Abbiamo incontrato i responsabili della neonata Divisione futuro. Un’attività ancora tutta da costruire, grazie alla quale la freschezza e l’energia dei giovanissimi permetteranno a tutti “di fare un salto di qualità, nella fede, nella pratica e nella vita”. E perché no, anche nei sogni, ritrovando tutti insieme la fiducia di nutrire sogni impossibili, e il coraggio di osare realizzarli
Il 5 maggio è stata fondata la Divisione futuro. A voi è stata data una grande fiducia e una grande responsabilità, come vi sentite?
Federico: Siamo appena nati… non abbiamo ancora un’idea comune su come indirizzare questa attività. Ci sono tante piccole realtà già attive in Italia, ma dobbiamo incontrarci per capire nel dettaglio come fare.
Claudia: Tra le determinazioni che abbiamo inviato al presidente Ikeda c’è il desiderio di rispondere alle sue aspettative e aiutare ogni ragazza e ogni ragazzo a porre solide basi nella pratica e nella fede, per assicurare lo sviluppo di kosen-rufu, impegnandoci per la società e la Soka Gakkai.
Jasmina: Sensei è stato felice delle nostre determinazioni e ci ha ringraziato. Quel “grazie” mi è arrivato forte e mi ha incoraggiato tantissimo. Mi ha aiutata a ritrovare la fiducia. Lui si fida al cento per cento di noi e, se lui vede il nostro valore, perché io non dovrei vederlo?
Marco: Provo molta gioia nel sentire il potenziale incredibile della Divisione futuro e sono sicuro che questo porterà la Soka Gakkai a fare un balzo in avanti. Grazie all’attività di questi giovanissimi, pieni di energia e di voglia di fare, anche le altre Divisioni potranno fare un salto di qualità nella fede, nella pratica e nella vita in generale.
Federico: Questa attività è potentissima, ma anche molto delicata. Si parla di “futuro” e il futuro riguarda tutti noi. Penso a questi giovanissimi che hanno “deciso” di nascere in un’epoca così difficile… in realtà sono molto fortunati perché hanno “deciso” di nascere vicino al Gohonzon, e questo racchiude il senso della loro vita. Noi cercheremo di metterli in contatto con ciò che hanno già scelto profondamente, e risvegliare in loro il desiderio di prendersi cura del nostro pianeta, sostenendoli al massimo.
Avete qualche “segreto” per mantenere le vostre determinazioni?
Claudia: Per me è ricercare sempre il cuore di sensei. Non è poi un gran segreto… ogni volta che vacillo, oltre a recitare Daimoku, cerco nel presidente Ikeda e in Nichiren Daishonin la chiave di volta della mia vita, che è poi il senso dello studio buddista. Lo studio mi serve per capire cosa mi sta succedendo in quel momento e per riuscire a continuare a lottare per ciò in cui credo.
Andrea: Quando mi hanno proposto questa responsabilità, mi sono chiesto cosa si aspetta sensei da me. Nella Nuova rivoluzione umana scrive: «Tutto ciò di cui ho bisogno è un solo vero discepolo che porti avanti l’eterno flusso di kosen-rufu», quindi l’obiettivo è far crescere ogni giovanissimo come quel “solo vero discepolo”. Per questo, visto che mi è difficile ancora pensare al “macro”, incomincio con l’incoraggiare quel ragazzo che abita a quattro metri da casa mia, lo vado a trovare e cerco di trasmettergli tutto questo. Parto da lui.
Jasmina: Anche per me il segreto è tornare allo studio e mantenere un Daimoku costante. Ed è importante partire dalle cose più difficili, cercando di non pensare mai di essere bravi e di aver imparato tutto, perché è lì che la decisione si affievolisce. Cercare sempre nuove sfide è un modo per ritrovare continuamente il cuore del nostro maestro e rinnovarci. Sto recitando Daimoku costantemente sfidando la mia oscurità nel cercare di fare shakubuku.
Come riuscite a conciliare i vari aspetti della vostra vita personale con l’attività? Sentite il rischio di isolarvi nell’attività buddista?
