Quest’anno cade il sessantesimo anniversario della “campagna di Kamata”, quando il giovane Ikeda, determinato a realizzare il progetto di kosen-rufu del maestro Toda, guidò con grande energia le attività di propagazione. «A quell’epoca – racconta sensei – la maggior parte dei capitoli raramente riusciva a convertire al Buddismo più di cento famiglie al mese. Sembrava che quello fosse il limite. A quel ritmo ci sarebbe voluta un’eternità per realizzare lo scopo di settecentocinquantamila famiglie stabilito da Toda. Qualcuno doveva infrangere quel limite. […] Deciso a rispondere alle aspettative del mio maestro e a farlo felice, assunsi la guida della propagazione nel capitolo Kamata, e insieme ai membri realizzammo un nuovo record: duecentouno famiglie in un solo mese. La maggior parte dei membri del capitolo era povera e afflitta da molte difficoltà e problemi personali, ma seguendo il sentiero Soka di maestro e discepolo acquisirono una nuova prospettiva di vita come Bodhisattva della Terra, e si dedicarono con impegno a far conoscere la Legge mistica agli altri; come risultato, nella loro vita cominciarono a sbocciare i meravigliosi benefici della fede» (NR, 484, 9).
Proprio il desiderio di ripagare il debito di gratitudine verso il presidente Toda spinse i membri di Kamata a sfidarsi con gioia nell’azione di shakubuku, fino a raggiungere quel risultato “impossibile” che ispirò i membri in tutto il Giappone e diede il via allo sviluppo della Soka Gakkai di oggi. Per noi discepoli è l’esempio concreto di come si possa far emergere nella propria vita una forza incredibile, capace di superare qualsiasi limite, qualsiasi difficoltà, quando decidiamo di mettere in pratica gli insegnamenti del maestro.
La base è la gratitudine. Sviluppando gratitudine verso il maestro possiamo realizzare qualsiasi cosa, per questo è importante comprendere il valore del maestro e praticare esattamente come lui insegna, altrimenti prevale il nostro io e si rischia di perdere la rotta. Noi stiamo portando avanti kosen-rufu nel nostro paese insieme al presidente Ikeda, che ci sta indicando la strada corretta e ci mostra come avanzare, giorno dopo giorno: ripagare il nostro debito di gratitudine significa agire per la felicità di tutte le persone e per la realizzazione della pace. Quando studiamo il Gosho ci sembra di capire tutto questo, ma poi dimentichiamo con facilità; quando recitiamo Daimoku proviamo gratitudine, ma è difficile tenere sempre il maestro al centro della nostra vita.
Nichiren Daishonin scrive: «Impegnati nelle due vie della pratica e dello studio. Senza pratica e studio, non può esservi Buddismo» (Il vero aspetto di tutti i fenomeni, RSND, 1, 342). Toda diceva che “praticare” significa fare shakubuku. Anche sensei, spiegando questo Gosho ai giovani, sottolinea che “praticare” significa far conoscere la Legge mistica agli altri. Gongyo e Daimoku servono per aiutare gli altri: recitando e agendo per kosen-rufu, per la felicità di tutti, sicuramente diventiamo felici noi stessi e realizziamo lo scopo della nostra vita.
In questi giorni ricordiamo il 16 marzo del 1958, quando Toda volle tenere una cerimonia con seimila giovani, come una prova generale per la realizzazione di kosen-rufu. Fu un evento storico, all’insegna della relazione tra maestro e discepolo. Toda diceva: «Lavoriamo insieme, andiamo avanti insieme. Il mio scopo è la felicità di tutti. Chi viene con me?». Ikeda rispose al suo appello, e con lui tanti altri giovani.
Questo giorno è il nostro eterno punto di partenza. Da qui ripartiamo con la decisione di migliorare ancora, di praticare bene e portare avanti la nostra rivoluzione umana: così possiamo sicuramente vincere qualsiasi problema o difficoltà con la forza della fede e della pratica.
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