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Una felicità che include gli altri - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:34

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Una felicità che include gli altri

Nel 2008 nasce nel cuore di Roma un gruppo che si riunisce il sabato mattina. Una proposta nata da un’esigenza pratica di Roberta che, offrendo la sua casa, ha incontrato l’interesse di alcuni membri del quartiere. Dopo un primo periodo di “prova” in cui, pur tra inevitabili incertezze, questa esperienza prende avvio, il gruppo ha iniziato a decollare e si è “moltiplicato”, come loro amano spiegare, tanto da far nascere nuovi altri gruppi. Ecco la loro storia

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Nel 2008 nasce nel cuore di Roma un gruppo che si riunisce il sabato mattina. Una proposta nata da un’esigenza pratica di Roberta che, offrendo la sua casa, ha incontrato l’interesse di alcuni membri del quartiere. Dopo un primo periodo di “prova” in cui, pur tra inevitabili incertezze, questa esperienza prende avvio, il gruppo ha iniziato a decollare e si è “moltiplicato”, come loro amano spiegare, tanto da far nascere nuovi altri gruppi. Ecco la loro storia

Per circa un anno abbiamo imparato a conoscerci e confrontarci valorizzando le differenze. Le nostre riunioni accoglievano una gran varietà di persone che, per le esigenze più diverse, facevano temporaneamente riferimento al nostro gruppo, che oscillava di conseguenza. Ci si rassicurava dicendoci che la caratteristica dei gruppi della mattina è essere “di servizio”, dunque non dovevamo preoccuparci se le persone, pur trovandosi bene, andavano e venivano, ma questa spiegazione non ci convinceva perché il nostro gruppo non era come gli altri: non aveva un carattere, un’identità. Mancava di continuità e solidità.
Era bello fare riunioni piene di entusiasmo, con gente sempre nuova, storie nuove, ma sentivamo la grossa mancanza di non riuscire a “vedere” i cambiamenti nella vita delle persone, perché nessuno rimaneva abbastanza per percepire il percorso fatto insieme. Questo ci scoraggiava, tanto che entrambe, in momenti diversi, abbiamo avuto la tentazione di lasciare la responsabilità.
A gennaio 2010 abbiamo determinato che avremmo fatto crescere il gruppo rafforzando le relazioni tra i pochi frequentatori assidui, recitando Daimoku insieme una volta alla settimana. A questi appuntamenti a volte eravamo solo noi due, ma noi volevamo fortemente un gruppo nel quale crescere, in cui condividere un’esperienza di valore.
All’improvviso le cose hanno iniziato a muoversi: sono arrivate nel gruppo Marcella e Mariarosy. Inaspettatamente non eravamo più due, ma quattro, a volte cinque. Era in corso un grande cambiamento: abbiamo cominciato a fare, per la prima volta nella nostra esperienza, visite ai membri del gruppo, del tutto ignare di come farlo, ma insieme. Attraverso il nostro forte desiderio di condivisione, abbiamo cominciato a coinvolgere chi poteva e voleva.
Questa esperienza è stata fondamentale, perché siamo arrivate al cuore delle persone e loro al nostro. Non c’è stata una volta infatti, in cui non siamo uscite noi stesse incoraggiate e felici di aver aperto un dialogo più diretto e profondo. Nei mesi successivi alle riunioni hanno preso a venire venti-trenta persone, le sedie erano sempre poche e il tempo ancora meno. Ci siamo resi conto tutti che, per dare la giusta attenzione a ogni singolo membro, era necessario far nascere un altro gruppo. Nonostante la sofferenza che sempre accompagna le separazioni, ciò è stato vissuto con grande gioia: era il frutto, ormai maturo, di un seme piantato tanto tempo fa, a cui erano state date continue cure, acqua e sole. Così abbiamo deciso di chiamare questo passaggio “moltiplicazione” e non separazione, perché esattamente questo era avvenuto. A marzo 2011 sono stati nominati i nuovi responsabili, trovati due nuovi nomi per entrambi i gruppi e fissati grandi obiettivi. Il primo: quello di crescere ancora! Entro il 30 giugno entrambi i gruppi hanno raggiunto l’obiettivo nazionale: sono stati consegnati in tutto quattro Gohonzon e due membri che avevano smesso di praticare hanno cominciato a venire alle riunioni e alla fine hanno riaperto il loro Gohonzon.
Quello che sentiamo ora è la percezione netta che un passo avanti si fa davvero, che un’esperienza crea valore, quando il valore si crea per tutti. Quando alla base si mette un desiderio di felicità che include gli altri.
Petra e Roberta

