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Ciò che si può fare - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 17:46

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Ciò che si può fare

Come affermò l’ambientalista Wangari Maathai, premio Nobel per la pace: «I giovani devono capire che il futuro non è lontano; il futuro è adesso. Se i giovani desiderano realizzare qualcosa nel futuro, è necessario che agiscano ora». Daisaku Ikeda in questo saggio li sprona a non darsi per vinti di fronte a momentanee sconfitte ma a continuare ad avanzare proprio in quei frangenti, decidendo comunque di arrivare alla meta

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Come affermò l’ambientalista Wangari Maathai, premio Nobel per la pace: «I giovani devono capire che il futuro non è lontano; il futuro è adesso. Se i giovani desiderano realizzare qualcosa nel futuro, è necessario che agiscano ora». Daisaku Ikeda in questo saggio li sprona a non darsi per vinti di fronte a momentanee sconfitte ma a continuare ad avanzare proprio in quei frangenti, decidendo comunque di arrivare alla meta

O nobili giovani,
ora è il tempo di vincere,
realizzando una vittoria dopo l’altra!
Le divinità celesti
di certo vi stanno lodando.

Una gioventù trascorsa lottando assiduamente è gioiosa. Nessun ostacolo può sbarrare il cammino a un giovane. Superare le difficoltà è ciò che caratterizza la gioventù.
«Invece di preoccuparvi per ciò che non si può fare, pensate a ciò che si può fare!», era il motto di Wangari Maathai (1940-2011) l’ambientalista kenyota, premio Nobel per la pace, che purtroppo ci ha lasciato il 25 settembre dello scorso anno.
Maathai fu l’iniziatrice del movimento Green Belt (Cintura verde) che mira a mobilitare la coscienza sociale cominciando col piantare alberi; in tutta l’Africa il movimento ha piantato più di quaranta milioni di alberi. Le sue attività, che hanno avuto un impatto globale sul problema della protezione ambientale, sono state bersaglio di continui attacchi, insensati e crudeli. Una volta ho sentito dire che «la sofferenza è la madre di tutti i grandi risultati» e, in effetti, senza difficoltà e senza lotta non si può realizzare niente di notevole. Per portare a compimento il suo ideale, Maathai cominciò individuando cosa poteva fare dove si trovava, e da lì continuò a compiere un passo ben saldo alla volta, fino a vedere il risultato completo. La somma di quegli sforzi, silenziosi ma costanti, le permise di superare infiniti ostacoli e tracciare un nuovo e ampio sentiero.
Nel febbraio 2005 io e mia moglie, insieme a un nutrito gruppo di giovani, accogliemmo la dottoressa nella sede del Seikyo Shimbun a Shinanomachi, Tokyo. Il suo sorriso rifletteva la sua grande saggezza. Quando le chiesi di indirizzare un messaggio ai giovani, disse che devono capire che il futuro non è lontano; il futuro è adesso. Se i giovani desiderano realizzare qualcosa nel futuro, aggiunse, è necessario che agiscano ora.
Queste parole esprimevano la sua nobile convinzione. Le persone grandi si dedicano anima e corpo al presente, affrontano le difficoltà adesso, per aprire la strada a un futuro migliore. Questo è il modo di condurre una vita veramente di valore.
Il mio mentore e secondo presidente della Soka Gakkai Josei Toda, disse: «La restaurazione Meiji (1868) fu il risultato degli sforzi degli studenti della Shoka Sonjuku [nella prefettura di Yamaguchi], l’accademia privata costituita da una sola stanza, fondata dall’educatore e riformatore giapponese Yoshida Shoin (1830-59). Fintanto che nella Soka Gakkai, ci sarà un nucleo solido di giovani, fintanto che ci sarà almeno un vero discepolo, kosen-rufu si realizzerà sicuramente».
Toda era particolarmente attento alla prefettura di Yamaguchi, dove era stata scritta una nuova pagina della storia. Quando avevo ventotto anni mi disse di fare di Yamaguchi il bastione che avrebbe dato origine a una grande ondata per l’espansione di kosen-rufu. In seguito questa fu ricordata nella Gakkai come la campagna di Yamaguchi, che ebbe luogo nel 1956, un secolo dopo che Yoshida Shoin cominciò a insegnare alla Shoka Sonjuku.
In quell’anno viaggiai per tutto il Giappone per realizzare l’obiettivo del mio maestro: settecentocinquantamila nuove famiglie di membri. In maggio i miei compagni del capitolo Osaka e io avevamo realizzato il record di undicimilacentoundici nuove famiglie in un solo mese. All’inizio di settembre nella prefettura di Yamaguchi praticavano solo quattrocentotrenta famiglie, mentre a Tokyo erano centomila e nel Kansai sessantamila. Io andai a Yamaguchi in ottobre e, già nel gennaio del 1957, i membri erano decuplicati, raggiungendo le quattromilasettantatré famiglie.
Durante quella campagna mi concentrai su tre punti: il primo punto era la determinazione incrollabile di realizzare la vittoria.
