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Spazzare via la paura - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 14:27

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Spazzare via la paura

Francesco Torre, Cecina (LI)

Ho recitato Daimoku per vivere le parole di Nichiren e la paura, la sofferenza, l’incertezza per il futuro sono state spazzate via. Allora mi sono sentito incommensurabilmente ricco

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Ho recitato Daimoku per vivere le parole di Nichiren e la paura, la sofferenza, l’incertezza per il futuro sono state spazzate via. Allora mi sono sentito incommensurabilmente ricco

Ho ventisei anni e grazie ai miei zii conosco il Buddismo da quando sono nato. Durante le scuole elementari il mio banco era spesso attaccato alla cattedra della maestra, separato dal resto della classe perché avevo molta difficoltà a stare con gli altri bambini.
Arrivarono gli anni delle medie e dentro di me fermentava un forte disagio. Giunto alle scuole superiori, dopo la fine della prima relazione sentimentale, tutta la mia agitazione interiore esplose. Era il 2001.
Da quel momento iniziò un periodo di ricoveri in più cliniche dove mi hanno diagnosticato patologie diverse che andavano dal borderline, al disturbo della personalità, a quello bipolare. I miei genitori non hanno badato a spese per trovare i dottori e la struttura migliore dove potermi curare e, pronti a mettersi in discussione, hanno sempre accettato di parlare con i medici, disposti anche a sentirsi dire che con me avevano sbagliato e che se soffrivo così era in buona parte a causa loro.
Nonostante fossi imbottito di farmaci ero una furia che i miei genitori non riuscivano a gestire. Provavo una sofferenza che non contenevo e che esplodeva quotidianamente in gesti autolesionisti. Volevo morire ma non trovavo il coraggio di porre fine a questo strazio.
Dopo una brutta esperienza in una casa di cura trovai finalmente, grazie all’aiuto di un medico, una struttura volta non al contenimento ma al recupero degli adolescenti con disturbi psichici. Al tempo non lo sapevo ma i miei zii, che praticano il Buddismo, hanno pregato ogni giorno per me, sostenendomi in questo percorso e oggi, che lo pratico anch’io, capisco quanto siano state determinanti le loro preghiere e di come abbiano attivato le funzioni protettive della vita e dell’universo.
Quando mia zia mi venne a trovare mi portò un regalo: un piccolo libro che parlava di Buddismo in modo semplice e comprensibile. Lo lessi ben due volte, ma non pensai nemmeno lontanamente di provare a praticare.
Soffrivo troppo ed ero convinto che niente avrebbe potuto aiutarmi e che nessuno poteva capirmi.
Alla fine del 2007 smisi completamente di prendere farmaci. Avevo fatto un cambiamento incredibile e, nonostante continuassero a ripresentarsi le stesse sofferenze, riuscivo a superare quei momenti aspettando semplicemente che passassero. Avevo consolidato un buon equilibrio, la mia vita scorreva senza intoppi e il lavoro di psicoterapia stava volgendo al termine. Riuscivo a guardare in faccia le mie paure.
Avevo imparato a camminare da solo, ma interiormente rimanevo disperato.
Per il giorno del mio compleanno, nell’agosto del 2008, andai da mia zia e in quell’occasione mi venne spontaneo chiederle una copia di quel piccolo libro che già mi aveva regalato. Il giorno dopo e quello dopo ancora tornai da lei bombardandola di domande e, incoraggiato a verificare di persona, feci assieme a lei il mio primo Gongyo. Ma dopo cinque mesi, a seguito di una delusione lavorativa, decisi di mollare tutto, compreso la ragazza con cui stavo e progettai di andare a vivere all’estero, cosa che non avevo mai trovato il coraggio di fare. In cerca di nuovi stimoli e oppresso dalla piccola realtà in cui vivevo scelsi come destinazione Barcellona e partii. Grazie ai compagni di fede spagnoli, ebbi l’occasione di praticare costantemente. Ogni giorno stavo sempre meglio e dopo pochissimo tempo compresi chiaramente che la mia missione partiva da Cecina che da quel momento appariva ai miei occhi come un posto meraviglioso, pieno di potenzialità. Decisi perciò di tornare nella mia città.
