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Kosen-rufu nell'era della rete - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 12:35

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Kosen-rufu nell’era della rete

La creatività e la disponibilità di un gruppo di Roma hanno permesso a Loredana di frequentare le riunioni di discussione via Skype nonostante da qualche anno viva in Africa. E così Gongyo e Daimoku hanno risuonato in “diretta” attraverso la rete, creando un ponte tra Italia e Africa. Un ponte che ha risvegliato il desiderio e la possibilità di realizzare una pace globale

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La creatività e la disponibilità di un gruppo di Roma hanno permesso a Loredana di frequentare le riunioni di discussione via Skype nonostante da qualche anno viva in Africa. E così Gongyo e Daimoku hanno risuonato in “diretta” attraverso la rete, creando un ponte tra Italia e Africa. Un ponte che ha risvegliato il desiderio e la possibilità di realizzare una pace globale

Vanessa: Correva l’anno 1990 e mi trasferivo a Roma come studentessa fuori sede condividendo una stanza con una ragazza, amica di un amico. Insomma, una perfetta sconosciuta, tale Loredana. Ecco, la nostra amicizia iniziò allora.
Guardando indietro mi ritrovo in molte riflessioni del presidente Ikeda sui legami stretti in gioventù e sull’importanza dell’amicizia. Oggi Loredana augura alla figlia, che sta iniziando il college, «di avere una compagna di stanza così».
Con Loredana abbiamo condiviso giorni, esperienze, studio, il movimento studentesco, la mensa universitaria, le vacanze a casa mia a Torino e i pranzi etiopi a casa dei suoi zii.
Poi le nostre vite sono cambiate: lei si è trasferita a Cambridge, io ho cominciato a praticare il Buddismo. Come regalo di laurea ricevetti un biglietto per Londra, così andai a trovarla. Le parlai della pratica buddista con entusiasmo: lei mi ascoltò, ma nient’altro. Ci riprovai anni dopo.
I nostri contatti erano rari, ma l’affetto e il senso di fratellanza non mutavano mai, più forti del tempo e dello spazio. Con l’avvento di Facebook e Skype i contatti sono diventati più semplici, e l’anno scorso, durante il suo soggiorno in Italia, ho deciso di farle sperimentare ciò che ha cambiato la mia vita.
Facendo Daimoku con tutto il cuore ho sentito per lei, oltre all’affetto di sempre, un grande rispetto. Nam-myoho-renge-kyo era dentro di lei, io dovevo semplicemente “ricordarglielo”, come una buona amica dall’infinito passato. Così recitammo Daimoku insieme e lei decise di continuare. Presi informazioni su come metterla in contatto con la SGI del piccolo stato africano in cui oggi vive col marito. Restai folgorata nell’apprendere che lì non c’era nessun praticante.
Mille cose mi passarono nel cuore e nella mente: la mia cara amica, gli anni trascorsi insieme, la sua vita che accoglieva il Daimoku, un nuovo paese che poteva conoscere il Buddismo grazie al nostro legame di gioventù, sensei. Mi sentivo in preda alla commozione, all’entusiasmo e all’incredulità.
Grazie alla creatività e alla disponibilità del gruppo che frequentavo, per un anno Loredana ha partecipato alla riunione di discussione tramite Skype.
Alla prima riunione online con lei, guidando Gongyo, ho sentito profondamente la capacità del mio cuore di comprendere il mondo intero e il legame tra questo sentire e la possibilità autentica di realizzare la pace; in quel momento un ponte di Daimoku risuonava tra l’Italia e l’Africa.