In quei tre mesi, mi recai tre volte nella prefettura di Yamaguchi e vi trascorsi in tutto ventidue giorni. Mi stavo impegnando con tutto il cuore per aiutare Toda nel lavoro e sostenere la Gakkai in ogni attività. Ogni passo era una battaglia contro il tempo. La sfida consisteva nel fatto che alcuni dei responsabili anziani non avevano colto il significato della campagna ed erano restii a collaborare. Non avevo soldi, e per riuscire a pagarmi le spese di viaggio vendetti alcuni effetti personali. Ciò nonostante, avevo assolutamente deciso che avremmo vinto. «Sono il discepolo diretto di Josei Toda, un grande mentore, alla testa del nostro movimento di kosen-rufu. Non c’è alcuna ragione per cui non dovrei vincere!». Con questo pensiero in mente, incoraggiavo me stesso ad andare avanti. Non avrei accettato di essere sconfitto. Questo era il mio ardente spirito come discepolo di Toda.
Nella Raccolta degli insegnamenti orali si legge: «Se in un singolo istante di vita esauriamo le sofferenze e gli sforzi di milioni di kalpa, allora istante dopo istante sorgeranno in noi i tre corpi del Budda di cui siamo eternamente dotati. [Recitare] Nam-myoho-renge-kyo è proprio una tale pratica diligente» (BS, 124, 56). Alla luce di queste parole, finché recitiamo Daimoku per vincere, in unità con il nostro maestro, da dentro di noi sgorgherà una saggezza senza limiti e saremo in grado di far emergere il potere del Budda. Quando ci impegniamo fiduciosi nel dialogo con gli altri, riusciremo a toccare autenticamente la loro vita e a far emer­gere la loro natura di Budda.
Il secondo punto sul quale mi concentrai fu recitare in unità con i miei compagni di fede. La maggior parte di coloro che lottavano con me a Yamaguchi erano nuovi nella pratica del Buddismo del Daishonin. Da tutto il Giappone vennero membri per sostenerci. Molti erano alle prese con gravi problemi personali, malattie o difficoltà finanziarie. Recitai intensamente affinché ognuno di loro, senza eccezione, riuscisse ad avere uno stato vitale alto e potesse aiutare gli altri a fare lo stesso. Sfruttavo ogni occasione possibile per fare Gongyo e Daimoku insieme ai membri.
Come si può creare unità in un gruppo di persone diverse fra loro? La chiave, dice il Daishonin, è recitare Daimoku insieme, in modo che ognuno possa avere lo spirito di «”diversi corpi, stessa mente”, senza alcuna distinzione fra loro, uniti come i pesci e l’acqua» (L’eredità della legge fondamentale della vita, RSND, 1, 190). La “mente” di “diversi corpi, stessa mente” si riferisce alla fede. Dobbiamo unirci nel grande voto di realizzare kosen-rufu. E in questa impresa è contenuto anche il desiderio che ogni persona nutre di trasformare il proprio karma.
È importante che incoraggiamo i nostri compagni di fede, che condividiamo le loro gioie e le loro sofferenze, e che recitiamo Daimoku insieme a loro, con empatia e premura. Quando uniamo così le nostre preghiere, basandoci sullo scopo chiaro di kosen-rufu, la forza della nostra unità si moltiplica in modo esponenziale.
Il terzo punto è rispondere con velocità fulminea. Dopo che Toda mi assegnò la responsabilità di condurre le attività di propagazione a Yamaguchi, cominciai immediatamente a raccogliere informazioni su quella zona e a pianificare i miei impegni. Feci ricerche sulla storia, la geografia e il carattere degli abitanti. Lo feci da solo, cercando la via migliore per mettere in moto la campagna. E, per ogni visita, stabilii scopi concreti, lottando con tutte le mie forze per realizzarli.
Lo scopo della mia prima visita fu di creare unità con i membri di Yamaguchi e lanciare la nostra campagna. Nella seconda visita mirai a realizzare un balzo in avanti nella propagazione e rinvigorire l’organizzazione locale. Nella terza cercai di consolidare la crescita. In questo modo feci passi costanti e precisi. Il fatto che i responsabili agiscano velocemente è la prova che stanno prendendo l’iniziativa. Quando i responsabili sono fermamente decisi a non farsi sviare da nessuna influenza negativa, riescono ad agire velocemente e nella maniera più appropriata. Anche quando non ero fisicamente lì, pensavo costantemente ai membri di quella zona e ai loro problemi, incoraggiandoli regolarmente con lettere o telefonate.
In una lettera al suo giovane discepolo Nanjo Tokimitsu, il Daishonin gli assicura che Shakyamuni, il Budda Molti Tesori e innumerevoli Budda e bodhisattva e forze protettrici dell’universo «proteggeranno, come l’ombra segue il corpo, chiunque ha una salda fede in questo Sutra del Loto e in ogni occasione rimane forte e risoluto nella sua fede» (WND, 2, 638).
Nessuno è più forte o invincibile di un giovane che con un’unica mente segue il sentiero di maestro e discepolo verso la realizzazione di kosen-rufu.
Determinare, pregare e agire: questa è la formula della vittoria ereditata dai nostri giovani della prefettura di Yamaguchi, così come i giovani di tutto il Giappone e del mondo intero.
Il poeta Chuya Nakahara (1907-37), originario di Yamaguchi, scrisse: «Solo l’impegno produce qualcosa di valore!» e «Agite! L’azione è tutto».
Sto pregando con tutto il cuore per il successo della nostra più recente attività per kosen-rufu: i significativi festival dei giovani Soka che i miei amati discepoli stanno tenendo in tutto il Giappone.

