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Kansai, sinonimo di vittoria - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 18:54

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Kansai, sinonimo di vittoria

Quando una persona decide profondamente di vincere, incoraggia gli altri a fare lo stesso. I membri del Kansai sono stati fortemente ispirati dalla lotta di Daisaku Ikeda e dal suo fiero comportamento nell’affrontare le difficoltà: da questa esperienza è nato un legame duraturo che ha fatto sì che il Kansai diventasse sinonimo dell’atteggiamento di non essere mai sconfitti

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Quando una persona decide profondamente di vincere, incoraggia gli altri a fare lo stesso. I membri del Kansai sono stati fortemente ispirati dalla lotta di Daisaku Ikeda e dal suo fiero comportamento nell’affrontare le difficoltà: da questa esperienza è nato un legame duraturo che ha fatto sì che il Kansai diventasse sinonimo dell’atteggiamento di non essere mai sconfitti

Possente Kansai
vinci attraverso le tre esistenze
come un indomito campione!

Lo spirito del Kansai è quello di essere sempre vittoriosi, con una determinazione indomita, con un profondo legame tra maestro e discepolo e una salda unità. Questo esempio, tramandato da una generazione all’altra, è il tesoro eterno della Soka Gakkai. Nonostante il clima rigido, in quel mattino del 25 gennaio 1962, la soffusa luce del sole sembrava annunciare un nuovo varco di speranza. Fu il giorno indimenticabile in cui fui prosciolto da ogni accusa relativa ai fatti di Osaka [Il 3 luglio 1957 Daisaku Ikeda, allora responsabile di staff della Divisione giovani, fu accusato di violazione delle leggi elettorali nelle elezioni amministrative straordinarie che si erano tenute quell’anno a Osaka. Il processo durò più di quattro anni e alla fine fu completamente scagionato, n.d.r.].
«Daisaku Ikeda è stato riconosciuto non colpevole». Odo ancora dentro di me, come fosse ora, la sentenza del giudice. Ricordo bene che, mentre contemplavo il luccicante fiume Dojima, nel viaggio dal tribunale alla sede della Soka Gakkai nel Kansai, pensavo al mio defunto mae­stro Josei Toda e nel mio cuore gli comunicavo che avevo vinto.
I fatti di Osaka, nel 1957, furono un tentativo aggressivo da parte delle autorità governative di reprimere la rapida crescita della Soka Gakkai, un nuovo movimento per la pace composto da persone comuni. Ed essendo io la persona alla testa di questo sviluppo nel Kansai, diventai il bersaglio delle autorità e in seguito fui arrestato sulla base di false accuse. La violazione delle leggi elettorali era un’accusa completamente infondata, ma il mio avvocato disse che, anche se innocente, sarebbe stato difficile annullare le imputazioni del pubblico ministero; mi dovevo, dunque, preparare a un verdetto di colpevolezza. Sapevo che i tribunali giapponesi erano famosi per avere un tasso di condanne superiore al novantanove per cento, e tuttavia ero deluso dalla mancanza di coraggio e della volontà di lottare. Troppo spesso vediamo la verità e la giustizia messe a tacere dall’abuso di potere. Perciò la mia era anche una battaglia per le generazioni future: ero deciso ad abbattere il muro di ingiustizia e irrazionalità che cercava di relegare nel dimenticatoio tante persone innocenti. Il filosofo francese Voltaire disse: «È vero che niente è più ingiusto che punirmi per qualcosa di cui sono innocente». E affermò anche: «Una persona è veramente forte quando chiede giustizia».
Mi recai in visita da Toda, poco prima della sua morte, per comunicargli che stavo andando a Osaka per dibattere il mio caso in tribunale. Egli mi disse: «Hai preso tutta la colpa su di te, per il mio bene e per il bene della Soka Gakkai. Questo processo non sarà una battaglia facile, ma alla fine tu vincerai. Perché l’oro è oro, e non perde mai la sua lucentezza anche quando è infangato. La verità verrà fuori sicuramente». Come suo discepolo ero assolutamente determinato a vincere e, con quel voto nel cuore, mi preparai a un battaglia legale che sarebbe durata quattro anni e tre mesi.
La prima udienza si tenne il 18 ottobre 1957 e io arrivai a Osaka il giorno prima accompagnato da mia moglie. Voleva ringraziare personalmente i membri per il loro sostegno nella lunga battaglia che avevamo di fronte; quella sera facemmo visita a quattro famiglie.
La sera del primo giorno in tribunale, ricordo con affetto che partecipai a una riunione nella vicina Kobe dove promisi solennemente che avrei fatto grandi passi avanti verso la vittoria insieme ai membri di quella città e dell’intera prefettura di Hyogo.
Ci furono ottantaquattro udienze prima della mia assoluzione e io partecipai a ventitré di esse. Ogni mia partecipazione al procedimento legale diventava un’opportunità di creare un’aurea storia di lotte condivise con i miei amati membri del Kansai. Sono molto felice che molti dei nostri membri più giovani, siano stati ispirati dai fatti di Osaka a diventare avvocati, per dedicarsi a proteggere le persone e lottare per la giustizia.

