Shin’ichi riuscì a toccare una corda profonda in tutti i presenti: impegnarsi al massimo per aiutare le persone, nonostante le proprie sofferenze, è il modo di vivere più nobile, è il sentiero dell’autentica felicità
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun.
Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
Quell’uomo così influente fu preso alla sprovvista dalle parole severe pronunciate da Shin’ichi Yamamoto e ne fu intimorito. Continuava a battere le ciglia come sbigottito.
Shin’ichi continuò a parlare adottando un tono più dolce e persuasivo: «Molti dei compagni di fede oggi qui presenti stanno attraversando dei periodi molto difficili da un punto di vista economico, oppure sono angosciati da una malattia che li ha colpiti.
«Tuttavia, stanno affrontando queste sofferenze con serietà per riuscire a superarle. Inoltre, pur avendo problemi così grandi, ogni singolo giorno si stanno impegnando al massimo per aiutare le persone a realizzare la felicità, nonostante a volte vengano derisi o calunniati.
«Questo è sicuramente il miglior modo di vivere, il più puro e il più nobile, diametralmente opposto a quello di chi si dà delle arie vantandosi del suo piccolo patrimonio! Il Buddismo spiega che cosa è la vera felicità, qual è il bene supremo e quale il vero sentiero che gli esseri umani dovrebbero seguire.
«Nella società, accade spesso che la gente venga attratta da valori quali la ricchezza, lo status sociale o la fama. Ma in questo modo si perdono di vista i “tesori del cuore”. Per poter diventare veramente felici, non esiste altra soluzione che accumulare i “tesori del cuore”. Il Buddismo insegna come migliorarci fino ad arrivare a far risplendere il nostro cuore mentre costruiamo un io invincibile.
La Gakkai sta diffondendo questo insegnamento con lo scopo di eliminare infelicità e povertà dalla faccia della terra».
Shin’ichi espose con parole semplici quale fosse la missione della Soka Gakkai per rivitalizzare le persone aiutandole a diventare felici e a vivere dignitosamente. Quando finì di parlare ci fu un grande applauso e quasi tutti gli ospiti invitati dai membri chiesero di entrare a far parte della Soka Gakkai.
Anche l’uomo influente era rimasto molto colpito dalle parole di Shin’ichi, e decise di diventare membro della Gakkai.
La passione e la fermezza dimostrate dal presidente Yamamoto per proteggere le persone comuni, dedicandosi anima e corpo alla loro felicità, aveva aperto il cuore dei presenti. Era riuscito a toccare una corda profonda in ciascuno di loro, e ora l’ambiente era pervaso da un’atmosfera di condivisione.
Dopo la riunione di discussione, alcuni partecipanti si intrattennero in un’altra stanza dell’albergo. L’uomo facoltoso, non potendo trattenere l’eccitazione, esclamò: «Sono rimasto sbalordito. Non mi sarei mai aspettato di sentire un discorso del genere. È un giovane davvero incredibile. Era come se ogni sua parola avesse il potere di scuotermi da capo a piedi. A un certo punto ho quasi creduto di cadere all’indietro. Ho dovuto appoggiare le mani sul tatami per tenermi dritto. Penso che si tratti davvero di una religione straordinaria».
Minoru Bito era rimasto incantato dalle parole piene di convinzione che Shin’ichi aveva rivolto a quell’uomo, e pensò fra sé: «Dato che pratico anch’io, mi piacerebbe avere la sua stessa convinzione, la stessa fede».
Così, la mattina seguente, Bito si recò di buon’ora all’albergo dove alloggiava il presidente Yamamoto, per ricevere un consiglio da lui.
Shin’ichi lo incoraggiò: «Continua a praticare per tutta la vita, non smettere mai. Dovresti mirare ad avere successo anche negli affari: questo ti porterà a creare delle solide fondamenta per kosen-rufu qui a Hofu».
In quella occasione Bito era diventato anche responsabile di gruppo. Era un uomo ingenuo, a volte perfino un po’ sprovveduto. Anche negli affari si fidava subito degli altri e si buttava a capofitto nelle situazioni che gli venivano prospettate, non appena sentiva dire che si trattava di una “proposta valida”. Nonostante sua moglie Kimiko lo consigliasse di essere più cauto, Bito non voleva darle ascolto.
