Comprendere l’epoca nella quale si vive significa vedere in una luce diversa gli accadimenti della società. Nella lettura del Daishonin la strada della trasformazione umana combacia con quella della pace sociale
Questo trattato fu scritto nel 1275 a un credente di nome Yui che viveva a Nishiyama, nella provincia di Suruga.
L’anno precedente l’esercito mongolo aveva attaccato il Giappone e, all’epoca della stesura de La scelta del tempo, una seconda invasione sembrava inevitabile, la supremazia militare dei mongoli era scontata e il paese era in preda al panico.
Nel suo trattato del 1260, Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese (Rissho ankoku ron), il Daishonin aveva predetto che, come effetto inevitabile dell’adesione a insegnamenti errati, il paese sarebbe stato colpito da “tre calamità e sette disastri” e uno dei sette disastri è appunto l’invasione straniera. Di fronte al verificarsi delle sue profezie, in molti si avvicinarono al suo insegnamento e la comunità dei suoi discepoli che negli anni precedenti, provata dalle persecuzioni, era diventata quasi inesistente, stava rapidamente crescendo. In questo trattato, il Daishonin spiega ai discepoli che quel difficile periodo di guerra è il “tempo” adatto per diffondere il suo insegnamento per la salvezza delle persone.
Questo Gosho si apre con la frase: «Chi desidera studiare il Buddismo deve prima di tutto imparare a conoscere il tempo» (RSND, 1, 479).
Nelle scritture buddiste, l’epoca dell’Ultimo giorno della Legge viene descritta come “un’epoca di dispute e conflitti in cui la pura Legge è stata oscurata e perduta”.
Al tempo di Nichiren, in Giappone vi erano dieci scuole buddiste ufficiali, spesso in conflitto le une con le altre, il cui unico interesse era offrire preghiere e celebrare rituali formali per ingraziarsi il favore delle autorità. La missione di salvare le persone dalla sofferenza e dall’infelicità era stata completamente dimenticata. Dimenticarsi di salvare le persone significa tradire il volere del Budda che è condurre tutti all’Illuminazione.
Come effetto, il Giappone era precipitato in una fase di continui conflitti e a farne le spese era la popolazione. Fu in questo contesto che il Daishonin decise di intraprendere una rivoluzione religiosa per riunificare gli insegnamenti buddisti e farli tornare al loro intento originale: la felicità della gente.
Nam-myoho-renge-kyo è il seme della Buddità
Nella sua lezione su questo trattato, Daisaku Ikeda spiega che per trasformare radicalmente la sofferenza delle persone occorrevano «il tempo giusto, la persona giusta e l’insegnamento giusto [per la propagazione]» (cfr. BS, 143, 53).
Nichiren Daishonin, la persona che aveva “compreso il tempo”, stabilì che l’insegnamento giusto da propagare era solo Nam-myoho-renge-kyo perché «è il seme della Buddità, la causa con cui tutti i Budda ottengono l’Illuminazione» e permette di dissolvere «le nubi dell’oscurità o ignoranza che ci avvolgono attraverso la “spada affilata” della fede nella Legge mistica» (BS, 143, 54).
Ma perché Nam-myoho-renge-kyo è il seme della Buddità? Tutti i fenomeni dell’universo, come le onde del mare, sono correlati e in continuo cambiamento, e sono manifestazione della Legge mistica. Anche i fenomeni fisiologici come nascita, invecchiamento, malattia e morte, come pure i fenomeni psicologici e sociali, fanno parte di questa grande onda chiamata “Legge mistica” (Myoho-renge-kyo).
Namu, di Nam(u)-myoho-renge-kyo, significa avere fede. Nam-myoho-renge-kyo significa quindi credere che siamo entità della Legge mistica, significa trasformare la condizione vitale trasformando la direzione del cuore, l’ichinen.
Sia Shakyamuni che il Daishonin avevano compreso di essere entità della Legge mistica in continuo fluire e di possedere l’immenso potere della Legge che sostiene il movimento dell’intero universo. Questa forza permette di costruire valore nella vita e nella società e, risvegliando altri esseri umani all’essenza della Legge universale, costruire pace e felicità superando “l’epoca dei conflitti” che caratterizza l’Ultimo giorno della Legge.
