La sera del 3 luglio 1957 Shin’ichi Yamamoto, convocato in questura, viene arrestato con accuse infondate. Ai membri di Iwaki, che lo attendevano, aveva inviato questo messaggio: «Mi dispiace tanto di non poter venire. Ma anche se non potrò essere lì, il mio cuore è sempre con tutti voi. Io continuerò a lottare. Per favore, fate del vostro meglio»
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
La sera del 2 luglio Kin’ichi Taoka, il responsabile del capitolo, telefonò a Taketo Shimadera. La sua voce era un po’ tesa: «Signor Shimadera, abbiamo appena ricevuto una comunicazione dal direttore Yamamoto che purtroppo non può più venire a Iwaki».
«Gli è successo qualcosa?».
Cercando di mantenere la calma, Kin’ichi tirò un respiro profondo e rispose a Taketo Shimadera: «Non conosco tutti i dettagli, ma sembra che il direttore Yamamoto debba presentarsi in questura, a Osaka. Nella circoscrizione elettorale di Osaka egli è stato il referente delle attività di supporto durante le elezioni amministrative straordinarie e, poiché sono state riscontrate delle irregolarità durante le votazioni, è stato convocato in questura per un interrogatorio. Sembra che la procura abbia preso di mira la Soka Gakkai. È un dato di fatto! Oggi anche il direttore generale della Soka Gakkai Konishi è stato arrestato per la stessa questione. Di sicuro ne parleranno diversi giornali nell’edizione della sera».
Taketo domandò con una certa preoccupazione che traspariva dal tono della voce: «Cosa ne sarà di loro?».
Per dissipare l’apprensione di Taketo, Kin’ichi rispose con energia: «Tranquillo, andrà tutto bene. Tutti i sospetti svaniranno in un batter d’occhio, perché non hanno commesso nessun tipo di violazione durante le elezioni. Il direttore Yamamoto mi ha chiesto di trasmettere questo suo messaggio: “Mi dispiace tanto di non poter venire a Iwaki. Ma anche se non potrò essere lì, il mio cuore è sempre con tutti voi. Io continuerò a lottare. Per favore, fate del vostro meglio, datevi da fare”».
La mattina dopo, il 3 luglio, Taketo informò gli altri membri che la visita che Shin’ichi aveva programmato a Iwaki era stata annullata. Dopo le tre del pomeriggio, la moglie di Kin’ichi, Haruko, l’ex responsabile del capitolo Bunkyo, chiamò Taketo al telefono.
«Oggi il direttore Yamamoto ha preso l’aereo dall’Hokkaido per Osaka, con tappa all’aeroporto di Haneda, a Tokyo. Sono andato all’aeroporto per incontrarlo durante lo scalo. Quando gli ho chiesto se avesse un messaggio per i membri mi ha risposto con voce vibrante: “Dica loro che è giunta l’alba”».
Dopo il sindacato dei minatori di carbone, un potere ancora maggiore, quello dello stato, stava cercando di colpire la Soka Gakkai.
«Quando la pratica progredisce e aumenta la conoscenza, i tre ostacoli e i quattro demoni emergono in maniera disorientante, facendo a gara per interferire» (Lettera ai fratelli, RSND, 1, 446): è la frase citata in Grande concentrazione e visione profonda di T’ien-t’ai. Per quanto il mondo possa cambiare, questo principio è eterno e sarà sempre valido. La tempesta delle forze demoniache che ostacolano kosen-rufu si stava scagliando contro la Soka Gakkai.
La sera, sul tardi, Haruko Taoka telefonò di nuovo a Taketo Shimadera. Questa volta dalla sua voce traspariva la più profonda indignazione. «Quando il direttore Yamamoto si è presentato in questura, a Osaka, come gli era stato richiesto, è stato immediatamente arrestato. Anche se le accuse mosse nei suoi confronti sono infondate, lo hanno arrestato!