Una volta, ad esempio, gli fu proposto di comprare una macchina che produceva delle piccole ciambelle: «Tutto il processo è automatico e produce dei dolcetti deliziosi in un batter d’occhio». L’acquistò immediatamente e aprì un negozio di dolciumi. È vero che riusciva a produrre una gran quantità di ciambelline, ma gli mancavano i clienti. Col passare del tempo gli avanzarono sempre più ciambelle, e alla fine dichiarò bancarotta.
Un’altra volta si fece convincere da qualcuno a costruire una giostra a forma di torre con otto pannelli rotanti, da utilizzare per vendere pubblicità, soltanto perché allettato dalle parole: «Anche senza far nulla, ti permette di avere tutti i mesi un buon guadagno».
In effetti, molte persone andarono a vedere quella strana torre ottagonale, ma più che altro per curiosità, senza alcuna intenzione di comprare spazi pubblicitari, e così anche quella torre finì per rivelarsi l’ennesimo buco nell’acqua. Il susseguirsi di un fallimento dietro l’altro ridusse Bito alla miseria più nera.
Furono in molti a criticare la sua faciloneria, riversando la stessa sfiducia anche nei confronti della Soka Gakkai.
Sollecitato anche da sua moglie, Bito andò a chiedere un consiglio nella fede.
«Caro signor Bito, non crederà di riuscire a far bene qualsiasi cosa per il solo fatto di praticare? E di riuscire a guadagnare senza darsi un gran da fare? Questa è un’interpretazione distorta della fede. Lei in realtà sta strumentalizzando la sua fede. Il Buddismo è ragione. E senza sforzo, senza sfidarsi e senza un forte desiderio di migliorarsi, non potrà raggiungere risultati soddisfacenti».
Ascoltando le parole di quel responsabile, Minoru Bito ebbe la sensazione che gli avesse letto nel pensiero.
Shin’ichi proseguì dicendo: «Le proposte che promettono un facile guadagno nascondono quasi sempre dei trabocchetti e finiscono col rivelarsi un disastro. Se ci si butta a capofitto in imprese del genere, prendendo denaro a prestito per finanziarle per poi far fiasco, si finisce per farsi prendere dall’ansia. E pur di rimediare alla situazione, si diventa precipitosi e facilmente si abbocca a qualche altro “affare d’oro”. E ripetendo più e più volte lo stesso circolo vizioso, i debiti cresceranno a dismisura e si finirà col dichiarare la bancarotta.
«Per evitare tutto questo, è necessario ripartire con una nuova determinazione, sia nel lavoro che nella pratica. Lei deve rivedere il suo atteggiamento superficiale e un po’ credulone, nonché il suo modo di vivere da “mendicante della fede”. Piuttosto che passare gli anni in cerca di proposte allettanti e facili profitti, è importante consolidare le proprie fondamenta e guadagnarsi un poco alla volta la fiducia degli altri attraverso sforzi concreti, animati dal desiderio di migliorarsi.
«Soprattutto, è indispensabile prendere la ferma decisione di dedicare la propria vita a kosen-rufu! È indispensabile una preghiera seria e sincera davanti al Gohonzon: “La mia vita esiste in funzione di kosen-rufu. Realizzerò assolutamente kosen-rufu a Hofu. Per questo motivo ora ho bisogno di superare questa fase critica e costruire una buona base economica che mi permetta di fare attività senza problemi e dimostrare la grandezza del Buddismo!”. C’è una differenza abissale tra praticare solo per diventare ricchi e desiderare, invece, di avere successo negli affari per poter realizzare kosen-rufu. Noi siamo nati con la missione di far conoscere l’insegnamento corretto alle persone nei nostri quartieri e nella società e di renderle tutte felici senza tralasciare nessuno.
Quando lei si impegnerà al massimo nella pratica e nella fede, decidendo fermamente di vivere fino in fondo questa missione, sarà in grado di manifestare lo stato vitale del Budda e del bodhisattva, e sperimenterà un’energia immensa e una saggezza inesauribile che le sgorgheranno da dentro. Anche la riuscita nel lavoro si realizzerà quando lei lo affronterà con serietà, con questo stesso tipo di energia e saggezza».
Bito fu costretto a fare un esame di coscienza: si pentì dell’idea che si era fatto della pratica, di come l’aveva strumentalizzata, così come del suo atteggiamento di fondo nell’affrontare la vita.
