Deprecated: Function strftime() is deprecated in /var/www/vhosts/ilnuovorinascimento.org/wp-dev.ilnuovorinascimento.org/site/wp-content/themes/nuovo-rinascimento/functions.php on line 220
Perfettamente dotati - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:32

    485

    Stampa

    Perfettamente dotati

    Siamo arrivati al loro cuore, e loro al nostro: in queste interviste due giovani donne narrano come hanno aiutato dei coetanei a diventare felici con il Buddismo, e di come mettano in pratica le cinque guide che Daisaku Ikeda ha consigliato alle giovani donne del gruppo Kayo-kai, vivendo come soli gioiosi

    Dimensione del testo AA

    Siamo arrivati al loro cuore, e loro al nostro: in queste interviste due giovani donne narrano come hanno aiutato dei coetanei a diventare felici con il Buddismo, e di come mettano in pratica le cinque guide che Daisaku Ikeda ha consigliato alle giovani donne del gruppo Kayo-kai, vivendo come soli gioiosi

    Al fianco di sensei
    27 dicembre, ore 20.30: il Centro culturale di Livorno ospita una cerimonia “straordinaria” di consegna dei Gohonzon organizzata dai giovani. Qualche attimo prima abbiamo incontrato Linda Benedetti, vice responsabile giovani donne della regione Toscana e responsabile del territorio Costa Tirrenica, per farci raccontare come è accaduto che a dicembre quarantasette persone abbiano deciso di diventare membri della Soka Gakkai. Un’esperienza che ha coinvolto tutti.

    Il fermento di questa serata si respira in ogni angolo del Centro, ti va di fare un salto indietro e raccontarci la vostra esperienza? Dove ha inizio?
    A settembre ho avuto l’occasione di partecipare al corso mondiale giovani in Giappone. È stato fondamentale perché mi ha chiarito e confermato cosa significa fare attività nella Soka Gakkai, e ho promesso al presidente Ikeda che avrei tirato fuori tutto il coraggio, che non pensavo di avere, e che avrei fatto il possibile per creare assieme a lui la SGI dei giovani. Quattro i punti fondamentali: Daimoku, parlare di Buddismo agli altri, relazione tra maestro e discepolo, unità. Ho partecipato a novembre alla Consulta a Roma, ed ero abbastanza consapevole della mancata realizzazione degli scopi dell’attività, per non parlare di quelli personali: rassegnata rimandavo al 2012 tutto ciò che non avevo realizzato nel 2011. Ascoltando il direttore generale dell’Istituto Nakajima, i brani della Nuova rivoluzione umana e le varie esperienze, ho sentito una nuova determinazione dentro di me. E mi sono ricordata dell’esperienza che avevamo fatto a ottobre nel nostro territorio…

    Puoi ricordarla?
    Il 22 ottobre 2011 a Roma si è celebrato il cinquantesimo anniversario del primo viaggio in Europa del presidente Ikeda, e nel nostro territorio cinque ragazzi dai diciotto ai ventiquattro anni in un primo momento avevano ricevuto la notizia che avrebbero partecipato all’evento anche se ancora non avevano ricevuto il Gohonzon. Cinque giorni prima invece ci fu comunicato che c’era stato un errore: questi ragazzi, per tutta una serie di motivi, non avrebbero potuto partecipare se non come membri dell’Istituto. È stata un’occasione per riflettere sul significato di ricevere il Gohonzon; anziché lasciarci assorbire dalle difficoltà del momento, ci siamo concentrati sul Daimoku e sull’unità. La questione non era andare o meno alla riunione europea, ma dare loro l’occasione per decidere di praticare tutta la vita diventando membri. Abbiamo recitato Daimoku e deciso di organizzare una consegna straordinaria proprio il 19 ottobre, che per la SGI è il Giorno d’Italia. Siamo andati personalmente a conoscere questi ragazzi, e a parlare con loro, incoraggiandoli che, indipendentemente dalla riunione di Roma, avrebbero potuto fare una grandiosa esperienza decidendo di diventare felici il prima possibile. Ognuno di loro è stato prezioso, ogni ragazzo aveva una propria storia. Praticavano tutti da diverso tempo e c’era in ognuno di loro un motivo, una paura o un ostacolo da superare, soprattutto in famiglia, che impediva loro di decidere di ricevere il Gohonzon. Con la forza del Daimoku siamo arrivati al loro cuore, e loro al nostro. Nel giro di quattro giorni tutti i ragazzi, il 19, sono diventati membri, superando assieme ogni difficoltà apparentemente impossibile. La cerimonia è stata meravigliosa, i ragazzi hanno partecipato tutti anche alla riunione di Roma.

