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La campagna di Kamata - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 19:11

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La campagna di Kamata

Daisaku Ikeda

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Prefettura di Kamata, febbraio 1952: Daisaku Ikeda si butta anima e corpo a realizzare il sogno del suo maestro. In quell’impresa ciascuno cercò di superare i propri limiti, cominciando dal credere in se stesso e tirando fuori quel potenziale che fino ad allora era rimasto inespresso

Nonostante la tempesta di neve
i nostri amici senza corona
sono fieri e dignitosi.

Vorrei lodare al massimo i nostri compagni di fede per i loro sforzi quotidiani per kosen-rufu, nonostante il freddo rigido e pungente. In modo particolare vorrei ringraziare di cuore gli amici senza corona che consegnano il quotidiano Seikyo giorno dopo giorno. Per favore quando c’è brutto tempo prestate molta attenzione e non abbiate fretta. Solo così, consapevoli di quanto sia importante la vostra salute, potrete portare avanti la vostra missione senza incidenti.
L’altra notte ha iniziato a nevicare anche nell’area metropolitana di Tokyo. Era da tanto tempo che la neve non scendeva così abbondante. La mattina seguente, verso le 4.30, quando era ancora buio e faceva molto freddo, un gruppo di giovani ha iniziato a spalare la neve in silenzio davanti alla stazione ferroviaria di Higashi-Yamato. Erano gli studenti della scuola Soka, appartenenti alla squadra di baseball. Davanti a quella stazione ci sono il dormitorio Seikyu dove vivono, e il campo da baseball dove si allenano quotidianamente.
Nessuno aveva chiesto loro niente. Spinti dal desiderio di aiutare gli abitanti, hanno deciso di alzarsi la mattina presto e, insieme al custode del dormitorio, hanno iniziato a spalare le strade completamente imbiancate. Sono riusciti a rimuovere dalla strada anche la neve ghiacciata, grazie alla forza acquisita con l’allenamento quotidiano. Così hanno pulito tutta la strada entro le 6.30, prima che gli abitanti uscissero per recarsi al lavoro. Poi i ragazzi sono andati a scuola come se niente fosse e il loro sudore sembrava dovuto all’allenamento mattutino.
Ho sentito che gli abitanti del quartiere, quando hanno saputo che erano stati i ragazzi a spalare la neve, sono rimasti molto colpiti. Anche la pagina principale del sito del comune di Higashi-Yamato ha pubblicato questa notizia. Mi tornano in mente le parole di Wangari Maathai, madre dell’ambientalismo africano: «Se riflettiamo sui problemi globali ci sentiamo impotenti, ma se agiamo a livello locale abbiamo la capacità di cambiarli».
Il giorno dopo la nevicata, il cielo a Tokyo era sereno. Mia moglie ricorda spesso le parole sentite in passato in un’occasione simile da un amico di Hokuriku, una zona molto nevosa: «Vi invidio perché, anche se a Tokyo nevica, il giorno dopo di solito arriva il bel tempo». Mia moglie e io continuiamo a pregare per la sicurezza e il benessere dei nostri amici che vivono nelle zone nevose del Giappone e di tutto il mondo, avendo ben presente le loro difficoltà.
Anche l’esilio del Daishonin a Sado fu caratterizzato da una dura lotta con la neve e il vento. Egli scrive: «Conformemente alla natura di quella terra settentrionale, trovai un vento particolarmente forte in inverno, neve alta» (Lettera a Horen, RSND, 1, 463).
Anche il monte Minobu, dove il Daishonin trascorse gli ultimi anni della sua vita, fu colpito diverse volte da pesanti nevicate. In particolare, quello del 1278 fu un inverno particolarmente rigido. In una delle sue lettere egli scrive: «Quando chiediamo ai residenti più anziani, di ottanta, novanta, cento anni, dicono tutti di non aver mai visto un inverno così freddo […] a circa un cho da qui la neve si accumula alta fino a cinque, dieci, venti piedi, anche nei punti meno profondi» (Un rigido inverno tra le montagne, WND, 2, 806). La neve era così alta e il freddo così intenso che anche i più anziani ne erano sorpresi. Il Daishonin continuò a lottare per trasmettere la Legge ai futuri discepoli sopportando ogni anno inverni durissimi.
Le sue famose parole “l’inverno si trasforma sempre in primavera” (vedi RSND, 1, 476) esprimono il significato profondo del suo spirito invincibile. I nostri membri delle zone nevose, che si incoraggiano calorosamente a vicenda e lottano uniti per kosen-rufu senza farsi spaventare dalle intense nevicate, hanno senza dubbio ereditato il cuore del Budda originale. Sono fortemente convinto che riceveranno benefici immensi.
Una volta inviai questa poesia ai membri di Shin’etsu, una di queste regioni nevose del Giappone:

I benefici della fede si accumulano nella vostra vita,
più alti della neve.
Godetene e parlatene agli altri,
fieri della vostra missione in questo mondo.

Discepoli capaci

Il 3 maggio 1951 il presidente Toda, dopo aver superato un inverno di avversità, venne nominato secondo presidente della Soka Gakkai. In quello storico giorno dichiarò solennemente il suo obiettivo di realizzare, prima della morte, 750.000 famiglie che abbracciassero la fede nel Gohonzon. In realtà, propagare la Legge mistica è la più difficile delle imprese e, di fatto, in quel periodo i nostri sforzi per far conoscere agli altri il Buddismo di Nichiren Daishonin non stavano producendo i risultati sperati. I responsabili non sapevano più cosa fare e si chiedevano come riuscire a far decollare le attività di propagazione.
Per rispondere a quella domanda, Toda disse: «Il modo in cui pianificate e portate avanti le attività dell’organizzazione, il tipo di indicazioni che date ai membri per incoraggiarli ad alzarsi da soli e ad agire, sono cose della minima importanza. Sono piuttosto la vostra passione e l’assoluta convinzione nella fede che spingono l’organizzazione ad avanzare». Non si trattava di elaborare piani o escogitare mezzi, ma di ritornare al punto originale della fede. Ci stava incoraggiando ad agire con convinzione e passione, e aprire la strada alla crescita del nostro movimento attraverso “la strategia del Sutra del Loto”, cioè la fede nella Legge mistica. Il maestro spiega i princìpi in teoria e i discepoli agiscono per metterli in pratica.
Durante una riunione generale di centro della Soka Gakkai, nel novembre 1951, in rappresentanza della Divisione giovani uomini feci un intervento sul tema della convinzione dei giovani. Come discepolo del presidente Toda, volevo dare una svolta significativa alla nostra lotta, così dissi: «Provare o meno la verità e la validità delle parole del Daishonin dipende soltanto dagli sforzi della Soka Gakkai, dagli sforzi della Divisione giovani… Come giovane voglio affermare la mia convinzione e la mia solenne promessa di trionfare su qualsiasi assalto dei tre potenti nemici, di suscitare l’attenzione delle persone di tutto il mondo, di realizzare la nostra battaglia [per kosen-rufu], rispondendo così alle aspettative del presidente Toda». Ricordo che Toda mi guardava felice mentre tenevo il mio discorso.
Nichikan Shonin (1665-1726), grande restauratore del Buddismo di Nichiren Daishonin, scrive nel suo commentario al trattato Ripagare i debiti di gratitudine: «Il desiderio di ogni maestro è di allevare e formare discepoli capaci di proclamare ampiamente la grande Legge». L’unico scopo del maestro è che i discepoli possano agire liberamente per il progresso di kosen-rufu. Perciò Nichikan Shonin conclude affermando che i discepoli «ripagano il debito di gratitudine nei confronti del loro maestro, trasmettendo la Legge e recando beneficio agli altri».
Come discepoli, propagare la Legge mistica e guidare il maggior numero di persone verso la felicità è il modo più profondo di ripagare i debiti di gratitudine verso il maestro.
Era il gelido inverno del 1952, quando, a ventiquattro anni, deciso a rendere felice e orgoglioso il presidente Toda dei nostri risultati nello shakubuku, mi lanciai nella “campagna di febbraio” del capitolo Kamata.
Ciò che accese la miccia della “campagna di febbraio” fu la riunione, indetta d’urgenza, dei responsabili della “prima linea” [l’equivalente degli attuali responsabili di gruppo, n.d.r.]. Là promisi solennemente, insieme ai centotrenta compagni di fede che si erano riuniti nonostante il freddo pungente: «Febbraio è il mese della nascita di Nichiren Daishonin e del nostro maestro, il presidente Toda. Grazie all’apparizione del Daishonin in questo mondo e all’intrepida battaglia di Toda nel dopoguerra, tutti noi abbiamo potuto incontrare la Legge mistica. Per ripagare il nostro debito di gratitudine, in questo febbraio realizziamo una grande vittoria nello shakubuku».
Nessuno è più forte o nobile di una persona che ha il cuore colmo di gratitudine. Nel Buddismo, la gratitudine è la base di tutto. Il Daishonin dice: «Pertanto, coloro che diventano discepoli di Nichiren e credenti laici devono rendersi conto della profonda relazione karmica che condividono con lui e propagare il Sutra del Loto con il suo stesso atteggiamento» (Lettera a Jakunichi-bo, RSND, 1, 883).
Con la gratitudine nel cuore tutti noi a Kamata prendemmo l’iniziativa decisi a condividere la Legge mistica con gli altri, proprio come insegna questo passo. Sebbene fossimo solo persone comuni, i nostri cuori erano direttamente connessi al Daishonin e il coraggio, la saggezza e la compassione del Budda cominciarono a scorrere dentro di noi. Eravamo tutti pieni di orgoglio e di fiducia.

