Vi giungano i miei più sinceri rallegramenti in occasione della pubblicazione del primo numero de Il Nuovo Rinascimento.
Sono sicuro che questo giornale costituirà una fonte di fede per ogni membro e stimolera il progresso di kosen-rufu in Italia.
Proteggetelo, amatelo e coltivatelo, cosicché dopo cento, mille numeri, Il Nuovo Rinascimento possa diventare un grande giornale. Infatti la sua crescita e diffusione rifletterà quella di kosen-rufu in Italia.
Durante il Rinascimento, che celebrò il risveglio della cultura umanistica, il ruolo svolto dalla stampa per l’elevazione degli spiriti fu determinante. Anche il pensiero di uomini come Dante, Giordano Bruno ed Erasmo pote essere conosciuto grazie ad essa.
Ma con il mutare dei tempi e il rapido progresso della tecnica tipografica siamo giunti ad un’epoca in cui il mondo è letteralmente sommerso da un numero esorbitante di pubbIicazioni, e la stampa, che ai suoi inizi contribui al risveglio umano, è oggi talvolta accusata di privare gli uomini della loro soggettività e di creare una cultura di massa superficiale e deteriore.
In quest’epoca la presenza di un giornale ispirato al Buddismo di Nichiren Daishonin, che affondi le radici nella vera liberazione dell’uomo e nel vero umanesimo acquistera sempre maggiore importanza.
Un Gosho dice: «Più alto è il pino, più lungo è il glicine, piu profonda è la sorgente, più lungo è il corso del fiume» (cfr. RSND, 1, 572).
Amici italiani, raccolti intorno al vostro responsabile sig. Kaneda, avanzate con il vostro giornale verso il XXI secolo gioiosamente, serenamente, senza fretta, ma con costanza.
Vi invio questo messaggio fiducioso che il vostro movimento per un nuovo rinascimento sara un successo nel luminoso secolo della vita.
1 febbraio 1982
Daisaku Ikeda
Presidente della Soka Gakkai Internazionale
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Proteggetelo, amatelo, coltivatelo
di Erica Galligani
Le parole che il presidente Ikeda scrisse alla nascita di questa rivista, e che oggi commentiamo in queste due pagine, sono quelle che ci hanno fatto da timone in tutti questi anni. E a queste siamo sempre tornati, ogni volta che volevamo capire meglio quale novità offrire ai lettori. Quando il primo numero vide la luce, le copie stampate erano solo ottocento, che poi diventarono milleduecento in seguito a una ristampa fulminea di altri esemplari. Il Buddismo era approdato da relativamente poco tempo in Italia e il numero dei seguaci e potenziali lettori non raggiungeva le mille unità. Quasi nessuno aveva sfogliato il Seikyo Italia o L’aurora, i precursori nostrani del Nuovo Rinascimento; fino a questo momento la rivista più letta era il Seikyo Times, il giornale della Soka Gakkai Internazionale in lingua inglese, oppure il materiale battuto a macchina e fotocopiato. Avere un mensile tutto italiano, anche se in gran parte tradotto, che ospitava le esperienze dei membri, forniva i rudimenti di studio e, soprattutto, accoglieva gli scritti di Ikeda, fu qualcosa di straordinario.
“Sono sicuro che questo giornale costituirà una fonte di fede per ogni membro e stimolerà il progresso del kosen-rufu in Italia.“
Queste parole di Ikeda sapevano guardare lontano. A un domani nel quale ogni membro si sarebbe confrontato, stimolato e – auspicabilmente – sarebbe stato incoraggiato dalle pagine della rivista. Per animare insieme agli altri il radicamento e lo sviluppo del movimento buddista e dei suoi princìpi nel paese. Parole che sapevano guardare ben più lontano dell’emozione che suscitò la rivista alla sua prima uscita anche nei lettori più affezionati. Un affetto che veniva dimostrato anche dal fatto che non erano pochi coloro che decidevano di sottoscrivere due o tre abbonamenti per sostenere sia il periodico che l’associazione.
“Proteggetelo, amatelo e coltivatelo, cosicché dopo cento, mille numeri, Il Nuovo Rinascimento possa diventare un grande giornale. Infatti la sua crescita e diffusione rifletterà quella del kosen-rufu in Italia.“
In questi trent’anni, chiunque abbia partecipato alla sua creazione e diffusione, custodisce questa frase nel cuore. “Proteggere, amare e coltivare” Il Nuovo Rinascimento è quello che si è fatto. Lo abbiamo protetto, considerandolo un cucciolo da allevare bisognoso di cure premurose per crescere. Lo abbiamo amato, con la passione e l’orgoglio di chi sente di avere un compito rimarchevole. Lo abbiamo coltivato, grazie alle migliaia di persone che in questo arco di tempo hanno preso parte alla sua promozione, realizzazione e diffusione.
