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La nostra palestra è lo studio - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:33

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    La nostra palestra è lo studio

    La Divisione studenti nasce nel 1956, quando il secondo presidente Josei Toda decise di riunire un gruppo di giovani capaci di infondere speranza e coraggio agli altri, mettendo la loro conoscenza al servizio della gente. E in Italia? Il 24 agosto 1983, durante il quarto corso estivo a Trevi debutta la Divisione studenti italiana, lo stesso giorno in cui, trentasei anni prima, il giovane Ikeda decise di diventare membro della Soka Gakkai. Oggi chi sono gli studenti? Che cosa fanno?

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    La Divisione studenti nasce nel 1956, quando il secondo presidente Josei Toda decise di riunire un gruppo di giovani capaci di infondere speranza e coraggio agli altri, mettendo la loro conoscenza al servizio della gente. E in Italia? Il 24 agosto 1983, durante il quarto corso estivo a Trevi debutta la Divisione studenti italiana, lo stesso giorno in cui, trentasei anni prima, il giovane Ikeda decise di diventare membro della Soka Gakkai. Oggi chi sono gli studenti? Che cosa fanno?

    In Italia i membri della Divisione studenti sono circa millequattrocento. La loro attività è molto legata alle diverse realtà locali. Vi sono ovviamente città dove il numero di membri e di atenei è alto, quindi i giovani si incontrano con maggiore frequenza. Uno degli obiettivi è creare gruppi di studenti in ogni facoltà e individuare vicino alle università dei luoghi che possano fungere da centri di incontro per recitare Daimoku e accompagnare gli ospiti.
    L’obiettivo a livello nazionale è costituire una segreteria studenti per essere sempre aggiornati sullo “stato di salute” della Divisione e dei suoi membri. Il presidente Ikeda è molto interessato a qualsiasi progresso nella vita di ogni singolo studente e uno degli scopi di questa segreteria sarà riportargli i traguardi raggiunti. Gli studenti sono prima di tutto membri della Divisione giovani e spesso partecipano anche alle attività di protezione come soka-han o byakuren. Per questo motivo non si vogliono creare ulteriori attività parallele che sarebbero di peso, ma al contrario stabilire un incontro annuale, magari con un corso nazionale dove ogni partecipante possa conoscere o rinfrescare il significato di appartenere a questa Divisione.
    Lo scopo della Divisione studenti è allenarsi a lottare per proteggere le persone e impegnarsi contro l’arroganza, basando la propria vita sulla saggezza del Buddismo e l’intento del maestro. Il loro desiderio è che ogni membro possa risvegliarsi alla sua personale missione e impegnarsi con costanza nel portarla a termine, decidendo di essere il “braccio destro” del presidente Ikeda, il suo ambasciatore, in ogni ambito della vita, soprattutto all’università.