In perfetta armonia

A quel tempo, tutti erano convinti che il numero massimo di famiglie che un capitolo poteva convertire in un mese fosse cento.
Ma, nella campagna di Kamata, invece di stabilire un obiettivo di capitolo, decidemmo di focalizzare i nostri sforzi in quello che allora era il livello di nucleo, la primissima linea dell’organizzazione, e stabilimmo l’obiettivo di accogliere due nuove famiglie per ciascun nucleo. Diedi tre indicazioni concrete:
1. Partire dalla recitazione del Daimoku;
2. Rispettare profondamente e aver cura delle persone nel nostro ambiente più prossimo, compresi i vicini di casa;
3. Raccontare le nostre esperienze di fede con fiducia e convinzione.
Erano tre guide che io stesso avevo messo in pratica. Avevo aiutato Toda a superare la crisi finanziaria della sua azienda «pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso» (Rimproverare l’offesa alla legge e cancellare le colpe, RSND,1, 395). Avevo anche sempre salutato con calore i miei vicini nel condominio Aoba a Omori, nel quartiere Ota di Tokyo, parlando con loro del Buddismo ogniqualvolta ne avevo l’occasione. Ricordo con immenso affetto di aver fatto Gongyo insieme ai vicini, con i quali avevo stretto amicizia, nel mio minuscolo appartamento. Inoltre avevo parlato a tante persone della mia esperienza personale di superamento della malattia grazie alla mia pratica buddista.
I membri condivisero la mia appassionata determinazione di realizzare un risultato che avrebbe reso felice Toda. «Non dipende dagli altri, dipende da noi! Dobbiamo agire adesso, non in un qualche giorno futuro! Non è impossibile! Noi lo renderemo possibile!». Poiché tutti i membri si impegnavano con questo tipo di determinazione, i loro cuori naturalmente si unirono e si fusero con il voto del presidente Toda. E come ingranaggi collegati nel motore di kosen-rufu, maestro e discepolo raggiunsero una perfetta armonia.
I Bodhisattva della Terra appaiono volontariamente in questo mondo, desiderosi di portare avanti kosen-rufu al fianco del loro maestro. In tal senso, i membri della Soka Gakkai sono tutti grandi bodhisattva. Quando ci risvegliamo alla nostra missione di Bodhisattva della Terra, non possiamo mancare di dimostrare il nostro vero potenziale di campioni di kosen-rufu. Non ci sono ostacoli o limiti che non possano essere superati. Con questo spirito intraprendemmo la storica campagna di shakubuku del capitolo Kamata, e non solo superammo facilmente quel limite massimo di cento famiglie convertite ma, in un solo mese, superammo persino il tetto delle duecento famiglie.
Dalla “campagna di febbraio” del 1952 sono trascorsi sessant’anni. In occasione di questo anniversario i membri della Divisione giovani, pieni di fresca energia, in unità con le Divisioni uomini e donne, stanno realizzando varie iniziative, tra cui i “seminari della Soka dei giovani” tramite i quali promuovono il dialogo per approfondire l’amicizia e trasmettere agli altri la nostra convinzione della grandezza del Buddismo di Nichiren Daishonin. So anche che la Divisione giovani donne, in occasione del 16 marzo, fonderà il quinto gruppo dell’Ikeda Kayo-kai. Spero che farete di questo significativo mese di febbraio un mese di crescita e di vittoria per voi e per gli altri, un punto di partenza di importanza fondamentale nella vostra vita: niente mi potrebbe rendere più felice.
I membri delle Divisioni uomini e donne, con il mio stesso spirito, si stanno impegnando con tutte le forze per la crescita dei giovani nelle rispettive zone, per costruire la Soka Gakkai dei giovani. Sono profondamente grato del loro impegno costante.
Stiamo veramente creando una cerchia di amicizia meravigliosa in tutto il mondo.