Cercando di non dimenticare mai che la sua crescita avrebbe alimentato anche quella di kosen-rufu in Italia.
“Durante il Rinascimento, che celebrò il risveglio della cultura umanistica, il ruolo svolto dalla stampa per l’elevazione degli spiriti fu determinante. Anche il pensiero di uomini come Dante, Giordano Bruno ed Erasmo poté essere conosciuto grazie ad essa.
Ma con il mutare dei tempi e il rapido progresso della tecnica tipografica siamo giunti ad un’epoca in cui il mondo è letteralmente sommerso da un numero esorbitante di pubblicazioni, e la stampa, che ai suoi inizi contribuì al risveglio umano, è oggi talvolta accusata di privare gli uomini della loro soggettività e di creare una cultura di massa superficiale e deteriore.
In questa epoca la presenza di un giornale ispirato al Buddismo di Nichiren Daishonin, che affondi le radici nella vera liberazione dell’uomo e nel vero umanesimo, acquisterà sempre maggiore importanza.“
Quante volte ci è stato chiesto il perché di questo nome. La centralità dell’essere umano e la curiosità senza limiti dei suoi protagonisti, ha fatto dell’età del Rinascimento un simbolo particolarmente caro a Daisaku Ikeda. Tanto da farlo diventare la testata di questa pubblicazione. Con l’aggiunta di “nuovo”, per interpretare questo ideale nei giorni nostri. Il “nuovo” Rinascimento diventa così lo spazio che ospita riflessioni per approdare alla liberazione dell’essere umano, recuperando quella soggettività che permette di discernere ciò che è utile da ciò che non lo è, ciò che è imposto dalla cultura di massa da ciò che può offrire un pensiero di speranza, una rinascita. In altre parole, si potrebbe definire lo spazio della “rivoluzione umana”.
Quando Il Nuovo Rinascimento si affacciò in Italia era la prima rivista in questo settore. Oggi quelle che diffondono il messaggio del Buddismo di Nichiren Daishonin in Italia sono tre: due su carta (con Buddismo e società) e una on line (ilvolocontinuo.it). Ciò che lega queste testate è il desiderio di trasmettere la forza, la speranza e la lungimiranza contenute nelle parole di sensei.
Il messaggio che ci ha dedicato quel primo febbraio 1982 è un faro che continuerà a illuminare la nostra rotta.
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NR, Noi Rinasciamo!
«Qual è il numero del Nuovo Rinascimento a cui siete particolarmente legati?»
Abbiamo fatto un piccolo tour per l’Italia,un breve viaggio fatto di esperienze e spunti di riflessione su come la rivista sia utilizzata per crescere nella vita e nell’attività. Dopo trent’anni di storie e di notizie speriamo che il giornale, come afferma Daisaku Ikeda, «continui a dimostrare il potere fondamentale della parola scritta diffondendo coraggio e saggezza, il coraggio di superare con successo tutti gli ostacoli e la saggezza di creare valore in qualunque circostanza»
Nel 418 è stata pubblicata la storia di una rana sorda che vince la sua sfida ignorando chi le consigliava di mollare la sua impresa, scambiando ogni parola per incitamento e sostegno. Nel 2009 io sono diventata la “rana sorda”: avevo deciso di laurearmi, andare a vivere da sola, stare vicino a mia madre gravemente malata, non abbandonare il lavoro e occuparmi delle giovani donne del mio settore. “Sorda” alle parole di chi mi consigliava di rinunciare a qualcosa, mi sono sfidata fino all’ultimo… e come la piccola rana, ho vinto! (NR, 418, 15 aprile 2009)
Barbara Amoroso, Colle Val d’Elsa (SI)
«La convinzione non è altro che la perseveranza e la pazienza di continuare a insistere senza mai arrendersi, è il coraggio di coltivare fino alla fine uno spirito combattivo. È quel tipo di valore che non conosce la paura». Questa frase mi ha fatto riflettere sul fatto che, a volte, per realizzare gli obiettivi sono necessarie qualità invisibili, come la perseveranza che non si vede ma c’è. Oppure la pazienza che si sviluppa giorno dopo giorno. Sono quelle qualità che ci sforziamo di accumulare goccia dopo goccia, e che si manifestano nella loro potenza quando ce n’è bisogno. Si ha fede quando sappiamo aspettare senza perdere il controllo. (NR, 478, 1 dicembre 2011)
