Il presidente Ikeda afferma spesso che i membri della Divisione futuro sono tutta la sua vita e che essi sono la speranza dell’umanità.
Sono tante le cose che fanno soffrire le persone. Praticando il Buddismo possiamo migliorare noi stessi e sentire la convinzione profonda che anche tutte le altre persone possono diventare assolutamente felici. Le difficoltà nella vita, però, ci mettono di fronte alla dura realtà: non ci sentiamo in grado di incoraggiare gli altri, cambiare la realtà intorno a noi e tanto meno di realizzare noi per primi una condizione in cui si prova gioia. È proprio in questi momenti che è fondamentale recitare Nam-myoho-renge-kyo con sincerità. Il Daimoku ha la funzione di elevare il nostro stato vitale e vincere sulle debolezze. Una persona che affronta con coraggio i propri limiti senza lasciarsi sconfiggere è come un faro che illumina e disperde l’oscurità della società. Continuiamo a lottare a fianco del maestro realizzando i nostri sogni, senza mai sentirci sconfitti!
I responsabili nazionali della Divisione futuro
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Dialoghi con il presidente Ikeda / Una fede potente
Ikeda: Il presidente Toda era solito dire: «Ovviamente quando colpite una campana otterrete un suono enormemente differente a seconda che usiate uno stuzzicadenti, un bastoncino o un batacchio. La campana è la stessa, ma se la colpite con forza risuonerà potentemente, se la colpite debolmente risuonerà flebilmente. Lo stesso vale per il Gohonzon. Il beneficio che riceviamo dipende interamente dal potere della nostra fede e della nostra pratica.
Come indicano le espressioni “potere della fede” e “potere della pratica”, la fede è un tipo di forza o di energia. Più grande è la convinzione che le vostre preghiere verranno esaudite – più forte, cioè è la vostra fede – più efficacemente il Gohonzon (la Legge mistica) risponderà alle vostre preghiere.
Il potere della pratica include la forza del Daimoku e l’energia con cui lavorate per kosen-rufu, ovvero per la felicità delle altre persone e per la prosperità della società nel suo complesso. Più forte è il potere della vostra pratica per voi stessi e per gli altri più potete attingere al potere del Budda e al potere della Legge del Gohonzon.
(I protagonisti del XXI secolo, vol. 2, pag. 37)
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Dialoghi con il presidente Ikeda / La preghiera che muove l’universo
Ikeda: La preghiera costituisce una fusione della Legge fondamentale dell’universo con la nostra mente. Per capire questo principio potreste pensare alle ruote di un ingranaggio. Quando una ruota piccola ingrana i suoi denti con quelli di una ruota più grande, può dispiegare una forza molto maggiore che da sola non avrebbe. Allo stesso modo, quando sincronizziamo il microcosmo della nostra vita con il macrocosmo della vita universale possiamo attingervi un potere illimitato per superare qualunque problema. Tutti gli dèi buddisti, i Budda e i bodhisattva delle dieci direzioni – le funzioni protettive dell’universo – si attiveranno affinché possiamo realizzare le nostre preghiere.
Kimura: Quindi la preghiera è ciò che ci permette di far combaciare le ruote dell’ingranaggio?
Ikeda: Esatto. Nam-myoho-renge-kyo è il suono del grande ritmo dell’universo, la sorgente del potere di tutte le attività dell’universo. È anche il cuore e l’essenza stessa dell’universo. La Legge mistica è la fonte di qualsiasi cambiamento. È per questo che recitando la Legge mistica – Nam-myoho-renge-kyo – possiamo attivare le forze universali che ci sostengono. Il ritmo di Nam-myoho-renge-kyo è stato definito il ritmo del movimento dell’universo.
