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La fortuna creata - DEV - Il Nuovo Rinascimento
Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai

Buddismo per la pace, la cultura e l’educazione

6 dicembre 2025 Ore 15:36

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La fortuna creata

Anche le difficoltà più grandi possono essere trasformate grazie alla fortuna accumulata incoraggiando le persone a prendere in mano la loro vita e diventare felici

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Anche le difficoltà più grandi possono essere trasformate grazie alla fortuna accumulata incoraggiando le persone a prendere in mano la loro vita e diventare felici

Il Nuovo Rinascimento continua la pubblicazione del secondo capitolo del volume 26, iniziata nel numero 517 del primo agosto. Il testo integrale è disponibile anche su www.ilvolocontinuo.it

Nella narrazione, l’autore, Daisaku Ikeda, rappresenta se stesso con lo pseudonimo Shin’ichi Yamamoto

La voce dell’amica era piena di convinzione mentre parlava della pratica buddista. Sawa ascoltò con attenzione, sentendosi quasi sopraffatta da ciò che stava udendo. L’amica rimase da lei per tre giorni. In quel lasso di tempo condivise con lei la grandezza del Buddismo, a volte raccontandole le sue esperienze di fede, a volte citando passi dagli scritti di Nichiren Daishonin. «Non devi arrenderti – le disse -, desidero che tu diventi veramente felice e sono assolutamente convinta che tu possa diventarlo», aggiunse con le lacrime agli occhi. Sawa rimase profondamente commossa dal calore dell’amica. Una preghiera sincera per la felicità di un’altra persona ci porta spontaneamente a condividere con lei il Buddismo del Daishonin: fare shakubuku è in sé un’espressione di compassione.
Decise di provare a praticare il Buddismo, in fondo non aveva niente da perdere; non si aspettava di poter guarire dalla tubercolosi, ma se fosse successo, sarebbe stato un ulteriore beneficio. Per ricevere il Gohonzon, però, sarebbe dovuta andare fino a Osaka, e date le sue condizioni di salute, chiese al medico se poteva affrontare il viaggio. In un primo momento questo la scoraggiò, sostenendo che aveva bisogno di riposo. Ma Sawa insistette al punto che il medico, pensando che la donna avesse scarse possibilità di guarigione, decise di farle fare ciò che desiderava prima che la malattia precipitasse. Sawa raggiunse Osaka in traghetto insieme all’amica e lì partecipò a una riunione di discussione dove i membri raccontarono esperienze di come avevano superato la tubercolosi e altre malattie. Eppure non riusciva a credere che tramite la pratica buddista tutto ciò fosse possibile, pur profondamente colpita dalla sincerità e dalla passione dell’amica che gliel’aveva fatta conoscere. Così fece ritorno a Matsuyama con la decisione di fidarsi di lei e di iniziare a praticare.
La base della pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin è la fede nella Legge mistica a cui le persone vengono risvegliate da altre persone.
Nichiren Daishonin afferma: «La Legge non si propaga da sola; poiché sono le persone a propagarla, sia le persone che la Legge sono meritevoli di rispetto» (GZ, 856). Ecco perché sono così importanti il carattere e il comportamento di coloro che propagano il Buddismo.
L’amica che le aveva fatto conoscere la pratica andava a trovarla a Matsuyama da Osaka due volte al mese per offrirle consigli nella fede, incoraggiarla, insegnarle a fare Gongyo e aiutarla a comprendere i princìpi buddisti. Aveva molti conoscenti a Matsuyama, perciò ogni volta andava a trovarli per parlare loro del Buddismo, e pian piano alcuni iniziarono a praticare.
Poco tempo dopo anche la figlia di Sawa, Kimiko, si unì alla Soka Gakkai. Ormai c’erano undici famiglie di praticanti a Matsuyama e i membri della zona iniziarono a tenere riunioni di discussione durante le quali leggevano articoli del Seikyo Shimbun o lettere di incoraggiamento da parte dei responsabili più anziani nella fede.
La salute di Sawa iniziò a migliorare tanto da permetterle di uscire di casa, ma ogni pomeriggio le veniva la febbre alta.