Monica Masotti, Livorno
L’articolo Le catene si trasformano in ali ha richiamato alla memoria la rivoluzione che ho fatto nella mia vita: è bello che ogni tanto qualcuno ci ricordi i passi avanti che facciamo. Ero molto fragile, mi lasciavo influenzare dalle opinioni degli altri e avevo la tendenza a lamentarmi per l’incomprensione che sentivo. Il Buddismo mi ha fatto vedere i miei limiti e soprattutto mi ha dato la possibilità di liberarmene. Poco alla volta ho conquistato la libertà di esistere, di amare e di essere amato. Ho trasformato le mie catene in ali. (NR, 471, 1 agosto 2011)
Dorian Fratto, Rho (MI)
La gioia di ospitare un gruppo mi rende veramente felice, perché gli incoraggiamenti e il sostegno reciproco riempiono il cuore. Oggi sto lottando contro un grande ostacolo nella mia vita e mi sento sostenuta da un articolo, Senza rancore, di Matilda Buck. Non so come e quando ci riuscirò, ma sento che col Daimoku troverò la forza di andare oltre la sofferenza e di perdonare; un aspetto fondamentale nel mio percorso evolutivo e che può essere utile anche a tanti compagni di fede. (NR, 319, 1 gennaio 2005)
Nadia Stossi, Rho (MI)
L’ultimo numero per me è sempre quello dove trovo tutto quello che mi serve. I numeri riguardanti il cinquantesimo anniversario di kosen-rufu in Europa sono stati un faro e mi hanno aiutato a capire che il presidente Ikeda è al mio fianco che recita Daimoku insieme a me. Egli mi ha insegnato l’importanza di fare un passo indietro per far crescere gli altri. Ho sottolineato qualcosa in ogni pagina di ogni numero, ricercando sempre gli incoraggiamenti per la mia crescita personale e quella degli altri. (NR, 479, 15 dicembre 2011)
Maurizio Melegari, Seravezza (LU)
In questo numero ho trovato gli ingredienti per riconoscere nel mio cuore quella “cosa” che si chiama ignoranza fondamentale. Recitando Daimoku e approfondendo questo articolo ho capito che ignoranza fondamentale vuol dire non riconoscere che la mia vita è la Legge mistica, che è gioia, e che è bella così com’è. Sono “ignorante” nei confronti della mia Buddità! Vorrei ringraziare il presidente Ikeda che mi sostiene in quest’idea meravigliosa: la vita, mia e degli altri, è di per sé gioia. (NR, 474, 1 ottobre 2011)
Alessio Mancinelli, Follonica (GR)
Tutti i Nuovo Rinascimento sono importanti per me, ma quelli che hanno ricordato i progressi di kosen-rufu in Europa sono stati davvero incoraggianti. Leggendo un numero del 2001 mi colpì la stretta relazione di alcuni responsabili con il presidente Ikeda. Grazie a quest’articolo è scattata dentro di me la ricerca di un onesto dialogo interiore rivolto a mettere in pratica, io per primo, lo stesso intento del maestro. (NR, 233, 1 aprile 2001)
Francesco Torre, Cecina (Li)
Quando ho letto Nello spazio infinito ho avuto l’impressione che quelle parole fossero scritte proprio per me. Quest’unione tra noi e l’universo mi aiuta a non sentirmi sola e a pensare che il vasto universo è dentro di me. Come dice l’articolo: «Contemplare il cielo notturno e parlare con la luna e le stelle» arricchisce il mio cuore e pregare di fronte al Gohonzon mi fa sentire parte del flusso dell’universo intero. (NR, 464, 15 aprile 2011)
Tatiana Tsimashei, Marina di Carrara (MS)
Un sondaggio per conoscere meglio i lettori
Mesi fa a un campione di lettori è stato chiesto di completare un questionario di valutazione su Il Nuovo Rinascimento, vi ricordate? Grazie!
I vostri commenti ci hanno fatto riflettere e ci hanno aiutato a lavorare per migliorare la qualità della rivista. Abbiamo infatti valutato in maniera articolata cosa funziona e cosa invece può essere reso più efficace all’interno della rivista, ascoltando anche la voce del lettore. Grazie alle vostre opinioni siamo quindi riusciti a capire meglio qual è il gradimento della rivista, quali sezioni ritenete utili e interessanti. Già da questo numero potrete trovare alcuni dei cambiamenti che ci avete suggerito, ma non ci fermeremo qui. A voi chiediamo di continuare a farci avere i vostri suggerimenti via email a nuovo.rinascimento@sgi-italia.org, ma soprattutto vi auguriamo buona lettura!
