Un’organizzazione che funziona è una realtà nella quale i suoi componenti si sostengono a vicenda. I singoli, come gli alberi che compongono una foresta, possono costituire insieme una barriera che funziona anche contro i venti più impetuosi. Questo è il senso ultimo della funzione dell’associazione buddista
Il Nuovo Rinascimento presenta alcuni estratti dal volume 25, pubblicato sulle pagine del Seikyo Shimbun. Il testo integrale è disponibile su www.ilvolocontinuo.it
Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto
Shin’ichi Yamamoto riconfermò quindi le tre linee guida che aveva presentato durante il meeting generale dei responsabili di centro di Fukushima, a cui aveva partecipato otto anni prima, nell’ottobre del 1969: “Fukushima, avanza risplendente di speranza”, “Fukushima, sii vittoriosa nella lotta della vita quotidiana”, e infine “Fukushima, sviluppa una fede piena di forza vitale”.
«Il motivo per cui ho deciso che “Fukushima, avanza risplendente di speranza” fosse la prima linea guida è perché la fede buddista ha il potere di alimentare la speranza. Ci sono molte prove e sofferenze nella vita. Inoltre, ognuno di noi ha il suo karma, e per di più, quando pratichiamo con fede coraggiosa, di sicuro verranno fuori molti ostacoli. Per nessuno la vita è come una traversata tranquilla. Ma non importa quanto siano profonde le tenebre della disperazione, la fede ci permette di mantenere viva la fiamma della speranza nei nostri cuori.
«Scrive Nichiren Daishonin: “Mantieni la tua fede e consegui la Buddità in questa esistenza. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo” (Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, RSND, 1, 5). La Legge mistica ci mette nella condizione di superare qualunque ostacolo, indipendentemente dal fatto che ci si possa sentire profondamente abbattuti o ci si possa trovare a un punto morto, e siamo in grado di stabilire uno stato vitale di felicità indistruttibile. La cosa importante è avere fede nel Gohonzon, recitare Daimoku sinceramente e adoperarsi per far conoscere questo Buddismo alle altre persone. Se lo facciamo, riusciremo a trovare una via d’uscita. Siamo nati in questo mondo come esseri umani con la missione di diventare forti e felici».
Shin’ichi poi si soffermò a parlare anche del significato della seconda linea guida: “Fukushima, sii vittoriosa nella lotta della vita quotidiana”. «Una delle battaglie più importanti della vita è quella di creare e consolidare una buona base finanziaria, piuttosto che ricercare dei modi per arricchirsi rapidamente. Spero che tutti voi conduciate una vita seria, affidabile, responsabile e saggia, vale a dire un tipo di vita che crei valore. Come buddisti, per vincere nella società abbiamo bisogno di sforzarci, usare il nostro ingegno e lavorare più di chiunque altro.
«Non dimenticate mai che la fede buddista è la sorgente di tutto il benessere economico di cui godiamo. Come osserva il Daishonin: “Se un albero ha radici profonde, i rami e le foglie non avvizziranno mai” (RSND, Fiori e frutti, 1, 808). Dovremmo piantare salde radici nella terra della Legge mistica, e attraverso quelle stesse radici tirare fuori il nutrimento della fortuna. In questo modo riusciremo a prosperare in ogni ambito della vita. Spero che tutti voi dimostrerete la prova concreta della vittoria nelle vostre battaglie quotidiane e farete di Fukushima, proprio come dice il suo nome, un’”isola di fortuna”, un’”isola di felicità”».
Shin’ichi poi parlò della terza linea guida: “Fukushima, sviluppa una fede piena di forza vitale”.
«La forza vitale è ciò che guida il coraggio, la saggezza, la perseveranza e l’energia di cui abbiamo bisogno per trionfare nella vita. Se ci manca la forza vitale, il nostro spirito sarà annebbiato dal sentimentalismo, dalla tristezza, dalla disperazione e dalla rassegnazione; staremo sempre a lamentarci, e l’espressione del viso, così come la nostra voce, saranno cupi. Allontaneremo la gente. Tutti preferiscono stare vicino a chi è pieno di energia e ottimismo.
«Quando abbiamo un’alta condizione vitale e siamo colmi di entusiasmo, saremo come un sole che illuminerà le persone con la luce della speranza. Se siamo pieni di forza vitale saremo inclini ad avere uno sguardo positivo su tutte le cose e più grande è l’ostacolo che incontreremo lungo la strada, tanto più alte e lucenti saranno le fiamme del nostro spirito combattivo per superarlo.
«Possediamo intrinsecamente la grande condizione vitale della Buddità, dei Bodhisattva della Terra. Come afferma Nichiren Daishonin: “Il Daimoku del Sutra del Loto è come il ruggito di un leone” (BS, 120, 45). Il Daimoku ha il potere di far emergere dentro di noi la forza vitale e il coraggio del re leone. Attraverso la recitazione, le nostre vite sono traboccanti di vitalità e siamo in grado di superare tranquillamente qualsiasi sfida: non saremo mai sconfitti. Di conseguenza, voglio dichiarare che non esiste difficoltà che noi, membri della Soka Gakkai, non possiamo superare».