Animato dal desiderio di ricominciare tutto daccapo, intraprese la sua battaglia, sia nella fede che nel lavoro. Dopo molte peripezie, aprì una rosticceria e un poco alla volta si conquistò la fiducia della clientela. Riuscì a convertire al Buddismo più di cento famiglie.
E, riflettendo sugli ultimi vent’anni, mise al corrente Shin’ichi Yamamoto del cambiamento della sua vita con un profondo senso di gratitudine.
Durante la riunione, Shin’ichi rivolse lo sguardo a Yoshiko Naoi, la responsabile della Divisione donne della prefettura di Yamaguchi.
«Se non ricordo male, anche la sua famiglia entrò a far parte della Soka Gakkai durante la campagna di Yamaguchi, non è vero?».
«Sì, è proprio così. A cominciare da mia suocera, tutta la mia famiglia aderì alla Soka Gakkai nell’ottobre del 1956. Mentre mio marito decise di iniziare a praticare seriamente il mese dopo, quando lei venne a Hofu».
Shin’ichi osservò: «Ricordo molto bene la prima volta che incontrai suo marito».
Il marito di Yoshiko Naoi, Terumitsu, gestiva un vecchio negozio di articoli casalinghi, che apparteneva alla sua famiglia da tre generazioni. In realtà non era molto interessato agli affari, trascurava l’attività commerciale e passava tutte le serate fuori casa a bere con gli amici, cosa che preoccupava molto sua madre, Chizu.
La donna aveva sentito parlare del Buddismo e decise di iniziare a praticare. Con lei diventarono membri della Soka Gakkai sia il figlio Terumitsu sia sua moglie Yoshiko. La nuora si impegnò ad approfondire la fede insieme a Chizu, mentre Terumitsu non era affatto propenso a praticare seriamente.
Quando Shin’ichi arrivò a Hofu, il mese dopo, Terumitsu non ebbe altra scelta se non quella di partecipare alla riunione di discussione che era stata organizzata, dal momento che un membro passò a prenderlo.
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La persona che aveva accompagnato Terumitsu alla riunione lo presentò a Shin’ichi. Come se si fosse rivolto a un amico di vecchia data, Shin’ichi gli parlò con grande franchezza: «Terumitsu, guardandoti in faccia non sembra che tu abbia dei problemi, hai un’aria spensierata. Non avverto da parte tua il desiderio di affrontare le cose con fermezza e di progredire in mezzo alle difficoltà. Tuttavia, solo sfidando i problemi che si presentano saremo in grado di manifestare il nostro vero potenziale, mentre sperimentiamo la pura gioia della vita e il potere della fede. Dal momento che sei diventato membro, mi auguro che tu voglia provare a praticare seriamente».
Shin’ichi Yamamoto proseguì sottolineando che i giovani hanno la missione di costruire il secolo a venire, facendosi carico della società futura.
«Caro Terumitsu, i giovani non devono accontentarsi di vivere alla giornata, pensando solamente a divertirsi. Una vita simile, in fin dei conti, procura soltanto un senso di vuoto e inutilità. Se siamo giovani, dedichiamoci tutti insieme al grande ideale di kosen-rufu per cancellare l’infelicità da questo mondo!».
Terumitsu rimase letteralmente scosso da quelle parole. Ebbe come la sensazione che la sua visione così miope ed egoista della vita fosse stata disintegrata in un sol colpo.
Lo scrittore inglese Hall Caine, nella sua opera, La città eterna, fa dire a un cittadino: «Dovremmo vivere serbando nel cuore un ideale: è l’unica cosa al mondo per la quale valga la pena di vivere». In generale, i giovani dovrebbero ardere di passione più di chiunque altro per realizzare i loro ideali. Gli ideali sono la linfa vitale capace di alimentare nei giovani uno spirito nobile.
Terumitsu esclamò: «Anch’io voglio dedicare la mia vita al Buddismo insieme a questa persona, insieme a Shin’ichi!». In quello stesso momento prese una decisione irremovibile: «Sì, ce la metterò tutta. Dal momento che ho iniziato a praticare, mi impegnerò seriamente, mi ci butterò a capofitto!».
Terumitsu Naoi cominciò a dedicarsi con tutto se stesso, a trecentosessanta gradi, per non esser da meno di sua madre Chizu e della moglie Yoshiko. Offrirono anche la loro casa come luogo di riunione, che in seguito sarebbe diventata l’asse portante e il punto di riferimento del movimento di kosen-rufu nella città di Hofu.