Non ha commesso nessuna violazione, è un’ingiustizia! La natura demoniaca del potere politico giapponese ha rivelato il suo lato più ingannevole e oscuro. Oggi pomeriggio, incontrandomi all’aeroporto di Haneda, il direttore Yamamoto mi ha detto: “È giunta l’alba”. Ho riflettuto sulle sue parole. Credo che la spiegazione dell’episodio vissuto dai minatori a Yubari, così come del suo arresto, sia da ricercarsi negli sforzi che stiamo compiendo per diffondere il Buddismo, affinché tutti possano diventare felici; allo stesso modo va visto il nostro tentativo di partecipare attivamente alla politica, per poter creare una società pacifica. Il sindacato dei minatori di carbone si è infuriato perché la Soka Gakkai ha presentato e appoggiato i propri candidati. Hanno accampato la scusa che in questo modo abbiamo distrutto l’unione e il consenso interno al sindacato. Per questa ragione hanno tentato di estromettere i nostri compagni di fede. Inoltre, alcuni leader politici stanno cercando di colpire la Soka Gakkai accusando il direttore Yamamoto di violazione delle norme elettorali, violazione commessa invece da alcuni membri del suo staff. Questi due episodi dimostrano che il potere politico è intenzionato a distruggere la Soka Gakkai, proprio perché iniziamo a esercitare una certa influenza nella società, perché siamo un’organizzazione capace di mobilitare le persone. Se ora la Soka Gakkai riesce ad affrontare e superare l’oppressione esercitata dal governo, dimostrando la sua forza invincibile, questo porterà a una nuova era della gente comune. Per questo motivo, credo, il direttore Yamamoto mi ha detto all’aeroporto: “È giunta l’alba”».
[• • •]
L’amarezza e i dispiaceri che proviamo nel diffondere la Legge mistica, con il tempo si trasformeranno in lode e onore che adorneranno la nostra vita.
In quel periodo, i membri della Soka Gakkai di tutto il Giappone cominciarono a pensare che l’incidente accaduto ai minatori di carbone di Yubari, nell’isola dell’Hokkaido, non fosse qualcosa di poi così lontano dalla loro vita. Né consideravano l’arresto assurdo di Shin’ichi Yamamoto a Osaka, come un incidente capitato in una città lontana. Piuttosto pensavano che i problemi che stava affrontando la Soka Gakkai erano attacchi rivolti a un’entità di cui facevano parte e li vivevano come problemi personali.
In accordo con le parole del Daishonin: «Senza alcuna distinzione fra loro» (L’eredità della Legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190), il loro atteggiamento dimostrava l’unione spirituale adamantina e indistruttibile che si era creata, manifestando allo stesso tempo l’incarnazione di “diversi corpi, stessa mente”. È questa la forza eterna e incrollabile della Soka Gakkai.
I membri di Hamadori, del settore Nihonbashi, del capitolo Bunkyo, si impegnarono con tutte le loro forze, consapevoli che in quel momento Shin’ichi stava affrontando la prigione. Utae Kanda, così come Ai Suzumura, che era appena diventata membro, si dedicarono anima e corpo alla campagna di propagazione. Nei momenti difficili si incoraggiavano a vicenda, dicendo: «Se ci lamentiamo per problemi di poco conto non saremo in grado di guardare negli occhi Shin’ichi Yamamoto, quando lo incontreremo di nuovo».
Dopo l’arresto, la detenzione in prigione di Shin’ichi Yamamoto durò quindici giorni. Venne rilasciato il 17 luglio 1957, dopo mezzogiorno.
I membri del settore Nihonbashi del capitolo Bunkyo continuarono a impegnarsi al massimo, con coraggio, per far conoscere alle persone il Buddismo di Nichiren Daishonin; avevano il cuore colmo di gioia per la scarcerazione di Shin’ichi ed erano determinati più che mai a lottare contro questa ingiustizia promossa dalle autorità.
Di conseguenza, il capitolo Bunkyo che aveva lanciato la campagna “Dieci per gruppo” fece un grande balzo in avanti e, in particolare, i membri di Hamadori dimostrarono di essere la forza trainante del settore Nihonbashi. Riuscirono a far praticare ottanta nuove famiglie e questo contribuì a fare del loro settore uno dei migliori di tutto il Giappone.
Come se non bastasse, il progresso di kosen-rufu nel settore Nihonbashi ebbe un’ulteriore accelerazione.
Alcuni dei suoi membri vivevano nella prefettura di Fukushima, raggruppati nella zona di Hamadori, nei comuni lungo la costa, come Iwaki, Onahama e Nakoso. In occasione di una serie di visite a casa programmate in quelle località durante l’estate del 1958, l’anno in cui scomparve il secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, fu deciso di aumentare gli sforzi per propagare la Legge anche nella zona di Nakadori. Utae Kanda e Ai Suzumura furono le prime a prendere l’iniziativa per realizzare questo obiettivo.
In quel periodo, tutti i membri pionieri si impegnarono con grande entusiasmo per portare avanti la loro attività nonostante il caldo torrido dell’estate, dichiarando: «Non esistono ferie per chi vuole realizzare kosen-rufu, anche quando tutti gli altri sono in vacanza». La forza della Soka Gakkai è in questo tipo atteggiamento.
