Durante il corso internazionale dedicato ai giovani della SGI è stata organizzata una sessione di domande e risposte con i responsabili giapponesi degli studenti. Tra i temi trattati: come far emergere la saggezza necessaria per capire quale sia la strada giusta da intraprendere e l’importanza di una reale parità tra i sessi nella società
Qual è la missione degli studenti della SGI?
Uno dei punti fondamentali per i giovani della Divisione studenti è quello di studiare sia per se stessi che per tutti coloro che non ne hanno avuto la possibilità. Questo è lo spirito trasmesso dai tre presidenti. Il Buddismo è compassione, è infondere coraggio e speranza nelle persone che soffrono. Toda sosteneva che la finalità di una religione è incoraggiare proprio le persone che vivono in questa condizione. La Soka Gakkai è nata con il desiderio di trasformare la sofferenza e stare sempre al fianco della gente; è un movimento delle persone e per le persone; questo non cambierà mai.
Poter studiare ed essere nati in un ambiente in cui questo è possibile, è un privilegio. Con questa consapevolezza possiamo evitare di diventare un’élite di intellettuali che si allontana dalla gente. L’intelletto deve essere al servizio delle persone.
Dalla Divisione studenti emergeranno infatti i leader della società e della Gakkai. È importante che gli studenti della SGI svolgano attività concrete nella società [a tal proposito è stato fatto il resoconto delle varie attività portate avanti dai giovani nel mondo, come festival culturali e mostre negli atenei, che hanno portato a una crescita esponenziale degli studenti. In Italia, ad esempio, gli studenti sostengono Senzatomica, n.d.r.].
Molti studenti, oltre a frequentare l’università, hanno diversi impegni quotidiani come il lavoro, l’attività nella Soka Gakkai e altro. Qual è il segreto per fare tutto senza trascurare lo studio?
Quando una studentessa pose una domanda simile al presidente Ikeda, lui rispose: «Un detto recita che se cerchi di prendere due cose, alla fine non ne prendi neanche una. Però se hai la forza necessaria, puoi fare anche cento cose. Sforzati in quello che hai davanti in questo momento, risolvi un problema dietro l’altro senza avere fretta, senza ansia, prosegui con una fede ben salda e tutte le strade si apriranno. Impegnati in tante cose e fai della tua giovinezza la migliore delle giovinezze».
Quindi vincere dove siamo è il modo migliore di andare avanti.
Nel Gosho I tre maestri del Tripitaka pregano per la pioggia c’è scritto: «Un albero che è stato trapiantato non crollerà, anche in presenza di forti venti, se vi è un solido palo che lo sostiene. Anche una persona debole non cadrà se coloro che la sostengono sono forti, ma una persona di notevole forza se si trova sola, potrebbe cadere lungo un sentiero accidentato» (RSND, 1, 531).
Ognuno di noi ha delle difficoltà, ma lottare insieme significa diventare più forti.
Spesso ci troviamo a fare molte cose contemporaneamente, dagli impegni del quotidiano alle attività all’interno della Soka Gakkai. Ciò che conta è non perdere di vista la felicità delle persone, che è l’obiettivo di tutti i nostri sforzi come membri della SGI.
Nonostante io cerchi di capire quale sarà la mia strada, anche con grandi sforzi, non sono arrivato a niente. Come posso fare?
Una ragazza che frequentava il conservatorio una volta chiese a sensei: «Non sono sicura di continuare su questa strada». Lui le rispose: «Se ti impegni nella pratica buddista e migliori come essere umano, la strada della tua missione apparirà sicuramente».
È importante, durante gli anni di studio, pensare al lavoro ideale da svolgere in futuro, ma può succedere di trovarne uno che non piace. In questo caso, anziché scappare, sarebbe opportuno cogliere la sfida come un’occasione per crescere e vincere proprio lì, in quel posto di lavoro. Il punto è impegnarsi dove ci troviamo, costruendo solide basi nella fede.
Anche rispetto alla condizione femminile nella società, si parla di parità dei diritti, ma di fatto non è ancora così. Ad esempio, sono ancora poche le donne che ricoprono posizioni di rilievo nella società. Le donne, secondo il presidente Ikeda, possiedono un forte senso di giustizia, desiderano la pace e disprezzano la violenza. Se la società fosse guidata da questi princìpi, andrebbe verso una condizione di pace e sicurezza. Pertanto, tutte dovremmo lottare manifestando queste qualità, sviluppando uno spirito saldo e indipendente che non scende a compromessi, volto alla pace e alla felicità.
Il 9 settembre di trentotto anni fa, quando sensei fondò la Divisione studentesse dedicò loro questa frase di Gosho: «Questo io affermo. Che gli dèi mi abbandonino. Che tutte le persecuzioni mi assalgano. Io continuerò a dare la mia vita per la Legge!» (RSND, 1, 253). È la stessa frase che pronunciò il giorno della nomina a terzo presidente, sottolineando che qualunque cosa accada non dovremmo mai abbandonare la fede.
Nei messaggi che il presidente Ikeda invia alle riunioni della Divisione studenti si può cogliere un filo conduttore: noi siamo l’entità di Myoho-renge-kyo, dobbiamo crederci. Io ero una ragazza insicura, tutte le altre mi sembravano migliori e sicure di se stesse, anche rispetto al loro futuro. Sarei voluta diventare un’altra, somigliare alle ragazze brillanti che vedevo intorno a me e pensavo di non andare bene. La frase di Gosho, che dice: «Non cercare mai questo Gohonzon al di fuori di te. Il Gohonzon esiste solo nella carne di noi persone comuni che abbracciamo il Sutra del Loto e recitiamo Nam-myoho-renge-kyo» (RSND, 1, 738) significa che dentro di noi risiede la natura di Budda, ma talvolta, anche se sappiamo che esiste, non siamo sicuri che ciò valga anche per noi. Non esiste tesoro più prezioso della nostra vita, dobbiamo perciò fare del nostro meglio per rispettarla, proteggerla e onorarla.