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Rivolgendosi al responsabile di prefettura di Fukushima Norio Shiba, Shin’ichi affermò in tono serio: «Signor Shiba, solo perché lei è responsabile di prefettura, non cominci a considerarsi più capace o più importante degli altri. Se lei arriverà a pensare questo, anche se per poco tempo, vorrà dire che sarà stato ammaliato e ingannato dalla sua posizione e questo la renderà un individuo arrogante.
«Lei è stato nominato responsabile in una posizione elevata quando era ancora molto giovane, perché abbiamo guardato al futuro, non perché fosse completamente in grado di assolvere a quel compito o avesse riportato una serie di esperienze straordinarie. La realtà è che lei ha molti membri anziani nella fede davvero ammirevoli, che hanno permesso a molte persone di iniziare a praticare e hanno incoraggiato moltissimi membri a non darsi per vinti lottando con tutte le loro forze, molto più di quanto non abbia fatto lei stesso. Numerose sono state altresì le persone che hanno lavorato sodo, cercando faticosamente di costruire la Soka Gakkai e renderla l’organizzazione che è oggi. Come responsabile di un livello così elevato, il suo compito è quello di proteggere, sostenere e servire tutte queste persone».
Shin’ichi parlò fin nei minimi dettagli sui punti che i massimi responsabili devono tenere bene in mente. «Quando si parla, il modo in cui lo facciamo non deve essere mai arrogante o scortese e neppure troppo familiare; bisogna sempre essere premurosi e rispettosi. Il modo in cui si dialoga con gli altri rivela la nostra indole. Ovviamente dovremmo rivolgerci educatamente alle persone più grandi di noi, ma anche a quelle più giovani. Quando incontriamo i membri, è bene essere sempre i primi a salutare. Non dobbiamo rimanere impalati, come se ci si trovasse lì per caso, con le mani nelle tasche, mentre borbottiamo un “ciao”. Quelli che una volta erano i responsabili più alti della Divisione giovani devono prestare particolare attenzione a questo aspetto. È fondamentale salutare ogni persona in maniera educata, cortese e spontanea. Ricordate anche che è importante sorridere quando si interagisce con gli altri. Non faremo una bella impressione se siamo accigliati, o se abbiamo una espressione imbronciata, scontenta o irritata: la gente non si sentirà a proprio agio a confidarci i loro problemi. E se le persone non possono aprirsi con noi, non riusciremo a sviluppare l’unità. I responsabili devono abbracciare tutti con un sorriso ristoratore. È altrettanto fondamentale manifestare la nostra gratitudine ai membri. In particolare, si dovrebbe sempre trovare il momento per ringraziare garbatamente coloro che hanno fatto uno sforzo straordinario o si sono adoperati per sostenere una determinata attività. Un’organizzazione è un insieme di persone. Se dimentichiamo di esprimere il nostro apprezzamento, o se diamo per scontati gli sforzi compiuti dagli altri, finiremo per allontanare tutti.
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Shin’ichi proseguì: «Si vedono spesso situazioni in cui i responsabili si danno tutti un gran da fare, tuttavia non si vedono grandi risultati. Questo accade perché solo i referenti centrali si stanno sforzando al massimo, ma la determinazione di vincere non si è diffusa capillarmente in tutta l’organizzazione. Per cambiare questa situazione è necessario che tutti i responsabili siano uniti. In particolare, coloro che hanno una posizione di viceresponsabilità devono allenarsi a tirare fuori tutte le loro capacità. Quando si crea una salda unità, in quella zona l’intera organizzazione si darà una bella smossa.
«La Soka Gakkai a poco a poco sta diventando una struttura organizzativa con più livelli, di conseguenza aumenterà il numero di coloro che avranno una posizione di viceresponsabilità. Dato che vengono fatte spesso le nomine, anche per un cambio generazionale, si verificheranno molti casi in cui i viceresponsabili avranno più esperienza di attività, più capacità e risulteranno più grandi anagraficamente rispetto ai referenti centrali. Perciò è di vitale importanza che i referenti centrali non si comportino da prime donne, ma ricerchino costantemente il modo di utilizzare le capacità dei viceresponsabili, mostrando loro rispetto e riconoscenza per poter beneficiare del loro sostegno. I referenti centrali dovrebbero assumersi il compito di contattare i viceresponsabili per condividere le opinioni e avere il loro supporto. Le persone non si impegneranno al meglio se pensano che nessuno si aspetta niente da loro e non si tiene conto del loro contributo. È anche importante chiarire bene le responsabilità e i compiti dei viceresponsabili. In ogni caso, le zone dove i responsabili centrali e i loro viceresponsabili collaborano insieme in armonia faranno grandi passi in avanti, con grinta e vivacità».