La persona giusta
Nella Scelta del tempo il Daishonin dichiara di essere «il devoto del Sutra del Loto di tutta Jambudvipa» e chiarisce di essere il “santo” e il “saggio” che salverà le persone dell’Ultimo giorno della Legge. Con questa affermazione vuole trasmettere la grandezza della sua condizione vitale in modo da far percepire alle persone la Legge che permette di trasformare la vita.
Il Daishonin lottava per correggere il caos creato dalle idee e dalle religioni errate del suo tempo e le sue predizioni avevano lo scopo di ammonire i potenti sulla base della saggezza del Buddismo per evitare la rovina del paese e la sofferenza del popolo. Per questo motivo andò incontro a grandi persecuzioni, ma la sua capacità di superarle e di formulare previsioni accurate attraverso una lettura profonda del vero significato dei fenomeni sono la prova concreta che nella sua vita si erano manifestate la saggezza e la forza vitale del mondo di Buddità.
Grazie al Daishonin cambia anche l’interpretazione dei grandi disastri della sua epoca: il punto di partenza è che questi disastri sono dovuti al caos generato da idee e religioni errate e il Daishonin spiega che essi rappresentano dei presagi della propagazione della Legge per il conseguimento della Buddità da parte di tutti gli esseri umani. Il Daishonin rivolge ai suoi discepoli un appello a risvegliarsi allo loro missione e propagare attivamente la Legge.
Da una persona all’altra
Ne Il vero aspetto di tutti i fenomeni si legge: «Dapprima solo Nichiren recitò Nam-myoho-renge-kyo, ma poi due, tre, cento lo seguirono, recitando e insegnando agli altri» (RSND, 1, 341). La vita e la lotta del Daishonin, primo devoto autentico del Sutra del Loto del mondo, mostra come la costruzione della Terra del Budda inizi dalla trasformazione della vita di un singolo individuo. Qualsiasi cosa inizia da una goccia, una particella, una persona. Se la persona è ferma nella sua decisione, allora influenzerà “un’altra persona” e i benefici della Legge mistica si accumuleranno.
La strada per diventare Budda, insegna Nichiren, non va ricercata al di fuori della rivoluzione umana del singolo: è da questa che ha inizio la grande corrente di kosen-rufu. Soltanto in questa lotta per realizzare il grande desiderio del Budda, cioè la felicità di tutti e la pace mondiale, ognuno può aprire la vita alla condizione vitale del Budda.
Possiamo affermare che solo il Daishonin ha chiarito che la strada della rivoluzione individuale e quella della prosperità e pace della società combaciano.
Il ruolo della Soka Gakkai nella crisi della nostra epoca
Scrive Daisaku Ikeda: «In questo scritto il Daishonin afferma che in tutto il mondo infurieranno “conflitti e dispute di una portata mai vista nel passato”. A conferma di questa predizione, il ventesimo secolo si è meritato la definizione di “secolo della guerra”. Fu in mezzo a questi tumulti che emerse la Soka Gakkai, il cui presidente fondatore Tsunesaburo Makiguchi morì in carcere fedele alle proprie convinzioni, rifiutandosi anche davanti alle persecuzioni di scendere a compromessi con quel regime militare giapponese che istigò una delle guerre più atroci. Qui affonda le sue radici la Soka Gakkai, che ha raccolto l’eredità vitale del Buddismo di Nichiren Daishonin come insegnamento per la realizzazione della pace» (BS, 143, 54). Otto mesi dopo il terremoto che ha colpito il Giappone l’11 marzo 2011, nel suo messaggio alla riunione dei responsabili di centro, il presidente Ikeda spiegò come dovremmo interpretare questo “tempo” martoriato da calamità e disastri: decidendo di trasformare questi eventi in segni fausti nella propagazione della Legge mistica, basata anzitutto sulla nostra trasformazione individuale.