Il Nuovo Rinascimento ha incontrato un gruppo di ragazzi e ragazze dagli 11 ai 16 anni che ci hanno parlato del ruolo che il presidente Ikeda riveste nella loro vita. Ciò che li accumuna è la visione del maestro come faro e come amico. Prima ancora abbiamo rivolto qualche domanda alla referente della Divisione futuro per il Lazio, Claudia Minoia
Claudia, cosa significa e in che modo ti senti incoraggiata dall’avere un maestro?
Trovare un maestro significa avere un punto fermo nella vita. Quando mi trovo a un punto morto so esattamente che sensei è li vicino e mi incoraggia ad andare avanti. Quello che mi trasmette e mi colpisce di lui è questa eterna speranza, questa fiducia profonda nelle persone. Tramite la sua esperienza personale mi ha insegnato che tutte le persone ce la possono fare. E io cerco di mettere in pratica questa fiducia nell’attività. A volte percepisco una grande potenza e credo possa essere la forza insita nella vita. Ikeda crede nei giovani senza riserve ed è quello che tento di fare anch’io, specialmente con la Divisione futuro.
Cosa ti emoziona dei ragazzi più piccoli?
Stare a contatto con loro mi aiuta a decidere come voglio crescere. Riesco a sentire che questi ragazzi così giovani sono la società di domani e per questo mi impegno a trasmettere loro il cuore di sensei.
La distanza con il presidente Ikeda è un problema?
Assolutamente no perché la relazione con il maestro è di fronte al Gohonzon. La costruisco e la alimento ogni giorno soprattutto recitando Daimoku con il desiderio di percepire il suo cuore, percepire l’eterna speranza che lui serba dentro di sé.
Quali sono i tuoi sogni, le tue speranze?
Prima di tutto vorrei dare i cinque esami che mi mancano per conseguire la laurea in economia. In questo momento sto recitando per approfondire i legami di amicizia perché è il mio punto debole. Tendenzialmente starei sempre a casa, chiusa nel mio piccolo mondo. Invece mi sto sforzando continuamente di creare nuovi legami di amicizia perché quest’impegno è necessario per kosen-rufu. Vorrei accompagnare un giovane a ricevere il Gohonzon entro fine giugno e quest’anno vorrei andare in Giappone.
Come mai hai voglia di andare in Giappone?
Il desiderio è nato grazie agli scambi con il Club Italia, un gruppo di ragazzi dell’Università Soka che in Giappone studiano italiano e che ogni anno vengono nel nostro paese per incontrare i membri della Soka Gakkai italiana. Questi scambi hanno creato preziosi legami con persone provenienti da tanti paesi del mondo. La Soka Gakkai mi dà la voglia di pregare per proteggere tutti: avendo conosciuto questi ragazzi è stato più naturale pregare non solo per la loro felicità ma anche per il loro paese.
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Parlano i ragazzi e le ragazze
Barbara (11 anni): Sensei è un esempio da seguire. Un amico.
Giulia (14 anni): Lo ringrazio e lo rispetto per quello che fa e per come ci aiuta. Ci indica la strada e ci incoraggia. Ogni volta che sono in difficoltà faccio Daimoku per avere il coraggio di superarla.
Dario (15 anni): Anche per me è un punto di riferimento. Ognuno di noi è libero di fare quello che crede e il maestro è un esempio che puoi seguire per agire in modo migliore. Ti illumina la strada e ti ispira a intraprendere la giornata con felicità e con il sorriso. Prendendo spunto dalla forza che ha avuto lui contro le difficoltà della vita mi sforzo ogni giorno di fare del mio meglio per me e per gli altri sia quando sono triste che quando sono felice.
Flavia (16 anni): Il presidente Ikeda è un amico e un maestro. A me è servito per superare vari ostacoli con la scuola e gli amici e praticare è stato di grande aiuto. Sto facendo mezz’ora di Daimoku al giorno perché devo operarmi e vorrei recitare ancora di più per trovare la forza di superare la grande paura che sento. Grazie al Buddismo so di poterci riuscire.
Alessia (14 anni): Per me il maestro Ikeda è una persona più grande di noi che ha vissuto la sua esperienza e ci da una mano a non commettere gli stessi errori. Così ci consiglia per scegliere la strada più giusta.
Francesca (12 anni): Per me è come ha detto Alessia. Ci aiuta a prendere strade migliori e ci sostiene quando siamo in difficoltà.
Lorenzo N. (11 anni): In questa religione ognuno pensa a migliorare se stesso e le proprie qualità. Il maestro indica la strada che devi prendere per fare questo miglioramento e poi tutto dipende da te.
Giuseppe Koichi (13 anni): Il mio secondo nome me lo ha dato proprio il presidente Ikeda e significa “uomo molto fortunato”.
Fabrizio (14 anni): Sensei è un amico perché mi aiuta quando sono in difficoltà e quello lo fanno gli amici, non i maestri. Quando vado dalle insegnanti e dico che sto male loro non mi aiutano, anzi, mi mettono quattro. Lui è un maestro ma si sforza di farti capire quello che sente. Anche il maestro Toda, quando sensei stava male, ha cercato di aiutarlo in tutti i modi. Così il presidente Ikeda ha sempre cercato di fare il meglio negli anni che aveva davanti e alla fine è orgoglioso di ciò che è stato capace di fare. Lui dice che siamo il futuro della religione che tutto dipende da noi. Dobbiamo impegnarci e credere in questa religione.
Lorenzo S. (12 anni): Secondo me il presidente Ikeda è sia un maestro che un amico. Un amico che rispetti e a cui non ti rivolgi con un “bella fratè”.
Lorenzo B. (13 anni): Il mio maestro è sempre vicino a me e mi aiuta a superare le difficoltà grazie al Daimoku. Una volta ho recitato tanto perché mia madre doveva andare a parlare con i professori. Volevo che non si arrabbiasse. Quando è tornata a casa abbiamo parlato senza problemi o incomprensioni e abbiamo risolto il problema.
Lorenzo M. (11 anni): Il presidente Ikeda è come un amico che ha fiducia in te, che ti invita a praticare ma se non lo fai non ti dice niente. Ho un rapporto sincero con lui perché non mi sento giudicato.
Lorenzo C. (14 anni): Anche per me è tutte e due. Un maestro perché rappresenta un esempio da seguire e un amico perché ti aiuta rimanendo al tuo fianco. Sono contento che dica che affida a noi il futuro, anche di questa religione. Noi siamo il futuro.