    E in che modo questa esperienza vi ha aiutato nell’ultima parte dell’anno? Dopo la Consulta di novembre che cosa è successo?
    Io e i responsabili centrali giovani ci siamo riuniti e abbiamo riflettuto sul nostro modo di fare attività. Ci siamo accorti che stavamo perdendo di vista l’obiettivo principale, cioè che le persone potessero diventare felici attraverso la pratica del Buddismo. Abbiamo cambiato atteggiamento e mentalità: non ci siamo più chiesti: «Quella persona è pronta oppure no?», ma ci siamo domandati: «A cosa serve la pratica buddista?».

    Serve per diventare felici…
    Esatto! E il Gohonzon è il mezzo che mi serve per diventare felice, l’unico mezzo per attingere direttamente alla Buddità. Che tipo di attività posso fare per mettere in condizione le persone di accedere direttamente a questa potenzialità? Nel nostro territorio le consegne dei Gohonzon venivano organizzate mensilmente. Gli obiettivi che avevamo realizzato fino a novembre erano pari al 30% in termini di nuovi membri e consegne. Ma consultando le statistiche si vedeva che c’erano un sacco di principianti, allora abbiamo deciso di fare un’attività mirata per loro. Grazie al sostegno degli adulti, che ci hanno dato la loro piena disponibilità, abbiamo guardato il calendario: avevamo già fissato una cerimonia di consegna Gohonzon per l’11 dicembre e ne abbiamo aggiunta un’altra il 27 senza aspettare il 2012. Cercando di incoraggiare ogni principiante, abbiamo cambiato la forma degli incontri, che fino a quel giorno si erano tenuti a livello di capitolo. Il 20 dicembre abbiamo quindi organizzato al Centro culturale una riunione principianti con tanti mini-zadankai. Abbiamo “solo” mantenuto fermo il desiderio davanti al Gohonzon di regalare una vittoria a sensei, senza cedere alla paura di non sentirsi all’altezza di realizzare in così poco tempo. E così, alla consegna dell’11 hanno ricevuto il Gohonzon ventiquattro persone. Il 20 dicembre alla riunione per i principianti erano presenti centodieci persone. In due settimane, considerando le feste, pensavamo impossibile consegnare altri Gohonzon. Ma non era vero! A dicembre abbiamo consegnato quasi la metà dei Gohonzon dati in undici mesi. E ognuno di noi, ha vinto su un punto personale.

    E Linda?
    Dopo il ritorno dal Giappone non ho mai smesso di pregare per accordare il mio cuore con quello di sensei. Questa è stata la mia unica preghiera con cui ho superato tante difficoltà. Nel cammino mi sono un po’ smarrita, ma continuavo a incoraggiare tutti a raggiungere gli obiettivi, cosa che a loro riusciva ma a me no, e a Natale sentivo di non aver concluso niente. Stavo perdendo di vista tutto quello che avevo costruito con fatica negli anni. Nei giorni di festa ho recitato tanto Daimoku e ho scritto al presidente Ikeda. E dopo aver mandato la lettera si è sciolto qualcosa: le mie vittorie costruite negli anni mi hanno ricordato che sono grande. Ho dovuto buttar giù il muro della paura e smettere di cercare fuori. Non avevo vinto entro la fine dell’anno, ma molto tempo prima!