Adorniamo eternamente
la luminosa storia di kosen-rufu
di buona fortuna e onore.

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Con allegria
e profondo senso di missione
portate avanti una profonda filosofia.
Il vostro impegno per la pace
è degno di lode!

Molti giovani hanno studiato duramente per l’ultimo esame del livello di studi avanzato della Divisione giovani [che si è tenuto in tutto il Giappone il 2 ottobre, n.d.r.]. Ammiro i loro sforzi e applaudo lo spirito che hanno dimostrato in questa sfida.
Nell’Apertura degli occhi, uno degli scritti materia di esame, Nichiren Daishonin afferma: «Io sarò il pilastro del Giappone. Io sarò gli occhi del Giappone. Io sarò il grande vascello del Giappone. Questo è il mio voto, e io non lo infrangerò mai!» (RSND, 1, 254). I primi tre presidenti della Soka Gakkai, insieme ai loro discepoli, hanno inciso queste parole importanti nella loro vita.
Riferendosi a questo passo, in una guida dedicata alla Divisione giovani uomini, il mio maestro, il secondo presidente Josei Toda, disse: «Giovani, basta che uno di voi si alzi! Poi un secondo e un terzo di certo lo seguiranno!». Proseguì dicendo che quando in questo modo si fossero radunati centomila giovani, allora, sarebbe stato senz’altro possibile portare la felicità alle persone che stavano soffrendo in tutto il paese.
A quel tempo, i membri della Divisione giovani uomini erano circa diecimila. La prospettiva di diventare centomila sembrava un sogno impossibile: comunque io mi alzai da solo, per realizzare questo sogno. E, serbando in cuore le parole di Toda, incoraggiai un membro dopo l’altro a unirsi alla nostra lotta.
Poi, il 5 novembre 1961, l’anno in cui fui nominato terzo presidente della Soka Gakkai, riuscimmo a tenere una vittoriosa riunione con centomila giovani uomini. Anche allora progredivamo grazie alle due ruote motrici dello studio buddista e della propagazione. Studiavamo gli scritti del Daishonin insieme e parlavamo della gioia che provavamo nel farlo, suscitando così un’enorme ondata di crescita. Sforzarsi nelle due vie della pratica e dello studio è lo spirito eter­no della Soka Gakkai.
Mezzo secolo dopo, a novembre e dicembre dello scorso anno, il 2011, in tutto il Giappone si sono tenuti i festival della gioventù Soka. I nostri giovani di oggi che, con ardente spirito di ricerca, stanno facendo conoscere il Buddismo del Daishonin agli altri, mi ricordano i giovani di cinquant’anni fa. Questi festival, dove i campioni di kosen-rufu si radunano, sono assemblee di giovani Bodhisattva della Terra del ventunesimo secolo e insieme a loro ci sono anche tanti membri che li sostengono assiduamente dietro le quinte. Io e mia moglie stiamo recitando con tutto il cuore affinché non ci siano incidenti e questi festival siano eventi significativi in grado di ispirare tutti i partecipanti.

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Allenarsi da giovani
farà brillare la vostra vita
di vittoria e successo.

Qual è la gioia più grande nella vita? «Per me, consiste nell’essere amico dei poveri e dei sofferenti, e andare loro in aiuto» disse il batteriologo giapponese Hideyo Noguchi. Stabilire un contatto con la persona davanti a noi che sta soffrendo, dimostrarle empatia e aiutarla a trovare una nuova prospettiva di vita; questa, secondo Noguchi, era la chiave per provare un vero senso di realizzazione nella vita. I nostri sforzi basati sulla filosofia del Buddismo di Nichiren Daishonin sono l’avanguardia di questo genere di azioni altruistiche.