Nel 1955, un anno dopo che si era unita alla Soka Gakkai, diversi responsabili di Tokyo e Osaka si recarono a Matsuyama per incoraggiare i membri. Una delle responsabili della Divisione donne andò a trovarla per fare Gongyo insieme. Dopo aver recitato con voce risonante, la responsabile disse a Sawa con grande entusiasmo: «La cosa più importante è avere convinzione. Prometta a se stessa di superare assolutamente la malattia e reciti un Daimoku coraggioso. Nichiren Daishonin scrive: “Nam-myoho-renge-kyo è come il ruggito di un leone. Quale malattia può quindi essere un ostacolo?” (Risposta a Kyo’o, RSND, 1, 365). È importante che senta che la sua fede le permetterà di vincere, allora le medicine che sta prendendo avranno davvero efficacia».
«La strada diretta che porta al superamento del karma è lo shakubuku. Parlando agli altri del Buddismo, pregando per la loro felicità, possiamo manifestare nella nostra vita la grande condizione vitale dei Budda e bodhisattva. Con questa forza vitale, lei sarà in grado di trasformare il suo karma e superare la malattia. Impegniamoci insieme nello shakubuku per diffondere questo Buddismo».
Ascoltando quelle parole, Sawa decise di impegnarsi seriamente nella pratica.
Il giorno successivo uscì di buon’ora proprio per parlare di Buddismo ad altre persone. Nel pomeriggio si aspettava di veder comparire la febbre, ma non andò così né quel giorno, né quelli successivi. Anzi, la febbre scomparve del tutto. La sua guarigione fu così straordinaria che il medico dell’ospedale le chiese se avesse preso delle medicine diverse dal solito.
Quello fu il primo beneficio che Sawa sentì di aver ricevuto dall’inizio della sua pratica buddista. Una convinzione nuova emerse dal suo cuore: «Basandosi sulla fede – pensò – è sicuro che si può superare definitivamente la malattia».
Quando condivideva il Buddismo con altri, spinta dal desiderio della loro felicità, avvertiva una sensazione di straordinaria gioia ed euforia. Si dedicò con tale energia alle attività della Gakkai da dimenticarsi persino di essere malata. In effetti, non solo la febbre, ma anche la tosse cronica e gli altri sintomi della tubercolosi che l’avevano tormentata scomparvero.
Nel maggio del 1956, quando venne a sapere che il presidente della Soka Gakkai Josei Toda era in visita a Kochi, un’altra città dell’isola di Shikoku, vi si recò per incontrarlo.
«La ringrazio di aver compiuto il viaggio da Matsuyama», le disse Toda. Poi, dopo averla osservata con intensità per un istante, aggiunse: «Per quale motivo siamo nati in questa vita? Per essere felici. Anche lei diventerà sicuramente felice. Sono certo che succederà! La prego di non allontanarsi mai dal Gohonzon e dalla Soka Gakkai, per tutta la vita».
Profondamente toccata dalle parole del presidente Toda, giurò a se stessa di impegnarsi con tutte le sue energie e di diventare felice.
Chi porterà la luce della speranza alle persone comuni che soffrono e sono oppresse? Chi ispirerà in loro coraggio? Sawa capì che la Soka Gakkai sta portando avanti proprio questa missione.
Tre mesi dopo l’incontro col presidente Toda, venne fondato il settore Matsuyama all’interno del capitolo Osaka, e Sawa fu nominata responsabile della Divisione donne.
Più o meno nello stesso periodo il medico le comunicò che era perfettamente guarita dalla tubercolosi. La gioia che provò a quella notizia la stimolò a impegnarsi per kosen-rufu con maggior energia.
Non riuscendo a guadagnare abbastanza dal lavoro di sarta, Sawa prese in affitto un locale in centro e aprì un ristorante specializzato in spaghetti udon. Il locale era situato in una buona posizione, anche il cibo era di buona qualità e così, grazie al suo duro lavoro, il ristorante ben presto prosperò. Ma dover lavorare dalle sei del mattino a mezzanotte le rendeva difficile trovare il tempo per dedicarsi alle attività della Gakkai.
I membri del settore erano presenti in tutta la prefettura di Ehime, perciò si domandava come avrebbe potuto incoraggiarli tutti. Fece ogni sforzo possibile, arrivando a prendere un aiuto al ristorante per potersi ritagliare del tempo libero: aveva deciso che, per quanto impegnativo fosse il suo lavoro, non avrebbe fatto un solo passo indietro nelle attività nella Gakkai.
La determinazione di dedicare la propria vita a kosen-rufu è fondamentale. Dobbiamo prendere una ferma decisione: ciò permette di far emergere creatività e ingegno, e la capacità di aprire una strada anche laddove sembra impossibile.