(I protagonisti del XXI secolo, vol. 2, pag. 41)
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dal Gosho “Risposta al prete laico Takahashi”:
«Il Sutra del Loto afferma di essere “la buona medicina per i mali della gente di Jambudvipa”. Le persone di questo nostro mondo, il continente di Jambudvipa, sono malate, ma il Sutra del Loto è la loro medicina. Nel tuo caso, essendo già presenti i tre requisiti com’è possibile che tu non guarisca? Ma se nutri dubbi, non è in mio potere aiutarti» (RSND, 1, 542)
commenta Daisaku Ikeda:
Sin dagli albori della Soka Gakkai, l’enfasi posta sulla relazione tra maestro e discepolo si è basata sullo spirito che nessun cammino nella vita è più ammirevole, gioioso o trionfante di quello di basarsi sull’insuperata Legge mistica e impegnarsi insieme a un maestro senza pari. Alla fine però tutto dipende dalla fede del discepolo. E il Daishonin ammonisce il prete laico Takahashi: «Ma se nutri dubbi, non è in mio potere aiutarti». Fede è un’altra parola per “convinzione”. Una persona piena di convinzione continua a progredire ed è sempre piena di speranza. Una persona che ha convinzione è vittoriosa. (BS, 161,41)
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Le nostre storie / Perché, se son felice io…
Gianmarco, 19 anni
A sedici anni, dopo qualche anno di pratica, ho cominciato ad affrontare la sofferenza legata al rapporto con i miei familiari. Mio padre discuteva spesso con mio fratello, il quale reagiva sempre con la collera: questa situazione scatenava in me un sentimento di odio nei confronti di mio fratello, perché mi spaventavano le sue reazioni esagerate, e mi portava a disprezzare il comportamento dei miei genitori. Il dolore era veramente forte. Solo quando recitavo Daimoku mi sentivo bene, avvertivo un grande senso di protezione e negli incontri buddisti trovavo la forza per continuare a praticare. Fu allora che decisi di ricevere il Gohonzon e che alla cerimonia di consegna sarebbe stata presente la mia famiglia. Vederli quel giorno, felici ed emozionati per la mia scelta, fu un gran traguardo.
Misi subito due obiettivi: far venire i miei genitori alle riunioni e non provare più odio per mio fratello. Recitando per migliorare il legame con lui, iniziai a piangere e a sentire che l’odio provato apparteneva al passato, che dovevo ricominciare da zero. Qualche giorno dopo mio fratello si avvicinò, mi abbracciò chiedendomi scusa per le volte in cui se l’era presa con me.
I miei genitori, vedendo i miei cambiamenti interiori e quelli scolastici – sono riuscito ad accettare i miei disturbi di apprendimento legati alla dislessia ottenendo buoni risultati e sono stato promosso – iniziarono a partecipare alle riunioni buddiste. Per un periodo le cose sembravano andare bene. Mi sentivo felice, e uscivo con un ragazzo che mi piaceva. Nel giro di un anno questa relazione peggiorò, così come la situazione familiare. I miei smisero di andare alle riunioni e le discussioni tra noi si riaccesero a causa del nervosismo dovuto a seri problemi economici.
La sofferenza arrivò al culmine in seguito alla fine della relazione sentimentale. Approfondendo ho capito che la felicità della mia famiglia dipendeva dalla mia, che, a sua volta, non doveva dipendere da qualcosa di esterno. Allora ho cominciato a recitare tre ore di Daimoku al giorno per amarmi, rispettarmi e perché i miei familiari diventassero membri della Soka Gakkai entro il 18 novembre.
Mia mamma è stata la prima ad avvertire il cambiamento: un giorno mi chiese: «Gianmarco, perché sei così felice?» e io le risposi: «Mamma, è perché faccio Daimoku!». Non so come, ma questa mia risposta la colpì e decise di venire alla riunione successiva. Da allora mia madre, mio padre, mio fratello e Simona, la sua ragazza, partecipano alle riunioni che si tengono a casa nostra e recitano Daimoku. Da quando pratichiamo la relazione tra noi è migliorata molto. Con mio padre sono riuscito a creare un dialogo completamente diverso, mi piace ascoltarlo, coccolarlo e insieme scherziamo molto. Anche con mio fratello le cose sono migliorate… sentendo le esperienze legate ai miei successi scolastici, ha iniziato a considerarmi in maniera diversa, smettendo di pensare che non fossi in grado di assumermi le mie responsabilità.
Penso che sia stato proprio il mio cambiamento a fargli crescere la voglia di sperimentare questa pratica anche nella sua vita. Sono passati alcuni mesi e oggi i membri della mia famiglia, Simona compresa, fanno tutti parte della Soka Gakkai.