Uniti nella lotta

Le nobili donne del Kansai, in particolare, recitarono con grande serietà e intensità per essere certe che fossi prosciolto. Fintanto che vivremo, mia moglie e io non dimenticheremo mai l’immenso debito di gratitudine per la dedizione con la quale pregarono mattina e sera, affinché prevalesse la giustizia.
In una lettera a un seguace che stava subendo una persecuzione il Daishonin scrive: «Un fuoco brucia più alto quando si aggiungono dei ceppi e un forte vento fa gonfiare il kalakula» (La difficoltà di mantenere la fede, RSND, 1, 417). Queste donne coraggiose colsero la difficoltà di Osaka come un’opportunità per attingere al potere della fede e lottarono al mio fianco con lo spirito di non essere mai sconfitte. Il 25 gennaio, il giorno della mia vittoria in tribunale, in seguito è diventato il giorno della Divisione donne del Kansai.
L’educatore svizzero Johann Heinrich Pestalozzi (1746-1827) elencò le qualità interiori che tutti gli esseri umani dovrebbero impegnarsi a coltivare: la grandezza della forza, la luce della saggezza, la facoltà di una elevata bontà, la solidità della forza d’animo, la nobile chiarezza di un cuore puro e la leggiadra bellezza della benevolenza. Queste qualità descrivono perfettamente le nostre ammirevoli compagne di fede.
Il 24 gennaio 1962, il giorno prima che fosse emesso il verdetto, partecipai a due riunioni con i responsabili dei giovani. All’ultima riunione, che si tenne nella palestra municipale Amagasaki, nella prefettura di Hyogo, rivolsi questo appello ai giovani uomini, uniti a me nello spirito: «Noi, Bodhisattva della Terra, basandoci sul nostro impegno e sulla nostra consapevolezza di essere discepoli di Nichiren Daishonin dobbiamo diventare alleati di coloro che soffrono. Costruiamo una società in cui tutte le persone del Giappone possano condurre esistenze sicure e felici!».
Facendo proprio il mio spirito, i membri dal cuore sincero si impegnarono coraggiosamente per portare avanti la grande impresa di costruire un regno indistruttibile di pace e felicità per le persone.
Quando arrivai alla nostra sede, dopo l’annuncio del verdetto, mi recai direttamente nella sala centrale con i membri che attendevano il mio ritorno. Là, pieno di gratitudine perché la giustizia aveva prevalso, recitai con loro davanti al Joju Gohonzon del Kansai, che reca l’iscrizione “Prosperità della grande Legge e adempimento di ogni preghiera”.
Fra i responsabili presenti c’era una giovane sposa. Udendo che stava lottando contro la pleurite, recitammo Daimoku con tutta la nostra forza affinché vincesse sul proprio karma e riacquistasse la salute. Guarì completamente e ancora oggi, dopo tanti anni, continua a svolgere con allegria le attività della Gakkai insieme a molti membri che, come lei, si trovano negli “anni d’oro” della loro vita.
Continuare a sforzarsi, indipendentemente dalla situazione, per incoraggiare un’altra persona e avanzare insieme; questo è l’esempio che il Kansai ha sempre trasmesso.
Rientrato a Tokyo, alla fine di quella giornata dissi ai membri: «La vera lotta in realtà comincia adesso. Quando superiamo un ostacolo, dobbiamo, senza perdere nemmeno un secondo, passare al successivo. Questo è lo spirito del Buddismo della vera causa del Daishonin».
Così la Soka Gakkai definì il 1962 come “anno della vittoria” e stabilì lo scopo di realizzare 2,7 milioni di famiglie praticanti. Il Kansai tracciò la strada verso la realizzazione di questo scopo. Tutti i membri di questa regione, senza eccezioni, credettero alla mia innocenza. Appena fui ufficialmente scagionato, si scatenò una potente ondata di attività per far conoscere agli altri il Buddismo del Daishonin in ogni prefettura del Kansai: Osaka, Kyoto, Shiga, Fukui, Hyogo, Nara e Wakayama. A maggio i membri realizzarono un luminoso record di nuove famiglie convertite, pari a un terzo del risultato totale realizzato da tutto il paese in quel mese. Ogni zona della regione traboccava della gioia di questi nuovi membri che iniziavano il loro cammino di fede. Ricordo in particolare l’entusiasmo dei membri della Divisione giovani.
Quell’anno la Soka Gakkai superò di gran lunga lo scopo che aveva stabilito, raggiungendo il numero di tre milioni di famiglie. Questo grande trionfo nella propagazione non si sarebbe mai realizzato senza l’impegno condiviso di maestro e discepolo dimostrato nel Kansai.