Sawa scriveva regolarmente lettere ai membri che vivevano lontani e non poteva visitare di persona. Ogni volta che si presentava un momento libero al ristorante, si precipitava a svolgere le sue attività e poi tornava subito al lavoro. Invidiava coloro che erano liberi di dedicarsi alle attività della Gakkai dalla mattina alla sera.
Nell’ottobre del 1957 fu nominata membro del comitato permanente del capitolo Osaka, in aggiunta al suo ruolo di responsabile di settore della Divisione donne. Ciò significava che avrebbe dovuto recarsi spesso a Osaka e che sarebbe stata ancora più impegnata. E proprio allora si trovò ad affrontare un nuovo problema: il padrone di casa aveva deciso di vendere il terreno su cui si trovava la sua abitazione, perciò le chiese di sgomberare l’immobile. Si sentì perduta. Anche se l’affitto era basso, la casa aveva molte stanze e un ampio giardino, e Sawa la metteva a disposizione per le riunioni buddiste. Quella casa aveva avuto un ruolo importante nel progresso di kosen-rufu nella comunità così, confusa all’idea di doverla lasciare, chiese un consiglio a Seiichiro Haruki, responsabile generale del capitolo Kansai. Dopo aver sentito la sua storia, Haruki le disse: «Capisco, ma se ci pensi bene dovresti provare gratitudine per aver avuto la possibilità di vivere così a lungo in questa casa con un affitto tanto basso».
Pur riconoscendo la sua buona fortuna, Sawa era preoccupata e non sapeva cosa fare.
Haruki sorrise e le disse: «Non ti preoccupare. Se continui a pregare con sincerità, fino in fondo, sicuramente si aprirà un varco. I problemi sembrano ancora più difficili proprio un attimo prima di essere superati. Quando si scala una montagna, ad esempio, la salita finale è la più dura. È necessario avere una ferma determinazione, pregare e lottare fino in fondo. Quando raggiungerai la vetta, sarà meraviglioso!».
Poco tempo dopo Sawa incontrò per la prima volta Shin’ichi Yamamoto nella sede centrale del Kansai. Haruki gliela presentò raccontandogli di come avesse cresciuto sua figlia da sola lottando con problemi finanziari e di salute, e di come si fosse seriamente impegnata come “madre di kosen-rufu“.
Shin’ichi si rivolse alla donna come se volesse avvolgerla con il suo calore: «Tu hai il diritto di diventare felice, poiché hai sofferto enormemente a causa del tuo karma. Inoltre, poiché sei un Bodhisattva della Terra, hai la missione di diventare felice. Tutte le difficoltà che hai affrontato fino a ora sono servite per dimostrare il potere del Buddismo. Si dice che più profondo è lo stagno fangoso, più grandi saranno i fiori e i frutti del loto che si svilupperanno. Similmente, più dolorosi sono i problemi, più intensa la felicità che sperimenterai. La fede nella Legge mistica trasforma le sofferenze in tesori del cuore. Grazie alla pratica del Buddismo di Nichiren Daishonin, possiamo trasformare il veleno in medicina. Arriverà sicuramente il momento in cui riuscirai ad apprezzare profondamente tutto questo. Adesso probabilmente saranno più frequenti i momenti dolorosi e duri, ma tu hai già iniziato a percorrere la strada della felicità, perché stai pregando sinceramente per quella degli altri e ti impegni nelle attività della Gakkai. In passato ti sei preoccupata solo della tua felicità, ora ti stai occupando anche di quella degli altri e stai assaporando la gioia e la soddisfazione che derivano dal dedicare la vita a kosen-rufu. Questa è la prova concreta della rivoluzione del tuo stato vitale». Sawa ebbe la sensazione che il suo cuore venisse inondato di luce
Poco dopo aver ricevuto l’incoraggiamento da parte di Shin’ichi Yamamoto, ricevette una somma di buona uscita per lasciare la casa. Fu un evento inaspettato e la cifra era molto più generosa di quanto lei si aspettasse. Sentì con la sua vita il potere del Daimoku: grazie alla prosperosa attività del ristorante era riuscita a mettere da parte del denaro e, con questa somma unita all’indennizzo, poté acquistare una casa, e grazie a un prestito bancario riuscì ad aggiungere altri due piani all’edificio.
Inoltre decise di chiudere il ristorante in centro e di trasferirlo in una parte della sua nuova casa. Riuscì a trovare una persona a cui affidare la gestione del ristorante e finalmente poté dedicarsi ogni giorno alle attività della Gakkai, come aveva sempre desiderato. Nel frattempo la figlia Kimiko concluse le scuole superiori e iniziò a lavorare presso un’azienda di assicurazioni: finalmente la famiglia era libera da ogni preoccupazione finanziaria.