Siamo onorati e fieri
di portare avanti questa gloriosa tradizione,
la missione comune
di maestro e discepolo
che risplende
grazie alla nostra vittoria
e alla nostra ardente determinazione.

In ogni persona c’è un diamante

Giovane devoto del sutra,
cresci come un grande albero,
nonostante il rigido inverno,
nonostante le bufere di neve.

Nel capitolo del Sutra del Loto “Il maestro della Legge”, il Budda Shakyamuni dice: «Se dopo la mia morte uno fra questi uomini o donne devoti sarà in grado di trasmettere segretamente il Sutra del Loto a una sola persona, anche solo una frase, allora sappi che egli o ella è l’inviato del Tathagata. È stato inviato dal Tathagata a proseguire la sua opera» (SDL, 10, 209).
Sia che la persona che sente parlare del Buddismo di Nichiren Daishonin inizi a praticare, sia che non inizi, il beneficio che si accumula portando avanti l’opera del Tathagata, cioè del Budda, è immenso e illimitato. Il mio maestro, Josei Toda, spiegava semplicemente: «In questo mondo di saha, non c’è nessuno che non abbia problemi. Perciò il Budda non può fare a meno di incoraggiare le persone e cercare di condurle all’Illuminazione. Questo è lo spirito di shakubuku». È la Buddità che si esprime spontaneamente nella nostra preoccupazione per gli altri, nei nostri sforzi di parlare loro del Buddismo spinti dal desiderio sincero che possano essere felici. Toda disse anche: «Grazie agli insegnamenti di Nichiren Daishonin voi potete dimostrare agli altri come si fa a risolvere i propri problemi alla radice e realizzare ciò che si desidera. Dovete avere coraggio e sincerità. La vostra sincerità si trasmetterà senz’alcun dubbio all’altra persona».
Quest’anno, per commemorare l’anniversario della campagna di febbraio, sono stati indetti vari seminari introduttivi a cura della Divisione giovani nella regione natale di Toda, l’Hokkaido. Tali riunioni per i giovani, praticanti e non, si terranno in più di duecento sedi diverse. In ogni ambito della società molte persone nutrono grandi speranze verso questa rete che i giovani stanno creando, che viene considerata una forza in grado di rivitalizzare le comunità locali.
Anche nella prefettura di Miyagi, nel Tohoku, dove proseguono i coraggiosi sforzi per la ricostruzione dopo il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo dello scorso anno, i giovani stanno lavorando alacremente per preparare il Festival dei giovani che avevano programmato. Sono certo che Toda sarebbe felice di vedere con quale spirito si sforzano i nostri successori in questo febbraio in cui cade anche il centododicesimo anniversario della sua nascita.
Cosa ci permise di realizzare quello straordinario risultato nel febbraio di sessanta anni fa? In definitiva, fu la massima sincerità con cui incoraggiammo ogni persona. Kosen-rufu comincia sempre con la rivoluzione umana di un singolo individuo. Una persona prende l’iniziativa con determinazione e incoraggia un’altra a fare lo stesso; poi ne ispirerà un’altra, e poi un’altra ancora. Il coraggio di un individuo richiama il coraggio degli altri. Questa catena di determinazione trasmessa da una persona all’altra, da cuore a cuore, è la chiave per lo sviluppo del nostro movimento. Perciò per l’espansione di kosen-rufu è indispensabile far crescere il maggior numero possibile di persone che si dedicano a realizzare questa grande missione.
Thomas Edison (1847-1931), il famoso inventore che nacque l’11 febbraio, lo stesso giorno del maestro Toda, disse: «Un diamante scintillante è nascosto in ogni cosa e, se lo lucidate, brillerà». Siete tutte persone di valore, nobili e splendenti come diamanti. Tutti i compagni di fede hanno la missione di dimostrare la grandezza di questa pratica. Quanto siete importanti!