Affrontare le difficoltà

Adolfo Pérez Esquivel, attivista argentino per i diritti umani e premio Nobel per la pace, col quale ho pubblicato un dialogo, osservò: «La creazione di valore (giap. soka) è una forza motivante che sorge dalla fede e dalla dedizione alla vita, alla dignità e ai valori che ispirano gli esseri umani e la società verso la costruzione».
Domani, 17 gennaio 2012, sarà il diciassettesimo anniversario del grande terremoto di Hanshin del 1995. In questa occasione mia moglie e io stiamo offrendo le nostre preghiere più sincere e solenni per tutti coloro che persero la vita in quella terribile tragedia.
Colmi dello spirito combattivo Soka i nostri membri del Kansai, saldamente uniti, svolsero un ruolo d’importanza senza precedenti nelle operazioni di soccorso e di ricostruzione dopo il sisma, e furono pilastri di sostegno per le loro comunità e regioni. La volontà altruistica, la forte unità e la brillante saggezza che essi dimostrarono in mezzo a difficoltà indescrivibili sono un meraviglioso esempio di sconfinata speranza.
In particolare molte persone furono profondamente colpite dall’attività, in quel tragico periodo, dei nostri gruppi di motociclisti della Divisione giovani, che, attraversando strade bloccate dalle macerie riuscivano a consegnare generi di soccorso in luoghi inaccessibili alle macchine o ai camion. L’ardente desiderio di trovare un modo di portare aiuto, di fare qualcosa di buono in una situazione estrema, diventò una fonte di coraggio e saggezza che li portò a realizzare imprese coraggiose. L’impegno senza sosta della nostra Divisione medici e dei gruppi infermieristici, così come gli sforzi volontari e altruistici degli altri membri della Gakkai, furono veramente degni di lode.
I membri di Hyogo, che fu fra i luoghi più duramente colpiti dal terremoto, superarono difficoltà incredibili e adesso, senza farsi sconfiggere dall’attuale recessione economica, stanno continuando a lottare con tutte le forze. Con la loro forza d’animo e la grande capacità di adattamento stanno anche aiutando le persone del Tohoku colpite dal terremoto e dallo tsunami del marzo 2011, dando loro una mano e incoraggiandoli a lottare per ricostruire la loro vita e le loro comunità.
Il filosofo giapponese Kiyoshi Miki (1897-1945), nativo di Hyogo, scrisse: «Perseveranza e assiduità sono qualità meravigliose da possedere». Dobbiamo sforzarci insieme per trasformare il nostro karma con preghiere e azioni perseveranti e assidue. Questa è stata la tradizione della Soka Gakkai sin dai primi giorni del nostro movimento.
Nichiren Daishonin scrive: «Se accendi una lanterna per un’altra persona la sua luce illuminerà anche il tuo cammino» (Sulle tre virtù del cibo, WND, 2, 1060).
Secondo le ultime scoperte delle neuroscienze, gli esseri umani possiedono i cosiddetti neuroni specchio che ci permettono di provare empatia quando osserviamo le emozioni degli altri. In un disastro, la forza interiore si risveglia, e la speranza si accende sia nei cuori delle vittime sia in quelli dei volontari; nel caso dei primi perché sentono che c’è qualcuno che si preoccupa per loro e nel caso dei secondi perché sentono che possono fare la differenza nella vita di un’altra persona. Il volontariato è un’azione nobile che eleva lo spirito sia del volontario sia di chi riceve aiuto; una prova che far del bene agli altri fa bene anche a noi stessi. Quando l’anno scorso la penisola giapponese di Kii fu colpita da nubifragi e piogge distruttive i membri delle vicine prefetture di Wakayama, Nara e Mie si dedicarono anima e corpo alle operazioni di salvataggio e di soccorso.
