Le Marche si preparano a sostenere la mostra a favore di un mondo libero dalle armi nucleari
Dopo il successo di Firenze, la mostra “Senzatomica – trasformare lo spirito umano per un mondo libero dalle armi nucleari” verrà nuovamente allestita al Centro arti visive “Pescheria” dall’11 al 26 febbraio. Quello che appena un anno fa sembrava un obiettivo impossibile si sta realizzando. Tutto è nato dalla decisione di invitare il sindaco della città a partecipare alla conferenza stampa di presentazione che si è tenuta in Parlamento il primo febbraio scorso. Il profondo apprezzamento che il primo cittadino ha manifestato per l’iniziativa ha rafforzato la nostra convinzione che, anche se pochi di numero, i membri del centro Pesaro e della regione Marche sarebbero riusciti a sostenere lo sforzo organizzativo e di fede che la mostra richiede. È stato costituito un comitato che si è riunito prima una volta al mese e poi con cadenza settimanale basando l’attività sulla recitazione di Daimoku e sull’approfondimento della relazione tra maestro e discepolo attraverso lo studio degli scritti di Daisaku Ikeda. Col desiderio di condividere con quante più persone possibili il beneficio di poter offrire il proprio contributo, sono stati invitati a partecipare anche i membri di Rimini e San Marino, nostri vicini di casa.
Come scrive Daisaku Ikeda: «La guerra può distruggere l’umanità delle persone nella loro più intima profondità. In particolare le armi nucleari, che in un singolo istante possono annientare la vita di centinaia di migliaia di persone o farle sprofondare in uno stato di angoscia infernale, possono essere descritte soltanto come il prodotto della natura diabolica intrinseca alla vita». La decisione di realizzare la mostra ci sta dando l’occasione di combattere fino in fondo l’oscurità fondamentale della vita a partire da noi stessi. Ci consente inoltre di comprendere che attraverso il dialogo e la fede nella natura di Budda inerente a ciascun essere umano si può creare un grande sodalizio di persone comuni dedite alla realizzazione della pace, riaffermando la sacralità della vita come valore fondamentale su cui ricostruire le relazioni all’interno della grande famiglia umana.
Linda Binotti,
membro del Comitato organizzatore della mostra
La Liguria alla prova dei fatti
Dopo Le recenti alluvioni i partecipanti al corso della regione Liguria sono stati “costretti” a mettere subito in pratica i princìpi della fede. Primo su tutti, il coraggio di affrontare le difficoltà
La Liguria è stata vittima di ripetute e gravi alluvioni che l’hanno attraversata da Levante a Ponente, colpendo indiscriminatamente persone e cose. Il tutto si è svolto nell’arco di una ventina di giorni con, in mezzo, il corso della regione al Centro culturale europeo a Trets.
I primi a essere colpiti sono stati gli abitanti dell’estremo Levante mentre ancora si svolgevano i preparativi del corso. Trasporti e comunicazioni bloccati. Anche l’uso dei cellulari ridotto al minimo per la mancanza di corrente elettrica. Mentre si rilevavano i danni, peraltro molto ridotti considerata la gravità degli eventi, e si organizzavano gli aiuti, dall’altra parte del blocco autostradale e ferroviario ci si trovava per recitare Daimoku a sostegno delle vittime. Sono arrivate copiose le testimonianze dei membri che hanno verificato il principio secondo cui «la fragranza interna ottiene protezione esterna». E, cosa straordinaria, sono arrivate anche le conferme di adesione al corso, anche se fino a un paio di giorni prima della partenza non si aveva alcuna certezza che il traffico sarebbe stato agibile.
Al secondo giorno di corso si è verificata l’alluvione di Genova. Di nuovo comunicazioni interrotte e grande preoccupazione; i centocinquanta partecipanti, uniti nella recitazione del Daimoku, sono stati sostenuti dallo studio del Gosho nel decidere di affrontare la difficile realtà che li avrebbe aspettati al ritorno e di contribuire a trasformare il veleno in medicina.
Come il fiore di loto che emerge dal fango (e mai come in questo caso l’allegoria potrebbe essere più calzante!) la Liguria ha espresso la sua decisione di emergere in tutto il suo splendore, facendo di questa esperienza un tesoro prezioso e un’ulteriore occasione di crescita in ogni campo.
Marinella Giangreco
Le riunioni di discussione 2012
Gennaio 12 e 19
Febbraio 2 e 16
Marzo 1 e 15
Aprile 5 e 19
Maggio 3 e 17
Giugno 7 e 21
Luglio 5 e 19
Settembre 6 e 20
Ottobre 4 e 18
Novembre 8 e 22
Dicembre 6 e 13
Programma di studio
per il primo semestre 2012
Gennaio
Come coloro che inizialmente aspirano alla via possono conseguire la Buddità attraverso il Sutra del Loto (RSND, 1, 774)
Febbraio
Lettera al prete laico Nakaoki (RSND, 1, 892)
Marzo
Lettera a Konichi-bo (RSND, 1, 587)
Aprile
La buona medicina per tutti i mali (RSND, 1, 833)
Maggio
I quattro debiti di gratitudine (RSND, 1, 36)
Giugno
La torre preziosa (RSND, 1, 264)
Cosa l’amore non è
Nel secondo appuntamento dedicato al tema dell’avidità, tenuto al Centro culturale Ikeda di Milano, si è parlato di amore e di cosa suggerisce il Buddismo per vivere relazioni soddisfacenti
Il 6 novembre si è tenuta al Centro culturale Ikeda di Milano la seconda conferenza organizzata dalla regione Lombardia avente come tema quello dell’avidità: la fame d’amore.
Tiziana Bombardieri, che ha tenuto la conferenza, ha iniziato parlando di cosa non è l’amore, ma di come spesso viene vissuto. Ha alternato citazioni e pareri di diversi pensatori. Partendo da Erich Fromm, secondo il quale la nostra è una società insoddisfatta e malata che ci rende a nostra volta insoddisfatti e malati, e ci induce a cercare l’amore come se fosse un oggetto d’acquisto. Altro aspetto da prendere in considerazione è la virtualità: siamo connessi con tutti virtualmente, alle relazioni personali si stanno sostituendo quelle virtuali, la comunicazione in questo modo è come se fosse congelata. Viviamo con un senso di abbandono, da cui nasce la smania di trovare l’altro perché ci sentiamo abbandonati a noi stessi. Secondo il filosofo Umberto Galimberti, quando sto con l’altro uso la relazione per esprimere il mio io, come se non fosse tanto importante l’altro quanto che io realizzi me stesso: lo possiedo, posso presentarlo ai mie amici, mi dà stabilità economica… ma tutto ciò non c’entra nulla con l’amore. Questo modo di cercarlo o viverlo porta come conseguenza la paura, l’insicurezza, ci toglie la stima, non ci fa credere in noi, negli altri, nella vita, rimproveriamo l’altro della nostra sofferenza.
L’amore è invece passione profonda, istinto, intimità. Amare vuol dire toccare con mano i nostri limiti ed essere disponibili al rischio, è lasciarsi squilibrare nelle difese che abbiamo, è l’atto di coraggio primario. L’amore è come la fede: richiede coraggio. Secondo Daisaku Ikeda l’amore è l’energia della vita, e come ogni energia può costruire, ma, se usata male, può distruggere, allo stesso tempo la via per tirar fuori le cose più belle dalla nostra vita è quella dell’amore.
Noi siamo abituati ad amare con il piccolo io, cioè con la paura, ma questo è un guscio di cui dobbiamo diffidare. Trasformiamo, tiriamo fuori il grande io!
Ilaria Erede