Per questa ragione desideravo ardentemente incoraggiare tutti coloro che si erano impegnati in prima linea nella campagna di febbraio del 1952. Cosa potevo fare allora affinché tutti fossero in grado di lottare con gioia? Come potevo far sì che tutti dispiegassero appieno il loro potenziale? Pregai con intensità e mi sforzai al massimo per far emergere saggezza. Tra i responsabili del capitolo Kamata in quel periodo, io ero il più giovane. Nessuno mi avrebbe creduto se fossi semplicemente andato alle grandi riunioni e avessi parlato alle persone in modo arrogante. Non c’era altro modo se non andare personalmente a trovare i membri, e camminare con loro nel freddo vento invernale.
Ogni riunione di discussione, ogni consiglio personale, ogni lettera che scrissi per incoraggiare i membri erano il mio campo di battaglia. Mi impegnavo in tutte le attività con questa seria determinazione. Se c’era un membro che si stava impegnando per fare shakubuku, mostravo attraverso il mio stesso esempio come parlare agli altri di Buddismo. Inoltre, nel dialogo buddista, piuttosto che parlare sempre io, chiedevo ai compagni di fede di raccontare le loro esperienze e spiegare i princìpi fondamentali. Attraverso queste azioni hanno gradualmente approfondito la propria fiducia e convinzione.
Anche gli adulti si misero in moto al mio fianco. Come giovane ero particolarmente rincuorato dal vedere uomini di quarant’anni e più che si univano a me con entusiasmo in quella campagna. Tutti i membri di Kamata si impegnarono nello shakubuku, anche se ognuno aveva i suoi problemi personali. È questo tipo di coraggio che ispira gli altri a tirar fuori la forza e la vitalità per sfidare a loro volta le proprie difficoltà. Nessuno rimase con le mani in mano. Tutti entrarono in azione. Anche i membri che non avevano mai parlato a nessuno di Buddismo e i nuovi membri che non si sentivano abbastanza sicuri per farlo, ci provarono, con coraggio.
Possiamo affermare che la forza motrice della vittoria della “campagna di febbraio” sia stata l’unità che si è creata prendendosi cura di ogni persona. Il Daishonin scrive: «Sebbene Nichiren e i suoi discepoli siano pochi di numero, poiché hanno lo spirito di “diversi corpi, stessa mente” realizzeranno sicuramente la loro grande missione di propagare ampiamente il Sutra del Loto» (Diversi corpi, stessa mente, RSND, 1, 550).
Mi sono sforzato dietro le quinte e ho assunto la responsabilità di questa attività affinché tutti potessero tirar fuori le proprie caratteristiche individuali, il rispetto reciproco e creare una forte unità. Soprattutto ho sollecitato i membri della Divisione giovani a sfidarsi nello shakubuku insieme ai membri delle Divisioni uomini e donne, che hanno un’esperienza ricca e profondamente radicata nella vita quotidiana. Giorno dopo giorno, ho lavorato e mi sono sforzato con i miei compagni di fede. Quando si veniva a conoscenza del fatto che qualcuno aveva un problema personale, i membri si riunivano intorno a lui per incoraggiarlo. Quasi tutti i giorni si teneva una riunione di discussione in qualche zona di Kamata: lì i membri si sforzavano di “togliere la sofferenza agli altri e dare loro gioia”.
Un giorno, un membro della Divisione donne che aveva appena cominciato a praticare decise di andare a fare shakubuku a una sua conoscente, così andai con lei. Mentre camminavamo verso la casa della sua amica, però, cominciò ad agitarsi. La incoraggiai: «Cantiamo allegramente una canzone della Gakkai!». Dapprima cantava con voce tenue ma, continuando a cantare La canzone dei compagni più e più volte, cominciò a rinfrancarsi. Quel giorno la sua amica non decise di prendere fede ma, dopo questo evento, lei fu profondamente ispirata e iniziò a convertire tutti i suoi amici.
“Voglio fare shakubuku ai miei amici”, “voglio parlare ai miei conoscenti di questo Buddismo”: con questa determinazione, i membri iniziarono a fare shakubuku. Una spirale di gioia si creò nel capitolo Kamata raggiungendo centinaia di persone. Le persone non ricordavano più con quanti avevano dialogato per introdurli alla pratica. Ci siamo sforzati in questo modo nel mese di febbraio, e abbiamo ottenuto un risultato senza precedenti: duecentouno nuove famiglie. Ciascuno cercò di superare i propri limiti. Infatti, i nuovi membri manifestarono un potenziale inespresso, e ciò creò una fresca unità, generando nuove ondate di shakubuku.