Mentre un unico albero in un campo, anche se è ben diritto, non può bloccare la forza del vento se è solo, molti alberi formano una foresta, che non solo funge da barriera contro il vento, ma offre anche innumerevoli altri vantaggi. Shin’ichi proseguì con sempre maggiore enfasi: «I responsabili centrali dovrebbero abbracciare tutti con un animo generoso e lavorare intensamente dietro le quinte per il bene del Buddismo e dei membri. Allo stesso tempo, devono opporsi energicamente e categoricamente a chiunque cerchi di distruggere o causare problemi all’interno della Soka Gakkai, altrimenti non saranno in grado di sostenere e proteggere i membri, i nobili figli del Budda, che cadranno facilmente in una spirale di infelicità. Senza un ardente spirito combattivo, senza determinazione e coraggio non si può essere un responsabile di kosen-rufu».
Soltanto chi è forte può veramente prendersi cura degli altri. Viceversa, quel tipo di cura e attenzione che procurano sofferenza e tristezza non è assolutamente ciò di cui hanno bisogno le persone. Shin’ichi poi aggiunse: «Non importa quanto possano cambiare le vicende e le epoche, la missione fondamentale dei responsabili, cioè assumersi la responsabilità di kosen-rufu, rimane sempre la stessa. D’altronde, ciò che devono fare i responsabili cambia col mutare dei tempi. Per esempio, se in passato un atteggiamento formale poteva essere una qualità importante per un responsabile, oggigiorno è necessario mostrarsi cordiali e disponibili. Tuttavia, se i responsabili smettono di crescere e diventano arroganti, non sentiranno più l’esigenza di cambiare e migliorare se stessi. Saranno rigidi, di vedute ristrette e impantanati nel passato, mentre continueranno a pensare che così come sono va più che bene. Così facendo però rimarranno indietro, e finiranno col diventare un freno al progresso di kosen-rufu. Tutto questo è molto pericoloso. In fin dei conti, ciò che è veramente importante è l’unità. Se nella Soka Gakkai non ci sarà più l’unità, si arresterà la propagazione del Buddismo. Abbiamo bisogno di costruire un’invincibile e indistruttibile cittadella di persone dalla fede incrollabile, che si basino su una unità solida come la roccia».
Shin’ichi poi cominciò a parlare dei requisiti per creare l’unità. «Per realizzare l’unità, bisogna innanzi tutto portare avanti la propria rivoluzione umana. Non si può creare unità senza superare il proprio egocentrismo e l’egoismo. Qual è il requisito fondamentale per creare unità nel mondo della Soka Gakkai? Per tutti noi il requisito fondamentale è rimanere ben saldi al principio cardine di maestro e discepolo, sforzandosi insieme per il bene di kosen-rufu. Questa è la base dell’unità nella Soka Gakkai. L’atteggiamento di “diversi corpi, stessa mente”, o unità di intenti, va trovato unicamente ricercando lo spirito di maestro-discepolo e compiendo azioni in accordo con la visione del nostro maestro».
Il tono di voce di Shin’ichi Yamamoto diventava sempre più severo. «Se vi impegnate sul serio nel realizzare questo obiettivo, non dovreste criticare o sparlare degli altri. Questo dà solo modo alle funzioni negative di formare una fessura attraverso la quale poter entrare e creare poi divisioni all’interno dell’organizzazione, che potrebbero portare in seguito alla scomparsa degli insegnamenti del Daishonin. Toda spesso diceva che per lui la Soka Gakkai era più preziosa della sua stessa vita, perché era l’unica organizzazione nel mondo, anzi, nell’universo, che agiva e agisce in accordo con la volontà del Budda e il desiderio di attuare kosen-rufu. Di conseguenza, sosteneva, dobbiamo proteggerla. È naturale che a volte i responsabili abbiano opinioni diverse, o altre in cui potranno trovarsi ad avere richieste da parte di altri referenti per quanto riguarda l’adempimento delle responsabilità. In quei frangenti, i responsabili dovrebbero parlarsi direttamente, ascoltando con attenzione le parole dell’altro, senza perdere le staffe o farsi coinvolgere emotivamente. Qualunque cosa accada, i responsabili non dovrebbero mai sminuire gli altri responsabili alle loro spalle, minimizzare gli sforzi altrui o creare delle fazioni. Il motore di kosen-rufu inizièrà a viaggiare spedito soltanto quando tutti saranno uniti nello spirito e sarà stata ingranata la marcia della solidarietà, senza alcun indugio».
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«I membri della Divisione giovani sono i successori della Soka Gakkai. Prenderanno sulle loro spalle la missione di leader e faranno crescere e progredire la nostra organizzazione più di quanto non sia avvenuto finora. Per poter realizzare questa missione, desidero che i membri della Divisione giovani sviluppino una convinzione assoluta nella fede. Per questo è fondamentale accumulare tante esperienze di fede, in modo da poter affermare: “Ho superato questi problemi recitando Daimoku e lottando con tutto me stesso”. I giovani hanno bisogno di sperimentare il potere infinito del Daimoku, compiendo poi azioni mirate al superamento dei problemi che stanno affrontando, trasformando così la loro vita. Devono anche studiare bene il Buddismo. È basilare approfondire le ragioni per cui possiamo affermare che il Buddismo di Nichiren Daishonin è l’insegnamento supremo, e come si dovrebbe vivere alla luce di questo insegnamento. Inoltre, è fondamentale approfondire il legame di maestro e discepolo e rafforzare i legami di amicizia e di solidarietà con i compagni di fede.