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Nostalgia di casa - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:40

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    Nostalgia di casa

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    A diecimila chilometri di distanza dalla mia famiglia, a Tokyo mi sento a casa. I primi giorni qui all’università Soka sono stati favolosi. L’accoglienza, soprattutto per quel che riguarda gli studenti internazionali, è meravigliosa. Gli studenti stranieri, che sono già passati da questa prima fase di scombussolamento, sanno quanto sia importante far sentire a proprio agio i ragazzi, lontani dalle famiglie e dai loro paesi di provenienza.
    A quasi un mese dall’inizio delle lezioni, quando ormai mi ero costruita un mio ritmo quotidiano, ho iniziato a sentire la mancanza della famiglia, degli amici, del contatto fisico con le altre persone con cui sono cresciuta. Mi mancava abbracciare, baciare e dare strette di mano alle persone. Benché tutti fossero gentili e accoglienti, percepivo solo distanza tra le persone, proprio in senso fisico. Dopo poco è iniziata ad aumentare anche la mole di studio. Studiare tutti i giorni per il test quotidiano di ideogrammi e in più preparare gli esami settimanali di ripasso di grammatica e di scrittura, non era fattibile. In alcuni momenti, per quanto recitassi Daimoku, volevo solo tornare a casa per abbracciare forte mia madre e mia sorella. Ma non era possibile, i chilometri a separarci erano troppi, e l’unica cosa che potevo fare era stringere i denti e andare avanti.
    Due settimane dopo, partecipai al meeting della Divisione internazionale studenti dove, con mia sorpresa, ho trovato tante studentesse straniere che, essendo qui da più anni, conoscevano la fase “nostalgica” che stavo attraversando. Ci hanno diviso in gruppi per parlare dei nostri obiettivi e delle esperienze. Ed è stato lì che ho scoperto che tutti soffrivamo per la stessa ragione. A ripeterlo adesso, sembra di aver scoperto l’acqua calda, ma in quel momento, ho sentito un calore immenso nel cuore. Siamo state incoraggiate in modo toccante. Era come se sapessero perfettamente quello che passavamo: tant’è che il presidente Ikeda ha regalato a tutte dei dolci… anche gli zuccheri sono importanti!
    Ciliegina sulla torta, alla fine abbiamo cantato tutte insieme la canzone degli studenti internazionali, il cui testo recita: «Abbiamo attraversato il mare, siamo arrivati in una terra sconosciuta, ci siamo incontrati. Sarà dura, ci saranno molte difficoltà, ma andrà tutto bene. Ci saranno momenti di solitudine, ma alla fine la strada che percorriamo è la stessa per tutti. Avanti, uniamoci armoniosamente come se fossimo i sette colori dell’arcobaleno. Diventiamo tutt’uno e dirigiamoci verso il mondo». Già alla prima strofa mi scendevano le lacrime; la solitudine e l’amarezza che sentivo nel cuore fino a poche ore prima, si erano sciolte. Mi sono sentita a casa, incoraggiata dai miei compagni di avventure e di fede che mi accompagneranno in questo viaggio.

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