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Con ogni mezzo – 1982»2012
Era il 1982 quando usciva il primo numero del Nuovo Rinascimento. Sono passati trent’anni e una rivoluzione dell’editoria, ma Il Nuovo Rinascimento è pronto per nuove avventure
di Cristina Sereni
I primi numeri del Nuovo Rinascimento venivano redatti interamente con la macchina da scrivere, i fogli si portavano in tipografia e da questa ritornava una bozza di stampa simile a un collage. Sistemata la bozza, con un altro collage di pellicole trasparenti attaccate a fogli di acetato con sotto della carta millimetrata per allineare colonne e immagini, si componeva la pellicola definitiva che serviva a ricavare le matrici di stampa da montare sui rulli delle macchine offset. Questo processo che oggi sembra macchinoso e che comportava diversi viaggi dalla redazione alla tipografia, era quanto di più all’avanguardia si aveva a disposizione.
L’arrivo del primo computer, un Apple II, segnò una prima svolta: il giornale veniva mandato in tipografia su un floppy disc da 5 pollici e un quarto. Una bella comodità, anche se per inserire le fotografie in formato digitale, si dovette aspettare ancora qualche anno.
Oggi si fa tutto al computer e senza muoversi dalla redazione. Il file contenente il giornale viene spedito in tipografia per via telematica e la prova di stampa ritorna in formato pdf.
Gli abbonati ricevono comodamente il giornale nella cassetta delle lettere, o nel gruppo di appartenenza, ma lo trovano anche sul web (www.sgi-italia.org/riviste/nr/). E non è detto che presto non si possa avere la possibilità di scegliere tra l’abbonamento alla rivista cartacea e quello alla rivista in formato elettronico per accontentare sia gli amanti della carta stampata, sia i fan dei più moderni dispositivi elettronici.
Era il 1982 quando usciva il primo numero. Sono passati trent’anni e una rivoluzione dell’editoria, ma il Nuovo Rinascimento è pronto per nuove avventure.
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La nascita di un numero in redazione
La redazione del Nuovo Rinascimento si trova a Firenze in un ufficio del Centro culturale italiano. Ecco le fasi di lavoro che precedono l’uscita di ogni numero
di Maria Paparazzo
La riunione
Come in ogni giornale che si rispetti, il primo step è la riunione di redazione in cui Erica Galligani, Stefano Niccoli, Manola Fiorini e Tamiko Kaneda si incontrano con altri collaboratori per raccogliere idee, discutere, vagliare le cose più interessanti e tirare le fila. In questa fase si lascia molto spazio alla creatività tenendo sempre presente che il giornale nasce per offrire un servizio ai lettori.
La produzione dei testi
Una volta decise le linee guida si assegnano i compiti. Qui entrano in gioco i moltissimi collaboratori esterni che partecipano volontariamente alla produzione del giornale. Intervengono i redattori che hanno a disposizione un numero di caratteri preciso su un certo tema (e tanto Daimoku per far combaciare le due cose); i traduttori che rendono accessibili testi dal giapponese e dall’inglese ricercando la versione più vicina allo spirito dell’originale; i correttori di bozze che scelgono di leggere e correggere quello che altri hanno scritto o tradotto (ogni testo viene letto da almeno tre persone diverse prima di approvarne la stampa).
Foto e illustrazioni
Una fase delicata quanto la scrittura. Le foto e le illustrazioni raccontano un mondo vasto che coinvolge visivamente il lettore. I fotografi, numerosissimi, forniscono testimonianze di eventi, mettono a disposizione il loro archivio e all’occorrenza vengono inviati sul posto per realizzare un servizio. Ultimamente si è pensato alla presenza di un photo editor che potesse gestire la raccolta dei materiali e la scelta delle foto in base ai testi già in bozza. Gli illustratori lavorano sui testi che la redazione fornisce loro, tenendosi a disposizione per eventuali modifiche delle proposte fornite.
L’impaginazione
Negli ultimi anni il giornale ha introdotto molti cambiamenti grafici, grazie al contributo di vari professionisti e all’evoluzione della tecnologia. La fase del montaggio tiene conto dello spazio a disposizione e della possibilità di inserire testi, forme e volumi nell’intelaiatura esistente per ottenere un risultato armonioso e in linea con i temi.
