Il 19 ottobre presso il Centro culturale di Roma 513 persone hanno commemorato il Giorno d’Italia: presenti tantissimi giovani che si sono annunciati con il coro “One Europe with Sensei” (nella foto, alcuni partecipanti). Durante la riunione sono intervenuti Suzanne Pritchard, la responsabile europea SGI donne e giovani donne, e Hideaki Takahashi, responsabile della SGI-Europa.
«Buonasera cari amici – ha esordito Suzanne Pritchard -. È meraviglioso celebrare insieme questa giornata che rappresenta la non dualità di maestro e discepolo. Ci stiamo avvicinando al 18 novembre 2013 e molte persone stanno affrontando grandi difficoltà. Il presidente Ikeda ha dato ai giovani una guida meravigliosa, ma stasera siamo tutti giovani nel cuore, quindi credo che sarebbe d’accordo nel dedicarla a tutti noi: “Come giovani di quest’epoca sempre più incerta, per voi che vivete la vostra esistenza insieme alla SGI non esiste ostacolo che non possiate superare […] sulla base del principio buddista di ‘trasformare il veleno in medicina’. La fede è il coraggio di non mollare mai. Significa non trascurare mai il potenziale che esiste in voi e negli altri, non smettere mai di espandere la felicità […] non stancarsi di creare la pace. Voi siete i miei discepoli diretti che diventeranno ‘più blu dell’indaco’. Seguirete le mie orme nel condurre lunghe esistenze di grande missione che richiederanno un impegno incrollabile. […] Siate impavidi! Perché l’universo è al vostro fianco“» (NR, 522, 7).
Ha poi preso la parola Takahashi che ha parlato dello spirito di alzarsi da soli credendo in se stessi e agendo come i tre presidenti della Soka Gakkai. Nichiren Daishonin scrive: «Nonostante fossi solo, la mia fede nel Sutra del Loto è salda» (RSND, 1, 546). Forte fede significa forte cuore, forte decisione. In questi ottantatré anni la Soka Gakkai ha affrontato enormi difficoltà e i discepoli si sono impegnati con tutto il cuore, vincendo sempre al fianco del loro maestro, diventando una meravigliosa cittadella di pace. Voi italiani state completando il Centro culturale Ikeda di Milano per la pace, e spero ce ne sia presto uno anche a Roma. Sensei si aspetta molto da questo nuovo centro».
È intervenuta anche Tae Takahashi, responsabile del Comitato europeo giovani, che ha incoraggiato a credere che stiamo creando una nuova storia, una nuova era, insieme al maestro: «Sensei dice che la vita di una persona che avanza è piena di freschezza; di non lamentarsi, di non perdere speranza e coraggio e di recitare Daimoku, Daimoku e ancora Daimoku».
Ha chiuso la riunione Tamotsu Nakajima, direttore generale dell’Istituto Buddista: «Ognuno dovrebbe migliorare come essere umano e avere buone relazioni con i propri vicini e la propria famiglia. È importante lo spirito con cui facciamo le cose. Andiamo avanti con la SGI e col presidente Ikeda. Tutto è racchiuso nel condividere l’insegnamento buddista con gli altri, la pratica autentica del Sutra del Loto».
Giovanna Carrassi
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Contro la pena di morte
L’Istituto italiano di cultura di Tokyo ha ospitato la manifestazione “No Justice without Life” coorganizzata dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Commissione europea sul tema della pena capitale. Pubblichiamo un lungo estratto dall’intervento di Hirotsugu Terasaki, vice presidente della SGI
Tokyo, 29 ottobre 2013 – Sento che è di vitale importanza fare un grande sforzo per sensibilizzare sul tema della pena di morte l’opinione pubblica proprio qui in Giappone dove vige ancora il sistema della pena capitale.
La Soka Gakkai giapponese e Internazionale è un gruppo buddista laico composto da fedeli di tutto il mondo che praticano gli insegnamenti del Sutra del Loto, profonda scrittura della tradizione mahayana. La nostra dottrina buddista è totalmente radicata nel valore assoluto della dignità della vita umana. La Soka Gakkai ha quindi sempre mantenuto un atteggiamento intransigente contro la pena di morte.