    • • •

    Splendenti di gioia
    Alla fine del 2011 la Divisione giovani donne ha raggiunto un importante traguardo: in Italia adesso sono più di mille le ragazze che hanno abbracciato l’insegnamento buddista. «Noi diventiamo “un sole gioioso di felicità”: tutte insieme abbiamo fatto una grande crescita», racconta Elena Battistini, responsabile nazionale della segreteria delle giovani donne, a cui abbiamo rivolto alcune domande.

    Secondo te qual è il senso dell’attività buddista?
    Il senso dell’attività è crescere. È un’occasione per fare esperienze di fede tutti i giorni e per creare relazioni di amicizia tra le persone. Allenarsi proprio in questo: creare relazioni di amicizia. Grazie all’attività riesco a sentire che ogni lotta non è mai solo per me stessa. Spesso ho realizzato i miei obiettivi grazie al desiderio di fare un’esperienza per incoraggiare tutte le giovani donne. Vado di fronte al Gohonzon libera, così come sono, desiderando la felicità di tutte loro e questo mi dà gioia e forza.

    Quali sono i punti di forza delle giovani donne e cosa vi accomuna?
    Mi ha sempre accompagnato un tremendo senso di panico causato dal pensare di dover sempre dimostrare qualcosa a qualcuno. L’attività mi ha portato ad affrontare le sofferenze che hanno dominato la mia vita, soprattutto il senso d’inadeguatezza, motivo per il quale lasciai l’università. Mi ha anche aiutata a fare un salto dal piccolo io, impregnato dalla paura del giudizio, verso un io più grande: sono “perfettamente dotata”. Quando ho partecipato a un corso in Giappone mi sono resa conto che la mia missione è “semplicemente” essere Elena. Ho giurato a me stessa che non avrei più cercato fuori, non avrei più cercato la felicità attraverso gli altri e ho provato un grande senso di libertà, ripartendo sempre dal Daimoku. Credo che questo sia un passo fondamentale per la rivoluzione umana di tutte le giovani donne. Spesso non vediamo il nostro valore. Sentire che siamo tutte perfettamente dotate così come siamo e fiorire nel nostro modo unico è la nostra missione. Per questo le guide dell’Ikeda Kayo-kai [vedi riquadro nella pagina precedente, n.d.r.] sono così preziose. La prima dichiara “siate un sole gioioso di felicità”. Credo sia importante portare armonia rimanendo inflessibili dentro ma morbide fuori. Per noi giovani donne l’attività byakuren ci insegna proprio a pregare per proteggere quest’armonia.

    Mentre pensavo a cosa domandarti mi veniva in mente il tuo sorriso: quanto è importante per te?
    Per me il sorriso equivale a non arrendermi mai, a non lasciare mai che la paura con la quale combatto istante per istante prenda il sopravvento. Il mio sorriso è anche il desiderio di incoraggiare sempre gli altri. Il sorriso è una causa.

    Questo è «l’anno dello sviluppo della Soka Gakkai dei giovani»…
    Quando penso ai tanti giovani che emergono e che emergeranno sempre più provo una grande gioia e speranza. Sto recitando Daimoku con il desiderio che questi giovani emergano. Sento che sono pronti e che tanti ragazzi stanno solamente aspettando di incontrare un vero maestro. Credo infatti che la nostra missione sia quella di far conoscere agli altri Daisaku Ikeda. Il momento che stiamo vivendo è un momento molto travagliato su tanti fronti. Quando ero in Giappone il presidente Ikeda in uno dei suoi tanti messaggi disse: «Vorrei dire a tutti quelli che ci ascoltano di non avere paura. Ci sono i giovani della Soka Gakkai». Quei giovani siamo noi: è giunto il tempo di assumere questa consapevolezza e cambiare il mondo in cui viviamo.

    • • •

    Cinque guide per l’Ikeda Kayo-kai
    di Daisaku Ikeda, 4 giugno 2009

    1. Siate un sole gioioso di felicità
    2. Studiate la suprema filosofia della vita
    3. Vivete la vostra giovinezza senza rassegnarvi mai
    4. Dialogate per promuovere l’amicizia e gli ideali umanistici
    5. Aprite il cancello dell’eterna vittoria di maestro e discepolo

    ©ilnuovorinascimento.org – diritti riservati, riproduzione riservata