Federico: Da quando pratico ho cominciato a capire che cosa ha più valore, perciò sento di non aver tolto niente alla mia vita, anzi ho aggiunto tantissimo. In termini di tempo forse qualcosa ho tolto ai miei amici, ma in realtà a livello qualitativo il tempo che passiamo insieme è molto diverso. Ciò che faccio nell’attività non è slegato da loro, le nostre vite sono collegate. Come buddisti, se ci isoliamo vuol dire che non stiamo praticando bene e dovremmo rifare il punto della situazione. L’energia che ci viene dall’attività e dal compiere la nostra rivoluzione umana dobbiamo portarla fuori, per far conoscere il Buddismo e la Soka Gakkai. Io non mi sento affatto isolato.
Fabio: All’inizio ero un po’ perplesso proprio su questo punto, poi mi sono chiesto: «A che cosa voglio dedicare la mia vita?». Ho deciso di credere con il cuore che le illusioni e i desideri sono Illuminazione. Finché vedevo la mia vita personale separata dalla Soka Gakkai, da una parte gli impegni di studio e di lavoro, dall’altra l’attività, era tutto in salita, tutto più difficile. Poi ho percepito che l’attività è un mezzo grazie al quale posso velocizzare la mia rivoluzione umana. Allora l’attività diventa un trampolino per la mia felicità.
Andrea: Non ho mai sentito che mi stavo chiudendo… Cerco di portare i valori del Buddismo tra i miei amici dell’università e del liceo. Mi sono reso conto della differenza che c’è tra le relazioni con gli amici d’infanzia e quelle che si creano con i compagni di fede, e in particolare con uno dei miei corresponsabili con cui è nato un legame forte basato sull’unità: persone indipendenti che portano avanti la stessa lotta con lo spirito di un leone. Non c’è dipendenza né giudizio in un legame di questo tipo. C’è qualcosa che va oltre, che ci permette di progredire insieme. La mia gioia più grande è vedere che tanti amici che avevo al di fuori della Soka Gakkai, poi negli anni sono diventati membri. Grazie alla pratica buddista ho potuto instaurare delle relazioni più profonde con le persone.
Marco: A volte mi sono sentito tanto dentro la Soka Gakkai e poco nella società, e ho cercato di capire come mai provavo questa sensazione. Pensando al Daishonin quando dice che praticava ventiquattro ore al giorno, questo per me vuol dire fare in modo che ogni aspetto della mia vita non sia separato dalla pratica buddista. Per esempio, io vivo in un condominio con dei problemi irrisolti, di pagamenti, di rapporti tra le persone, e anche al lavoro ci sono cose che non vanno… Allora si tratta di decidere di utilizzare tutti questi aspetti della vita per sperimentare il potere del Gohonzon e cambiare la situazione, per realizzare kosen-rufu anche nel mio condominio e nel mio lavoro, affinché prima del giudizio ci sia comprensione tra le persone.
C’è qualcosa che cambiereste nella Soka Gakkai?
Jasmina: La cosa che mi fa soffrire di più è quando qualcuno si sente ostacolato nell’attività a causa di un’altra persona. Sensei ci dice sempre che ognuno di noi è il presidente della Soka Gakkai. Con questa consapevolezza, qualsiasi situazione che viviamo all’interno dell’organizzazione non sarà un ostacolo alla nostra felicità e alla realizzazione di kosen-rufu. Nel fare attività a volte esce l’ego o abbiamo pregiudizi su una persona. Quando ci lamentiamo di questo o di quello, fondamentalmente è perché abbiamo perso di vista che siamo una squadra, e una squadra serve per essere più forti e arrivare a più persone possibili.
Marco: Vorrei che si mettessero al primo posto i legami tra le persone, basati sull’incoraggiamento reciproco, decidendo di avere più tempo per le visite a casa e lo shakubuku. Quando vuoi incontrare un amico per parlargli del Buddismo hai bisogno di tempo.
Cosa vorreste migliorare nella relazione con gli adulti?
Claudia: C’è sempre tanto da migliorare, ma nella mia esperienza personale ho incontrato adulti che hanno sempre creduto nel potenziale dei giovani. Se io ho fiducia nel loro sostegno e loro hanno fiducia in me, si crea un legame profondo dove ciascuno è libero di portare avanti la propria attività.
