della Legge è insegnare agli altri, in concreto, la pratica corretta; la donazione del coraggio consiste nell’aiutare gli altri a superare le difficoltà e la sofferenza, incoraggiandoli a sfidarsi, vincere e diventare assolutamente felici. Questo ultimo tipo di donazione è il vero nocciolo della pratica buddista nonché punto focale di tutte le nostre donazioni e offerte.
    Se mi guardo indietro vedo chiaramente che lo spirito dell’offerta, espletato in tutti e tre i modi, è stato proprio quello che mi ha permesso di comprendere il reale significato dei soldi e di sviluppare saggezza e fiducia in ambito economico. Tutte le esperienze che ho affrontato fin dal primo giorno di pratica, si sono incastrate in questa direzione.
    La SGI ha sempre avuto la tradizione di permettere ai membri di sostenere economicamente le attività e contribuire alle spese di mantenimento dei Centri culturali; i compagni di fede mi hanno sempre incoraggiata a partecipare con offerte di denaro. Tuttavia i primi tempi non agivo con grande sincerità ma piuttosto per senso del dovere.
    Alcuni anni dopo mi ritrovai in grosse difficoltà finanziarie: tirare su un bambino da sola non era facile. Si stava avvicinando il giorno dell’offerta e, per la prima volta, purtroppo non ero in grado di dare niente dato che le mie uniche entrate erano l’assegno familiare e un contributo di sussistenza. Mentre stavo pregando per la situazione gravosa in cui mi trovavo, mi tornò in mente una cosa che Kaneko Ikeda disse a una responsabile africana. Questa donna le aveva confidato di sentirsi tremendamente a disagio nel suggerire ai membri di fare l’offerta, dato che tutti loro erano poverissimi. Kaneko le rispose spiegandole che proprio per quel motivo avrebbero dovuto fare un’offerta, anche minima: lo scopo dell’offerta era infatti cambiare la loro condizione economica. Il ricordo di questo episodio mi spinse a comprendere meglio il valore di questo gesto e decisi all’istante e con grande sincerità, di offrire l’intero importo delle mie due entrate. Misi così l’intero ammontare in una busta. Con mia grande sorpresa, due ore dopo, la stessa somma mi veniva data da una persona che non sapeva niente della mia decisione.
    Incoraggiata da questa esperienza e con la ferma determinazione di non ritrovarmi mai più in una situazione del genere, decisi che tutti i mesi avrei destinato la somma del mio assegno familiare per fare l’offerta. E così ho fatto per i quindici anni successivi: in tutto questo periodo, donando il mio tempo, le mie capacità, insegnando la pratica corretta agli altri e incoraggiando i membri, stavo trasformando la mia visione del denaro. Contemporaneamente decisi di approfondire le mie conoscenze. Così in questi anni ho letto molti libri che trattano di investimenti e beni immobili, ho sfogliato pagine di economia dei quotidiani per essere al corrente del mercato finanziario. Ora posso dire che iniziavo a vedere, pensare, e gestire il denaro in modo del tutto diverso.
    Arrivò il giorno in cui andai a prendere il mio ultimo assegno familiare e mentre tornavo a casa ripensavo agli effetti che aveva avuto nella mia vita quel versamento mensile. Ora vivo in una proprietà di grosso valore e ho messo su una piccola agenzia immobiliare: un lavoro bellissimo che non solo mi ha dato tante soddisfazioni ma mi ha fatto guadagnare abbastanza per crescere un figlio, godermi la vita e farmi una pensione. Mi sono resa conto che alla base di questa situazione felice c’è la trasformazione del mio rapporto col denaro: ora non ne ho paura né tanto meno mi crea ansia. Tutti gli sforzi invisibili fatti attraverso i tre tipi di donazione hanno portato a questo beneficio visibile. Da quella prima offerta sincera sono nati tutti quei piccoli progressi che hanno trasformato un’area molto sofferente della mia vita.
    Tutti possono crearsi una buona situazione economica, io mi riferisco a qualcosa di diverso: la mia situazione attuale non ha nulla a che fare con la felicità relativa, come se i soldi di per sé dessero la felicità; oggi sperimento l’effetto della gioia sviluppata praticando negli anni i tre tipi di donazione.
    Il rapporto coi soldi ci crea dei problemi? In genere è l’effetto di quello che si potrebbe descrivere come un “attaccamento al denaro”: un aspetto della nostra oscurità fondamentale. La parola giapponese kudoku viene spiegata dal Daishonin come “estinguere il male e acquisire il bene”. Questo vuol dire che la nostra rivoluzione umana, che ci porta a trasformare l’oscurità, permette di realizzare sia i benefici visibili che quelli invisibili. Serve una preghiera sincera, uno studio diligente, ma soprattutto una pratica per gli altri. L’attività per i membri è di per sé un’offerta, e l’offerta di rispettare gli altri ci porta a purificare i sensi. Purificare la mente per come consideriamo gli altri, purificare la vista per come vediamo gli altri e alla fine il risultato che se ne trae è che vediamo noi stessi sotto un’altra luce.
    Nichiren Daishonin scrive: «Più preziosi dei tesori di un forziere sono i tesori del corpo e prima dei tesori del corpo vengono quelli del cuore” (I tre tipi di tesori, RSND, 1, 755).
    Il Buddismo ci insegna che i soldi sono un tesoro, come lo è la salute; ma afferma che il tesoro più grande è quello del cuore, che è il nostro stato vitale da cui deriva la percezione del mondo.
    Spiega il presidente Ikeda: «I tesori del forziere sono i beni materiali; i tesori del corpo sono aspetti come la salute o le proprie capacità; i tesori del cuore, se a un certo livello indicano una grande ricchezza interiore, a un livello più profondo indicano la fede e lo splendore della natura di Budda “lucidata” attraverso la fede» (BS, 141, 45).
    Ritengo che valga davvero la pena di lottare per far emergere questi tesori. Se utilizziamo le nostre difficoltà finanziarie come un’occasione di trasformazione, grazie agli sforzi che facciamo con i tre tipi di donazione, scopriremo che in realtà esse ci offrono il modo di affrontare il periodo di crisi mondiale che oggi stiamo vivendo.
    Afferma inoltre Ikeda: «Per raggiungere una vittoria incrollabile occorre sfidarsi assiduamente nel cambiare il proprio karma. Questa è anche la pratica della rivoluzione umana, un processo nel corso del quale ci sforziamo di aprire un varco nella nostra oscurità interiore. Il peggior nemico è la negligenza. Se ci abbandoniamo all’autocompiacimento e perdiamo il nostro spirito combattivo e di ricerca, i limiti e le tendenze negative che sorgono dall’oscurità fondamentale tornano a galla. Per tale ragione il Daishonin sottolinea costantemente che la fede è il tesoro fondamentale della vita» (BS, 141, 42).
    Mentre finivo di scrivere questo articolo ho sentito che non ho vinto alla lotteria, lo hanno fatto due persone aggiudicandosi quarantotto milioni di sterline. Immagino che ora stiano esultando, sull’onda della felicità relativa, ma è niente al confronto della felicità assoluta che assaporiamo quando purifichiamo i sensi attraverso la fede, il tesoro supremo della nostra vita.

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