    Se avete un amico (praticante e non) che ha difficoltà a prepararsi per un esame, ad affrontarlo oppure a scegliere l’argomento della tesi e concordarla con un professore, come lo incoraggiate?
    Giulia Savarese: Il mio consiglio è non indietreggiare mai di fronte alla decisione di sostenere un esame, qualsiasi cosa accada, anche se ci sentiamo impreparati, agitati o inadeguati. In questo modo l’università diventa una “palestra”. Le esperienze più grandi sono state quelle in cui non ho indietreggiato e, anche se alla fine non ho superato l’esame, mi sono sentita fiera di me. Non solo, la sensazione di libertà che ho provato mi ha convinto del potere insito nella mia vita. Ho adottato anche un altro “trucco” negli anni: quando sostenevo un esame ogni persona doveva sperimentare gioia e tranquillità; quindi i giorni precedenti recitavo per la felicità del professore, degli assistenti e di tutti i miei colleghi che avrebbero sostenuto l’esame. In questo modo tutti erano tranquilli e a proprio agio e quindi… anche io! Ma la cosa più importante era che facendo così riuscivo a uscire dal guscio del mio piccolo io – come la totale concentrazione sul risultato personale – e a manifestare il mio desiderio come studente di mettere in pratica quello che mi trasmette sensei.
    Matteo Giusti: Questo è un argomento cruciale. Innanzitutto se una persona non pratica per me è una occasione per farle vedere, attraverso il mio atteggiamento, come affronto le difficoltà. Poi, se alla base c’è un legame di amicizia posso parlarle di come può affrontare il suo problema attraverso il Buddismo. Sto cercando di migliorarmi molto su questo aspetto perché lo shakubuku da una parte è il mio punto forte, nel senso che quando ne parlo ai miei amici difficilmente divento assillante, e cerco innanzitutto di dare la prova concreta; dall’altra parte è anche il mio punto debole, in quanto non sempre riesco subito a dire a chi mi conosce di provare a praticare.
    Marta Arduini: Quando mi trovo davanti un membro che ha difficoltà con lo studio lo incoraggio a sviluppare la fiducia cercando di trasmettergli che “la sua vita gioca in squadra con lui”. Se è una persona che posso incontrare la invito a studiare e a recitare Daimoku insieme finché non supera i suoi limiti.
    Se non pratica le dico che l’unica cosa che conosco e che mi ha permesso di svoltare nello studio è la recitazione del Daimoku, e in genere dopo averle raccontato la mia esperienza vuole provare anche lui/lei. Comunque ogni volta che mi sono trovata a incoraggiare qualcuno, ho cercato di sentirmi anch’io responsabile della sua vittoria e ho recitato con la profonda convinzione che la sua vita doveva brillare e che in essa ci fosse sempre terreno fertile per raccogliere benefici.
    Come afferma il presidente Ikeda: «Il nostro Daimoku ha il potere di arrivare fino all’ultimo angolo dell’universo, tutto dipende dalla nostra convinzione» e io ci voglio credere.
    Francesco Vitali: Non a tutti risulta facile studiare, io per esempio ho sempre incontrato grosse difficoltà a trovare la motivazione per farlo e, quando la trovavo, era dura concentrarsi a lungo.
    Quello che mi ha aiutato è stato recitare Gongyo e Daimoku la mattina presto. L’importante era mettere al primo posto la mia pratica. È stato fondamentale capire profondamente il significato di nam nel mio Daimoku. Questo mi ha portato a capire anche il senso del mio studio.
    Inoltre, mentre la mattina determinavo di sfruttare al massimo le ore di studio che avevo prefissato di fare durante la giornata, la sera rideterminavo per la mattina seguente. Era importante dare continuità alla mia pratica e grazie a questi sforzi sono riuscito a studiare costantemente e sostenere gli esami con una maggiore frequenza.
    Il Gosho che mi ha sempre incoraggiato a preparare gli esami è Lettera a Niiike, in particolare la frase: «Sviluppa sempre più la tua fede fino all’ultimo momento della tua vita, altrimenti avrai dei rimpianti. Per esempio, il viaggio da Kamakura a Kyoto dura dodici giorni: se viaggi per undici giorni e ti fermi quando ne manca uno solo, come puoi ammirare la luna sopra la capitale?» (RSND, 1, 911).

    Avete un sogno per la Divisione studenti e come pensate possa contribuire al futuro del nostro paese?
    Michele Giuseppone: Sto cercando di maturare il sogno di sensei dentro la mia vita. Voglio veramente riuscire a credere che, malgrado la società in cui vivo sembri andare alla deriva, possano crescere persone capaci che tengano testa a questa situazione per costruire un paese diverso. Concretamente a me piacerebbe che l’Italia lottasse veramente contro il grave problema della mafia e della corruzione, dei favoritismi e della non meritocrazia che la governa, quindi che ogni studente Soka possa diventare un leader tra le persone comuni e faccia veramente la differenza nel futuro posto di lavoro, spezzando queste catene negative e dimostrando onestamente la propria vittoria. Questo è il mio più grande sogno per noi e per il nostro paese.
    Valentina Dughera: Il mio sogno, o meglio il mio obiettivo, è che le armi nucleari siano definitivamente abolite dalla faccia della Terra nei prossimi cinquanta anni, che in Italia vengano istituite scuole Soka, che ogni studente decida di mettere in pratica ciò che afferma sensei e continui a lottare contro la propria arroganza individuale per proteggere la gente. La Divisione studenti è molto cara al presidente Ikeda e desidero fortemente che anche fra cinquant’anni i futuri membri di questa Divisione siano i campioni della relazione tra maestro e discepolo.
    Francesco Vitali: In particolare, il mio sogno è che ogni studente si applichi con la determinazione di essere il migliore nel proprio campo di attività. Sensei ci chiede questo. Spero, inoltre, che la Divisione studenti sviluppi sempre di più il desiderio di contribuire alla società trasmettendo agli altri i nostri valori umanistici e la nostra conoscenza.
    Marta Arduini: Desidero che la Divisione studenti cresca sempre di più e chi ne fa parte possa ricoprire un ruolo importante nella società per poter proteggere la gente comune e combattere le ingiustizie.

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