Fabio: Quando una persona viene lodata può realizzare risultati illimitati. Quando viene criticata, invece, si rischia di spingerla verso un burrone. Le persone che hanno permesso di far emergere le qualità e potenzialità della mia vita sono stati i compagni di fede che mi hanno lodato. Personalmente ho deciso di stare sempre dalla parte dei ragazzi, in questo caso della Divisione futuro, ma anche in generale, nella società. Ogni persona ha un proprio talento e una propria missione. Quando ci viene data fiducia senza chiedere niente in cambio, fiorisce il talento. Credo che sia necessario dare totale fiducia ai ragazzi e alle ragazze della Divisione futuro, e vorrei che lo facessero anche gli adulti. Non c’è bisogno di altro, e in questo modo anche i punti più deboli dell’organizzazione miglioreranno naturalmente. Noi siamo il riflesso della società, e nella società i cambiamenti vengono dai ricambi generazionali. Nella Soka Gakkai avverrà la stessa cosa. Non c’è da preoccuparsi, basta semplicemente sostenerli con una fiducia “a priori”.
Nella relazione con il presidente Ikeda, cos’è che più vi stimola e vi spinge a lottare?
Federico: Guardandomi indietro la cosa che più m’incoraggia sono i benefici che ho ottenuto facendo esattamente come mi diceva sensei, anche se in alcuni momenti non ci credevo. A volte ci dimentichiamo delle tante conferme che abbiamo avuto, ma se guardo i risultati ottenuti ho grande fiducia, e cerco di sperimentare nel concreto le sue guide. Questo crea un legame potentissimo. Per me è importante riconoscere la funzione fondamentale che lui svolge nel mio percorso di fede e cercare di fare come mi chiede.
Andrea: Sensei è diventato ciò che è perché Toda ha creduto in lui al 3000%. L’ha cresciuto per farlo diventare una persona migliore, più di quanto lui stesso potesse immaginare. Grazie al maestro, il discepolo ha realizzato qualcosa di incredibile. Sensei crede al 100% in noi giovani, vede in noi delle qualità che noi stessi non riusciamo a vedere e ci stimola continuamente a esprimere al meglio le nostre potenzialità. La cosa straordinaria nella Soka Gakkai è questo concentrarsi nel far crescere persone che ci superino, e che superino anche le proprie aspettative su se stesse. Noi incoraggiamo le persone a fare molto più di quanto pensano di poter fare. Questo è lo spirito che anima l’attività della Divisione futuro.
Marco: Toda diceva: «Daisaku è quel tipo di persona che realizza sempre quello che dice». Voglio essere anch’io quel tipo di persona. Grazie a questo atteggiamento, la mia vita ogni giorno fa uno scatto in avanti. È una spinta rivoluzionaria. Ci vuole molta profondità, nella pratica e nella fede, per essere così. Questo è ciò che mi spinge sempre a ricercare il legame con il maestro.
Quali sono i vostri sogni?
Fabio: Il mio desiderio è che ognuno di questi ragazzi possa sperimentare forza e gioia nella vita. Ho deciso di dedicare tutto me stesso a incoraggiare ognuno di loro, perché sono certo che questa sia la via più diretta per cambiare la società. Questo è anche il motivo per cui ho cominciato a praticare; io cercavo nel sociale, nella politica, cercavo e cercavo… Sono arrivato nella Soka Gakkai e ho visto che questa organizzazione, sostenendo i giovani, mi mostrava la via.
Jasmina: È difficile parlare dei sogni… Una domanda più difficile non potevate farla…
Il punto fondamentale è che vorrei aprire ancora di più il mio cuore.
L’altro giorno ho visto Alice nel paese delle meraviglie: a un certo punto Alice si trova in difficoltà perché non è riuscita ancora a capire chi è, e confida al Cappellaio Matto di aver espresso quella mattina sei sogni impossibili. Questa cosa mi ha colpita molto. Ho pensato che come praticante dovrei cominciare anch’io a desiderare cose impossibili. I sogni sono importanti perché ci aiutano a ritrovare noi stessi. Sensei mi aiuta a capire il mio valore. Il mio sogno è trovare più fiducia in me stessa e aprire il mio cuore.
Federico: È bella questa cosa che siamo tutti un po’ in difficoltà nel pensare ai nostri sogni… Io non voglio preoccuparmi per la mia condizione economica, anche se mi alleggerirebbe l’esistenza… Ho tanti sogni che voglio realizzare, il più grande è quello di conseguire la Buddità in questa esistenza…