Riguardo all’importanza di condividere il Buddismo con gli altri, Toda disse: «Primo, è il modo migliore per far sì che noi e gli altri diventiamo felici; secondo, è la chiave per la prosperità del paese; terzo, è il sentiero più diretto per la realizzazione della pace mondiale». Spero che i nostri membri della Divisione giovani serbino nel cuore queste parole, facciano conoscere con coraggio il Buddismo del Daishonin alle persone e aprano la strada a un’esistenza di pace e felicità insieme ai loro amici.
A volte è molto difficile introdurre le persone all’insegnamento del Daishonin. Immagino che molti membri siano preoccupati di quanto sia arduo realizzare questo compito. Anch’io ho dovuto lottare per farlo. Far conoscere il Buddismo agli altri è un processo continuo scandito da tentativi ed errori. Nel diario che tenevo da giovane scrissi: «S. mi ha restituito tutte le lettere in cui ho cercato di convincerlo a prendere fede nel Gohonzon. È triste che così poche persone ricerchino la vera Legge. La battaglia si fa più dura ogni giorno. Non c’è altra scelta che andare avanti, serbando nel proprio cuore il desiderio di vincere» (D. Ikeda, Diario giovanile, esperia, pag. 89) e in un’altra occasione scrissi: «Siamo andati insieme a Omori per le attività di propagazione. Mi preoccupa seriamente la mia incapacità nel far conoscere la pratica alle altre persone» (Ibidem, pag. 179).
Ci saranno sicuramente momenti in cui vi sentirete tristi e frustrati perché anche i vostri migliori tentativi di comunicare agli altri la grandezza del Buddismo di Nichiren sembrano non dare frutti. Ma è proprio quello il momento di recitare e studiare gli scritti del Daishonin ancora più intensamente, sforzandovi di far sì che la prossima opportunità di dialogo sia un successo. Invece che rimuginare sulle occasioni in cui non avete avuto successo, decidete che la prossima volta vincerete sicuramente e affrontate la sfida con coraggio.
Questo atteggiamento perseverante è la chiave per realizzare la vittoria nella vita. Il principio dei tremila regni in un singolo istante di vita garantisce che le cose cominceranno a muoversi nella direzione che avete deciso, in preciso accordo con la vostra determinazione. Toda comprendeva meglio di chiunque altro questo spirito impavido. Soleva dire: «Anche soltanto parlare a qualcuno del Buddismo è propagazione, equivale a piantare i semi del Buddismo e porta benefici immediati».
Che i vostri sforzi di far praticare gli altri abbiano successo o no, ne trarrete comunque grandi benefici. Le vostre attività vi permetteranno di crescere e portare avanti la vostra rivoluzione umana, e di costruire sincere amicizie, aiutando gli altri a creare un legame con il Buddismo. Numerosi membri anziani lo hanno dimostrato. Grazie agli sforzi nella propagazione hanno trasformato la loro condizione vitale, hanno cambiato la loro situazione familiare, hanno ottenuto risultati positivi nel lavoro e si sono conquistati la fiducia delle persone che li circondano. La chiave per far questo è che vi manteniate allegri e fiduciosi, qualsiasi cosa accada e che continuiate con pazienza e sincerità a far conoscere il Buddismo del Daishonin alle persone che vi circondano, nella maniera che vi è più consona.
Lo scrittore francese François de La Rochefoucauld (1613-80) scrisse: «C’è altrettanta eloquenza nel tono della voce, negli occhi e nell’atteggiamento di colui che parla, come nelle parole che pronuncia». Se non siete sicuri di voi stessi quando parlate, non sarete persuasivi, anche se ciò che dite è la verità. È essenziale recitare Daimoku con vigore e affrontare il dialogo con gli altri con una grande forza vitale.

