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Per uno sviluppo sostenibile del pianeta - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 13:46

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Per uno sviluppo sostenibile del pianeta

L’attualità del pensiero di Tsunesaburo Makiguchi emerge con chiarezza in questo estratto della proposta per la conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro (Rio+20) che sarà pubblicata in versione definitiva sul n. 154 di Buddismo e società

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L’attualità del pensiero di Tsunesaburo Makiguchi emerge con chiarezza in questo estratto della proposta per la conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro (Rio+20) che sarà pubblicata in versione definitiva sul n. 154 di Buddismo e società

«[Le grandi potenze] sono sempre alla ricerca di nuove opportunità di profitto; in altre parole, di qualunque occasione che si possa sfruttare per ottenere un appiglio economico o un vantaggio politico. Proprio come nell’atmosfera fisica le zone di alta pressione confluiscono in quelle di bassa pressione, un fenomeno analogo si può osservare nelle relazioni internazionali di potere» (T. Makiguchi, La geografia della vita umana, 1903).
Sono passati quasi centodieci anni da quando Tsunesaburo Makiguchi scrisse queste parole; quanto sono cambiate le cose nei decenni trascorsi da allora? La civiltà contemporanea continua a farsi incantare da una ricerca amorale del possibile, spesso non controllata da remore etiche: lo si può osservare nella incessante corsa competitiva agli armamenti, portata avanti per intimidire gli altri e per incrementare il proprio “prestigio”, come nella competizione economica globale intrapresa nella totale indifferenza verso il problema della povertà, con conseguente aumento delle disparità di reddito.
La spirale del desiderio – in cui ambizioni e impulsi sulle prime considerati sotto controllo si allargano via via che vengono soddisfatti fino a sfuggire totalmente dalle nostre mani – è il centro di molte delle sfide critiche che il nostro mondo ha davanti: la priorità data alla crescita economica che conduce al degrado ecologico, le crisi finanziarie ed economiche causate da una febbre speculativa, l’estrema disumanità delle armi nucleari…

[…]

Allo stesso tempo la ricerca del possibile è stato un impulso importante verso lo sviluppo, che ha portato benefici come il soddisfacimento di bisogni essenziali legati a cibo, vestiario e casa, il miglioramento della salute e del benessere e un forte incremento dello spostamento di persone e beni grazie ai progressi nei trasporti e nelle tecnologie della comunicazione.
Makiguchi non negava i benefici di questa ricerca, e in effetti prese accuratamente nota dell’efficacia derivante da una competizione positiva in termini di affinamento e perfezionamento delle capacità delle persone e di liberazione della loro energia. «Troviamo progresso e sviluppo – scrisse – laddove la competizione è forte e vigorosa; se viene ostacolata, che sia per fattori naturali o umani, troviamo stagnazione, immobilità e involuzione».
Il suo principale punto di interesse, tuttavia, fu la necessità di allontanarsi da quel tipo di competizione militare, politica ed economica in cui il beneficio viene ricercato per se stessi, senza pensare ai sacrifici imposti agli altri. Egli invocò una nuova forma di ciò che egli definì “competizione umanitaria”, in cui “si protegge, si sostiene e si fa progredire la vita degli altri mentre si agisce per se stessi” e “si beneficia e si serve agli interessi degli altri mentre si trae vantaggio in prima persona”.
Makiguchi stava perseguendo una trasformazione qualitativa della natura della competizione, in modo che le energie del desiderio – l’impulso di fare qualcosa per la propria situazione attuale – fossero orientate verso fini di valore superiore, apportando felicità a se stessi e agli altri.
Il Buddismo descrive così questa trasformazione nelle profondità della coscienza: “Bruciamo la legna dei desideri terreni e osserviamo di fronte ai nostri occhi il fuoco della saggezza illuminata”. Invece di permettere che la rabbia o il dolore provati per la nostra attuale situazione trovino sfogo in azioni che danneggiano o sviliscono gli altri, dobbiamo allargare e nobilitare quei sentimenti affinché diventino motivo di azione per contrastare le malattie e le minacce sociali che portano sofferenza a noi e agli altri. Il Buddismo insegna che una simile trasformazione ci mette in grado di vivere esistenze che illuminano la società con le qualità del coraggio e della speranza.
Se dovessimo tradurre la visione di Makiguchi con i suoi echi di filosofia buddista in realtà contemporanea, assisteremmo alla trasformazione della competizione militare nello sforzo tra le nazioni di impiegare le proprie capacità non solo per la sicurezza nazionale, ma anche per la “sicurezza umana” in settori quali il controllo della diffusione di malattie infettive e la prevenzione e riduzione dei disastri. Ecco perché un tipo di competizione che stimoli a impegnarsi per affrontare e superare minacce comuni porterà un auspicabile beneficio reciproco a tutte le nazioni.

[…]

Per molte persone la sostenibilità evoca immagini di vincoli di varia natura imposti agli individui e alla società. Ma un simile approccio miope non porterà al tipo di trasformazione con effetto domino che è qui richiesto. Anche se le risorse fisiche sono limitate, il potenziale umano è infinito, come lo è la nostra capacità di creare valore. Il vero significato della sostenibilità, secondo la mia opinione, va visto come un concetto dinamico in cui vi siano un impegno o una gara orientati a generare valore positivo e a condividerlo con il mondo e con il futuro.
In parole semplici, l’impegno di persone, comunità e società orientato ad apportare beneficio agli altri porta in primo piano i nostri aspetti più positivi e creativi. Similmente il più profondo miglioramento della nostra condizione presente si realizza quando ci impegniamo per un futuro migliore. È grazie a questi ripetuti sforzi, con un costante riferimento a noi e all’altro, al presente e al futuro, che possiamo proteggere l’inalienabile dignità reciproca e lavorare per costruire un mondo in cui tutte le persone possano vivere in pace e felicità.
La chiave qui è il nostro senso di responsabilità verso coloro con cui condividiamo questo pianeta, il nostro senso di responsabilità verso il ­futuro.

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