Man mano che Yoshiko Naoi si impegnava nelle attività della Gakkai, era colpita sempre di più dalla forza della convinzione trasmessa dai membri anziani nella fede quando parlavano agli altri di Buddismo. Di fronte a qualunque tipo di sofferenza, per quanto terribile e lacerante, affermavano sempre con sicurezza: «La risolverai senza ombra di dubbio!», «Sicuramente ce la farai a superarla!».
E coloro che iniziavano a praticare riuscivano immancabilmente a superare i loro problemi, esattamente come gli era stato detto. Yoshiko, a forza di constatare con i propri occhi la prova concreta degli altri compagni di fede, cominciò a rafforzare la sua convinzione nella pratica buddista. Ascoltare le esperienze di tante persone mentre si partecipa alle attività della Soka Gakkai, è la strada migliore per approfondire la propria convinzione, che costituisce l’ossatura della fede.
Yoshiko Naoi aveva un carattere schietto e diretto, diceva sempre quello che pensava, senza peli sulla lingua. Quando era al liceo, giocava nella squadra di pallavolo e partecipò anche ai campionati nazionali. Era una donna molto attiva e solare che si prendeva cura delle persone.
Nel 1972 fu nominata responsabile della Divisione donne della prefettura di Yamaguchi: allargò così il “suo terreno di gioco” all’intera prefettura, proprio come faceva in gioventù quando giocava a pallavolo. L’anno successivo, Yoshimi Umeoka fu nominato responsabile della Divisione uomini della prefettura di Yamaguchi, e i due unirono le forze per portare avanti il movimento di kosen-rufu a Yamaguchi. Durante una piccola riunione informale con poche persone, Shin’ichi Yamamoto si rivolse a Yoshimi dicendo: «Grazie al sostegno della responsabile della Divisione donne, ha potuto tirare fuori tutte le sue capacità, muovendosi liberamente e riuscendo a compiere passi concreti che hanno portato a un grande sviluppo qui nell’organizzazione».
«Sì, ha perfettamente ragione» replicò Yoshimi. Non appena l’uomo finì di pronunciare quelle parole, la signora Naoi si affrettò ad aggiungere: «È tutto merito suo, si è impegnato anima e corpo, senza mai tirarsi indietro».
Shin’ichi sorrise. «È meraviglioso vedere la sua premura. In un’organizzazione dove i responsabili delle Divisioni uomini e donne non vanno d’accordo, accade che nessuno dei due sarà mai capace di sostenere l’altro, a differenza di voi due.
«In realtà, quella è una dimostrazione della bassa condizione vitale di entrambi. Ma se uno dei due riesce ad abbracciare l’altro con spirito generoso, nessuno cercherà più di imporsi all’altro e qualunque tipo di rivalità si dissolverà come brina al sole. Penso che la prefettura di Yamaguchi sia riuscita a crescere costantemente perché la signora Naoi ha avvolto con il suo alto stato vitale il responsabile uomini di prefettura».
Yoshimi Umeoka annuì, si trovava perfettamente d’accordo: lui stesso ne era consapevole.
Yamaguchi, chiamata anche la “piccola lanterna del Choshu”, è costituita da tante piccole città sparse per tutta la prefettura. Era risaputo che la mentalità della gente del posto era poco incline all’unità e i suoi abitanti spiccavano per il loro spirito di indipendenza.
Yoshimi, nativo della prefettura di Tottori, nel passato aveva ricoperto varie posizioni: quella di responsabile giovani uomini del territorio Chugoku e di responsabile della Divisione giovani del Chugoku, ma non aveva nessun legame particolare con la prefettura di Yamaguchi. Perciò il suo arrivo in quella zona come responsabile della prefettura fu per tutti improvviso e un po’ inatteso.
Benché Yoshiko Naoi fosse di qualche anno più grande di Umeoka, lo trattava sempre con rispetto e, come responsabile di prefettura, lo sostenne proteggendolo con tutte le sue forze.
Notando l’atteggiamento della responsabile della Divisione donne, nata e cresciuta nella prefettura, anche i pionieri delle varie zone sostennero Umeoka ben volentieri, creando di conseguenza unità in tutto il territorio di Yamaguchi.