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Se i giovani Soka
si alzano
in modo che tutto il mondo
li veda,
nei cieli riecheggeranno
urrà di vittoria, senza precedenti.

Le “Guide per la gioventù” del presidente Toda iniziano con questa dichiarazione: «Un nuovo secolo sarà creato dalla passione e dal potere della gioventù». Sono trascorsi sessant’anni da questa guida, e ogni sua singola parola continua a risplendere dentro di me. La “passione” di cui parlava è la passione che ci spinge a preoccuparci dei nostri amici e ad aiutarli a diventare felici, e anche l’appassionato desiderio di kosen-rufu. Il “potere” è il potere di agire con decisione e vincere in ogni sfida, un potere che si può sviluppare solo con la fede, la pratica e lo studio. Il Daishonin scrive: «Che motivo avete di lamentarvi? Benché non siate il Venerabile Mahakashyapa, dovreste tutti mettervi a ballare! Benché non siate Shariputra, dovreste balzare in piedi e danzare. Quando il Bodhisattva Pratiche Superiori emerse dalla terra, non lo fece forse danzando?» (Grande male e grande bene, RSND, 1, 992). Nel Kansai, durante la Campagna di Osaka del 1956, studiai profondamente questo passo. Misi insieme la passione e il potere dei giovani del luogo e insieme rea­lizzammo un successo di crescita senza precedenti. Ora è giunto davvero il momento che i miei giovani successori prendano liberamente la guida nelle prime linee del nostro movimento in tutto il globo.
Ai giovani studenti vorrei dire: «Tenete alto il vessillo della verità!». Alla Divisione studentesse dico: «Conducete una vita vittoriosa!». Agli impareggiabili campioni della Divisione giovani uomini dico: «Trionfate fino in fondo!». E alle vibranti messaggere dell’Ikeda Kayo-kai dico: «Realizzate con gioia lo scopo della vostra vita!». Ognuno di voi è il mio successore. La crescita costante di una Soka Gakkai dei giovani dipende interamente dagli sforzi della vostra generazione.
Mi appello a voi ancora una volta affinché sviluppiate ancor di più la nostra magnifica alleanza di persone comuni per la pace e la giustizia. Conto su di voi!

Finché la Divisione giovani
si dedicherà alla nostra nobile causa,
con solennità e coraggio,
il futuro è assicurato.

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