Loredana: Mi sono avvicinata al Buddismo leggendo diversa letteratura in proposito. Mi affascinava l’idea di un approccio alla vita spirituale in cui l’accento viene a cadere sull’individuo, sulla sua responsabilità nel processo di cambiamento, di influenza sul suo ambiente e nel raggiungimento dell’Illuminazione. Ma per anni è rimasto solo un interesse, fino a quando, diciotto anni fa, Vanessa venne a trovarmi a Cambridge. L’ho ascoltata recitare Daimoku e al termine della sua visita mi lasciò il libretto di Gongyo che ho conservato per anni: il seme era stato piantato. Circa quattro anni fa, Vanessa mi suggerì di cominciare a praticare e per un po’ recitai Nam-myoho-renge-kyo senza farmi troppe domande. Nonostante i suoi sforzi per farmi conoscere altre persone in Inghilterra, l’idea di praticare non mi convinceva: oggi non ricordo nemmeno il motivo per cui ho smesso.
Fino ad arrivare all’estate del 2012, quando, in seguito a una visita alla mia cara amica, me ne tornai a casa con due nuovi libretti di Gongyo.
Ho continuato a praticare in Africa dove ci siamo trasferiti per il nuovo lavoro di mio marito. Vanessa non ha mai smesso di sottolineare l’importanza del gruppo per lo sviluppo della pratica personale e si è data molto da fare affinché trovassi qualcuno nel piccolo stato africano dove ora vivo. Con nostra grande sorpresa, venne fuori che non c’erano altri membri della Soka Gakkai in quella nazione dell’Africa occidentale.
Trovammo la soluzione organizzando la mia partecipazione alle riunioni del gruppo romano Populonia tramite Skype. Il loro supporto mi ha accompagnato durante questo ultimo anno culminato con la cerimonia del 27 agosto al Centro culturale di Roma in cui ho ricevuto il Gohonzon.
Mi rendo conto della responsabilità che ho come unica rappresentante della Soka Gakkai nel mio attuale paese, e forse proprio per questo ero un po’ esitante. Allo stesso tempo però mi rendo conto che solo la voglia di crescere non è sufficiente: bisogna avere il coraggio di agire. Fortunatamente non sono sola in questo cammino e so di poter contare sul sostegno di tante belle persone che ho avuto modo di conoscere, alcune solo virtualmente, e di questo sono molto grata.
Ho abbracciato la pratica del Daishonin perché voglio migliorare e crescere come persona e poter influenzare positivamente chi mi sta intorno. Da quando ho iniziato a praticare, mi rendo conto di giudicare e giudicarmi meno, di accettare di più me stessa e gli altri. Suppongo che questo sia un passo fondamentale verso lo sviluppo della vera compassione.

E le responsabili di questo gruppo “super tecnologico” come hanno vissuto quest’esperienza?

Tullia e Cinzia ammettono che è stata una sfida anche per loro accogliere Loredana da un paese così lontano: «”Kosen-rufu è creatività!” ho pensato quando Vanessa ha parlato a me e Tullia di Lory e della possibilità di allargare il nostro gruppo fino in Africa» racconta Cinzia.
Il desiderio delle due responsabili è stato quello di rinforzare il proprio impegno per kosen-rufu e l’entusiasmo con cui hanno proposto la riunione di discussione on line ha suscitato curiosità e allegria in tutto il gruppo che ha accolto Lory con gioia: «Il Daimoku di Lory arrivava leggermente in differita! La sua voce veniva da un paese tanto lontano, in Africa. Potevamo vedere il suo viso dolce sorriderci dal piccolo schermo del computer».
Quando Lory ha deciso di ricevere il Gohonzon sono emerse le difficoltà logistiche. Il gruppo Populonia non si è scoraggiato nemmeno questa volta e, armato di webcam, ha trovato il modo per sostenerla: «Il tour virtuale della sua casa per trovare il posto migliore dove collocare il Gohonzon è stato davvero una dimostrazione di creatività».
Innegabile la fortuna di potersi avvalere dei mezzi tecnologici moderni, ma entrambe le sue responsabili hanno ammesso che incontrarla di persona è stato un momento unico: «Quando l’ho vista di persona mi sono fortemente emozionata nel poterla abbracciare», racconta Cinzia. E Tullia le fa eco: «Stare faccia a faccia, guardarsi negli occhi e vedere l’emozione nel suo viso da vicino è stata una bella esperienza umana, qualcosa di insostituibile».

Vanessa: Loredana ha ricevuto il Gohonzon il 27 agosto scorso al Centro culturale di Roma: insieme alle sue responsabili abbiamo superato ostacoli logistici, infranto schemi mentali, sviluppato soluzioni creative e riso sugli imprevisti. Avevamo deciso di non dubitare, personalmente questa è “la mia nuova rivoluzione umana”.
In questo momento storico difficile, voglio sperimentare come un’amicizia sincera possa contribuire a cambiare le sorti di un paese e del mondo. Voglio credere fermamente che «la rivoluzione di un singolo individuo contribuirà al cambiamento nel destino di una nazione e condurrà infine a un cambiamento nel destino di tutta l’umanità» (RU, prefazione). E questa è la nostra storia.

(ha collaborato Barbara Amoroso)

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