Senza scoraggiarsi

Nella “campagna di febbraio” l’ardente passione per kosen-rufu iniziò a diffondersi non solo a Tokyo, ma anche a Kanagawa, oltre il fiume Tama, a Chubu, a Yamanashi, a Chiba e anche nel Tohoku e ad Akita.
E la nostra primavera di speranza avanzò anche nello Shikoku, nel Kyushu e in tutta la nazione. La nostra marcia arrivò anche nell’isola di Hokkaido, fino a Kushiro.
All’epoca c’era una donna, il cui marito era contrario alla pratica, che, pur svolgendo anche un secondo lavoro, continuava a impegnarsi nello shakubuku. Portandosi dietro delle semplici polpettine di riso per pranzo e cena, continuava a spostarsi per parlare agli altri del Buddismo. E anche quando non otteneva i risultati sperati, non si scoraggiava e andava avanti. Lei e gli altri membri si rincuoravano a vicenda, tenendo ben saldo nel cuore il passo del Gosho che dice: «E tuttavia non sono scoraggiato» (Gli elementi essenziali per conseguire la Buddità, RSND, 1, 664).
Questa signora, invece di lamentarsi perché “non riusciva”, decise di pregare e lottare per dare personalmente una dimostrazione concreta e con lo spirito di quella campagna è riuscita a convertire trecento nuove famiglie. Sono felice che ancora oggi, all’età di novantadue anni, come membro del gruppo Molti Tesori sia attiva e in gran forma e orgogliosa di aver frequentato l’Università Soka per corrispondenza. I compagni di fede che hanno lottato insieme a me sono nel mio cuore. Fra loro ci sono persone che oggi non sono più con noi. Ma, superando il confine fra la vita e la morte, noi siamo uniti attraverso il Daimoku. Siamo uniti anche ai nostri figli, nipoti e pronipoti.
Anche la madre del direttore generale della SGI-USA, Daniel Nagashima, si avvicinò al Buddismo nel bel mezzo della “campagna di febbraio”, e decise di abbracciare questa fede a Kamata, a casa della famiglia Shiraki; anch’ella fa parte dei pionieri del gruppo Molti Tesori. Il direttore Nagashima l’altro giorno mi ha riferito che i membri in Alaska, nonostante la temperatura sia di -13°, sono pieni di vitalità e in buoni rapporti tra loro.
Quando una nuova forza, la forza della gente, assume la guida, inizia una nuova era. Nel febbraio del 1986 nelle Filippine ci fu una rivoluzione popolare, chiamata anche “rivoluzione di febbraio”. Grazie a questa lotta venne rovesciata una dittatura che durava da ventun anni. Questa rivoluzione incruenta che aprì una nuova era di democrazia nelle Filippine, venne sostenuta dall’ex presidente Ramos. In occasione del nostro quarto incontro gli domandai: «Come mai la rivoluzione ebbe successo?». L’ex presidente, con grande acume, mi rispose: «Perché la gente ha creduto in se stessa. E perché le persone avevano fede ed erano preparate anche a dare la propria vita per la libertà, a qualsiasi costo».
I fatti dimostrano che la forza delle donne fu determinante in questa rivoluzione. Ciò che portò alla caduta della dittatura furono le centinaia di migliaia di persone che si rovesciarono nelle strade realizzando una “barricata umana” nel viale Epifanio de los Santos a Manila. Quando una persona provava a opporsi alla dittatura, rischiava di perdere la vita. E sono state le madri, le mogli, e le donne delle famiglie a convincere i padri, i mariti, i fratelli e i figli a non arrendersi, a non tornare sui loro passi per la paura di essere uccisi. È stata una vittoria realizzata dalla forte convinzione delle donne che aspirano alla pace.
Anche nella Gakkai una sola parola piena di convinzione proveniente dalla Divisione donne arriva al cuore degli amici e lo riscalda, come una tiepida brezza primaverile. Il sorriso delle giovani donne trasmette infinita speranza ai compagni di fede. Oggi, a partire dalle donne delle Filippine, in tutto il mondo le donne Soka stanno promuovendo dialoghi di felicità e vittoria, allargando la cerchia dell’amicizia e della pace. Ogni giorno mia moglie e io preghiamo affinché possano vivere delle esistenze meravigliose, armoniche e in piena salute.