L’energia della redazione
Il ticchettio costante delle dita sulla tastiera, i click del mouse, le parole, i pensieri, chi entra, chi esce, il telefono, la mail, il pezzo da fare e da rifare, le foto, le opinioni, “mi piace ma non funziona”, notizie dall’estero, la pausa caffè, il Daimoku, ancora concentrazione. Tutto questo e molto altro fa della redazione del Nuovo Rinascimento un’attività dinamica tesa a soddisfare le aspettative dei lettori. Tutto questo sarebbe impossibile realizzarlo senza l’aiuto dei volontari che offrono il loro tempo e le loro capacità con la consapevolezza e l’intenzione di trasmettere sempre lo spirito del presidente Ikeda.
Andiamo in stampa…
I dubbi non mancano mai, ma il giornale va chiuso almeno un mese prima per poter avviare le fasi di stampa e distribuzione in tempi utili e, vista la cadenza quindicinale, in redazione si lavora sempre su due o più numeri contemporaneamente. Ritocchi e interventi dell’ultimo minuto sono sempre possibili, nella prospettiva di migliorare ogni volta cercando sempre gli aspetti più funzionali nell’ambito della pratica buddista. Sempre attivo è l’ufficio abbonamenti che si occupa delle modalità per gli abbonamenti nazionali e internazionali. E per ultimo, ma non per questo meno importante, chi si occupa del magazzino e delle spedizioni: il giornale entra così nelle vostre case.
…e sul web
Oltre la carta, Il Nuovo Rinascimento si trova anche online. Tramite l’inserimento del proprio codice abbonato si può consultare il numero attuale e l’archivio.
Un ringraziamento speciale a tutti i collaboratori: siete insostituibili!
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Eroi senza corona
Daisaku Ikeda spesso definisce coloro che ogni giorno consegnano il Seikyo Shimbun “eroi senza corona”. A Roma esiste un gruppo che svolge analoga attività di consegna del Nuovo Rinascimento e di Buddismo e società. Beatrice racconta come questo l’abbia guidata e sostenuta nel proprio cambiamento di vita, portandola a scoprire anche l’importanza di leggere personalmente le riviste che molti, a casa, attendevano
di Beatrice Quattrini
Quando ho ricevuto il Gohonzon, dopo solo tre mesi di pratica, è stato per me come rinascere: finalmente qualcosa si stava muovendo e, senza accorgermene, avevo decretato la fine della mia staticità e del mio auto annientamento.
Inconsapevole delle lotte alle quali sarei andata incontro, ho cominciato ad affrontare la mia oscurità. Avevo un forte e sincero desiderio di fare qualcosa in più nella Soka Gakkai e di sperimentare quello che tutti mi dicevano: «Fare attività per gli altri ti porterà a una svolta nella vita» oppure: «È un’ottima occasione per sfidarsi e superare i problemi».
Non sapevo da dove iniziare, ma volevo agire, prendermi delle responsabilità partendo proprio dal Buddismo. Così cominciai a recitare Daimoku per portare avanti la mia rivoluzione umana con quella che sarebbe stata l’attività migliore per me.
Un anno dopo aver ricevuto il Gohonzon mi fu offerta l’occasione di far parte del gruppo che si occupa della consegna delle riviste dell’Istituto. Accettai con grande spontaneità e sincerità, ma non capivo il vero valore di quest’attività, tanto che non avevo neanche l’abbonamento!
Roberta, la persona che si occupava delle riviste per il settore, mi consegnò le copie del Nuovo Rinascimento, dandomi tutti i numeri di telefono degli abbonati, che avrei dovuto contattare e incontrare.
Contenta e soddisfatta tornai a casa pensando: «In fondo devo solo portare questi giornali agli abbonati. Insomma, una cosa semplice!».
Arrivata a casa, guardai le riviste sul tavolo e mi resi conto che erano veramente tante! Decisi di iniziare subito, presi i numeri di telefono e mi accorsi che molte di quelle persone non le conoscevo nemmeno.
In quel momento mi resi conto, in modo consapevole, della mia chiusura rispetto alle relazioni umane. Era già un anno che frequentavo il gruppo e conoscevo ancora pochissime persone: certo, ci salutavamo, ascoltavo le loro esperienze, ma mai più di questo, anche perché all’inizio della pratica evitavo accuratamente le riunioni di discussione.