Non si può fuggire

La mia prima esperienza nel nuovo gruppo è stata di incontrare Petra, mia ex collega di lavoro che non vedevo da due anni e con la quale avevo avuto molti problemi: a essere sincere ci odiavamo proprio! Durante il periodo di lavoro assieme, nessuna delle due era buddista e quando lei lasciò la società per cui lavoravamo neanche ci salutammo.
Una settimana prima di ricevere il Gohonzon per caso scoprii che lei era buddista e questo mi suscitò una rabbia dentro che non riuscivo a spiegarmi. L’amica che mi aveva avvicinato al Buddismo mi incoraggiò a recitare Daimoku per trasformare questa rabbia e capirne i motivi. Lì per lì non successe nulla, ricevetti il Gohonzon, mi dimenticai di Petra e dopo qualche mese venni a vivere a Trastevere. Alla prima riunione, eccomi di fronte a ciò che non avevo ancora risolto ma, all’improvviso, non c’era più rabbia né rancore: eravamo talmente stupite e contente di vederci che passammo tutta la serata a raccontarci le rispettive vite ed esperienze. Capii solo dopo che il motivo che mi aveva suscitato quella rabbia era il non voler vedere la Buddità di Petra: mi rifiutavo di credere che potesse essere una persona diversa da quella con cui avevo avuto solo problemi al lavoro. Come ho imparato col tempo, col Buddismo non puoi fuggire, prima o poi devi risolvere! Petra è ora la mia responsabile e la mia più cara amica.
Antonella

Una famiglia allargata

Pratico da quattro anni e fin dall’inizio ho smesso di sentire il senso di solitudine e di ansia che andava sempre aumentando nel corso degli anni, aggravato anche dal fallimento di un matrimonio e dalla sofferenza di non poter vedere crescere quotidianamente mio figlio.
Vivevo una situazione altrettanto conflittuale anche sul posto di lavoro, dove mi ostinavo a seminare vento invece che armonia, con il risultato di creare nei miei confronti un ambiente così ostile che, a un certo punto, ho dovuto lasciare.
Con la pratica buddista ho iniziato a smontare pezzo per pezzo il mio ego ed è subito svanita l’ansia. La sofferenza silenziosa ha lasciato spazio a un senso di gratitudine per ciò che faceva parte della mia vita e a cui mi dedicavo con un nuovo senso di soddisfazione: la mia attuale moglie, mio figlio, oggi ventenne, il mio lavoro, la mia grande passione per la musica e la mia attività nella pratica.
Mia cognata e un mio collega hanno iniziato a praticare, e sono sempre convinto che la propria rivoluzione umana ha un evidente beneficio oltre che per se stessi anche per gli altri che ti stanno intorno, a iniziare dalla tua famiglia, ai tuoi vicini di casa, al tuo quartiere e così via, allargando sempre di più la cerchia delle persone coinvolte.
Nell’ultimo anno ho frequentato spesso il gruppo del sabato, i cui responsabili conoscevo da tempo, e mi sono ritrovato sempre più coinvolto nella crescita del gruppo, col piacere di offrire il mio contributo. Dopo qualche iniziale resistenza, ho accettato la responsabilità del nuovo gruppo che nasceva e che, vista la mia passione per la musica, ho proposto di chiamare “Ritmo”. Da allora siamo anche riusciti a realizzare, per il sabato mattina, l’incontro della Divisione uomini.
Grazie a questo senso di soddisfazione per me nuovo, scoperto grazie al Buddismo, ho realizzato infine che quello che in passato avevo vissuto come un fallimento, la perdita del mio primo nucleo familiare, non lo sentivo più come tale e, anzi, ho compreso che invece avevo allargato ulteriormente la mia famiglia. Sono andato volentieri al matrimonio della mia ex moglie (con mia moglie) ma la cosa che ancora stento a credere è che la mia ex moglie ha fatto parte del gruppo di cui sono diventato responsabile, e che lo scorso giugno ha deciso di ricevere il Gohonzon, condividendo la cerimonia con tutti i componenti di entrambe le famiglie. Quando le abbiamo chiesto che cosa l’aveva convinta, ha risposto secca: «Se ha funzionato con te, vuol dire che funziona veramente!».
Luigi