Conoscere il tempo

«Chiunque spera di propagare il Buddismo deve assicurarsi di comprendere il tempo» (L’insegnamento, la capacità, il tempo e il paese, RSND, 1, 43). Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho nel febbraio del 1262, proprio settecentocinquanta anni fa.
Oggi nel mondo stiamo affrontando svariati problemi e difficoltà, e l’ansia di non riuscire a vedere una via d’uscita è sempre più diffusa. Come ho dichiarato nella Proposta di pace di quest’anno, è precisamente perché stiamo vivendo in un tempo come questo che è cruciale per noi dialogare per affermare “l’insegnamento corretto per la pace del paese”, basandoci su una fede salda e credendo nel potenziale illimitato che tutti gli individui indistintamente possiedono. Per superare l’attuale fase di ristagno, creiamo una rete di persone che si sforzano di diffondere l’insegnamento corretto per la pace nel mondo, di credere nelle reciproche capacità e di manifestare il proprio potenziale nascosto.
Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese è il trattato che il Daishonin spiegò ai suoi discepoli presso la residenza di Ikegami, oggi nella prefettura di Ota, poco prima di morire. E “Adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” era l’argomento della lezione che il presidente Toda tenne durante una riunione di discussione a Kamata, nella stessa prefettura, dove incontrai il mio maestro per la prima volta. La “campagna di febbraio”, sei decenni fa, fu una campagna iniziata dalla gente comune, che combatté in modo dinamico per creare ondate di dialogo e solidarietà per “l’adozione dell’insegnamento corretto per la pace nel paese”. Ora, ogni giorno, in questo mese, i miei amati discepoli si stanno impegnando nella propria “campagna di febbraio”. Ora, è il tempo di combattere e danzare al fianco dei giovani, pieni di spirito giovanile; perciò cerchiamo di mantenere il grande voto di “adottare l’insegnamento corretto per la pace nel paese” e gioiosamente apriamo la “nuova era dei giovani Soka”!

Per i coraggiosi Bodhisattva della Terra
è giunto il tempo della costruzione.
Su di loro risplende l’alba.

(7 febbraio 2012)

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