La prima sfida quindi fu telefonare e parlare con ognuna di quelle persone.
Cominciai ad agitarmi: non sapevo cosa dire, e soprattutto dovevo espormi. La mia mente nel frattempo “suggeriva” le cose più diverse per non farmi fare quelle telefonate… cosa potevo fare? L’unica soluzione era recitare Daimoku con la speranza di quietare quell’ansia che fino ad allora mi aveva impedito ogni azione. Presi tutto il mio coraggio e rivolsi la mia preghiera al Gohonzon con la sincera intenzione di svolgere l’attività nel migliore dei modi. L’ansia iniziò a svanire e la tranquillità e la gioia presero il suo posto; la paura e l’indecisione si misero da parte e mi sentivo la testa leggera. Così cominciai a fare le prime telefonate, e la gioia cresceva a ogni chiamata. C’era chi diceva: «Evviva finalmente, avevo proprio bisogno di parlare con un compagno di fede» oppure: «Grazie Bea, ci vediamo domani per la rivista. Non vedo l’ora di leggere gli incoraggiamenti di Ikeda» o ancora: «Che bello, finalmente posso conoscerti! Ci facciamo due chiacchiere e recitiamo un po’ di Daimoku e se hai tempo ci leggiamo qualcosa insieme».
Tutto questo stava accadendo a me, che fino a quel momento ero stata in un angolo a guardare, attenta a non farmi vedere: mi ritrovavo circondata da persone che non facevano altro che ringraziarmi, abbracciarmi e incoraggiarmi. Non mi sentivo più sola.
Continuavo a non capire però perché fossero così importanti queste riviste, così finalmente ne lessi una, e capii.
Compresi che leggere gli incoraggiamenti del presidente Ikeda e le esperienze dei compagni di fede può essere lo spunto per la nostra rivoluzione umana, come l’incoraggiamento che ti dice: «Vai avanti, che non sei sola», o l’ispirazione che ti fa dire: «Ora ci provo anch’io a sfidarmi su questa cosa».
Decisi di fare il mio abbonamento e capii quanto fosse importante la mia missione: ero diventata uno dei messaggeri di sensei.
Continuando nell’attività ovviamente non sono mancati gli ostacoli, che hanno portato alla luce tutte le mie tendenze e i miei limiti. Il mio stato vitale crollava e andavo “dalle stelle alle stalle” se per pigrizia o apatia non riuscivo a fare tutte le consegne. Subito scattava l’autocritica, mi dicevo che ero un’incapace, passando in mezzo a una collera annebbiante. Una volta arrivai a dire di voler chiudere il Gohonzon perché non ero degna di essere una buddista. Per fortuna, ogni volta ho deciso di lottare contro la mia oscurità e di rinnovare la mia determinazione davanti al Gohonzon in modo sempre più incisivo, di portare valore e rispetto nella mia vita per kosen-rufu, partendo sempre dall’attività per la felicità degli altri.
L’attività è stata la mia occasione per uscire dal mio guscio. Da quel momento con alcuni ho approfondito veri legami di amicizia, con altri ho creato quel magnifico rapporto di “compagni di fede”, per cui anche se non ci vediamo spesso siamo sempre pronti ad ascoltarci e incoraggiarci a vicenda.
Per questo voglio trasmettere la mia esperienza a chi avrà l’occasione di fare questa attività. Consegnare le riviste è stupendo perché ti dà l’opportunità di entrare nelle case degli altri (non è una cosa scontata) e condividere con loro una parte della loro vita.
È un vero onore, perché la gente si fida di te e ti accetta così come sei senza giudizio, ognuno a suo modo e ognuno con le proprie rivoluzioni.
Perché ci sono persone che aspettano quella rivista, che è mia responsabilità custodire e consegnare; perché hanno investito soldi in quell’abbonamento – a volte anche con sacrificio – e io non posso permettermi di portarla in ritardo; perché avrebbero potuto farsela spedire per posta, ma di comune accordo abbiamo deciso di incontrarci personalmente: un’occasione di confronto e di sostegno.
E poi, è attraverso lo studio del Gosho che posso approfondire la mia conoscenza del Buddismo, e il Gosho è pubblicato e spiegato sulle riviste. È su queste che posso trovare gli spunti per portare avanti kosen-rufu.
Grazie all’occasione di aver potuto raccontare quest’esperienza, oggi “so” che porterò avanti in modo più determinato che mai quest’attività, pronta a superare qualsiasi avversità per kosen-rufu, per sensei, per tutti i compagni di fede, per me…