Un giorno di agosto, Utae Kanda e Ai Suzumura si recarono nel villaggio di Kagamiishi, nella zona di Nakadori. Il marito di Ai, che aveva avviato un servizio di consegna della ghiaia, si recava spesso a Kagamiishi per lavoro e conosceva diverse persone che vi abitavano. Utae portò con sé Shin, il figlio maggiore, che non aveva ancora iniziato le scuole elementari.
Prima di partire per Kagamiishi, le due donne avevano dichiarato con toni entusiastici al loro responsabile di settore, Taketo Shimadera, che non sarebbero tornate a casa senza essere riuscite a fare shakubuku a qualcuno.
Tuttavia, facendo visita ad alcune di quelle famiglie, furono accolte con una certa freddezza e talvolta ricevettero risposte anche molto brusche. Dopo cinque o sei tentativi falliti, cominciarono a demoralizzarsi.
Utae disse alla sua compagna di fede: «Non dobbiamo arrenderci, lo shakubuku non è mai facile. Andiamo avanti con la determinazione che ci suggerisce il Daishonin: “Non aspettarsi tempi buoni, ma dare per scontati quelli cattivi” (Le persecuzioni che colpiscono il santo, RSND, 1, 886). Senza uno sforzo incessante non è possibile progredire e aprire nuove strade. Kosen-rufu si realizza solo grazie al lavoro costante dei praticanti che tutti i giorni decidono fermamente di compiere un passo avanti.
A Kagamiishi, Utae Kanda e Ai Suzumura proseguirono comunque il giro che avevano programmato per far conoscere il Buddismo ai loro conoscenti: si incoraggiavano a vicenda ripetendosi che nella visita seguente sarebbero riuscite nel loro intento.
«Stavolta ce la facciamo!», si dicevano a vicenda. Ciononostante, terminato il giro di visite, erano entrambe abbattute: ovunque fossero andate avevano ricevuto soltanto risposte negative. Si sentivano terribilmente inette e impacciate per non essere state in grado di spiegare con sufficiente chiarezza e convinzione il potere del supremo insegnamento di Nichiren Daishonin che praticavano e che desideravano trasmettere agli altri con tutto il cuore.
Quel giorno il caldo era insopportabile e i raggi del sole sembravano perforare la pelle per quanto erano roventi. A un certo punto scorsero un campo di mais, di un verde quasi abbagliante. Non c’erano altre famiglie da incontrare, ma non avevano neppure voglia di tornare a casa ammettendo il fallimento.
Il figlio di Utae, Shin, era così stanco che iniziò a piagnucolare; si sedettero tutti e tre vicino al campo di granturco maturo. Forse perché aveva fame, Shin disse che voleva mangiare quelle pannocchie. «Non puoi – gli disse sua madre – Non è nostro».
«Ma io voglio mangiarlo!».
«Ho detto che non puoi!».
Shin, guardando sua madre con occhi risentiti, cominciò a singhiozzare. Questo spezzò il cuore di Utae, provata emotivamente da tutta la situazione, e all’improvviso anche lei cominciò a piangere, dopo aver tentato invano di trattenere le lacrime. Vedendo piangere sia la madre che il figlio, anche gli occhi di Ai si riempirono di lucciconi.
Una donna anziana che abitava nei paraggi sbucò dalla strada: stava andando a lavorare in una fattoria. Vedendo le due donne e il bambino in lacrime, seduti sul ciglio della strada che costeggiava il campo, si chiese stupita cosa fosse successo. Non poteva passar oltre facendo finta di niente, e glielo domandò. Quello che accadde è che iniziarono a parlare di Buddismo, e man mano che entravano nel vivo della conversazione, gli occhi di Utae e Ai tornarono a brillare mentre i loro volti si ravvivavano.
La signora anziana ascoltava con estrema attenzione e annuiva con trasporto a tutto quello che dicevano le due compagne. Nell’arco di pochi minuti, decise di diventare membro della Soka Gakkai. Utae e Ai piansero di nuovo, ma questa volta erano lacrime di gioia.
I loro sforzi per condividere il Buddismo, grazie alla loro ferma determinazione di compiere fino in fondo la missione di Bodhisattva della Terra, alla fine erano stati premiati.
I membri del settore Nihonbashi del capitolo Bunkyo si dettero un gran da fare per propagare costantemente l’insegnamento di Nichiren nella prefettura di Fukushima, e nell’ottobre del 1958 furono creati due nuovi settori nella zona di Hamadori: il settore Iwaki e il settore Nakoso.