Capii così l’importanza di avere una pratica corretta e costante, e iniziai a recitare un’ora di Daimoku tutti i giorni e da allora, con un po’ di sforzo e un pizzico di forza di volontà, non ho più smesso. Ho parlato di Buddismo a molte persone e sette di loro hanno ricevuto il Gohonzon cambiando completamente la direzione della loro vita. Il Daimoku ha “stravolto” in positivo anche la mia, facendomi fare un cambiamento così grande che ha portato i miei genitori, anche se di religione diversa, ad apprezzare e sostenere la pratica buddista.
Nel 2010 mi ritrovai senza lavoro. Le prospettive erano tutt’altro che buone: le offerte lavorative pochissime e per la maggior parte rivolte a diplomati o laureati. Avendo solo il diploma di terza media e poca esperienza non riuscivo a vedere un futuro lavorativo; inoltre, i negozi e le ditte erano sommersi di richieste. Mi sforzavo comunque di recitare Daimoku per trovare il coraggio di approfondire e mettere in pratica le parole del presidente Ikeda.
Nel frattempo mi fu proposto di fare il turno di protezione al Centro culturale di Trets in Francia: una settimana in cui si protegge – pregando e svolgendo lavori vari – il Centro europeo della Soka Gakkai. Mi trovai a svolgere mansioni che misero duramente alla prova la mia fede. Un pomeriggio, dopo alcune ore trascorse sotto le sedie della sala riunioni per avvitare viti e bulloni, ho toccato il punto massimo di avvilimento. Continuando a recitare Daimoku dentro di me, a un certo punto è svanita tutta la frustrazione lasciando il posto alla gioia derivante dal realizzare che tutti quei piccoli gesti, apparentemente insignificanti, permettevano il fluire di kosen-rufu in Europa.
Pieno di gioia continuai a impegnarmi al cento per cento, puntando a fare un ottimo lavoro: in quel momento sentii che sarei potuto rimanere lì a stringere viti anche tutta la vita!
Tornato a casa, stilai un elenco di tutte le ditte e aziende della zona a cui non avevo ancora dato il curriculum e iniziai a consegnarli personalmente, determinato a trovare lavoro a breve.
Nonostante recitassi molto Daimoku, facessi tanta attività e fossi pronto per qualsiasi tipo di lavoro, ero ancora disoccupato.
È stato un periodo difficile che mi ha portato a dubitare del Buddismo. Per più di un mese ho cercato disperatamente nel Gosho parole che potessero darmi la forza di non arrendermi.
Il Daishonin, esiliato nella gelida isola di Sado, senza cibo, vestiti e sotto il costante pericolo di essere ucciso, scrive: «Attualmente l’uomo più ricco di tutto il Giappone sono io, Nichiren» (L’apertura degli occhi, RSND, 1, 242). Quelle parole mi aprirono gli occhi: fino a quel momento ero convinto che non avrei potuto essere felice finché non avessi trovato lavoro, come se la mia felicità dipendesse solo da quello.
Ho recitato Daimoku per vivere le parole di Nichiren: la paura, la sofferenza, l’incertezza per il futuro sono state spazzate via. Allora mi sono sentito in­com­men­surabilmente ricco.
Due giorni dopo, ho ricevuto una chiamata: era il lavoro che cercava me. Ma le mansioni che avrei dovuto svolgere mi scoraggiarono, non mi sentivo all’altezza. Oltretutto cercavo un lavoro a tempo pieno e invece quello era un part-time. Lessi la Rivoluzione umana e le parole di Toda mi vennero in soccorso: «I giovani dovrebbero desiderare con tutto il cuore di affrontare qualsiasi difficoltà, addirittura andarsele a cercare, se non ne dovessero incontrare. Verrà certamente il giorno in cui tutte queste esperienze si riveleranno preziosissime. Cosa può mai realizzare un uomo se non si esercita? Dovreste ambire a sfidare ogni circostanza» (RU, 11, 5). Il giorno seguente andai fieramente a firmare il contratto.
In occasione del 16 marzo del 2011 capii che non dovevo cercarmi un secondo lavoro perché l’aver trovato un part-time mi dava l’opportunità di portare a termine una cosa che fino a quel momento non ero riuscito a fare: ottenere il diploma. Andai a iscrivermi a un liceo linguistico statale serale, per ottenere il diploma di maturità, felice di tornare tra i banchi e con una grande voglia di imparare. Dopo più di dieci anni che suono il basso elettrico da autodidatta, rifiutando qualsiasi metodo, convinto che la tecnica potesse limitare la mia espressività, mi sono iscritto all’Accademia di musica provando una soddisfazione incredibile.
Quest’anno voglio diplomarmi con un bel voto, dare l’esame di primo livello di basso, stabilizzare il lavoro e far sì che sempre più giovani possano beneficiare della pratica buddista convinti che – come scrive Daisaku Ikeda – la loro rivoluzione umana «contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino dell’umanità».

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