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Londra ricorda i dialoghi Ikeda-Toynbee - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 16:24

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Londra ricorda i dialoghi Ikeda-Toynbee

La città commemora il quarantesimo anniversario degli incontri fra il presidente della SGI e lo storico britannico

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La città commemora il quarantesimo anniversario degli incontri fra il presidente della SGI e lo storico britannico

Il 5 maggio a Londra, presso Holland Park, il sindaco di Kensington e Chelsea Julie Mills ha celebrato insieme ai membri della SGI-UK il quarantesimo anniversario del primo incontro tra il grande storico Arnold Toynbee e Daisaku Ikeda. Dai loro numerosi dialoghi ebbe origine un libro intitolato Choose Life (Scegliere la vita, pubblicato in italiano dalla casa editrice Bompiani con il titolo Dialoghi – L’uomo deve scegliere), tradotto in ventotto lingue e che rappresenta ancora un testo di riferimento per le preziose riflessioni su come gli esseri umani possono condurre un’esistenza creativa e pacifica.
Le conversazioni fra Ikeda e Toynbee avvenivano nell’appartamento londinese dello storico, vicino a Holland Park, e spesso continuavano durante lunghe passeggiate nel parco. Perciò, è stata collocata nel Sun Trap Garden del parco, un magnifico prato assolato, una panchina con una targa commemorativa, che è stata scoperta dal sindaco e dal direttore della SGI-UK Robert Samuels.
Alla fine del loro primo incontro, Toynbee aveva indicato a Ikeda molti pensatori e personaggi influenti che conosceva personalmente, invitandolo a estendere i dialoghi. Da allora Ikeda ha realizzato circa milleseicento dialoghi con molti di loro, fra cui l’ex presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov, l’esperto di studi per la pace Johan Galtung, il premio Nobel per la chimica Linus Pauling, l’ex premier cinese Zhou Enlai, e ha ricevuto più di trecento titoli accademici e riconoscimenti, fra cui un premio per la pace dalle Nazioni Unite.
Toynbee era convinto dell’importanza di imparare dalle “lezioni della storia”, cioè di studiare attentamente i fatti dell’antichità per comprendere meglio il nostro presente. Riteneva anche che l’arrivo del Buddismo in Occidente si sarebbe rivelato uno degli eventi più importanti del ventesimo secolo.
Riflettendo sul loro incontro a distanza di quarant’anni, Daisaku Ikeda ha osservato: «Nel nostro dialogo egli affermò che “non dobbiamo permettere che le minacce alla sopravvivenza dell’umanità generino in noi una reazione disfattista, passiva o indifferente”. Non dimenticherò mai l’impressione che mi fecero queste parole».
Per l’occasione i giovani della SGI-UK hanno anche realizzato una mostra dal titolo “Scegliere la ­pace – Celebrare il potere del dialogo” aperta al pubblico presso il Centro Ikeda di Londra per la pace dal 14 al 19 maggio. Il percorso per la realizzazione della mostra ha avuto inizio dallo studio da parte dei giovani dei Dialoghi fra Ikeda e Toynbee e da una serie di discussioni per comprendere meglio il significato e l’importanza del dialogo, culminati nella determinazione di diventare ognuno “un campione di dialogo” e di trovare insieme il modo migliore per trasmettere alla società i contenuti delle conversazioni fra Ikeda e Toynbee e le attività per la pace del presidente Ikeda e della SGI.