La pena capitale è una questione profondamente connessa con il tema più ampio del rispetto per la suprema dignità della vita e non potrà mai essere accettata nella legislazione di uno Stato. Deve essere sempre rifiutata senza alcuna eccezione.
Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale, ha espresso la sua opposizione alla pena di morte, sottolineando che «il rispetto per la vita è un principio assoluto che non deve essere mai violato. La vita non dovrebbe in nessun caso essere usata come un mezzo. Il rispetto per la vita è il fine che dobbiamo costantemente cercare di raggiungere. Quindi, se il nostro sistema sociale necessita di una sorta di deterrente per prevenire i crimini futuri, ciò dovrebbe essere cercato al di fuori del quadro della pena di morte».
Nichiren Daishonin, maestro buddista del tredicesimo secolo, ha insegnato che tutte le persone, senza eccezione alcuna, possiedono in nuce un sublime stato di vita chiamato natura di Budda. Questa natura di Budda è un potenziale positivo innato in ogni essere umano che concentra il suo sguardo sugli aspetti positivi che esistono in tutti gli esseri viventi. Non importa chi essi siano: ogni persona possiede tale potenziale per vivere come un “buon membro della società”. Partendo da questo punto di vista, la nostra vera sfida consiste nel risvegliare questa bontà “innata” all’interno della vita di ogni singolo essere umano. Nessuno ha il diritto di negare questo potenziale privando un altro della propria vita. Questa convinzione sta alla base della nostra posizione sulla pena di morte.
Capisco la necessità di severe misure punitive per coloro che hanno commesso crimini efferati e non c’è dubbio che occorre assumersi la piena responsabilità dei danni causati. Tuttavia, vari studi di criminologia hanno dimostrato che la pena di morte non è necessariamente un deterrente per i crimini più efferati. Un’altra domanda che sarebbe importante porsi è se davvero la morte del colpevole porti poi la famiglia della vittima a un effettivo senso di appagamento e di giustizia.
Dobbiamo considerare la questione della pena di morte anche dal punto di vista dei diritti umani, soprattutto a causa della possibilità di errore. Dobbiamo anche chiederci se la pena di morte permette a una persona, colpevole di grandissimi crimini, di comprendere e assumersi la piena responsabilità di ciò che ha commesso. Noi giapponesi abbiamo dunque bisogno di pensare a questo problema partendo da una prospettiva più ampia.
Il Budda Shakyamuni in un sutra ha dichiarato che: «Mantenere la rabbia vendicativa nel cuore è come tenere in mano un carbone ardente da buttare verso qualcuno. Ma tu sei quello che alla fine si brucerà». Siamo convinti che la giustizia sociale non può mai essere raggiunta attraverso la vendetta. Dobbiamo porci le domande: «È necessario commettere un omicidio per estinguere l’omicidio stesso?»; «Uccidere è il modo giusto per realizzare la giustizia sociale?». La società che la Soka Gakkai immagina è un mondo in cui la dignità e i diritti di ogni persona siano rispettati e tutelati. Per questo motivo, l’abolizione della pena di morte può diventare una pietra miliare verso questo obiettivo e tutti dobbiamo continuare a lavorare strenuamente per la sua realizzazione.
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Corso in Calabria
Come definire il corso dei membri della Calabria? Coinvolgente, incoraggiante, innovativo… dove ogni membro si è sentito, oltre che partecipe, anche protagonista grazie a una collaborazione di tutti i capitoli calabresi e la partecipazione dei principianti.
Lo slogan del corso, tenuto a Sibari (CS) dall’11 al 13 ottobre era: “Uniti e vincenti con sensei“. Tenendo presente questo obiettivo sono stati scelti quattro argomenti fondamentali: “la preghiera prima di tutto” a cura dei capitoli di Cosenza, “esho funi” a cura del capitolo Catanzaro-Lametia-Vibo, “maestro e discepolo” a cura del capitolo Reggio-Locri e infine “itai doshin” a cura del capitolo Krotone, all’interno di una cornice fatta di tante esperienze.