Ritrovarsi il sabato

Sono approdata al gruppo del sabato per esigenze di tempo, posso dire perciò che per caso ho conosciuto il gruppo “Cosimato”, ma non per caso sono rimasta con loro. Sono stata partecipe della loro crescita, della loro unità costruita con coraggio, della loro determinazione ad andare avanti nonostante tutti gli ostacoli e ho percepito che c’erano delle potenzialità nascoste che mi avrebbero aiutato a far emergere anche le mie. Così è stato.
Sono arrivata lì con la mia vita che aveva subito un’involuzione. Dopo aver avuto il coraggio di denunciare il mio ex marito per maltrattamenti durati anni e per stalking, la mia carriera e la mia vita si erano come azzerate: ero stata allontanata dal mio luogo di lavoro con un abbassamento sostanzioso dello stipendio e sembrava che le mie denunce dovessero essere archiviate. Ero travolta da tutta una serie di avvenimenti che non mi davano tregua. Con tanto Daimoku, affidandomi al Gohonzon, e soprattutto non tirandomi mai indietro nelle attività del gruppo e parlando con gli altri del Buddismo (proprio nell’ufficio in cui sono andata dopo l’allontanamento), la mia vita è di nuovo sbocciata. Nel frattempo il tribunale ha dato la misura cautelare allo stalker e sono in attesa del processo; da poco sono riuscita a tornare nell’ufficio da cui ero stata allontanata e ho ottenuto anche un aumento di stipendio. Ma, al di là di tutto, ciò che percepisco essere la mia vittoria più importante è che ho utilizzato quel periodo tremendo per trasformare tanti aspetti del mio karma ed essere pronta a vivere una vita finalmente meravigliosa.
Patrizia

L’essenza è “aprire”

Nel settembre del 2008, per una serie di ragioni personali, sono approdato nel gruppo “Cosimato”, ospitato a casa di una mia carissima amica, a Trastevere. Tornavo dopo sessant’anni nel luogo originario della mia vita a pochi passi da dove sono nato. Addirittura nel 2010 sono finito a stare proprio nello stesso pianerottolo di quella che una volta era stata la mia casa. Insomma grazie alla pratica sono tornato all’origine della mia esistenza. La riunione del sabato si svolge in una bella casa che si affaccia su piazza San Cosimato. È un piccolo grande porto nel mare della piazza, nel mare di Roma e non sarà forse un caso che ora, dopo la duplicazione, ha assunto il nome “Oceano”. La riunione di discussione che si svolge lì fa dell’apertura e dell’accoglienza non solo la sua missione, ma la sua essenza. Riflette l’essenza della nostra pratica che è l’aprire di “myo”: aprire le nostre singole vite alla Legge mistica e aprire la strada della Buddità a tutte le persone. Sono grato alla vita per avermi fatto tornare a casa e sono ancora di più grato ai compagni di fede, e soprattutto a chi tra di loro si assume la responsabilità di facilitare, creandone le condizioni al contorno, il “miracolo” incessante della nostra rivoluzione umana.
Quintilio

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