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Stelle d’Europa

Alcuni responsabili italiani si sono recati in visita in Albania e Romania per offrire incoraggiamenti e scambiarsi esperienze di fede. La lingua italiana ha facilitato il dialogo

La “prima volta” dell’Albania – Tamotsu Nakajima e Anna Conti sono stati testimoni della prima celebrazione del 16 marzo, della prima cerimonia di consegna dei Gohonzon, della partecipazione del primo praticante di Durazzo nonché della prima performance musicale in Albania. «Alle nove del mattino – racconta Micol Cimaglia – c’è stato l’incontro con i responsabili italiani che ci hanno incoraggiati a ripartire dalle basi per poter rafforzare la fede e sostenere lo sviluppo di kosen-rufu in Albania». A mezzogiorno, il secondo momento di incontro aperto a tutti con diciotto partecipanti. Silvana, che ha introdotto la riunione tracciando la storia del 16 marzo, scrive: «Festeggiare questa data per la prima volta in Albania è stata una bellissima esperienza. È stata una grande emozione leggere il messaggio di ­Ikeda nella mia lingua». Poi è seguita la cerimonia di consegna dei Gohonzon. Daklea, una giovane donna, ha descritto così la sua emozione: «Mi sentivo come sulle nuvole. Ero molto contenta e ho sentito che una vita nuova e migliore si stava aprendo davanti a me. Una nuova fase di fede e allegria. Spero con tutte le mie forze che questa decisione diventerà fonte di gioia e salute per tutti! Ringrazio tanto Nakajima e Conti che ci sono venuti a trovare e mi hanno così consentito di poter ricevere il Gohonzon». Anche Jacek è diventato membro e ha voluto condividere la sua determinazione: «Ricevere il Gohonzon per me significa rafforzare la mia identità, cominciare il cammino verso la felicità mia e degli altri e sentire che non sono solo a lottare». Nello spazio dedicato alle domande, Nakajima ha chiarito che per far funzionare la pratica nella nostra vita, bisogna praticare così come siamo, qui e ora. È necessario sviluppare pazienza, la pazienza che diventa fede. «Ora siamo otto membri – ha concluso Micol – e dato che il numero otto rappresenta l’apertura, continueremo a pregare affinché si aprano le vite di altre persone per la creazione della SGI Shqiperia (nome albanese per Albania)».

Aggiornamenti dalla Romania – Il movimento di kosen-rufu in Romania quest’anno compie ventinove anni. Il presidente Ikeda ha visitato Bucarest per la prima volta il 4 giugno 1983. Da allora numerosi Bodhisattva della Terra sono emersi e tutte le settimane nella capitale si svolge la riunione di discussione, ogni volta ospitata in una casa diversa. I compagni di fede sono sparsi in tutta la nazione e molto spesso sono gli unici a praticare nella loro città, ma nonostante ciò si stanno impegnando quotidianamente nel far conoscere il Buddismo di Nichiren Daishonin.

Dalla Bulgaria
Vassileva Tzvetanka ha ricevuto il Gohonzon in Italia nel 2006. Da pochi mesi ha deciso di fare la propria rivoluzione umana nel suo paese e, per renderci partecipi, ci ha inviato direttamente da Sofia un breve report dell’attività bulgara

«Questo è il mio gruppo dopo una riunione di discussione. Ci ritroviamo nella sede di Sofia la prima settimana di ogni mese; in questa occasione studiamo un Gosho, raccontiamo le nostre esperienze, condividiamo le nostre lotte. Ogni mercoledì sera, invece, ci incontriamo per recitare Daimoku. La terza settimana del mese c’è la riunione di studio che viene discussa in tre lingue: italiano, inglese e giapponese. Dato che il materiale di cui dispone il Centro di Sofia è scarso, ciascun gruppo utilizza e traduce quello che c’è a disposizione nella lingua più conosciuta dai vari membri. Il numero dei praticanti bulgari ultimamente è cresciuto anche grazie all’incoraggiamento dei membri italiani che hanno avvicinato alla pratica diverse persone. Per il futuro vogliamo portare avanti la nostra rivoluzione umana con ancora più forza e propagare la Legge mistica nel nostro paese».