Quello stesso anno, nel 1960, Sawa venne nominata responsabile della Divisione donne del primo capitolo Matsuyama, e due anni dopo le venne affidata la responsabilità della Divisione donne del capitolo generale numero “tre”, nella regione dello Shikoku. Allora prese una decisione: «Sono guarita dalla malattia e godo di una situazione economica tranquilla per poter lavorare per kosen-rufu. Sono diventata così felice da poter condividere la mia esperienza e aiutare molte altre persone a diventare felici. Perciò sono disposta a fare tutto quello che posso per il bene di kosen-rufu». Sawa visitava con regolarità i villaggi nel sud della prefettura di Ehime, e ciò implicava spesso un viaggio di andata e ritorno di sette ore in treno, in pullman e a piedi. Conobbe una sensazione di infinita felicità sforzandosi di parlare agli altri del Buddismo.
Diceva spesso alle persone: «Io possiedo tantissimi tesori». Nel profondo del suo cuore sentiva che tutte le esperienze che aveva affrontato, come la sofferenza di aver perso il marito in giovane età, la malattia, le difficoltà economiche e gli sforzi fatti per crescere da sola una figlia, erano tesori preziosi da poter condividere con gioia con le altre persone.
Inoltre, rivolgendosi ai numerosi membri più giovani di lei nella fede affermava: «Proprio perché stai soffrendo a causa della malattia, potrai aiutare le persone che si trovano in una situazione simile. Ugualmente, coloro che hanno sperimentato difficoltà finanziarie possono aiutare chi soffre per la povertà. Quando ci risvegliamo alla nostra missione di Bodhisattva della Terra, possiamo trarre valore da tutto ciò che ci accade nella vita».
Nell’autunno del 1962, due anni dopo la nomina a terzo presidente della Soka Gakkai, Shin’ichi Yamamoto inviò a Sawa un album portafotografie nuovo di zecca. Sul frontespizio aveva scritto: «Una testimonianza di felicità». Voleva che lei, in quanto persona che aveva sperimentato una serie infinita di difficoltà, continuasse a far sbocciare fiori di felicità nella propria vita, documentandoli nell’album.
E lei continuò veramente a dare prova concreta della propria fede come “regina di felicità”, fino alla fine della sua vita.
Dopo averle offerto un mazzo di fiori durante la cerimonia di Gongyo che celebrava il diciottesimo anniversario del capitolo Matsuyama, nel 1978, Shin’ichi le disse: «Tu sei la “madre di Ehime”. Ti prego di trasmettere lo spirito dell’impegno sincero, lo spirito pionieristico, alle prossime generazioni. Questo è il ruolo delle madri di kosen-rufu. Soprattutto ora che diamo inizio a questo nuovo sistema di capitoli, è importante trasmettere questo spirito fino in fondo». Il volto di Sawa si illuminò di determinazione.
Venne offerto un mazzo di fiori anche a Yuzo Takeda, responsabile della Divisione uomini del primo capitolo Matsuyama. Dopo aver chiesto l’età di Yuzo e aver scoperto che aveva sessant’anni, Shin’ichi replicò: «Il futuro l’attende. Quando aveva settant’anni, Makiguchi continuava a dire: “Noi giovani”. L’aspettativa media di vita si sta alzando, perciò da quest’anno sottrarremo trenta anni dalla sua età. Lottiamo insieme come giovani uomini!».
Nel pronunciare quelle parole Shin’ichi strinse la mano di Yuzo. Dopo i saluti del vice presidente Hisao Seki, iniziò il discorso di Shin’ichi. Egli desiderava cogliere quell’opportunità per sottolineare l’importanza di una preghiera forte e potente, poiché nel mondo della fede tutto ha inizio dalla preghiera davanti al Gohonzon, parte indispensabile della pratica buddista e dell’ottenimento della felicità. Senza questa, non può esservi una persona di valore per kosen-rufu.
«Nichiren Daishonin afferma nel Gosho: “Sto pregando con tanta convinzione come se dovessi accendere il fuoco con legna bagnata o estrarre l’acqua dal terreno riarso” (Rimproverare l’offesa alla Legge e cancellare le colpe, RSND, 1, 395). Proprio come ci indica il Daishonin, è importante avanzare con una fede incrollabile, una preghiera forte e la salda convinzione che tutte le nostre preghiere troveranno risposta».

(continua)

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