C’è una rinnovata attenzione nei confronti dell’importanza del sostegno e dell’assistenza che le persone possono darsi reciprocamente in questi terribili disastri naturali, e ciò ha fatto crescere la consapevolezza dei brillanti contributi dei membri della Soka Gakkai.
La vera essenza degli insegnamenti umanistici del Buddismo di Nichiren Daishonin risiede nell’empatia e nell’azione, nella lotta per “alleviare la sofferenza e dare gioia”. In questa lotta pulsa lo spirito della compassione buddista che alimenta i nostri sforzi per kosen-rufu, il grande movimento per la nostra felicità e per quella degli altri.
È ormai trascorso mezzo secolo da quell’”Anno della vittoria”, il 1962, e adesso il possente Kansai sta impegnandosi nella costruzione di una rete ancora più forte. È chiaro come il sole che questi sforzi condurranno alla vittoria del Giappone e della Soka Gakkai nel suo complesso.
Visitando questa regione un responsabile della Divisione giovani della SGI della Repubblica Dominicana ha chiesto ai membri: «È mai successo che il “Kansai sempre vittorioso” non abbia realizzato uno scopo?». «Mai, nemmeno una volta!», risposero i membri. La ragione, hanno spiegato, è che essi mantengono lo scopo fino a quando non lo raggiungono. Oggi il loro spirito invincibile è diventato lo spirito della Soka Gakkai dei giovani in tutto il mondo.
Quest’anno sarà una pietra miliare negli annali di kosen-rufu nel Kansai. Sessant’anni fa, subito dopo la fondazione del capitolo Osaka, nel 1952, Toda e io andammo nel Kansai (14 agosto) per dare inizio a una campagna di propagazione che aveva come base il quartiere di Nishinari a Osaka. In quel viaggio visitai anche per la prima volta la città di Sakai.
In realtà quest’anno nel Kansai ci saranno molti anniversari. Ci sarà anche il cinquantacinquesimo anniversario del raduno di Osaka, il punto di partenza del voto dei membri del Kansai di essere sempre vittoriosi. Saranno anche trent’anni dal Festival dei giovani per la pace e la cultura che si tenne nello stadio Nagai di Osaka, dove i giovani uomini riuscirono a realizzare per la prima volta una piramide umana a sei piani.
Il maestro d’armi Miyamoto Musashi (1584-1645), che aveva uno stretto legame con il Kansai, disse: «Il maestro è l’ago e l’allievo è il filo. Allenatevi incessantemente». Sia il maestro che il discepolo devono avanzare instancabili, aprendo la strada per una nuova avanzata. Ci impegneremo per sempre nella battaglia unita di maestro e discepolo e come tali saremo sempre vittoriosi.
Membri della famiglia del possente Kansai, compagni Bodhisattva della Terra, che insieme a me avete aperto la strada all’inevitabile vittoria della gente, il tempo è giunto.

Possente Kansai
forza trainante
della Soka Gakkai,
quest’anno nuovamente
ti chiedo
di essere un esempio di vittoria
.

(16 gennaio 2012)

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