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Venti anni di storia
Nel giugno 1992 il presidente Ikeda inaugurava il Centro culturale italiano di Firenze

La villa medicea Le Brache, oggi Centro culturale italiano di Firenze, è dal 1986 proprietà dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. La villa, dopo anni di degrado e di abbandono, è tornata ai suoi antichi splendori grazie al contributo del presidente Ikeda e al lavoro di tantissimi volontari provenienti da tutta Italia. I membri della Soka Gakkai di allora si sono fatti in “mille”, donando tempo, denaro, lavoro e vacanze per completare i lavori del nostro Centro.
Il 25 giugno del 1992, sensei, durante la sua seconda visita nel capoluogo toscano, inaugurò ufficialmente la sede scoprendo la targa sulla quale è scritto: «Questo Centro culturale è sorto grazie al presidente della SGI Daisaku Ikeda e all’impegno dei membri dell’associazione. Questo luogo è dedicato allo sviluppo della pace, della cultura e dell’educazione».
Per festeggiare i venti anni il Centro culturale italiano si è dato una ulteriore “rinfrescata”, con una serie di lavori di ristrutturazione e con l’ampliamento dei locali al pian terreno in cui i visitatori potranno trovare un piacevole spazio per sedersi e dialogare insieme.
Il 30 giugno 2012, in occasione di questa ricorrenza, saranno inaugurate due esposizioni dedicate ai numerosi volontari che contribuirono ai lavori di ristrutturazione e ai manoscritti di Daisaku Ikeda dedicati ai membri italiani.  Parteciperanno i membri del centro Italia che dal 1985 al 1992 si sono impegnati nei lavori di ristrutturazione. Il report di questa giornata speciale sarà pubblicato sul Nuovo Rinascimento.

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Traduzione: strumento di dialogo
Contributo dell’Istituto di Filosofia Orientale (IOP) a un convegno nell’ambito della mostra “L’islam in Sicilia: un giardino tra due civiltà”- 30 marzo-9 maggio

L’Istituto di Filosofia Orientale, fondato da Daisaku Ikeda cinquant’anni fa a Tokyo, ha partecipato al Castello della Cuba a Palermo al Convegno “La traduzione come strumento per promuovere il dialogo”. Il castello, sede della Fondazione Oriestiadi di Gibellina che organizzava l’incontro, è di origine araba, ma fu usato anche dai normanni, a testimonianza della volontà di valorizzare il contributo dato dalla cultura islamica. Un importante erede di questa tradizione fu Federico II che a corte creò una scuola di traduzione, tra le prime in Occidente. Inoltre promosse gli scambi culturali che hanno contribuito allo sviluppo della civiltà occidentale, grazie all’eredità orientale trasmessaci dagli arabi. Nel convegno sono stati messi in luce i risultati emersi dalla collaborazione tra esperti di culture e religioni diverse. Vi hanno partecipato studiosi delle Università di Palermo, del Cairo, di Rabat, Toledo, dell’”Orientale” di Napoli, della Luiss di Roma e dell’Associazione Transeuropeenne di Parigi. Dall’incontro è emerso il ruolo fondamentale della traduzione negli scambi interculturali per una conoscenza più approfondita del contesto culturale d’origine e di quello d’arrivo. Il traduttore oggi ha più consapevolezza del proprio ruolo di mediatore interculturale e sa che questo è un indispensabile valore aggiunto. Chi traduce si concentra sul tempo presente, perché la contestualizzazione dà spessore e profondità al testo, e lo rende universale, senza omologarlo né appiattirlo. Per il traduttore è indispensabile tornare all’idea dell’adesso, del momento presente in senso spazio-temporale. Perché, come spiega Daisaku Ikeda, nel presente è necessario vivere in maniera trascendente rispetto alla propria identità. L’attenzione concentrata sul momento presente fa sì che le nostre azioni siano compiute con la convinzione che la profondità della determinazione è il fattore decisivo che crea il futuro e la storia. Questa dimensione scaturisce da una condizione interiore di generosa passione verso l’opera e il lettore, e questa è la chiave che consente di aiutare il testo a manifestare il suo autentico, splendido potenziale.

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